Le stronzate di Pulcinella

contrade e citta' di fondazione fascista:divisi per regioni

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Pulcinella291
view post Posted on 26/12/2014, 12:44 by: Pulcinella291
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Contrade e paesi fondati dal fascismo in Calabria



I paesi della Calabria prima dell'avvento fascista erano amministrati da molte famiglie, a loro credere, per diritto ereditario o da professionisti, tra l'altro pochissimi, a corto di clienti.
Con l'avvento del regime le cose cambiarono anche se continuo' la chiusura verso la popolazione rurale i cosiddetti "tamarri"a favore di una minuscola borghesia artigiana (gli «operai»), che amplia radicalmente
il fronte sociale coinvolto nella politica amministrativa. L'immissione, però, di nuovi ceti, che godono di una «maggiore indipendenza economica », nella battaglia municipale, scatena ambizioni e nuove battaglie individualistiche, che si pongono, ancora una volta, sul terreno dello scontro personalistico e interfamiliare.
E per tali ragioni che dai vertici del fascismo provinciale calano, talvolta, sulle amministrazioni comunali e sugli stessi direttori dei fasci inchieste e decreti di scioglimento.
L'istituzione dei'podestà, che accompagnerà, nel 1926, l'abolizione delle libere elezioni non portera' grandi mutamenti sulla situazione preesistente ma qualcosa sul piano delle riforme urbanistiche sara' fatto.
Nell'estate del 1926 vengono nominati, nella provincia di Cosenza, 92 podestà, destinati ad amministrare 130 comuni. Si tratta, per lo più, di centri addirittura minuscoli, per la maggior parte dei quali si tenta di effettuare un'operazione di accorpamento, che rientra in un progetto di ristrutturazione e riduzione delle unità amministrative, promosso personalmente da Mussolini su tutto il territorio nazionale.
I comuni più piccoli e tra loro più vicini, a gruppi di due o tre, vengono affidati ad un unico podestà, che è spesso un funzionario retribuito, estraneo all'ambiente locale. Tali accorpamenti si hanno, nella provincia di Cosenza, per 75 comuni, pari al 57,7% delle 130 unità amministrative inferiori ai 5000 abitanti, alle quali viene temporaneamente limitato l'istituto podestarile'.
Alla fine dell'anno viene formalizzata la nomina del podestà di Cosenza e nel marzo del 1927 anche quella dei rimanenti 23 comuni della provincia di più cospicue dimensioni, in seguito alla generalizzazione a
tutti i comuni italiani della nuova istituzione podestarile.
Si mette in opera, visibilmente, un processo di accentramento ammi nistrativo, secondo le linee deliberate a livello nazionale. La manovra viene realizzata non solo attraverso l'accorpamento dei comuni più piccoli, ma anche tramite la più marcata dipendenza delle amministrazioni
comunali dal prefetto, inteso come la più alta autorità dello Stato nella provincia e il responsabile diretto del potere esecutivo, alla cui approvazione saranno subordinate le deliberazioni podestarili. Quest'ultimo
aspetto è fortemente accentuato dalla trasformazione del segretario comunale da funzionario del comune a funzionario statale, che risponde delle sue azioni non più al sindaco - da cui in età liberale era nominato
- ma al prefetto'. In piu' verra' nominato per la Calabria il nuovo provveditore alle opere pubbliche è l'ingegnere Orazio Lepore, ispettore generale del Genio civile'. Il funzionario, appena insediato, riceve dal ministro dei Lavori pubblici Giuriati precise disposizioni, « attesa la necessità di sottrarre i Provveditorati alle
OO.PP. del Mezzogiorno e delle Isole ad ogni influenza politica o particolaristica». La circolare ministeriale, in effetti, dispone «che i Provveditori si astengano dal riscontrare le lettere di uomini politici e di aspiranti alle cariche pubbliche, ma le mandino con le loro osservazioni al Ministro»; e inoltre «che alle pressioni e alle domande verbalmente fatte dai predetti elementi i Provveditori non rispondano mai con promesse od impegni ma pregando i sollecitatori di rivolgersi al Ministro».
Furono, cosi,' avviati lavori relativi a 183 tronchi di strade, per upa spesa di 141 625 000 lire, alla cui rea
lizzazione sono impegnati, nell'estate del '25, 5700 operai'.
Tale inedita struttura viene, però, riassunta, emblematizzata e personalizzata, dalla e per l'opinione pubblica regionale, nelle scelte impo ste dal «calabrese» Bianchi in materia di opere infrastrutturali (strade
