Le stronzate di Pulcinella

contrade e citta' di fondazione fascista:divisi per regioni

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Pulcinella291
view post Posted on 25/12/2014, 10:37 by: Pulcinella291
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Contrade e paesi fondati dal fascismo in Basilicata




A Potenza nei primi anni del fascismo furono realizzate 8 unità residenziali contadine con annesso forno e scuola ed altri 2 fabbricati con alloggi per agricoltori ed operai. A promuoverne la costruzione furono il ministro Giurati, i prefetti Reale e Bianchetti ed il provveditore alle OO.PP. Tizzano e fondamentale fu la figura del commissario prefettizio comunale Antonucci. Le opere era a carico dello stato come anche l’infrastrutturazione in base al piano di risanamento, mentre il comune avrebbe provveduto alle altre opere, compresa la sistemazione di una prevista area industriale. Nonostante le difficoltà economiche si calcolò in 17 anni il tempo necessario a realizzare le opere così come quello di godimento da parte del comune delle pigioni degli alloggi dei villaggi, considerando che a Potenza nel 1928 vi erano 1.086 vani di case contadine e 544 di case operaie, capaci di garantire al comune
sufficienti entrate da impiegare nei lavori per i nuovi villaggi.
Collaudati nell’agosto del 1928 dal podestà Giocoli, nel successivo marzo erano in ultimazione e sistemazione 2 fabbricati del villaggio Francioso che avrebbero accolto gli sfollati delle abitazioni malsane abbattute nei centrali largo Liceo, cortile delle Gerolomine e vicoli Falcinelli, Josa e San Bartolomeo. In novembre giunsero i primi residenti del villaggio comunale Francioso
composto da più unità abitative in 2 edifici su 2 piani, mentre di un terzo fabbricato ancora da costruire ne fu sollecitata la realizzazione per fronteggiare l’emergenza sfollati .
Il villaggio Francioso si trovava lungo la strada per la stazione inferiore, presso il costruendo seminario, ed era dotato di scuola elementare, ma la particolarità era quella di essere definito un villaggio misto ‘agricolo-operaio’ che al suo interno riproduceva una divisione spaziale e sociale attraverso una strada ed una gradinata.
Il villaggio, infatti, si articolava in una parte settentrionale, alta, con gli alloggi per operai, piccoli commercianti ed impiegati, mentre nella parte meridionale, a valle, erano presenti gli alloggi per contadini, con annesse stalle e concimaie, più vicini ai fondi presenti lungo la valle del Basento lavorabili dai braccianti. La modernizzazione fascista in chiave industriale ed agricola utilizzò anche i nuovi e più igienici insediamenti con cui esercitare un controllo sociale dei contadini, riducendo possibili tensioni urbane ed assecondando la politica demografica fascista che fece proprio della Basilicata il modello della rinnovata ‘natalità’ rurale italiana.
Nel dicembre 1925 il commissario Antonucci scrisse al provveditorato alle OO.PP. e
all’ingegnere capo del Genio Civile, Rotondo, sulla costruzione del villaggio rurale in contrada Sant’Antonio La Macchia, località Betlemme, come area adatta per l’intensità della coltivazione, la presenza di acqua, la salubrità e la vicinanza alla città. Il vice prefetto Giuseppe Giordano nel 1927 decretò così l’occupazione permanentemente a favore del provveditorato alle OO.PP. dei seminativi privati in contrada Betlemme confinanti con le strade Chianchetta e Nazionale Appulo-Lucana e terzi. Nel 1929 il prefetto decretò una nuova occupazione permanente di seminativi, di un fabbricato ed un forno privati che sommati ai precedenti ammontavano a circa 3 ettari espropriati, a fronte di indennizzi di oltre 115 mila lire.
Il villaggio Betlemme, costruito dal comune e del provveditorato per una spesa di 720
mila lire, fu consegnato nel luglio 1927 e si articolava in 5 fabbricati ognuno dei quali composto da 2 unità abitative dotate ciascuna di fienile superiore e stalla esterna ad uso d’ovile.


