Le stronzate di Pulcinella

Curiosità, stranezze ed aneddoti sui calciatori di serie A

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Pulcinella291
view post Posted on 26/1/2015, 10:41 by: Pulcinella291
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I Calciatori piu' protetti dagli arbitri


Che esista da parte degli arbitri un timore reverenziale nei confronti delle grandi squadre è un fatto risaputo tanto che anche il buon Trapattoni, da sempre allenatore di grandi squadre ha ammesso la sudditanza. Ma la stessa sudditanza esiste anche nei confronti di alcuni calciatori mammasantissima del calcio italiano mentre i poveri sfigati - al primo fallo che commettono - si vedono sventolare in faccia il cartellino dell’espulsione da direttori di gara diventati improvvisamente inflessibili e severi:stiliamo qui una classifica.

Al primo posto troviamo TOTTI.

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Al capitano della Roma è permesso di tutto e lui lo sa. Appena viene sfiorato si butta e arriva puntuale la punizione, protesta continuamente con gli arbitri che spesso non sanzionano falli plateali dello stesso con cartellini rossi ma solo con ammonizioni verbali o al massimo con i gialli .Qualche esempio per tutti?

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Quando colpi' con un pugno Taider del Bologna e venne solo ammonito dall'arbitro Guida oppure quando entro' a gamba tesa sul ginocchio di Pirlo o quando insultò senza remore l'arbitro Russo durante Bari-Roma, finita 2 a 3 per i giallorossi. Il capitano della Roma avrebbe detto testualmente all'arbitro: "a fracico, pezzo di m...". Il fischietto campano avrebbe fatto finta di non sentire, Ma se ne potrebbero citare tantissimi altri. Il pupone merita senza dubbio il primo posto.

Al secondo posto CHIELLINI



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Commette ad ogni partita dai tre ai quattro falli come minimo da ammonizione non sempre sanzionati dagli arbitri. Un fallo gravissimo lo compi' ai danni di Bergessio che procuro' all'attaccante del Catania la frattura del perone.Il presidente degli etnei, Antonio Pulvirenti defini'" il fallo di una violenza inaudita, spocchioso e vigliacco, commesso da uno che sa di godere dell'impunità".
Non parliamo delle gomitate e delle spinte e trattenute spesso da rigore, mai punite.

Al terzo posto DE ROSSI


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E' spesso autore di falli plateali di reazione che gli arbitri non possono fare a meno di sanzionare, ma ancora piu' spesso è autore di entrate pericolosissime a gamba tesa, il piu' delle volte non viste o sanzionate con una semplice ammonizione.


I Calciatori piu' brutti della serie A


Esistono anche loro! Sfatiamo il mito dei giocatori stupendi e diamo spazio proprio a coloro che fanno da eccezione a questa regola. Tutti siamo abituati a conoscere, magari anche grazie agli spot pubblicitari - che aumentano ancor di più i loro stipendi già altissimi - uomini tipo Cristiano Ronaldo, David Beckham (e le sue doti) e Marco Borriello, senza dimenticare quel gran maschio di Fabio Cannavaro, la cui bellezza dagli occhi azzurri è stata meravigliosamente ereditata da Claudio Marchisio; eppure, il calcio non offre sempre e solo bellezze accompagnate da fisici perfetti. Anzi, per meglio dire, sono questi ultimi che spesso non sono accompagnati, o perfezionati, dalla bellezza del viso!

Al primo posto CHIELLINI

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al secondo posto TEVEZ


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Al terzo posto:MUNTARI

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I calciatori piu' belli della serie A



Al primo posto BORRIELLO

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Secondo posto MATRI

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Terzo posto MARCHISIO

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Il caso strano di Kazuyoshi Miura:primo giapponese del nostro calcio


