Le stronzate di Pulcinella

GENOVA per VOI: storia, arte, tradizioni, cultura, gastronomia, sport, entroterra

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view post Posted on 11/2/2021, 16:51
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Sette posti che la maggior parte delle guide non ti dirà



Nervi e la passeggiata

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Prenditi una mezzora al pomeriggio ed una alla sera. Vai sulla passeggiata nei due frangenti di giornata e guarda come cambiano atmosfera e colori. Sembra banale, ma non è così… Paiono quasi due passeggiate diverse…

Inizia dal porticciolo di Nervi ed arriva fino in fondo. A metà circa, svolta verso la stazione per pochi metri e prenditi un euro di focaccia, tranquillo non sono “tirchio”, 1 € basterà e scommetto solo che non riuscirai a finirla… poi prosegui. (oh vi ho ampliato la pubblicità, dovreste offrirmene una slerfa, la prossima volta che verrò!).

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È facile perdersi a guardare la risacca del mare nelle insenature tipiche della liguria.

Il mio consiglio? Al mattino la direzione migliore è verso levante. Mentre diventa ancor più magica percorrerla verso ponente, durante il tramonto. In generale, comunque, sempre contro sole.

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Ti lascio con queste tre righe in croce, perché la magia non si riesce a raccontare e la Passeggiata va vissuta, non descritta

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FONTE: ilmugugnogenovese.it

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view post Posted on 12/2/2021, 18:01
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Monte Fasce, la terrazza

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Lo troverai sulle guide, anche se non in tutte visto che molte si soffermano sul centro città… ma tu da retta al V.E.L.: se la giornata è soleggiata e limpida metti sul navigatore “Via Monte Fasce” e percorrila tutta. Massimo una mezz’oretta sei su.
Consigli:
1) porta la macchina fotografica o liberati un po’ di spazio nella memoria del telefono. Foreste avvisato.
2) è possibile un po’ di traffico nel weekend o in orari di picco. Moto-munisciti ed evitati ogni tipo di problema.
3) prendete la salita con calma e buttate un occhio ad ogni curva… occhio a non volar di sotto però che sennò incolpate me!

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Perché vi consiglio questo? Poche città hanno una terrazza così panoramica, a così poco tempo di distanza. Ne vale la pena, specialmente se uno è abituato alla noiosa pianura…

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NOTA: Ho riportato il monte Fasce, perché è davvero una terrazza per Genova, ma basta salire su qualsiasi cima perché lo sguardo spazi da una parte sul mare e dall'altra sui monti. E nei giorni di o post tramontana, da una parte si potrà vedere la Corsica e la Capraia, dall'altra la puanura e laggiù le cime innevate delle Alpi piemontesi

Fonte: ilmugugnogenovese.it

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view post Posted on 13/2/2021, 17:44
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I Forti

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È un argomento già trattato in questa rubrica, ma è sempre interessante da proporre.
Ho appositamente indicato in generale… che sia il Puin, Sperone, il Diamante, Santa Tecla o qualunque sceglierai, ti piacerà. Se sei appassionato camminatore in 45 minuti dal parcheggio del Forte Sperone arrivi al Diamante e ti godi una vista esclusiva. Se invece sei più pigro ce ne sono altri che si raggiungono in macchina.

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Magari non son tenuti al meglio, non saranno restaurati, ma sta pur certo che rimarrai stupito di come passerai dal “traffico moderno” alla “quiete del passato” in una ventina di minuti nemmeno.

Ed ora un assaggio dell'itinerario

 
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view post Posted on 14/2/2021, 17:38
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I caruggi

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Come tutti i luoghi dipende come li vivi e in che posti ti rechi. Quindi occhio a generalizzare dicendo “i vicoli sono sporchi/pericolosi”. Anche qui, doppia vita. Di giorno, negozi vecchio stampo (quei pochi che sono sopravvissuti) e angoli di passato. Sono affascinanti, ricchi di storia. Spesso ti perdi col naso all’insù per poi pentirti perché hai saltato dei particolari “terreni”!… Di notte?

