Le stronzate di Pulcinella

1956:la rivolta ungherese e i comunisti italiani

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view post Posted on 4/7/2016, 08:56
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Pulcinella291 Forum

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Siamo nel dopoguerra e precisamente il 23 ottobre 1956 quando da una manifestazione pacifica di alcune migliaia di studenti, in poco tempo molte migliaia di Ungheresi si aggiunsero ai manifestanti e cominciarono a ribellarsi al giogo sovietico alla dittatura di Mátyás Rákosi, una "vecchia guardia" stalinista.Dopo aspri scontri, che assunsero la forma di guerriglia urbana, gli insorti (in maggioranza operai, studenti, soldati e intellettuali) riuscirono a prendere il sopravvento, ottennero un nuovo governo con a capo il comunista riformista Imre Nagy, liberarono i prigionieri politici (tra i quali il cardinale primate József Mindszenty, incarcerato dal 1948), ripristinarono il pluripartitismo e le libertà civiche fondamentali e, illudendosi di aver ottenuto il ritiro delle forze di occupazione,
il 1° novembre osarono proclamare la neutralità dell’Ungheria, sul modello dell’Austria, e la sua uscita dal Patto
di Varsavia (il blocco militare dei Paesi comunisti europei che riuniva sotto il comando dell’Urss anche Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Orientale, Polonia e Romania).

Ne seguirono scontri con morti e feriti , tra la popolazione insorta e le forze governative aiutate da soldati sovietici, fin quando la notte del 4 novembre 1956 l'Armata Rossa, che era entrata in Ungheria in forze nei giorni precedenti, intervenne, lanciando un'offensiva con più divisioni appoggiate da artiglieria e aeronautica contro Budapest.Il 4 novembre l'Armata rossa arriva alle porte di Budapest con circa 200.000 uomini e 4000 carri armati, più di quanti Hitler ne avesse scagliati nel giugno del 1941 contro l'Unione Sovietica nell'Operazione Barbarossa.


Il bilancio dell’insurrezione, per il popolo ungherese, secondo stime internazionali, fu di 25mila morti sul campo di battaglia, 1200 tra fucilati e impiccati, molte migliaia di patrioti imprigionati, torturati, deportati, e più di 200mila profughi, scappati in Occidente attraverso il confine con l’Austria.
La rivolta del popolo ungherese, insorto il 23 ottobre 1956 contro la ventennale dominazione sovietica, fu spietatamente repressa nel sangue dai carri armati di Krusciov. Quella rivolta era scaturita dalle speranze di liberalizzazione dell’impero comunista suscitate proprio da Krusciov, il successore di Stalin (morto nel 1953) che solo pochi mesi prima, a Mosca, ne aveva denunciato i “crimini”, gli errori e il dispotismo accentratore.
Così, l’Ungheria si ritrovò di nuovo rinchiusa nella “Cortina di ferro”, e dovette attendere ancora 33 anni, un’intera generazione, fino all’autunno del 1989, per riacquistare l’indipendenza, la libertà e la democrazia, con il crollo del regime comunista, il ritorno al pluripartitismo, il ritiro delle truppe sovietiche e la riabilitazione delle vittime della repressione del 1956.
La violenta repressione suscito' sdegno e proteste nel mondo occidentale, soprattutto tra giovani studenti ed intellettuali, molto meno nei governi che non vollero inimicarsi piu' di tanto l'Urss.

La reazione dei comunisti italiani

La linea ufficiale del PCI fu dettata dal suo segretario generale Palmiro Togliatti, secondo cui non bisognava perdere di vista la globalità del processo storico di affermazione del comunismo.
Anzi, nell'ottobre 1986 si è saputo, dallo storico magiaro-francese François Fejto, che sono stati trovati i documenti inediti che comprovano al di là di ogni ragionevole dubbio l'accusa che egli abbia sollecitato l'intervento armato sovietico contro la rivoluzione ungherese.
Inoltre nel 1957, alla Prima Conferenza mondiale dei partiti comunisti tenuta a Mosca, egli votò, insieme agli altri leader comunisti, a favore della condanna a morte dell'ex presidente del Consiglio ungherese Imre Nagy e del generale Pál Maléter, ministro della Difesa, arrestati l'anno prima dalle truppe sovietiche d'occupazione, rispettivamente il 3-11 nel quartier generale sovietico di Tokol e il 22-11 appena uscito dall'ambasciata jugoslava con il salvacondotto del governo Kádár, con l'accusa di aver aperto la strada alla controrivoluzione fascista.
Palmiro Togliatti sostenne anche: «Giunto a questo punto è mia opinione che una protesta contro l'Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa [...] non fosse intervenuta, e con tutta la sua forza questa volta, per sbarrare la strada al Terrore bianco e schiacciare il fascismo nell'uovo, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli, ma prima di tutto quelli che già si sono posti sulla via del socialismo.
A fine novembre 1957 Togliatti votò con tutti gli altri leader comunisti a Mosca, presente János Kádár, per la condanna a morte di Imre Nagy (tranne Gomulka, che si oppose), ma lo pregò di rinviare l'esecuzione di Nagy a dopo le imminenti elezioni politiche italiane. L'invito fu accolto e Imre Nagy venne impiccato il 16 giugno 1958[8]. A Pietro Ingrao, che era andato a trovarlo subito dopo l'invasione per confidargli il suo turbamento, riferendogli di non avere dormito la notte, Togliatti risponderà: «Io invece ho bevuto un bicchiere di vino in più»