e ferrovie) e di edilizia pubblica: prima come uomo di potere del partito, poi come sottosegretario e infine come ministro dei Lavori pubblici.
Sul piano locale, poi, l'immagine di Bianchi, 'uomo politico, che si mostra capace di suscitare finalmente una nuova presenza e operatività dello Stato, viene trionfalisticamente riassunta ed esaltata nell'opera di trasformazione dell'altopiano della Sila, grazie alla costruzione di laghi artificiali finalizzati all'allestimento dei più importanti impianti idroelettrici del Mezzogiorno e ad una incipiente e concomitante valorizzazione turistica'.
In provincia e a Cosenza, constatate le deficienze della cassa comunale, Mussolini dispone l'invio immediato di un contributo a fondo perduto di 900 000 lire, per sanare il deficit e porre cosi le basi per una politica dei lavori pubblici che, col concorso decisivo dello Stato, modificherà profondamente il volto della città. Nei primi sei anni di amministrazione saranno impegnati quasi 22 milioni di lire soltanto per i lavori pubblici, gran parte dei quali destinati alla costruzione del nuovo acquedotto del Merone (che convoglia in città le acque del Merone dalla Sila Piccola con una canalizzazione lunga 30 km), e alla sistemazione igienico-stradale dei quartieri vecchi e nuovi (vengono aperte al transito e pavimentate
45 nuove strade e 6 piazze). Nel nuovo quartiere Rivocati viene, inoltre, costruito un grande edificio scolastico e, più in periferia, un nuovo campo sportivo; mentre nel centro storico, sulla piazza XV Marzo, si avvia la costruzione dell'edificio destinato a sede della Biblioteca civica e dell'Accademia cosentina. Agli «istituti di educazione e di cultura», infine, si assegnano contributi per quasi due milioni di lire.
Si tratta, dunque, di un programma a vasto raggio che mira a gestire ed esaltare l'espansione del centro abitato con massicce opere di urbanizzazione, tali da consentire la definizione del primo, vero piano regolatore della città. Esso verrà redatto, nel 1936, dall'ingegner Gualano, capo dell'ufficio tecnico del comune, il quale aveva già eseguito, nel 1929, il progetto dell'acquedotto del Merone. Il piano Gualano, anche se sarà attuato solo parzialmente, costituirà «il primo vero momento di programmazione dello sviluppo» urbano. In esso si appronta un «tentativo di creare zone di espansione a bassa densità edilizia» e «consistenti spazi di verde pubblico»; si individua nell'attuale corso Mazzini la sede della zona commerciale e, più in generale, si ipotizzano lungo la direttrice nord « alcune coordinate fondamentali della futura configurazione della città », che saranno seguite, ma senza più alcun serio criterio di pianificazione, nel secondo dopoguerra, col risultato di produrre i guasti attualmente visibili.'
In quasi tutta la Calabria ci sara' un graduale svuotamento urbanistico dei vecchi centri storici, spesso arroccati su montagna e colline , a favore di un graduale slittamento verso la Marina, intorno alle stazioni ferroviarie, favorito dall'intrapresa dei lavori di bonifica in pianura e rimboschimento sui monti circostanti.
Bisogna osservare, a questo proposito, che mentre Cosenza è protagonista di un vigoroso processo di espansione urbana, che consente al capoluogo di esercitare per la prima volta nella sua storia le funzioni di
effettivo polo di attrazione sull'enorme territorio della provincia; mentre, inoltre, a Castrovillari si configurano vistosi elementi di urbanizzazione; a Rossano, invece, il 52,4% della popolazione attiva, nel '36, è occupato nel settore primario e definisce il volto di un grosso centro agricolo, privo ancora di spiccate propensioni urbane. Le novità sono in un certo senso «esterne»: mentre la popolazione complessiva presente addirittura cala, già nel 1936 il 26,7% dei residenti è defluito verso la stazione ferroviaria, posta nella pianura costiera, a diversi chilometri dall'antico centro abitato'. L'intervento dello Stato, conl'intrapresa della bonifica e la costruzione delle prime arterie stradali nella piana.Al governo fascista stava a cuore la soluzione del problema agrario meridionale quanto la penetrazione dell'ideologia di regime nelle stesse campagne del Sud. Cosicché con le Leggi del '28 e del '33 iniziò la Bonifica Integrale per prosciugare i terreni paludosi, eliminando la malaria e rendendoli atti alle colture. Allo stesso tempo vennero forniti ai coloni i mezzi necessari alla coltivazione, vennero costruite strade interpoderali e abitazioni rurali.



