Le stronzate di Pulcinella

Curiosità, stranezze ed aneddoti sui calciatori di serie A

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Pulcinella291
view post Posted on 29/1/2015, 09:09 by: Pulcinella291
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Perchè Omar Sivori lascio' l'Italia



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Nella stagione 1968/69 Omar Sivori, dopo una lunga squalifica in seguito alla maxi-rissa di un Napoli Juventus, decide di prendere armi e bagagli e tornare in Argentina, ma ci furono dei retroscena che vanno raccontati .
Il fuoriclasse italo-argentino dopo due stagioni fantastiche, che ne avevano fatto il "re" del San Paolo, Sivori si infortunò a un ginocchio e giocò pochissimo nel torneo 1967-68, entrando in collisione con l'allenatore Bruno Pesaola, che a fine stagione, nonostante il brillante secondo posto alle spalle del Milan, fu ben lieto di accettare le proposte della Fiorentina, dove avrebbe vinto subito lo scudetto.
Sivori restò a Napoli e la società ingaggiò l'allenatore Carlo Parola per curarne in esclusiva il recupero e mandò il giocatore a Grado a curarsi. Al ritorno, Sivori mise le carte in tavola, dichiarando polemicamente che avrebbe rifiutato ogni impiego come tredicesimo. Non accettava l'alternativa con Barison per la maglia numero 11 e voleva giocare titolare, perché si sentiva ancora il migliore di tutti. Il 27 ottobre, al San Paolo, un violento alterco tra Omar, Parola e il medico sociale Corvino e poi con l'amministratore delegato Roberto Fiore fa scoppiare il bubbone: l'allenatore sostiene che il giocatore ha nelle gambe solo sessanta minuti, il campione sostiene di voler giocare e di poter essere utile al Napoli. Viene convocato il consiglio di amministrazione e si decide per una multa di un milione.
Dopo alterne vicende e qualche go,l si giunge alla partita con Juventus allenata da Heriberto Herrera. Il tecnico paraguaiano del "movimiento" (una sorta di teorizzazione ante litteram del pressing e del gioco a tutto campo) aveva a suo tempo preteso la cacciata dal club bianconero del "boss" Omar, che vi aveva dettato legge per otto campionati, grazie alla predilezione degli Agnelli. Insomma, la partita scotta, anche per la posizione precaria del Napoli. Favalli, l'uomo dedicato alla marcatura dell'argentino, non fa complimenti, cercando scopertamente di innervosirlo. Sivori cade nella trappola e all'ennesimo colpo non si trattiene, reagendo con violenza. Favalli crolla a terra, come folgorato.

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L'arbitro Pieroni indica a Sivori la via degli spogliatoi mentre si scatena la rissa, al termine della quale vengono espulsi il napoletano Panzanato, l'allenatore Chiappella e lo juventino Salvadore.

La Conferenza stampa di Sivori contro lo spogliatoio Juventino

I precedenti purtroppo sono contro Omar, recordman di squalifiche, e il giudice sportivo ci va pesante, appiedandolo per sei turni (nove peraltro se li becca lo stopper Panzanato). Infuriato, il 5 dicembre l'argentino negli spogliatoi del San Paolo chiama i cronisti e improvvisa una arringa terrificante contro il "nemico" Heriberto: «Penso che il presidente Catella dovrebbe occuparsi di più di ciò che accade nella Juventus. Dieci giorni prima della partita con il Napoli, per esempio, Salvadore e Del Sol hanno fatto a pugni e a Torino nessuno ha parlato. Così come non hanno parlato di altri incidenti, quando Salvadore prese un ferro dal bagno degli spogliatoi per darlo in testa a Heriberto e fu trattenuto da Del Sol, o quando Combin prese a pugni Heriberto, il quale, almeno una volta la settimana, lo sfidava a battersi fuori dallo stadio; o quando Dell'Omodarme scagliò una sedia nella schiena di Heriberto o quando ancora Del Sol ruppe una bottiglia di acqua minerale per poi darla in testa allo stesso Heriberto. Inoltre Herrera rimproverava sempre Sacco in questi termini: «Sei buono solo ad ammazzare ì vecchi!», perché Sacco aveva avuto un tragico incidente d'auto. Questa è la Juventus, una squadra che scende in campo con i nervi tesi. Una squadra che non scende in campo tranquilla, perché Heriberto più che al calcio la prepara a fare a pugni!».
Il clamore, ovviamente, è enorme. Dalla Juventus arrivano reazioni indignate. Il giorno dopo, venerdì 6 dicembre, mentre viene deferito assieme ai presidenti di Juve e Napoli, Catella e Fiore, Sivori annuncia, dopo un lungo colloquio con lo stesso Fiore, di aver deciso di abbandonare il calcio e di apprestarsi a tornare definitivamente in Argentina di lì a venti giorni, «per protestare contro le sei giornate di campionato ingiustamente inflittemi: una forzata pausa che compromette irrimediabilmente il mio campionato». Così Sivori lascia l'Italia. Approdato in Argentina, dichiara: «Se mi sentirò capace di sacrificarmi, di ritornare al mio miglior stato di forma per rendere al massimo, giocherò nel River Plate».