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L’operazione di acquisto del giapponese Kazuyoshi Miura, giunto alla corte del Presidente Spinelli nel 1994, possiamo considerarla come un’autentica bufala presa dal Genoa per biechi motivi di sponsorizzazione, ma anche per incrementare il turismo nipponico in Italia. In Giappone era infatti un idolo: giocava come seconda punta, fu eletto “Giocatore dell'anno 1993” e con i suoi gol aveva portato la sua Nazionale a un passo dalla qualificazione per USA 94, senza contare che aveva anche impalmato una modella e cantante famosa. La sua sfida in Italia nacque come un vero e proprio business: infatti arrivò in prestito gratuito per un anno con una opzione per il secondo ed il suo ingaggio fu pagato da un gruppo di sponsor giapponesi interessati al mercato occidentale. L’affare era così impostato: i rossoblu avrebbero fatto giocare il giapponese ogni tanto, ed in cambio la Fuji Television avrebbe acquistato in esclusiva per la cifra di un miliardo di Lire i diritti di tutte le partite del Genoa per rivenderle in Giappone. Definiti tutti i dettagli del trasferimento, il suo esordio non è dei più fortunati: subisce una grave frattura al volto dopo una brutta entrata di Franco Baresi nei primi minuti del primo tempo della prima partita di campionato contro il Milan. E’ diventato famoso nel vecchio continente unicamente per essere stato il primo giocatore giapponese a giocare in Italia e in Europa, poiché, a conti fatti, in quel di Marassi non ne azzeccò una. O quasi: a fine campionato aveva collezionato 21 presenze (quasi tutte sostituzioni) ed un solo gol, che comunque lo consegnò alla storia del derby ed alla memoria della tifoseria: “Kazu” lo realizzò il 4 Dicembre 1994, nella partita d’andata contro la Sampdoria (grande cruccio di Walter Zenga), finita 3-2 per i blucerchiati. Miura, che aveva rinunciato a metà del suo ingaggio per giocare in Italia – che in Giappone sfiorava i tre miliardi e mezzo di Lire all'anno – a fine stagione rifece le valige e se ne tornò a casa lasciando pochissimi ricordi e moltissime recriminazioni


Christian e Massimiliano Vieri :hanno giocato per 2 nazionali diverse


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Pur essendo fratelli hanno giocato in 2 Nazionali diverse: Christian nell'Italia e Massimiliano nell'Australia



Massimo Margiotta


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Dopo aver giocato nell'under 21 italiana [con cui ha partecipato alle Olimpiadi del 2000], ha giocato nella nazionale maggiore del Venezuela, in cui vanta 11 presenze e 2 reti.


Christian Karembeu:non canto' mai l'inno francese


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Con la nazionale francese ha giocato 53 partite, segnando un gol; l'ultima sua apparizione internazionale risale al 27 marzo 2002. Pur vestendo la maglia della nazionale, Karembeu non ha mai cantato l'inno nazionale francese in campo, ricordando che due suoi zii furono esposti in uno zoo umano nell'Esposizione Coloniale di Parigi del 1931.

Nicola Berti e il cazzotto di Zenga


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La leggenda vuole che Nicolino Berti fosse molto narciso, a tal punto da curare l'acconciatura durante l'intervallo. Pare che addirittura, nell'intervallo di un derby in cui l'Inter era in svantaggio per 1-0, Zenga gli diede un cazzotto perchè Berti era tutto preso a ingelatinarsi il ricciolo piuttosto che a trovare la concentrazione giusta.


Javier Zanetti.il piu' vincente


è il capitano più vincente della storia dell' Inter, con 16 trofei in 16 stagioni giocate.




Clarence Seedorf Champions League con 3 squadre diverse.

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È l'unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse: Ajax, Real Madrid e Milan in due occasioni, per un totale di quattro edizioni vinte.[3][4] È inoltre il terzo giocatore con più presenze nelle competizioni UEFA per club (163) alle spalle di Xavi (168) e Paolo Maldini (174)


Il cuore grande di Gargano


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Walter Alejandro Gargano Guevara è un calciatore uruguaiano, centrocampista del Napoli e della Nazionale uruguaiana. Viene soprannominato Uragano.
Grazie ad un cuore più grande della media, le frequenze dei battiti cardiaci di Walter Gargano non raggiungono mai valori elevati.