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È posto di ritrovo e divertimento, anche se ormai dopo le recenti ordinanze sta lentamente morendo in modo inesorabile. Certo, magari alla sera non sarà il luogo migliore per i “diversamente-giovani”, però sicuramente c’è chi si diverte! É ancora il ritrovo serale per la maggior parte dei Genovesi

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Fonte: ilmugugnogenovese.it

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view post Posted on 15/2/2021, 18:03
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Vernazzola

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A parer mio un posto che non va visitato, di giorno nel periodo estivo, poiché non sono un amante delle “spiagge-carnaio”. Fateci, piuttosto, un salto verso sera (potete arrivare con la moto fino a pochi metri dal mare). Alle vostre spalle avete una delle vie più trafficate della zona, eppure la pace che regna in questo posto è qualcosa di surreale… Una pizza d’asporto, un pezzo di focaccia o ciò che volete da mangiare, li seduti in spiaggia è una delle cose più rilassanti che ti puoi concedere gratis! Una serata a passeggio da Bocca a Vernazzola è “#top” come direbbero gli Albarini…

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Se il tempo è decente, la magia e la quiete che ti regala è difficilmente replicabile in altri luoghi!


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Un ulteriore extra? Allora

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Fonte: ilmugugnogenovese.it
 
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view post Posted on 16/2/2021, 17:04
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Santuario di Nostra Signora del Monte


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La calma che si respira lì (a 500 metri dal frastuono) è unica. Tanti vanno a piedi, tanti fanno un salto al pomeriggio ed altrettanti guardano il tramonto da lassù. La via d’accesso non sarà delle più comode e forse è meglio essere moto-muniti, però l’atmosfera ti ripaga. Ampiamente.

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Conclusione:
Una cosa che colpisce tutti è come a Zena puoi passare dal caos alla quiete in dieci minuti. Ovunque metti il dito sulla cartina a Genova avrai sempre a 5, max 15 minuti, di distanza mare-monti-quiete. Sta solo a te dove fuggire e questo articolo qualche posto te lo suggerisce!


Scignoria!

Fonte: ilmugugnogenovese.it
 
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view post Posted on 17/2/2021, 18:07
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PIAZZA DELL'AMOR PERFETTO
perché si chiama così?


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Nel cuore della vecchia Genova, dietro l’antica Borsa, esiste una piazzetta grande come un fazzoletto.
Capita spesso di girare nei vicoli e scoprire storie inaspettate: è il caso, per esempio, di piazza dello Amor Perfetto, tra via degli Orefici e vico delle Vigne, dove la leggenda narra che si sia consumato un amore finito tragicamente.

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Correva l’anno 1502. Tommasina Spinola, donna genovese colta e bellissima, si era perdutamente innamorata di Luigi XII, nientepopodimeno che il re di Francia, durante la sua visita a Genova.

Re Luigi venne nella Superba con l’intenzione di convincere i nobili genovesi ad aiutarlo nella sua battaglia contro gli spagnoli. Il re Francese, correva voce fosse un “rubacuori”, un conquistatore. Dovunque andava, faceva impazzire qualche nobildonna.

A Genova non fu da meno. Qui conobbe Tommasina. A differenza delle altre volte, il Re rimase follemente conquistato dalla Spinola e fu amore a prima vista.

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Il tempo di soggiorno del nobile francese, però, durò pochi giorni (alcune storie parlano di 24 ore scarse di permanenza) e Tommasina, sconvolta dal dolore, si chiuse in casa. Non volle più saperne di uscire, quasi non volesse intaccare in alcun modo quell’amore “perfetto”appena sbocciato e così travolgente.

Poco più tardi, giunse la notizia della morte di Re Luigi nella battaglia di Cerignola e, manco a dirlo, Tommasina disperata si rifugiò nel suo palazzo nella Piazza che ora porta il nome della dolorosa vicenda. Morì di dolore e d’amore pochi giorni dopo.