L'Unità definì gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori", nonché "fascisti" e "nostalgici del regime Horthyiano", giustificando l'intervento delle truppe sovietiche, sostenendo che si trattasse di un elemento di "stabilizzazione internazionale" e di un "contributo alla pace nel mondo". Luigi Longo sostenne la tesi della rivolta imperialista: «L'esercito sovietico è intervenuto in Ungheria allo scopo di ristabilire l'ordine turbato dal movimento rivoluzionario che aveva lo scopo di distrugger e annullare le conquiste dei lavoratori».
La base comunista rimase in ogni caso fortemente scossa e negli anni immediatamente successivi si ebbe un calo degli iscritti al PCI. Anche la CGIL prese posizione a favore degli insorti: «La Segreteria della CGIL esprime il suo profondo cordoglio per i conflitti che hanno insanguinato l'Ungheria..., ravvisa in questi luttuosi avvenimenti la condanna storica e definitiva dei metodi antidemocratici e di Governo e di direzione politica ed economica... deplora che sia stato richiesto e si sia verificato in Ungheria l'intervento di truppe straniere...»
Molti intellettuali iscritti o simpatizzanti del PCI si dimisero dal Partito - tra di essi Antonio Giolitti, Eugenio Reale, Vezio Crisafulli, Fabrizio Onofri [14], Natalino Sapegno, Domenico Purificato, Gaetano Trombatore, Carlo Aymonino, Carlo Muscetta, Loris Fortuna, Antonio Ghirelli, Italo Calvino, Elio Vittorini, Rachele Farina - ovvero presero le distanze in maniera netta dal Partito dopo l'appoggio dato all'invasione sovietica, in ciò unendosi alla critica nei confronti dell'invasione formulata pubblicamente da chi aveva già abbandonato da tempo il partito (Ignazio Silone). Tale presa di posizione fu favorita da Giuseppe Di Vittorio e dalla corrente autonomista del Partito Socialista Italiano (in particolare Pietro Nenni), che condannò senza riserve la repressione. L'approvarono invece alcuni esponenti della sinistra socialista, che da allora vennero definiti carristi.

Giorgio Napolitano, ex Presidente della Repubblica italiana (nel 1956 responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI), condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi.

« Il compagno Giolitti ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma io ho quello di aspramente combattere le sue posizioni. L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo. »
Anche se poi a 50 anni di distanza da quei fatti Napolitano, nella sua autobiografia politica Dal PCI al socialismo europeo, parla del suo "grave tormento autocritico" riguardo a quella posizione, nata dalla concezione del ruolo del Partito comunista come "inseparabile dalle sorti del campo socialista guidato dall'URSS", contrapposto al fronte "imperialista". Il 26 settembre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Ungheria, rende omaggio al monumento ai caduti della rivoluzione e alla tomba di Imre Nagy, confermando definitivamente di aver superato le posizioni assunte allora con il PCI di cui faceva parte.



Edited by Pulcinella291 - 4/7/2016, 11:40
 
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view post Posted on 4/7/2016, 11:06
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Perchè non fai un bel thread con tutte le nefandezze dette, approvate ed effettuate da Togliatti?

Puoi cominciare da quelle nei confronti di Gramsci, poi passi ai prigionieri italiani in Russia della II guerra, naturalmente le sue 'cessioni' al compagno Tito, le foibe etc etc

Ci vorrebbero pagine e pagine.....
 