Messi fu scartato dal Como


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forse non tutti sanno che Lionel Messi nel 2002 sostenne un provino con la squadra italiana del Como, come dichiarato da Enrico Preziosi, allora presidente della squadra lariana: «Venne da noi per un provino: aveva 15 anni e lo scartammo».

RECORD: 9 PALLONI SUI PALI DEL NAPOLI (1939-40)

- Il Napoli stabilì un record molto particolare , sia pure al passivo. Durante il derby Lazio-Napoli del 1 dicembre 1939, il dominio laziale sugli azzurri si concretizzò con una doppietta di Silvio Piola e ben nove tra pali e traverse, colpiti dai capitolini nella porta difesa da Sentimenti II. Ben 32 furono i tiri in porta dei romani (e due soli del Napoli). Alla fine la Lazio fu costretta ad accontentarsi di un successo per 2-0, netto ma non roboante.

Canè fu acquistato in fotografia


E’ accaduto anche questo: Faustinho Canè, l’attaccante brasiliano diventato napoletano d’adozione dopo tanti anni di successi in maglia azzurra, fu acquistato in fotografia dal Comandante, senza chiedere consiglio a nessuno. Andò così. Lauro chiamò Gigino Scuotto e gli disse che un procuratore di giocatori brasiliani, tale Josè de Gama, gli aveva scritto proponendogli l’acquisto di alcuni calciatori carioca, inviandogli anche delle foto, come fossero delle pin-up girl. Sarebbero venuti a Napoli a provare senza alcun impegno, con la sola spesa della metà del prezzo del viaggio. Lauro mostrò a Scuotto le foto dei giocatori e indicandogli quella di Canè, gli disse : “Vedi, Gigì, io voglio prendere chisto, perché è ‘o cchiù brutto. Chist’è niro, gli avversari si spaventeranno e lui farà i gol. Pigliàmmelo”. Fu così che Canè (che era sì di colore nero, ma non era per niente brutto nei suoi lineamenti) venne a provare col Napoli. Convinse l’allenatore Pesaola e fu acquistato per 40 mila dollari. Ma ebbe un avvio difficile: nelle prime sette gare non segnò un solo gol e subì molte critiche. Poi convinse tutti. Era il secondo coloured del Napoli, dopo il boliviano La Paz. Alla fine della sua carriera napoletana, dopo aver giocato dieci stagioni in azzurro, totalizzò 217 presenze e 56 gol. Pochi sanno che il nome Canè è solo il nomignolo datogli in Brasile quando era piccolo e che vuol dire proprio “piccolo”. Il suo vero nome è Jarbas Faustinho.


Lo spagnolo di Panucci


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Panucci alla prima partita col real segna il goal decisivo e i giornalisti gli dicono"Panucci veni vidi vici??"Christian risponde"Mi spiace,sono appena arrivato non parlo spagnolo"


Saadi Gheddafi :il primo giocatore libico in Italia


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Oltre alla politica ed agli incarichi di governo, ha coltivato altri interessi, come il calcio: è stato infatti un calciatore professionista ed è stato presidente della Federazione calcistica libica e capitano della Nazionale del suo paese. Inizialmente milita nell'Al-Ittihad, per poi passare nella stagione 2003-2004 al Perugia di Luciano Gaucci. Con la maglia del Perugia ha giocato soltanto una partita, contro la Juventus (di cui era socio e tifoso) diventando il primo calciatore libico a giocare in serie A.Successivamente è risultato positivo al controllo antidoping dopo la partita Perugia-Reggina (durante la quale era rimasto in panchina) ed è stato squalificato per 3 mesi

Nella stagione 2005-2006 è passato all'Udinese, giocando anche qui una sola partita. Nella stagione 2006-2007 è infine passato alla Sampdoria, senza disputare alcuna partita, terminandovi la sua esperienza calcistica in Italia.