I tempi però, erano diversi. Adesso ci sono le fake news, più rapide, volatili e smentibili, ai tempi invece una notizia poteva risultar vera per molto tempo. Fu proprio il caso della morte di Re Luigi, un’autentica fakenews del 1500, circolata dopo la battaglia. Il nostro Luigi, sempre più invexendato per la bella Tommasina, chiese notizie della sua amata (siamo nell’Aprile del 1503, circa un anno più tardi del “colpo di fulmine”). Alla scoperta della morte della sua amata, il Re appena ebbe un momento di tregua volle tornare a Genova e veder la casa dove Tommasina spirò.

Parrebbe proprio in quel momento che Re Luigi disse “Avrebbe potuto esser l’amor perfetto”

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Fonte: ilmugugnogenovese.it
 
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view post Posted on 17/2/2021, 18:36
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Muro o non muro...TRE PASSI AVANTI!

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SANTUARIO di NOSTRA SIGNORA DEL MONTE



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questo luogo mi è particolarmente caro perchè è posto poco sopra a dove ho abitato i primi sette anni della mia vita nell'allora caratteristico quartere di San Fruttuoso

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Sulla collina di San Fruttuoso si staglia il santuario di Nostra Signora del Monte, uno dei luoghi di culto più amati e frequentati dai genovesi.
In origine, prima dell’anno mille, sul monte si trovava una piccola cappella votiva ma fu solo durante il XII sec. che si deliberò, così annota un antico atto notarile, la costruzione di un edificio molto più imponente.

La versione in cui tuttora lo possiamo ammirare, che domina e protegge le alture, risale alla prima metà del ‘600. Fra il 1601 e il 1658 infatti subì una radicale ristrutturazione in stile greco-romano. Il progetto e gli affreschi della volta della navata principale sono di Giovanni Andrea Ansaldo, l’altare maggiore, in marmi policromi, è frutto della conclamata maestria dei fratelli Giovanni e Giovanni Battista Orsolino.

Durante l’assedio austriaco del 1746 il convento, in virtù della sua strategica posizione, venne difeso strenuamente dai soldati della Repubblica che respinsero gli invasori.
Secondo la tradizione, a seguito di strane apparizioni luminose, la Madonna in persona si sarebbe manifestata ai fedeli a partire dal 1440 con reiterate apparizioni anche nel ‘500.

Da allora il santuario venne intitolato dai francescani alla Madonna del Monte e divenne oggetto di pellegrinaggi ed ex voto di carattere, soprattutto, marinaresco.

Tale Madonna con immancabile Bambino venne rappresentata da una statua lignea quattrocentesca, oggi ricoverata nella cripta, dell’artista senese Francesco Valdambrino. Al suo interno le cappelle vennero concesse in patronato a nobili famiglie patrizie quali Saluzzo, De Ferrari, Salvago, Adorno, Grimaldi, Fieschi, Negrone. Qui vennero sepolti tre dogi appartenenti a quest’ultima casata: Bendinello, Domenico, e G. Battista. Le tre tombe si trovano nella quarta cappella della navata di destra, quella detta di “S. Anna” perché un tempo, fino al 1812, custodiva il braccio della santa. La preziosa reliquia, dopo varie peripezie, a metà del ‘400, era stata qui ricoverata per sfuggire alle razzie dei turchi, proveniente dalla colonia di Pera. La santa viene qui effigiata in una pala d’altare opera di Domenico Fiasella.
Da qui si accede al secentesco chiostro e alla sala degli ex voto. Nella cappella dei Salvago è possibile ammirare un pregevole polittico di un “Annunciazione” della seconda metà del ‘400 di mano anonima, in quella a destra del presbiterio, una notevole “Natività” di G.B. Carlone.

