Le stronzate di Pulcinella

I Basilischi:storia di una banda criminale Lucana

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view post Posted on 3/3/2015, 20:04
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Pulcinella291 Forum

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La famiglia dei basilischi nacque agli inizi del 1994, allorquando Giovanni Luigi Cosentino,


soprannominato “faccia d’angelo”, un pregiudicato molto noto per le sue passate imprese criminose, all’interno delle carceri di Potenza e Matera iniziò ad avvicinare altri detenuti con l’intento di creare una organizzazione che, con l’avallo di alcune famiglie malavitose calabresi (e segnatamente quella dei Morabito), avrebbe dovuto riunire tutte le associazioni criminali che sino a quel momento avevano operato in Basilicata: proprio per questo il gruppo veniva denominato famiglia dei basilischi.[1] Ottenuto difatti il nulla osta dalle 'ndrine dei Pesce e Serraino di Rosarno, si formò un gruppo di malavitosi operante in tutta la Regione con a capo Giovanni Gino Cosentino. Quella organizzazione ambiva a diventare la quinta mafia del meridione d'Italia.


L'organizzazione venne effettivamente formata da Saverio Mammoliti (detto Don Saru) dei Mammoliti che nominò come capo-società Renato Martorano.


In seguito al maxi-arresto del 22 aprile 1999, che ha incarcerato i capi della cosca, sembra che la 'ndrangheta di Rosarno abbia ristabilito il potere sulla criminalità in Basilicata, destituendo Cosentino e creando sette 'ndrine, composte da malavitosi locali e comandate direttamente da sette calabresi. Nel 2006, nell'inchiesta che ha coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia e il sindaco di Campione d'Italia, vi era anche la famiglia Tancredi del potentino.Cosentino è leader indiscusso del clan fino alla fine degli anni Novanta, quando gli investigatori scoprono che durante la detenzione degli esponenti dei clan storici, i loro affiliati allo sbando e senza una guida, si erano riuniti sotto un unico cartello. E’ a questo punto che qualcosa cambia nel panorama criminale della Basilicata. Le mafie “tradizionali”, per i loro affari in terra lucana, non possono non tener conto della nuova famiglia che controlla il territorio. Per rapine, estorsioni, traffico d’armi e di droga, adesso si fa riferimento ai basilischi. Gli affari continuano indisturbati fino a quando una questione familiare rompe gli equilibri: la compagna di Cosentino viene accusata dal boss di averlo tradito mentre lui era detenuto. Dal carcere parte l’ordine per “regolare i conti.L’incarico viene affidato a Michele Danese, cognato del boss. All’uomo era stato imposto di sfregiare in volto sua sorella ma Danese non porta a compimento l’incarico e pagherà in prima persona anche lo “sgarro” commesso da sua sorella. Due uomini armati di lupara, a volto coperto, entrano nella sua officina meccanica e gli sparano. L’uomo miracolosamente sopravvive ma per la famiglia dei basilischi sarà la fine. Danese uscito dall’ospedale va dritto dritto in Procura, consegna il rito di affiliazione e svela l’esistenza della cosca. Le parti mancanti dal racconto di Danese sono state poi ricostruite con le dichiarazioni di un altro esponente di spicco del clan, Antonio Cossidente, che a distanza di 13 anni dal primo pentito della famiglia, fornisce ai magistrati i tasselli che mancavano nel romanzo criminale della Basilicata.

Secondo la procura antimafia nazionale, le zone lucane colpite da questo fenomeno sono quelle di Policoro, Montalbano Jonico, Pisticci, Scanzano Jonico (dove operano gli Scarcia), la Val d'Agri (dove sono concentrate le risorse petrolifere della regione) e il Melfese. Con sentenza del 21 dicembre 2007 il Tribunale di Potenza, composto dai giudici Daniele Cenci, Ubaldo Perrotta e Gabriella Piantadosi, ha accertato l'esistenza della "Famiglia Basilischi". Il 30 ottobre 2012 la Corte d'appello di Potenza ha confermato la sussistenza del clan mafioso dei “Basilischi”.
Dopo varie inchieste i giudici hanno stabilito che la famiglia dei basilischi “e’ un’associazione a delinquere di stampo mafioso” sia in primo grado che in Appello.
Delle 38 persone condannate nel primo grado di giudizio, i giudici d’Appello ne hanno confermate 36 mentre il totale degli anni di carcere inflitti ai basilischi, 242 anni in primo grado, ha subito uno sconto di circa 20 anni. Il presidente della Corte d’Appello di Potenza Vincenzo Autera ha confermato le condanne di primo grado per Giovanni Luigi Cosentino (21 anni di carcere), Santo Bevilacqua (3 anni), Mario Castellaneta (3 anni e 10 mesi), Tonino Cossidente (6 anni), Michele Danese (4 anni e 8 mesi), Giuseppe D’Elia (7 anni), Antonio De Paola (7 anni e 2 mesi), Vincenzo Di Cecca (4 anni e 6 mesi), Gennaro Durante (7 anni e 2 mesi), Angelo Greco (7 anni e 2 mesi), Giuseppe Lopatriello (7 anni e 6 mesi), Franco Mancino (8 anni), Riccardo Martucci (6 anni), Silvano Mingolla (7 anni), Antonio Mitidieri (6 anni), Francesco Pontiero (7 anni e 2 mesi), Saverio Riviezzi (10 anni e 10 mesi), Nazzareno Santarsiero (3 anni e 4 mesi), Antonio Santoro (7 anni), Egidio Santoro (6 anni), Nicola Sarli (5 anni), Cosimo Sasso (5 anni e 6 mesi), Salvatore Scarcia (7 anni e 2 mesi) e Carlo Troia (13 anni e 11 mesi). Altri imputati sono stati condannati per reati non associativi a pene inferiori.
Assolti Angelo Chiefa ed Eugenio Pesce dall’accusa di associazione di stampo mafioso. Alcuni episodi di spaccio di droga sono stati dichiarati prescritti. Sconto di pena, per la collaborazione, a Cossidente: due anni e sei mesi di carcere in meno.
In sostanza, comunque, la decisione di primo grado emessa nel 2008, regge. Gino Cosentino, invece, nonostante la collaborazione con la giustizia, si è visto confermare la condanna emessa in primo grado di 21 anni di carcere: è la pena più pesante inflitta dal Tribunale in primo grado e confermata dalla Corte d’appello. Lui stesso nel corso delle udienze aveva confessato di essere stato l’ideatore e il promotore della cosca, l’inventore del rito di affiliazione.
Tratto da da wikipedia e da Libera informazione .
 
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