Ezio Vendrame :tutti gli aneddoti

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Vendrame rappresenta uno dei più grandi talenti inespressi che il calcio italiano abbia prodotto negli anni settanta, alla stregua di un George Best italiano. L'allora presidente della Juventus, Boniperti, lo avrebbe paragonato all'argentino Kempes. Con il suo modo di fare scanzonato, l'aria da hippie, i capelli lunghi, il suo spiccato anticonformismo, si accattiva subito le simpatie dei tifosi biancorossi, per i quali sarà un idolo indimenticato.Ritiratosi a vita privata nella campagna friulana, dedicandosi ai suoi hobby (tra cui suonare la chitarra e scrivere poesie), ha pubblicato alcuni libri nell'ultimo decennio in cui raccoglie le sue esperienze di vita e di calciatore (fra i quali "Se mi mandi in tribuna godo"), nel quale ricorda fra i suoi pochi rammarichi, il tunnel fatto al suo idolo, Gianni Rivera, quasi come una mancanza di rispetto verso il grande campione del Milan.
Racconta anche numerosi aneddoti .
Quando giocava in Serie C con la maglia del Padova in una partita, a dir suo combinata e destinata allo 0-0, contro la capolista Cremonese per dare una scossa ai presenti dribblò la sua intera squadra da un lato all'altro del campo senza che nessuno potesse fermarlo, fino a fintare il tiro davanti al proprio portiere, che si tuffò inutilmente su di lui cercando di levargli il pallone, per poi fermarsi in prossimità della linea di porta e ritornare indietro ("così l'emozione era salva" racconterà poi Vendrame nel suo libro autobiografia Se mi mandi in tribuna godo): in quell'occasione un tifoso sugli spalti morì d'infarto e quando questo gli fu riferito, Vendrame rispose chiedendo come fosse possibile che un debole di cuore lo andasse a vedere giocare.
Sempre con il Padova, l'episodio del suo cedimento, poi rientrato, dinanzi alle proposte di giocare male la partita contro l'Udinese (sua ex squadra) che stava lottando per la promozione dalla C alla B: in quell'annata il Padova, che navigava in cattive acque finanziarie, pagava ai suoi giocatori i premi partita "minimi" stabiliti dalla FIGC: 22.000 lire a punto. L'emissario della squadra friulana gli offrì 7.000.000 di lire per una "prestazione scadente". Vendrame inizialmente accettò ("avevo giocato male molte altre volte...e gratis), ma una volta entrato in campo, sentendo che il pubblico friulano fischiò sonoramente il suo nome pronunciato dagli altoparlanti ad inizio partita, cambiò idea e decise che doveva".. punire quel pubblico di ingrati...affanculo i sette milioni, viva le 44.000 lire" dirà anni dopo. Il Padova vinse 3-2 con una sua doppietta e memorabile fu il secondo gol, segnato direttamente da calcio d'angolo: prima di tirare fece il gesto di soffiarsi il naso sulla bandierina del corner e di dichiarare - a gesti - polemico ai tifosi avversari che da lì avrebbe realizzato direttamente, cosa che puntualmente accadde.

Francois Zahoui:primo calciatore africano in Italia


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Il primo calciatore africano ad approdare in sere A fu un certo Francois Zahoui, trequartista della Costa d'avorio, che fu ingaggiato dall'Ascoli del patron Rozzi neil'estate del 1981 , quando aveva solo vent'anni .

Il club bianconero pagò circa 25 milioni di lire per il trasferimento, con parte della somma investita per dare attrezzature ed abbigliamento sportivo alla società africana di Zahoui, che approdò nel campionato italiano agli ordini di mister Mazzone, il quale lo fece giocare con il contagocce .

Alcuni aneddoti furono narrati sul calciatore ivoriano, ad esempio che Zahoui si presentò scalzo al suo primo allenamento, come era abituato nel suo paese d'origine , inoltre nelle poche volte che scese in campo nell'Ascoli (11 presenze in 2 stagioni, senza goal), finiva spesso in fuorigioco, non abituato ai concetti tattici della serie A .

