Le stronzate di Pulcinella

Fascismo: Ferramonti un campo di concentramento particolare

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view post Posted on 31/1/2015, 13:11
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Pulcinella291 Forum

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La costruzione, del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, ha avuto inizio nel maggio 1940 ed è stata eseguita dalla ditta Parrini di Roma; alla stessa è stata affidata successivamente la manutenzione di tutto il Campo.
Il 20 giugno del 1940 vi giunse un primo piccolo gruppo di 160 ebrei provenienti da Roma. Si utlizzo' allora come campo il cantiere già presente in loco e le baracche che ospitarono il primo gruppo di ebrei erano in realtà le baracche utilizzate in precedenza dagli operai impegnati nella bonifica. Eugenio Parrini, costruttore anche del campo di concentramento di Pisticci, impose nel campo di Ferramonti un proprio spaccio alimentare in regime di monopolio e ai prezzi da lui stabiliti.
La malaria fu endemica nel campo, ma, in base a quanto riportato dai rapporti degli ufficiali inglesi, non era di una forma particolarmente grave e non vi furono morti attribuibili esclusivamente alla malaria; problemi come malnutrizione, assenza o insufficienza di riscaldamento, e carenze igienico-sanitarie rimasero endemici[senza fonte]. Il campo era costituito da 92 capannoni situati in un perimetro di circa 160.000 m² nei pressi del fiume Crati. Vi erano capannoni di 335 m², con due camerate da 30 posti, e capannoni da 268 m², che accoglievano otto nuclei familiari di cinque persone o dodici nuclei familiari da tre persone.
Considerata la sua natura di luogo di detenzione, con una struttura a baraccamenti e una recinzione fatta da una staccionata di legno sormontata da una linea di filo spinato, le condizioni di vita nel campo tuttavia rimasero sempre discrete e umane. Nessuno degli internati fu vittima di violenze o fu direttamente deportato da Ferramonti in Germania. Al contrario, le autorità del campo non diedero mai seguito alle richieste tedesche. Furono deportate solo quelle persone che, avendo chiesto un trasferimento da Ferramonti ad un confino libero in alcuni centri del nord Italia, si trovarono sotto l'occupazione tedesca dopo il settembre del 1943. Ferramonti non fu quindi in alcun modo un campo di transito per i lager tedeschi. Per questa sua peculiare caratteristica, lo storico ebreo inglese Jonathan Steinberg ha definito il campo di Ferramonti come "il più grande kibbutz del continente europeo".

Gli unici morti a causa di un bombardamento alleato
In effetti gli unici deceduti di morte violenta all'interno del campo furono quattro vittime di un mitragliamento da parte di un caccia alleato durante un duello aereo con un velivolo tedesco sopra il campo (27 agosto 1943). Gli internati potevano ricevere dall'esterno posta e cibo e, all'interno del campo, godettero sempre della libertà di organizzarsi eleggendo propri rappresentanti, di avere un'infermeria con annessa farmacia, una scuola, un asilo, una biblioteca, un teatro e dei propri luoghi di culto (due sinagoghe, una cappella cattolica e un'altra greco-ortodossa). Diverse coppie si formarono e sposarono nel campo, dove nacquero 21 bambini. A conferma di questa sua storia di umanità, le relazioni degli ufficiali inglesi che entrarono a Ferramonti nel 1943, descrissero il campo di Ferramonti più come un piccolo villaggio che non un campo di concentramento. Sempre in base alle loro relazioni, l'incidenza dei decessi per cause naturali avvenuti a Ferramonti fu bassa: 8-12 decessi ogni 2.000 persone. Gli ebrei deceduti nel campo sono stati regolarmente seppelliti all'interno sia del piccolo cimitero cattolico di Tarsia (16 sepolture registrate, ma solo 4 ancora presenti) che nel cimitero di Cosenza (21 sepolture registrate e tutte presenti), dove ancora è possibile vedere le loro tombe.Con il deteriorarsi della generale situazione economica dell'Italia nel corso della guerra, anche le condizioni di vita nel campo si fecero progressivamente più difficili. Dall'estate del 1942 fu concesso a tutti gli internati che lo volessero il permesso di lavorare al di fuori del campo per integrare le scarse razioni alimentari. È anche importante ricordare i vicendevoli rapporti di aiuto e di solidarietà intercorsi fra gli internati e la popolazione di Tarsia.


Ferramonti il piu' grande


È stato il più grande ed importante Campo di Concentramento fascista Italiano, con una presenza media di oltre 2000 persone ed una punta massima, raggiunta nell'estate 1943, di 2.700 persone.

Gli internati di Ferramonti di Tarsia
Nel novembre 1941 arrivarono a Ferramonti i primi nuclei di Cinesi, altri profughi fuggiti dai Campi di concentramento della Germania e della Polonia giunsero da Rodi, si trattava per lo più di Ungheresi imbarcatisi a Bratislava, il 16 Maggio 1940 sul "Pentcho"

.