La lunga guerra di Zeman con Vialli e Del Piero

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Era il 25 luglio del 1998 quando Zeman affermo' che il calcio era nelle mani dei farmacisti: "Le esplosioni muscolari di alcuni calciatori? E' uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli e arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere soltanto con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività, almeno il mio, che in una sola parola definirei positivo".
"Nel calcio non c'è ancora stato lo scandalo esplosivo. Ma tanto più uno sport è importante, tanto più si addensano i pericoli, tanto più conviene a tutti chiuder un occhio sugli aspetti negativi. So di molti medici passati passati dalla bicicletta al pallone, di molte società di serie A che si avvalgono di farmacologi. Bisogna evitare che il campionato diventi come il Tour. Sì, anch'io ho ricevuto molti depliants pieni di farmaci. Farmaci che forse non provocano danni, ma chi può escludere che le conseguenze per gli atleti non si manifestino a distanza di anni? Il problema è che i giocatori sono condizionati dagli interessi del momento e non si preoccupano della loro salute. E i dirigenti pensano solo a sfruttarli al massimo, senza andare troppo per il sottile. Insomma, da un po' di tempo è sempre più difficile resistere alla tentazione della pillolina magica. Sarò anche un romantico, legato a una concezione del calcio in cui i giri di campo contano più della chimica, ma non sono un ingenuo. Sono certo che molti giocatori della serie A, forse anche nella Roma, non sappiano rinunciare a certe sostanze". L’allenatore boemo da quelle prese di posizione ha avuto solo penalizzazioni. E’ stato a lungo un emarginato dal giro che conta, perché molti presidenti prima di chiamarlo pensavano ai fulmini che sarebbero caduti sulle loro squadre.
Ancora oggi la polemica non è mai stata chiusa. Vialli recentemente ha affermato:""E' una persona molto intelligente, ma è anche un grandissimo paraculo, combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io non l'ho mai perdonato: ha gettato un'ombra sulla carriera mia e di Del Piero, e non mi ha ancora chiesto scusa".


Quando Carnevale e Peruzzi furono squalificati per doping

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Si era settembre del 1990 :gara della Roma il Bari: i giallorossi si impongono 1-0, ma nella rete dei controlli antidoping cadono Peruzzi e Carnevale. Agli onori della cronaca sale il "Lipopill", che all'epoca nella Capitale divenne più famoso dell'Aspirina.
Peruzzi e Carnevale, che si beccarono un anno di squalifica a testa, la colpa fu data ad una abbondante cena seguita ad una gara di coppa Uefa contro il Benfica. Una abbuffata, per limitare gli effetti della quale fu assunto il famigerato Lipopill, composto, tra le altre sostanze, anche dalla fentermina.
Dopo tanti anni Peruzzi confesso:'""Io, Carnevale e il presidente Viola dicemmo moltissime bugie alla giustizia sportiva - ha detto a "Roma Uno" - e credo che prendemmo un anno di squalifica per questo, lo fecero apposta per massacrare Viola. La pasticca? Non la presi in famiglia, come avevo detto, ma me la diede un giocatore".
Carnevale, forse sentitosi tirato in ballo, ebbe a dire:"''è un'immagine brutta e dolorosa quella che conservo della vicenda del Lipopill, altri hanno usato doping vero e sono stati puniti diversamente. Era meglio evitare di tornare 15 anni dopo su questa storia che è passata, mi è dispiaciuto leggere queste cose perchè mi hanno riportato alla memoria quel che successe: sembravamo due killer del doping in quel periodo. Si poteva evitare di dire che quelle pillole ce le aveva date un calciatore. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità''.


La rivalita' tra due grandi portieri


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Erano i tempi in cui in Italia trionfava il "rivalismo" (il più famoso, quello in campo operistico tra la Callas e la Tebaldi e Di Stefano e Del Monaco). In ambito sportivo c'era lo scontro Coppi-Bartali;anche in ambito calcistico c'era un binomio che divideva i tifosi italiani.
Nelle cronache sportive (e non) del decennio dei Cinquanta , infatti, è rimasta memorabile la rivalita' tra Lorenzo Buffon e , Giorgio Ghezzi, soprattutto perché entrambi beniamini della piazza milanese.
La rivalità duro' poco anche perché alle loro spalle (e in taluni casi accanto) a Buffon e Ghezzi c'era innanzi tutto Giuliano Sarti, quindi in momenti differenti Bugatti, Lovati e, nei primi anni Cinquanta, Viola.