I calciatori simulatori e cascatori



C' era una volta Chiarugi... Era un' ala veloce e concreta. Firmo' un' epoca non solo per i gol e i meriti che aveva, ma per l' attivita' alternativa che praticava: i tuffi. Cosi' narrano le cronache di allora. Oggi la pratica del tuffo e' all' ordine del giorno e sono in molti coloro che, per innate qualita' o per allenamenti meticolosi, possono evidenziare, a piu' riprese, gli enormi passi compiuti dalla tecnica in questo settore. Attualmente si possono avere in offerta diversi soggetti: cascatori classici, ricercatori di impatto, folgorati e, l' ultima scoperta, i fai da te. In questa ipotetica classifica io metterei al

primo posto:Gilardino



secondo posto:Pinilla
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terzo posto Pazzini



quarto posto Vidal



Quando un sud americano truffo' il Napoli
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Nell’aprile del 1955, con Jeppson e Vinicio temporaneamente malandati, si presentò in prova a Napoli un sudamericano, un certo Malandrino, di nome e di fatto. Chiese un ingaggio di cinque milioni per due anni. Il Napoli prima tergiversò dubbioso sul valore dello straniero, poi accettò di sganciare i cinque milioni. Malandrino incassò e nella terra dei furbi, prima di dimostrare il suo vero valore, nel timore di un fallimento, fece il “colpo”. Mise in tasca l’ingaggio e scomparve. Dove? Non si è mai saputo.


Aneddoti su Platini e Maradona raccontati da Massimo Mauro

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Com'era Platini visto da vicino? «A volte sembrava quasi presuntuoso. Arrivava lì e ti diceva: se arrivo davanti alla porta dieci volte, segno nove gol, qui dentro sono il migliore. Faceva tutto questo per affermarsi come leader, ma alle parole faceva seguire sempre i fatti e così capivi che la sua non era presunzione, era pura consapevolezza dei suoi mezzi. Così alla fine i compagni gli erano sempre riconoscenti, perché effettivamente risolveva tanti problemi con il suo genio. Altro che presuntuoso».
E Maradona? «Maradona non faceva mai discorsi di questo genere nello spogliatoio. Anche perché nello spogliatoio lo vedevamo di rado... (ride, ndr ). La cosa più grande di Diego, per me, è il fatto che non ha mai chiesto che la squadra si adattasse a lui, ma si è sempre adattato lui alle esigenze della squadra Un autentico fenomeno in questo, oggi non ci sono grandi fuoriclasse che ci riescono, gli allenatori devono studiare il modo per metterli nelle condizioni di esprimersi, Diego quelle condizioni se le creava da solo.

Taribo West e Marcello Lippi

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Si narra che una volta Taribo West andò da Marcello Lippi, suo allenatore all’Inter, e gli comunicò: «Dio ha detto che devo giocare». Senza scomporsi, l'allenatore rispose: «Strano... a me non ha detto niente».


Renato Portaluppi e la dolce vita romana


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Era chiamato "er mandrillone" eppure era arrivato a Roma con l'aureola del campione.
Liedholm lo presenta con poche ma esplicite parole: «E’ secondo solo a Gullit». Il “Barone” ci aveva visto giusto, anche se molto probabilmente non si riferiva alle doti calcistiche. Come l’olandese del Milan, il brasiliano è un vero mandingo e non c’è donna che non si porterebbe a letto, come confessò apertamente anche il diretto interessato: «Più che i terzini, dovranno essere le loro mogli a stare attente a me». Fisico da culturista, chioma fluente e temperamento assai caliente, Renato si getta a capofitto nella “dolce vita” romana. Tra l’altro, entra nel giro di Maradona e consuma le sue nottate brave tra femmine e droga. Bacco, tabacco e venere: il rendimento sul campo è conseguente, ovvero una pena. In campionato 23 presenze e nessun gol, 3 partite e 1 rete in Coppa Uefa, 6 partite e 3 reti in Coppa Italia. Non contento della propria fama di indomito playboy e nottambulo, si mette in mostra anche per il carattere assai collerico: fa a botte con Daniele Massaro. Di Giannini disse:"in Brasile non giocherebbe manco in terza divisione".
Dopo poco all’Olimpico appare uno striscione con la scritta: «A’ Renato, ridacce Cochi».

