| Questa è una storia che pare si tramandi di generazione in generazione sui famosi (o famigerati) Quartieri Spagnoli. Me la raccontava sempre mio padre, nato e cresciuto tra vicoli e bassi. Lui mi assicurava che era una storia vera più che mai. Se sia così o no, non saprei, ma certo è che ha un significato molto “vero”. Per le frasi in dialetto (che so parlare, ma non scrivere) un grazie a Pulcinella.
Un giorno, il Re parlando con uno dei suoi ministri più fidati, esternò il suo parere sulla figura dell’usuraio. “E’ la persona peggiore che esista al mondo!” “Di sicuro non è una bella figura, ma mi creda, non è la persona peggiore. Ne esiste una che lo supera: l’invidioso.” Il re scoppiò a ridere, sinceramente divertito, convinto che il Ministro lo prendesse un po’ in giro, ma l’uomo ripeté la sua teoria in modo molto serio. “E come può un semplice invidioso essere peggiore di un usuraio che rovina realmente la povera gente? L’invidia non può fare questi danni!” Il Ministro propose quindi al Re di constatare di persona e portò al suo cospetto, l’invidioso più famoso e l’usuraio più avido. I due erano curiosi e un po’ intimoriti di trovarsi davanti al Re, anche perché i soldati che erano andati a prelevarli, niente avevano detto loro. Come il Re giunse, l’invidioso si inginocchiò: “jie n'aggia fatte niente v'o ggiuro!" L’usuraio, intimorito, non si inginocchiò, ma curvo su se stesso disse la sua: “Mo' jie nun saccio che vanne ditte, ma v'assicuro che aiuto assaje perzone cu nu pucurille e 'nteresse!" Il re li zittì entrambi con un gesto, li guardò attentamente e poi si rivolse a colui che il Ministro gli aveva indicato come invidioso. “Tu! Avvicinati.” L’invidioso mosse solo qualche passo, spaventato più che mai. “Ho deciso di farti un regalo!” annunciò il RE. Sia l’invidioso che l’usuraio sobbalzarono dalla sorpresa. “A mme? e pecchè?" “Perché oggi mi sento generoso ed ho chiesto ai miei soldati di scegliere due persone del popolo a cui fare dei regali.” I due iniziarono a tranquillizzarsi ed anche a sorridere compiaciuti. “Ho deciso di iniziare da te. Cosa ti piacerebbe?” come l’invidioso fece per aprir bocca, il Re lo fermò. “Ma… c’è una condizione che devi sapere prima di fare la tua richiesta.” "Diciteme" disse l'invidioso. “Chiedimi qualsiasi cosa: palazzi, carrozze, cavalli… Io te li concederò. Però… tutto ciò che ciederai, a lui…” e il Re indicò l’usuraio rimasto indietro “…a lui concederò il doppio.” Mentre l’usuraio si stupiva di questa condizione così bizzarra, l’invidioso iniziò a perdere il sorriso. "Maista' faciteme capi', quassiasi cosa jie ve chiede , a isse, senza che ve chiede niente, date 'o doppio?" “Esatto. Mi chiedi un palazzo? Lo avrai. Lui però ne avrà due.” Volle chiarire il Re con un esempio. L’invidioso si irrigidì notevolmente. A tratti guardava l’usuraio che attendeva la richiesta, a tratti il Re. Il Ministro, osservava la scena in disparte, con evidente soddisfazione. Passavano i minuti e il silenzio regnava nella sala. “Allora?” lo incoraggiò il Re. Ma l’invidioso restava in ostinato silenzio. “Ti vedo indeciso. Ti concedo 24 ore di tempo per pensarci. Domani a questa stessa ora vi voglio qui entrambi. Tu mi farai la tua richiesta ed io l’esaudirò.” "E a isse sempe 'o doppio?"Chiese l’invidioso ancora incredulo, indicando l’usuraio. “Come promesso.” garantì il Re. Congedati, i due fecero ritorno nei loro quartieri. Ad attenderli tutti i conoscenti che li avevano visti portar via senza una ragione e curiosi di sapere. L’usuraio raccontava il tutto allegro, l’invidioso, in tono infastidito. Se ne accorsero i suoi amici e parenti e lo esortarono a decidere in fretta. Chi gli consigliava palazzi, chi cavalli, chi carrozze e cavalli e perché no? Anche palazzi! Forse non c’era un limite. Il Re aveva detto qualunque cosa, no? Ma l’invidioso scuoteva sempre il capo in segno di diniego. Non poteva accettare che l’usuraio, senza nulla chiedere, avrebbe avuto il doppio. E a nulla valsero i consigli di tutti sul non fregarsene. Stava per diventare ricco e solo a questo avrebbe dovuto pensare! La notte l’usuraio dormì beatamente, l’invidioso si girò e rigirò nel letto senza chiudere occhio. Non poteva essere! Perché l’altro doveva avere più di lui? E per merito suo! Venne il giorno dopo e l’ora stabilita. Il Re fece il suo ingresso nella sala con il Ministro e guardò i due uomini. Poi si soffermò sull’invidioso che aveva un’aria molto decisa rispetto al giorno prima. Guardò quindi brevemente il Ministro, pregustando la soddisfazione di aver avuto ragione. L’usuraio era la persona peggiore, non un innocuo invidioso che poteva solo farsi del male. “Hai deciso?” “Sì.” Rispose l’invidioso. “Chiedi pure.” Lo incitò il RE. "Maista', tutte che chelle che isse chiede a isse doie vote!parola' rre?" volle esser certo l’invidioso. “Parola di Re.” Garantì il sovrano. "Allora Maistà, a me cecateme n'uocchio , ma a isse tutte duie!"
Edited by masquerade. - 27/11/2014, 17:47
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