Verranno fondati :
Villaggio Frasso, centro della Bonifica di Sibari, frazione di Corigliano Calabro
Villapiana Scalo, centro della Bonifica di Sibari, frazione di Villapiana
Sibari, centro della Bonifica di Sibari, frazione di Cassano all'Ionio
Thurio, centro della Bonifica di Sibari, frazione di Corigliano Calabro
Cantinella, centro della Bonifica di Sibari, frazione di Corigliano Calabro1931
Villaggio Piana di Sibari 1, comune di Cassano all'Ionio
Villaggio Piana di Sibari 2, comune di Cassano all'Ionio
Villaggio Piana di Sibari 3, comune di Cassano all'Ionio
Negli anni trenta il consenso intorno al regime si realizzò anche attraverso una serie di forme di assistenza e previdenza sociale, quali INPS, INAIL, ONMI ed inoltre con la distribuzione di pacchi dono (befana del soldato ecc...). Nell'intento di migliorare le condizioni di vita della popolazione il Regime curò in modo particolare l'assistenza all'infanzia con le colonie marine e montane per i figli dei lavoratori; istituì L'Opera Nazionale Dopolavoro e curò le organizzazioni sportive.Durante gli anni Trenta il Regime perseguì un ambizioso progetto di bonifica su un territorio di circa 140.000 ettari, dalle falde del Pollino alla Sila greca, dove dominava la grande proprietà estensiva: si trattava di terreni tenuti in fitto dai coloni che li facevano lavorare, utilizzandomanodopera salariata o li subaffittavano per un tempo determinato ai contadini, in "terraggera".


La piana di Sibari delimitata a nord dal torrente Saraceno e a sud dal Coriglianeto, divisa in due dal grande fiume Crati con vari affluenti, in vari punti straripanti, si estendeva per 32.000 ettari in preda agli acquitrini, priva di strade e spopolata dalla malaria. Anche il territorio appartenente ai Comuni di San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Terranova e Tarsia che si estendeva per circa 16.000 ettari era in preda alla malaria.(19) In questi comprensori, soprattutto, operò dal 1928 al '35 la Società Anonima Bonifiche del mezzogiorno. Nella sola piana di Sibari furono realizzati lavori di arginamento e canalizzazione delle acque irrigue, costruite strade e case coloniche per una spesa di circa cento milioni di Lire. Quasi 1.500 ettari di terreno di proprietà dei Toscano furono coltivati e strappati alle paludi, portatrici di malaria. Proprio nella zona di Cassano lo Stato non trovò la resistenza dei grandi proprietari alla realizzazione del suo progetto di bonifica, come in altre zone della Calabria dove il ceto dirigente locale si oppose alla trasformazione dell'agricoltura che il Regime imponeva. Le trasformazioni agricole e i lavori di bonifica operati dal Fascismo furono interrotti dall'avvento della guerra e finirono nel totale disinteresse.


In provincia di Catanzaro fu fondata Lamezia divenendo comune autonomo scindendosi da Nicastro con disposizione legislativa dell'8 aprile 1935 (con decorrenza 1º gennaio 1936), con il nome di Sant'Eufemia Lamezia, alla cui guida veniva chiamato Francesco Cordaro. Concepita come uno dei fiori all'occhiello dell'azione governativa fascista, Sant'Eufemia usufruì di risorse finanziarie cospicue e fu posta al centro di interventi riformatori che si espressero con pregevoli opere di architettura rurale.
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