Eriberto o Luciano questo è il dilemma

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Forse solo il suo talento avrebbe potuto strapparlo alla povertà da cui cerca in ogni modo di fuggire. All’epoca Luciano aveva 19 anni, era senza lavoro e dipendeva totalmente dalla sorella ed dal cognato, che si presero cura di lui. Però giocava bene a pallone, pertanto un giorno gli si presentò un faccendiere senza scrupoli, che gli disse di essere un procuratore, proponendogli dei provini presso delle prestigiose squadre brasiliane. L’unico problema era la sua età: troppo “vecchio” per poter essere ingaggiato da un club professionista. Quindi ecco la proposta di falsificare i suoi documenti: in cambio, la promessa di sostenere con successo alcuni provini e di sfondare nel calcio. In caso di rifiuto, sarebbe dovuto tornare a casa con le “pive nel sacco” e con la magra prospettiva di fare qualsiasi altra cosa tranne che il calciatore. Fu così che nell’Aprile del 1996 Luciano Siqueira De Oliveira divenne Eriberto Da Conceicao Silva, la cui data di nascita era il 21 Gennaio 1979. Ringiovanito di colpo di 4 anni: gli effetti si fecero sentire presto, visto che dopo pochissimo il “giovane” Eriberto venne tesserato dal Palmeiras di Rio De Janeiro.
Da allora, per lui una carriera quasi tutta in discesa, con la convocazione nell’Under 21 brasiliana e poi il fulmineo passaggio in Italia, al Bologna. Il nuovo Eriberto giunge nel capoluogo emiliano nell'Estate del 1998, per la modica cifra di 5 miliardi di Lire. Tuttavia, pare che il denaro gli abbia dato alla testa. Tanto, troppo. Infatti, in rossoblu viene ricordato più che per le sue giocate, visto che spesso si intestardisce in dribbling impossibili, per le sue avventure extracalcistiche: in più di un’occasione viene fermato dalla Polizia ubriaco alla guida e perdi più contromano sui viali della circonvallazione, inimicandosi così buona parte della tifoseria. Pertanto, dopo due mediocri stagioni, durante le quali gioca ad intermittenza, è scontata una sua cessione, che avviene nel 2000, quando passa al Chievo, in Serie B, conquistando immediatamente la promozione nella massima Serie, la prima nella storia del piccolo club clivense.
Nel 2001 diventa così parte integrante del cosiddetto “Chievo dei Miracoli” che, sorprendendo tutti, riesce ad arrivare quinto in classifica alla fine del torneo, costituendo, assieme a Christian Manfredini, la migliore coppia di esterni del campionato. Era giunto quindi all’apice della carriera, visto che aveva tutto: aveva finalmente coronato il suo sogno, aveva denaro a palate e la notorietà. Forse per questo l’unica cosa che gli mancava era il suo cognome, visto che era diventato prigioniero di un nome che non gli apparteneva, che dentro di lui risuonava come un corpo estraneo. Pertanto, dopo mille dubbi e tanti notti tormentate, nell’Agosto del 2002 Eriberto decide di autodenunciarsi, rivelando pubblicamente il segreto della sua vera identità. Alla base della decisione, presa insieme alla compagna Raquel, la voglia di regolarizzare la sua posizione: «Non mi chiamo Eriberto ma Luciano, non ho 23 anni ma 27, non posso più fingere e voglio che mio figlio, almeno lui, si chiami col suo vero nome.Alla fine, dopo tante chiacchiere, il 18 Settembre dello stesso anno, la Commissione Disciplinare della F.I.G.C., riunita appositamente, decise di sospenderlo da ogni attività sportiva per un periodo di 6 mesi, “per avere volontariamente tenuto una condotta non conforme ai principi della lealtà, della probità e della rettitudine, nonché della correttezza morale e materiale”.

Caio chi era sto tizio?