Da una porta in fondo alla navata di sinistra si accede alla sacrestia, locale in cui sono conservate opere d’arte che arricchirebbero la collezione di qualsiasi museo: tre dipinti, “S. Francesco d’Assisi”, “S. Antonio da Padova” e “S. Caterina da Siena”, di Bernardo Stozzi, una tela “L’albero di Jesse”, di Andrea Semino, una “Annunciazione”, di Giovanni Andrea Ansaldo e una “Flagellazione”, di Sebastiano del Piombo. Nel refettorio del convento, oltre ad un pulpito di ardesia, intarsiato con figure di Madonne e santi francescani, è possibile ammirare una splendida “Ultima Cena” del 1641, di Orazio De Ferrari, uno dei tanti insuperati maestri del ‘600 genovese, recentemente riportato agli onori dalle recensioni di Vittorio Sgarbi.
Affissa fuori sul sagrato della chiesa c’è poi una curiosa lapide che rammenta una battuta di caccia avvenuta il 2 agosto del 1785. Protagonista di tale targa è il re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone che, proprio come il “Geordie” di Faber, uccise tre cervi nei boschi ai piedi del monte.

Ultima curiosità al santuario si deve anche il nome dell’omonimo amaro, un digestivo a base di 36 erbe e spezie, preparato per secoli dai frati del convento. Sul finire dell’800 la ricetta dell’Amaro di Santa Maria al Monte, inalterata dal 1858, è stata affidata e brevettata dall’esperto liquorista Nicola Vignale. La produzione è stata dislocata a distillerie esterne ed è oggi acquistabile in qualsiasi rivendita.
Dal santuario si gode di un invidiabile panorama e di un punto di vista privilegiato. Genova onora la Madonna e si mostra in tutta la sua bellezza… forse per questo un tempo ogni nave che entrava in porto le rendeva omaggio sparando un colpo a salve di cannone!


fonte: www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&e...O-u_IvkB1-two0P
un saluto

Edited by marmari - 17/2/2021, 19:02
 
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I COMANDAMENTI DEL PESTO GENOVESE

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La seguente sacrocanta tabella mi è stata mandata da Piero

1. Non siamo scoiattoli ne’ elefanti: Nel pesto ci vanno i pinoli. Non le noci, non gli anacardi, non le mandorle. I PINOLI.

2. Il basilico deve essere rigorosamente a foglia piccola, possibilmente di Prà. Quella specie di lattuga che vi spacciano a Milano, noi non lo usiamo nemmeno per insaporire la pizza. Al massimo puoi farci il mojito, dato che sa di menta.

3. Il parmigiano e il pecorino devono essere equamente dosati, ma con parsimonia. Semmu zeneizi.

4. Il pesto senz’aglio non esiste. Non siamo in Transilvania.

5. Non chiedere mai le dosi: il pesto si fa ad occhio. Al massimo puoi aggiungere un “cicinin”. O una “stissa”.

6. Non usare mai nella stessa frase “pesto” e “tofu”.

7. Basilico e metalli non vanno d’accordo: il basilico si pulisce a mano, e il pesto si dovrebbe fare col mortaio. Unica deroga nell’uso di robot di cucina e frullatori vari: le lame di plastica, onde evitare l’impressione di mangiare catrame.

8. Esiste uno speciale girone infernale per chi cuoce il pesto.

9. Mentre per chi lo diluisce con burro o panna, sono previsti tutti i flagelli biblici, dall’invasione di cavallette alla moria dei primogeniti.

10. Trofie, trenette, gnocchi, al limite anche pasta. Basta che col pesto non ci condisci i ravioli.

11. L’unità di misura della pasta al pesto è la xatta (leggasi “sgiatta). Al limite la corba. Non ti muovere per niente di meno.

12. Quello della Barilla o della Buitoni non è pesto. Al limite viene bene per concimare il basilico sul poggiolo.


E adesso non dite che non ve lo abbiamo detto!

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view post Posted on 23/2/2021, 18:55
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Quando Genova era una vera fortezza! Le “Fronti Basse”

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In questa foto dell’archivio del Comune di Genova, anno 1880, possiamo ancora vedere le tanto chiacchierate Fronti Basse, sparite proprio 8 anni dopo questo scatto. Dove ci troviamo di preciso? Potremmo dire, per capirci, alla fermata di Cadorna. Tra piazza della Vittoria e i giardini di Brignole, più o meno in linea con l’attuale ingresso di Via XX Settembre, ai tempi chiamata Via Giulia. Perché “più o meno”? Perché Via Giulia aveva un tracciato un po’ differente.