Gli internati arrivarono a Ferramonti sempre ammanettati, accompagnati da Carabinieri, venivano fatti scendere alla stazione ferroviaria della vicina Mongrassano e da qui proseguivano a piedi per circa 6 Km. Alcune volte, venivano fatti scendere direttamente al Casello Ferroviario di Ferramonti, a pochi metri dall'ingresso del Campo.


Sottoposti a 3 appelli giornalieri, gli internati non potevano uscire dalle baracche prima delle 7.00 e dopo le 21.00, o superare i limiti del Campo senza uno speciale lasciapassare. Non potevano occuparsi di politica, né leggere, senza autorizzazione, pubblicazioni estere e la corrispondenza. Pure proibiti erano la detenzione e l'uso di apparecchi fotografici e radiofoniche e di carte da gioco. Non era invece previsto l'obbligo di lavorare, chi non aveva altri redditi per il proprio mantenimento, riceveva un sussidio governativo.

L'organizzazione interna


Gli internati realizzarono ben presto una organizzazione interna a carattere democratico basato sull'elezione diretta di un delegato per ogni baracca. Essi si riunivano tutte le settimane in una sorta di Assemblea dei delegati delle baracche, che eleggeva al suo interno un rappresentante generale di tutti gli internati.
Il Direttore del campo riconosceva ufficiosamente l'esistenza degli organi di autogestione e si appoggiava volentieri ad essi per mantenere quella tranquillità necessaria specialmente con l'arrivo delle donne e dei bambini.

I vari gruppi etnici


All'interno del campo erano detenuti ebrei e non . Gli ebrei erano divisi in Gruppo dei romani formato da circa 160 ebrei (tutti uomini) originari della Germania o dell’Austria, ma residenti a Roma da diversi anni e arrestati subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia. Fu il primo gruppo ad essere internato a Ferramonti di Tarsia nel giugno del 1940. Era un gruppo socialmente omogeneo formato da professionisti con buone possibilità di denaro e di aiuti da parte dei propri familiari rimasti a Roma. In questo gruppo vi era lo psichiatra Ernst Bernard, allievo di Jung. Recentemente è stato pubblicato il carteggio con sua moglie Dora rimasta a Roma che testimonia l’ampia possibilità dei familiari degli internati di inviare agli stessi alimenti, vestiario e mezzi.

Il Gruppo dei settentrionali


Era formato da un po' più di 300 ebrei (tutti uomini) provenienti, come il gruppo dei romani, dalla Germania, Austria o paesi dell'Europa orientale, ma residenti da anni in varie città del nord Italia o giunti più recentemente come profughi (specie dalla Polonia) per sfuggire all'avanzata nazista. Era un gruppo più eterogeneo per professione e possibilità economiche. Arrivò a Ferramonti nel settembre del 1940.

Il gruppo di BengasiEra un gruppo formato da circa 300 ebrei (uomini, donne e bambini) profughi da vari paesi europei, che poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia si era concentrata a Trieste in attesa di un trasporto verso la Palestina. Non potendo più avere un viaggio diretto, il gruppo scelse di prendere un imbarco per Bengasi (Libia) da cui poi ripartire per la Palestina. Arrivati a Bengasi però questo trasporto si rivelò inesistente e il gruppo si ritrovò forzatamente a Bengasi dove fu aiutato dalla comunità ebraica locale. Finite tutte le loro risorse economiche e con l'entrata in guerra dell'Italia, il gruppo si ritrovò prigioniero degli italiani. Dalla Libia furono trasportati in Italia dove sbarcarono a Napoli e da lì furono trasferiti a Ferramonti nell’ottobre del 1941. A causa delle loro peripezie, l’intero gruppo arrivò nel campo completamente privo di mezzi e di risorse finanziarie e senza poter contare sugli aiuti esterni come i primi due gruppi. Il loro arrivo e la loro povera condizione determinò una riorganizzazione sociale del campo di Ferramonti con la creazione di un comitato di assistenza diretto da due importanti capi ebraici (Martin Ruben e Max Pereles). Un leader importante di questo gruppo fu Peter Kanner che, dopo la liberazione, divenne uno dei responsabili del campo.