Dopo l’attentato a Mussolini, il 31 ottobre 1926 a Bologna, il governo fascista promulgò le nuove leggi di pubblica sicurezza con il Regio Decreto n. 1848 del 6 novembre dello stesso anno, istituendo il confino di polizia, misura di carattere politico-amministrativo.
A partire da questo momento, chiunque fosse ritenuto pericoloso per la sicurezza pubblica poteva essere allontanato dalla sua abituale residenza e inviato coattivamente in località sperdute dell’Italia centro meridionale. Di fatto venivano colpiti anche coloro che avevano semplicemente manifestato la propria contrarietà al regime, qualsiasi antifascista o presunto tale.
In Basilicata fu creata la colonia confinaria di lavoro di Bosco Salice di Pisticci che fu unica nel suo genere.
Il regime con la colonia confinaria di lavoro si volevano bonificare le grandi paludi malariche, caratterizzate da miseria e da povertà atavica. Si diede così avvio nel 1938 a vari lavori di bonifica e agricoli; nel 1940 vi lavoravano già 500 confinati. Il risultato finale fu 750 ettari di terreno acquitrinoso messi a coltura, la realizzazione di case coloniche, di un centro agricolo e di un villaggio.

La colonia che fu chiamata Marconia che dipendeva direttamente dal Ministero degli Interni, nel 1939 divenne il primo vero campo di concentramento in Italia. Erano addetti al servizio d’ordine: militi, ufficiali, carabinieri, ecc.e fu attiva dalla primavera del 1939 al settembre del 1943.
Nella zona erano già presenti dal 1927 dei capannoni in muratura, otto precisamente, che avrebbero potuto ospitare dopo la ristrutturazione circa duecento persone e con altri fabbricati si sarebbe potuto arrivare alla capienza di circa cinquecento confinati. Di proprietà demaniale del comune di Pisticci, l’area era soggetta a vincolo forestale e a uso civico di pascolo e legnatico. Fu necessario quindi prendere accordi con le autorità locali per liberarla da questi legami, infatti nel novembre del 1938 con un decreto, il ministero dell’Agricoltura autorizzò la trasformazione a coltura agraria dei terreni del demanio di Pisticci. I terreni non furono più affidati al comune ma a un privato, l’industriale Eugenio Parrini, a cui fu affidata la progettazione esecutiva dei lavori. Gli otto capannoni furono sistemati e poiché la zona sorgeva nel comprensorio di bonifica di Metaponto, Parrini poté usufruire di provvidenze statali grazie alle leggi sulla bonifica integrale e sull’olivicoltura. I confinati svolsero in tre anni sia lavori agricoli che di costruzione occorrenti per la colonia. Finiti i lavori di disboscamento e bonifica, sorse intorno agli otto capannoni un villaggio agricolo, con le case per i carabinieri, il comando della Mvsn, l’ufficio postale, le botteghe, la chiesa, il carcere, il magazzino, lo spaccio, e naturalmente l’edificio adibito ai confinati.

Venusio fraz. di Matera


a pochi chilometri da Matera fu fondato il borgo di Venusio progettato da Luigi Piccinato, dove tra gli ex combattenti furono sorteggiati lotti di terra da coltivare e case coloniche.
La cerimonia di assegnazione si tenne nell'ottobre del 1929.
Il regime ci tenne a precisare che la concessione poteva essere revocata a coloro i quali non seguissero quanto prescritto nel coltivare e trasformare i terreni.
I contadini dovettero anche acquisire un minimo di istruzione frequentando la scuola istituita nel villaggio stesso.

Nel ventennio ci fu anche la ricostruzione di Policoro, ricostruito su preesistenza e già frazione di Montalbano Jonico

continua
 
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14 replies since 18/12/2014, 10:56   3873 views
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