Se notate, l'edificio quasi in primo piano nella foto storica lo ritrovate incastonato fra i palazzi nella foto attuale. Quella è Porta Pila.

Possiamo affermare che Genova prima fosse una sorta di gigantesca “Lucca” dei giorni d’oggi, interamente fortificata in stile medioevale?

SNI. O meglio… al confronto con le fortificazioni Genovesi, quelle di Lucca sono la versione giocattolo che regalaresti a tuo figlio per farlo giocare con i soldatini in cameretta.

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Il sistema di cinta muraria Genovese?

A partire dal periodo del Barbarossa in particolare, le difese della Superba sono state il fiore all’occhiello della Repubblica. Una città interamente fortificata, dai Forti al Porto. Espugnare la città non era affatto semplice. Le Fronti Basse? Ne rappresentarono il periodo di massima estensione.



Possiamo, grosso modo, immaginare una linea difensiva che dall’attuale Porto Antico, saliva per Corso Aurelio Saffi, si espandeva passando per le Fronti Basse, saliva su sin al Forte Sperone e ri-scendeva fino alla Lanterna sfruttando principalmente “la cresta”, sopra Lagaccio, Mura degli Angeli per giungere dinnanzi alla Lanterna. Non a caso, nella zona del Righi, il parco si chiama “delle Mura”! “Coincidenze?IoNonCredo” cit.

Le Fronti Basse, dunque, partivano circa dove oggi troviamo la rampa d’accesso alla Sopraelevata e termivano nella zona di Corso Monte Grappa. Un’autentica “diga” divisoria tra l’attuale Foce ed il Centro, che costeggiava il percorso del Bisagno.
E, infatti, come si chiama la zona proprio antistante la foto vista all’inizio dell’articolo? Borgo PILA. “Coincidenze?IoNonCredo” cit.

La cosa incredibile, per riassumere questo angolo della Superba, sono le foto. Quasi si stentano a riconoscere i luoghi talmente è il loro cambiamento.

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L’origine delle Fronti Basse?

1632, come rafforzamento delle “mura nuove” che furono costruite sul terreno pianeggiante affacciato sul Bisagno. Questa cinta, definita “nuova”, strategicamente fu da subito molto criticata e venne scelto di “armarle” ulteriormente con, appunto, le Fronti Basse. Circa una decina di bastioni gigantesci andavano quindi ad aumentare la profondità, la robustezza e il tatticismo del sistema difensivo.

Da dove si entrava a Zena, provenendo da Levante?

Si avevano due accessi. Porta Pila, di cui abbiamo già parlato e… Porta Romana, di cui ormai possiamo solo vedere alcune (rare) foto.

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Di Porta Romana, purtroppo, se ne sono perse le tracce e, presumibilmente, venne demolita proprio con l’abbattimento delle Fronti tra il 1888 e il 1892. Perchè il nome “Romana”? La sua denominazione deriva dalla strada romana che, provenendo da vico Dritto Ponticello (attuale zona piazza Dante) e via San Vincenzo, usciva dalla porta in questione e si dirigeva verso Borgo Incrociati.
Non ci sono conferme certe, ma pare fosse in pietra rossa di Finale ed ospitasse, sopra di essa, il Corpo di Guardia.

E che fine hanno fatto le Fronti Basse?

C’è piuttosto da chiedersi il “perché” fu distrutto tutto il complesso.
Semplice: non servivano più e Genova correva verso un’espansione inarrestabile che, a tappe, distrusse parecchi edifici-

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Qui negli anni 80 circa, quando vennero ritrovate le fondamenta delle Fronti Basse costruendo i parcheggi sotterranei di Piazza della Vittoria



Certo, sarebbe servita molta lungimiranza e anche una discreta dose di fortuna nelle scelte delle amministrazioni locali, ma provate a immaginare che valore turistico darebbero in più oggi? Renderebbero Genova una città arroccata sul mare attraverso una doppia cinta muraria secolare.

FONTE: ilmugugnogenovese.it
 
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view post Posted on 24/2/2021, 18:00
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L’incredibile progetto di Via XX Settembre mai attuato

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Avete mai sentito, ma soprattutto, avete mai visto questo incredibile progetto di Via XX Settembre a firma Renzo Picasso?