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Faccia da perenne bambino, sguardo sorridente e apparentemente rassicurante, in campo si dimostrò l’esatto contrario di quel che poteva far trasparire con la sua innocente tranquillità., Caio (Ribeiro Decoussau) fu uno dei primi, magrissimi acquisti dell’era Moratti.Il suo score con la squadra meneghina si riduce alla sei apparizioni in campionato più due misere comparsate in Coppa Italia, senza riuscire ad adattarsi ai ritmi del campionato italiano. Ciononostante, il “bambinello” viene girato in prestito al Napoli, che promette di farlo giocare titolare in coppia con Nicola Caccia, nella speranza che riesca, con una magia, a segnare gol con continuità. Purtroppo per lui però, dopo aver visto di cosa era capace, ben presto lo staff tecnico dei partenopei lasciò il suo posto ad Alfredo Aglietti, che giocò titolare fino alla fine del campionato. Per lui venti fugaci apparizioni, nessun gol, il resto della stagione in naftalina ed il mesto ritorno in Brasile in estate dove, tra l’altro, non riuscirà mai ad affermarsi pienamente.

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color=blue]Il suo acquisto fu il record assoluto


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Luglio del 1975: Beppe Savoldi passò dal Bologna al Napoli per un miliardo e 400 milioni in contanti, piu' l'attaccante Clerici e la comproprietà del centrocampista Rampanti, che erano stati valutati complessivamente 600 milioni. Due miliardi, dunque, record mondiale assoluto per quei tempi.
Ma rivediamola quella storia che incendiò l'estate. La scintilla l'accende il presidente del Bologna, Luciano Conti, durante la finale di coppa Italia del 28 giugno, all'Olimpico. Avvicina in tribuna il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino e gli dice: "Se mi porti Clerici e una barca di solidi, dico una barca, ti do Savoldi". Conti sa bene che i pensieri di Ferlaino sono combustibili. Il Napoli ha finito il campionato a 2 soli punti dalla Juve. Cerca l'uomo per il definitivo salto di qualità. Quel Napoli giocava una zona modernissima: 3 attaccanti, difesa in linea senza fuorigioco esasperato, zona elastica capace di trasformarsi in base agli avversari. Prima che arrivasse Sacchi, Vinicio era già andato oltre. Gli serviva un centravanti e Savoldi era l'uomo giusto, veniva da una stagione da 15 gol in 28 partite.E i napoletani erano certi che con Savoldi, ribattezzato "ò Marajà", l'avrebbero ottenuta. Trecento milioni di abbonamenti in un giorno dopo l'annuncio del colpaccio, la Celere deve accorrere a presidiare gli sportelli delle agenzie; si mette in fila anche un cieco che spiega: "Allo stadio si va anche per sentire la partita".

Quando Giampiero Gasperini fu preso dalla Juve

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A nove anni, partecipò ad un provino per la Juventus insieme ad una miriade di ragazzini. Il teatro del batticuore era proprio il Combi e, come principale esaminatore, il mitico Pedrale, scopritore di tanti talenti. Fu scelto, ma nacque subito un problema a causa dell’età, in quanto il tesseramento al NAGC era possibile soltanto a dieci anni. Il piccolo Gasperini si era presentato, spavaldamente, con un anno di anticipo; era, però, troppo bravo per essere lasciato in pasto alla concorrenza e fu preso ugualmente e tesserato la stagione successiva. Nel settore giovanile della Juventus, rimarrà per nove anni; una costante, questi tempi lunghi di appartenenza, che si ripeterà più avanti anche da professionista

Le notti brave di Ronaldo e Vieri

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Vieri lo confesso' al Chiambretti Night". Quando giocavo all'Inter, Ronaldo era il giocatore che si allenava di meno perché era il più forte del mondo ed è vero che tornavamo di notte alle 5/6 del mattino, perché andavamo per locali, poi però io dormivo due ore ed andavo sul campo a correre, mentre lui si metteva sul lettino a mangiare brioche e cappuccino. Il problema è che la sera dopo, a mezzanotte, si presentava sotto casa mia e suonava il clacson dell'auto fino a quando non scendevo ed uscivamo nuovamente".