Gruppo di Lubianaformato da poco più di 100 ebrei (uomini, donne, bambini) provenienti da Zagabria, o da altre città della Croazia, che si erano rifugiati a Lubiana, allora territorio sotto il controllo italiano, per sfuggire ai massacri organizzati dagli ustascia filo nazisti. Da Lubiana furono trasferiti a Ferramonti nel luglio del 1941. In questo caso l’Esercito italiano ebbe un ruolo attivo di protezione di questi profughi croati, così come testimoniato nel libro “Un debito di gratitudine” dello storico ebreo Menachem Shelah (anche lui internato a Ferramonti)

Gruppo di KavajaEra un gruppo formato da circa 186 ebrei (uomini, donne, bambini) provenienti da Belgrado e da altre città della Serbia fuggiti verso il Montenegro a seguito dei bombardamenti tedeschi dell’aprile del 1941. Arrestati nel luglio 1941 presso le Bocche di Cattaro (Montenegro), furono trasportati verso l’Albania dove furono internati in un campo a Kavaje (a circa 20 km da Durazzo). A causa delle condizioni disastrose di quel campo, questo gruppo di persone fu imbarcato e trasportato in Italia, prima a Bari e poi a Ferramonti dove arrivò nell’ottobre del 1941. In questo gruppo c'era l'Ing. Alfred Wiesner che subito dopo la guerra fondò la ditta di gelati Algida e ne inventò il marchio.

Gruppo del Pentcho o di Rodi Era un grosso gruppo di giovanissimi ebrei appartenenti alla organizzazione sionista Betar che il 18 maggio del 1940 partì da Bratislava a bordo del battello fluviale Pentcho nella speranza di raggiungere la Palestina. Il gruppo era comandato dal sionista Alexander Citron. Il battello a stento navigò lungo il Danubio e arrivò nel mar Nero, passò lo stretto dei Dardanelli, ma quando si trovò in mare aperto la notte fra il 9-10 ottobre del 1940 naufragò di fronte ad un'isola deserta dell’Egeo chiamata Kamilanisi privi di ogni possibilità di sopravvivenza. Avvistati prima dagli inglesi (che però non andarono in loro soccorso, furono salvati dalla nave militare italiana “Camogli” (che era molto più distante dall’isola rispetto agli inglesi) comandata dal Cap. Carlo Orlandi. La nave italiana li portò a Rodi dove furono internati fino agli inizi del 1942 e da qui portati in due riprese (febbraio e marzo 1942) a Ferramonti. L’odissea di questo battello e dei suoi passeggeri è narrata in diversi libri fra cui uno di John Bierman (Odyssey, 1984) e uno dello stesso Citron (Habaita). In seguito il capitano Orlandi venne preso dai nazisti che lo deportarono in un campo di concentramento in Germania.

Gruppo degli jugoslavi (non ebrei)

Era un gruppo formato da circa 100 giovani jugoslavi non ebrei arrestati nelle regioni controllate dagli italiani in quanto o partigiani o loro fiancheggiatori. Era il gruppo più combattivo nei confronti della direzione italiana e dell’organizzazione ebraica del campo. Erano famosi per le loro provocazioni nei confronti dei militi fascisti e per organizzare abilmente una ricca rete di mercato nero.

Gruppo dei greci (non ebrei) Era un gruppo formato da un centinaio di greci non ebrei arrestati per atteggiamento anti-italiano o nel loro paese o nelle colonie dell’Africa settentrionale. Di religione cristiana ortodossa ebbero diverse tensioni con l’organizzazione ebraica del campo. Sulla base di quanto testimoniato da Kalk, questo gruppo fu erroneamente mandato a Ferramonti per un errore di un funzionario del ministero degli Interni italiano perché confuse la loro religione "ortodossa" con quella degli ebrei .

Gruppo dei cinesi


Era un gruppo di circa 70 uomini di nazionalità cinese presenti in Italia come commercianti ambulanti nelle città del nord o come marinai su navi italiane. Vennero tutti arrestati dopo l’entrata dell’Italia in guerra e portati a Ferramonti dove allestirono una lavanderia.

La liberazione del campo
l 14 settembre 1943, quindi a brevissima distanza di tempo dall'armistizio, il campo fu liberato dall'avanzata alleata, venendo raggiunto dalle avanguardie britanniche e riuscendo pochi giorni prima a convincere una colonna nazista della divisione corazzata Hermann Goering a non entrare nel campo stesso inscenando una falsa epidemia di tifo. Molti degli internati si erano comunque sparpagliati per maggior sicurezza nei villaggi circostanti.Dopo la liberazione il campo rimase aperto sotto una direzione ebraica, supervisionata dagli inglesi, fino alla fine della guerra. Molti degli ex-internati seguirono le forze armate alleate. Nel maggio del 1944, un gruppo di circa 350 di loro si imbarcarono da Taranto per la Palestina; 1000 partirono il 17 luglio 1944 da Napoli per gli Stati Uniti dove furono internati per qualche tempo a Camp Oswego nello Stato di New York, prima che fosse concessa loro il diritto di residenza nel paese. Molti altri si stabilirono definitivamente in Calabria. Tutto sommato questi disgraziati furono ben piu' fortunati di tantissimi altri.


Edited by Pulcinella291 - 31/1/2015, 13:26
 
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