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view post Posted on 4/7/2016, 11:12
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Gia fatti, a mio, e non solo uno.

comincia a leggere questo
 
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view post Posted on 4/7/2016, 11:17
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lo lessi a suo tempo, ma un repechage non fa mai male
 
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Giovanni Di Paola
view post Posted on 10/8/2016, 11:46




CITAZIONE (arecata @ 4/7/2016, 12:06) 
Perchè non fai un bel thread con tutte le nefandezze dette, approvate ed effettuate da Togliatti?

Puoi cominciare da quelle nei confronti di Gramsci, poi passi ai prigionieri italiani in Russia della II guerra, naturalmente le sue 'cessioni' al compagno Tito, le foibe etc etc

Ci vorrebbero pagine e pagine.....

Salve, la questione sui prigionieri russi credo si sia rivelata abbastanza priva di fondamenta ma frutto di errate notizie . Solo a titolo informativo
 
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view post Posted on 10/8/2016, 12:02
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CITAZIONE (Giovanni Di Paola @ 10/8/2016, 12:46) 
CITAZIONE (arecata @ 4/7/2016, 12:06) 
Perchè non fai un bel thread con tutte le nefandezze dette, approvate ed effettuate da Togliatti?

Puoi cominciare da quelle nei confronti di Gramsci, poi passi ai prigionieri italiani in Russia della II guerra, naturalmente le sue 'cessioni' al compagno Tito, le foibe etc etc

Ci vorrebbero pagine e pagine.....

Salve, la questione sui prigionieri russi credo si sia rivelata abbastanza priva di fondamenta ma frutto di errate notizie . Solo a titolo informativo

sulla questione dei prigionieri fatti uccidere in Russia dal "migliore" ci sono milioni di prove che lo vedono colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, gli unici che dicono che non è vero, sono gli opinionisti di "repubblica" che, tra l'altro, negano anche il genocidio armeno...
saluti
Piero e famiglia
 
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Giovanni Di Paola
view post Posted on 10/8/2016, 13:18




Allora sono forse io che non ho avuto accesso a tutte le informazioni, potrebbe indicarmi le fonti, se posso colmare delle lacune mi fa smepre piacere
 
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view post Posted on 10/8/2016, 15:15
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CITAZIONE (Giovanni Di Paola @ 10/8/2016, 14:18) 
Allora sono forse io che non ho avuto accesso a tutte le informazioni, potrebbe indicarmi le fonti, se posso colmare delle lacune mi fa smepre piacere

salve
eccone alcune, autorevoli

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&es...-CdeQf4YSN-UlFw

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&es...-xNxirpBqlsGrmA

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&es...0Msq-Uojo4Sx9yA

saluti
Piero e famiglia
 
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Giovanni Di Paola
view post Posted on 10/8/2016, 16:08




Grazie per i link, le accuse a togliatti si fondano su una famosa lettera scoperta negli archivi russi, che fu tradotta erroneamente dal prof. Angelucci di Pisa, questo è un fatto ormai passato alla storia. Nella lettera corretta tutt al più si può notare un certo cinismo del Togliatti, ma in nessun passo si trova una sorta di volontà di far morire i prigionieri. Additargli la morte degli italiani, quando poi i sovietici riservarono lo stesso trattamento a tutti i nemici mi pare fuoriluogo. Sicuramente dal punto di vista morale è come minimo disdicevole il suo atteggiamento verso i nostri poveri compatrioti
Saluti
 
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view post Posted on 10/8/2016, 16:18
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Pulcinella291 Forum

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Amico mio,lo stesso Massimo Caprara ex segretario particolare dell'"eroico Togliatti", lo accusò delle cose di cui in parola.
 
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view post Posted on 10/8/2016, 16:25
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CITAZIONE (Giovanni Di Paola @ 10/8/2016, 17:08) 
Grazie per i link, le accuse a togliatti si fondano su una famosa lettera scoperta negli archivi russi, che fu tradotta erroneamente dal prof. Angelucci di Pisa, questo è un fatto ormai passato alla storia. Nella lettera corretta tutt al più si può notare un certo cinismo del Togliatti, ma in nessun passo si trova una sorta di volontà di far morire i prigionieri. Additargli la morte degli italiani, quando poi i sovietici riservarono lo stesso trattamento a tutti i nemici mi pare fuoriluogo. Sicuramente dal punto di vista morale è come minimo disdicevole il suo atteggiamento verso i nostri poveri compatrioti
Saluti

...se la leggi bene si capisce invece che c'era proprio la sua volontà di farli morire; erano testimoni scomodi sulle falsità di "paradiso sovietico dei lavoratori"...
Togliatti resta uno dei personaggi più vergognosi della nostra storia recente...
saluti
Piero e famiglia
 
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