I calciatori italiani piu' fallosi di sempre

il primo posto spetta a Romeo Benetti


Era un toro, dal fisico scolpito nella roccia. Grazie alle immense cosce alla ‘Javier Zanetti’, la potenza era il suo punto di forza. Classico centrocampista difensivo, coriaceo, irruento, capace anche di segnare con tiri forti e tesi da fuori area.
Non è un caso se il ‘Sun’ lo elegge ‘giocatore italiano più duro di sempre’. Il 10 Gennaio 1971 stronca la carriera del giovane Franco Liguori, centrocampista del Bologna: con un intervento in gamba tesa, gli spacca i legamenti crociati, i collaterali, il menisco interno e la capsula posteriore del ginocchio destro. Insomma, un lavoro coi fiocchi. Benetti viene denunciato alla procura della Repubblica di Milano…per la serie, ‘un intervento da galera’.

secondo posto:PAOLO MONTERO


in campo era capace di trasformare tutta la sua voglia di vincere in cattiveria agonistica e, grazie a questa, arrivare a vincere campionati e a disputare finali di Champions. Era quasi sempre ammonito e spesso espulso.

MARCO MATERAZZI al terzo posto


Fisicamente è un armadio (92 kg x 193 cm), difensore centrale dalle lunghe leve e con il vizio del gol. La carica agonistica mischiata a più di un pizzico di scoordinatezza fanno sì che più della metà dei suoi interventi siano in ritardo. Calci in faccia, entrate scomposte e a piedi pari, scivolate direttamente su caviglie e ginocchia, ‘Marco Macellazzi’ dava il meglio di sé nelle grandi partite, in particolare quando vedeva la maglia rossonera degli odiati ‘cugini’ (per informazioni, chiedere a Inzaghi e Shevchenko).
Un provocatore, costringe Zidane alla famosa testata nella finale dei Mondiali nel 2006. Nel Febbraio 2004, dopo averlo preso in giro per un’intera partita da bordo campo, nel tunnel per gli spogliatoi, spacca la faccia al difensore avversario Bruno Cirillo (altro gran macellaio della Serie A), giustificandosi dicendo ‘mi sono solo difeso’. Storiche anche le ‘sportellate’ con Ibrahimovic.

quarto posto Pasquale Bruno


Pasquale Bruno (San Donato di Lecce, 19 giugno 1962 è ricordato per essere stato uno dei calciatori più duri della storia del calcio italiano.Personaggio molto discusso, era soprannominato O' Animale per la sua grinta agonistica — più volte tramutatasi in violenza, caratteristica che gli fece collezionare in sedici anni di calcio italiano oltre cento ammonizioni, numerosi cartellini rossi e una cinquantina di giornate di squalifica, e per la quale era anche apprezzato dai tifosi, i quali lo incoraggiavano ad interventi rudi.


I Calciatori che non brillano per simpatia



Con la partenza di Ibra si è perso un bel punto di riferimento , quindi l'OSCAR dell'antipatia spetta a

1)CHIELLINI


Degno compare del suo ex allenatore. Scorretto, poco leale con gli avversari, meriterebbe una squalifica o almeno un'ammonizione ogni domenica, ma forse puo' contare sul fatto che gioca nella Juve.

2)Lichsteiner


Si dibatte, si dimena, commette continui falli e protesta pure. Antipatico da quando sta alla Juve.

3)DE ROSSI

E' l'idolo delle pischelle de Roma ma è anche er bulletto della squadra capitolina. Certi atteggiamenti, lui, capitan futuro, certi falli potrebbe pure risparmiarseli.

4)PAZZINI

Come attaccante lo ritengo uno dei piu' bravi sopratutto nell'area piccola, ma risultano antipatici certi sui atteggiamenti, certe simulazioni e i suoi tuffi . Se solo lo guardi gia' lo trovi a terra in area di rigore



continua

Edited by Pulcinella291 - 23/10/2018, 13:08
 
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