Perchè litigarono Totti e Cassano:le ipotesi

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Pare sia stata tutta colpa di Maria De Filippi .E' il 13 ottobre 2001. Come riportava Repubblica del giorno dopo "il bomber giallorosso, in gran segreto, aveva contattato la trasmissione della De Filippi per 'dare una lezione' allo scapestrato ma amatissimo compagno di squadra. È stata la postina Rossella Brescia a raggiungere l'ex giocatore del Bari nella splendida villa dove abita con la madre e a consegnargli la fatidica lettera di C'è posta per te. Con qualche imbarazzo Cassano è arrivato al cospetto della De Filippi, in elegante blazer blu. È arrossito quando la conduttrice ha ipotizzato che potesse essere stata l'iniziativa di un'ex fiamma. Ma è bastato aprire la busta per dissipare i dubbi: dall'altro lato del muro c'era un casco, uno di quelli che si portano per andare in moto, uno di quelli cui Cassano è allergico. Il giovane barese, evidentemente con la coscienza sporca, ha sussultato: 'Non è che mi ha mandato a chiamare la polizia?'. E infatti ecco spuntare due 'vigili' che gli fanno una specie di esame: qual è la velocità massima consentita in città? Che cilindrata occorre per andare in due in moto? Antonio arrossisce sempre più, non sa rispondere. Ma ecco il colpo di scena: compare il 'capo dei vigili' che l'ex del Bari immediatamente riconosce: è Francesco Totti, il suo capitano, il suo eroe, il suo idolo da sempre. Il volto fino ad allora corrucciato, quasi contrito, si illumina di un sorriso immenso. Anche Totti non riesce a rimanere serio come si converrebbe ad un capo dei vigili. Tra gli applausi e le risate del pubblico, il capitano riesce a far giurare solennemente a Cassano che d'ora in avanti rispetterà le norme del Codice della strada. Il rapporto tra Cassano e il casco non è certo idilliaco. Così come, di conseguenza, quello tra il fantasista della città vecchia e i vigili baresi.Da quel momento, in poi, però le cose sono cambiate e, secondo quanto raccontato da Cassano nell'autobiografia, il cachet di quella trasmissione diviso iniquamente (8 per Totti e 2 per lui) aprì le prime "crepe" nel rapporto di amicizia.
Secondo altre fonti L' ipotesi più accreditata è legata ad una dichiarazione del capitano. La sera prima si era giocata Italia-Slovenia. Gli azzurri avevano vinto e avevano guadagnato la qualificazione al Mondiale con una partita di anticipo. Nel dopo-gara, parlando con i giornalisti, alla domanda «Cassano può trovare ancora spazio in questa Nazionale?». Totti aveva risposto: «Non lo so; l' Italia adesso è questa, senza Cassano». Cassano la prese male, si sentì escluso dal giro azzurro proprio da Totti, da quello che era stato il suo idolo, dal quale si fece regalare la maglietta la prima volta che lo affrontò da avversario, il 14 gennaio 2001 all' Olimpico, Roma-Bari 1-1, e non gli parlò più.




Nel Napoli due grandi viveur




Era il 1981, ceduti Filippi, Tesser e Bellugi, il rinforzo difensivo fu Luciano Marangon. Lasciarono il Napoli
anche Improta ed Agostinelli. La riapertura delle frontiere, portò sotto il Vesuvio l’olandese
Rudy Krol, ex colonna del grande Ajax e della nazionale arancione, considerato un “nobile decaduto”
dopo essere finito in prestito al Vancouver, nel piccolo soccer canadese. L’orange arrivò a settembre,
quasi per il rotto della cuffia.
Dopo tanti anni Marangon , da sempre riconosciuto play boy ha dichiarato:"“Quando io e Rudi Krol uscivamo era sempre lui ad essere avvicinato dalle ragazze. Però tra i due quello sposato era lui, quindi alla fine ero sempre io a portarmele a letto“.In un'altra intervista pero' :" "Era sposato e diceva alla moglie 'vado a far compagnia a Luciano che è solo'. E io stavo in giro tutta la notte per farlo divertire a casa mia con le mie amiche"

I calciatori piu' alti della serie A
l giocatore più alto della serie A è l’attaccante dell’Udinese Eric Mathias Ranegie, svedese originario della Guadalupe. Divide il podio con Stojanovic, portiere del Bologna. Entrambi toccano quota 196 centrimetri. Oltre si entra in territorio pallacanestro. Nella top ten degli spilungoni la farebbero da padroni i portieri, ormai quasi tutti oltre il metro e novanta. Ecco invece la classifica “depurata” dai numeri uno.

196 centimetri Ranegie (Udinese) attaccante,



194 centimetri Salamon (Sampdoria)



193 centimetri Spolli (Catania)



Toni (Verona) attaccante



Ed ecco la classifica dei portieri piu' alti :

196 centimetri Stojanovic (Bologna)



195 centimetri Kelava (Udinese), Aldegani (Livorno), Rosati (Fiorentina)

194 centimetri Brkic (Udinese), Berisha (Lazio), Mihaylov (Verona), Andujar (Catania)

193 centimetri Mirante (Parma), Handanovic (Inter), Gabriel (Milan)


I calciatori piu' bassi della serie A



160 centimetri Moralez (Atalanta) attaccante



163 centimetri Lorenzo Insigne (Napoli) attaccante



164 centimetri Giovinco (Juventus) attaccante



Edited by Pulcinella291 - 31/1/2015, 08:50
 
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