Anticamente, prima dell’attuale Via Venti, c’era Via Giulia (di cui parleremo) che, con il progetto di riqualificazione di Genova, fu completamente stravolta. A vincere tra i mille progetti proposti fu quello di Cesare Gamba, ma… col senno di poi, il progetto di Picasso grida vendetta, se non altro per la mole di traffico attuale! Sono chiacchiere da bar, ovviamente, però… 4 linee di tram e 4 corsie per il trasporto pubblico, non è così male, no?

Interessante quanto disse lo stesso ingegnere che viene riportato sul suo sito personale.

“A tutt’oggi l’unica Via al mondo, per la grandiosità e ricchezza dei suoi porticati e distacchi, la via moderna più ammirata dal forestiero, la più frequentata dai genovesi e quindi la più da noi criticata è la conseguenza di un concorso nazionale bandito dal Comune con deliberazione in data 5 marzo 1883 «per ottenere un progetto di miglioramento della viabilità fin il Centro e le Frazioni suburbane della città» in cui riuscì vincitore tra 20 concorrenti l’Ing. Severino Picasso col progetto contrassegnato «Vivet?».
Lunga 885 metri, larga 20 e con una massima pendenza del 3%, rappresenta la Via principale orientale del Centro. A circa metà della sua lunghezza il Ponte Monumentale, lungo m. 35 e largo 25, attualmente chiamato Ponte Cesare Gamba in onore del suo ideatore e costruttore, forma la particolarità di un incrocio rotabile a due piani sovrapposti, con un dislivello di 23 metri. La sezione riportata, corrisponde alla parte alta, sistemata a porticati per un tratto di 350 metri, a partire da Piazza De Ferrari e in questo tratto, agli effetti della circolazione, può essere considerata con una larghezza complessiva di 32 metri, così distribuiti: due marciapiedi di 7,50 ed una rotabile di 17 metri. Da uno studio, fatto dallo scrivente, sulla circolazione di Via XX Settembre (Corriere Mercantile del 4-5 maggio 1926) la media dei veicoli era stata calcolata a 494 all’ora. Dai dati di statistica del traffico, compilati dall’Ufficio di Polizia Municipale, esposti nel numero di aprile 1930, della Rivista Municipale «Genova»; la media oraria dei veicoli, distribuita in 20 ore di esercizio, risulterebbe di 582. Dato l”incremento del traffico nei quattro anni interposti, le due medie presentano una buona concordanza e preciserebbero un aumento dell’8%.”

– Renzo Picasso


Il progetto, per qualcuno sarà familiare. Perché? New York! Ebbene sì.

FONTE: ilmugugnogenovese.it
 
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Prima di via Garibaldi

La prostituzione e il quartiere a "luci rosse"

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Ecco via Garibaldi, una delle più belle vie di Genova, sicuramente la più elegante e signorile.
Ma non tutti sanno che lì, proprio lì, prima della metà del secolo XVI, ossia prima dell’apertura di tutto l’ambaradan di Via Garibaldi, lungo la collina di Castelletto (allora detto Monte Albano (Montealbano) ), si stendeva una piccola città, un piccolo borgo, a se stante con tanto di mura e Podestà a governarla, nominato dai Padri del Comune di Genova. Questo piccolo borgo era composto per lo più da case di tolleranza pubbliche (bordelli, in altre parole) e, di fuori delle sue mura, la prostituzione era severamente vietata, a tal punto che tutte le donne sorprese ad esercitarla venivano fustigate. Pensate che, addirittura, le meretrici potevano uscire dalla cittadina solo il Sabato, astenendosi dalla “professione”.

Purtroppo non si conosce “l’inizio” di tutta questa vicenda, ma ci sono atti che ne confermano l’esistenza sin dal sec. XIV

Quando via Garibaldi si chiamava ancora via Montalbano, era il sito del postribolo pubblico, l’analogo del lupanare di Pompei. Siamo al tempo delle Repubbliche Marinare, il “malaffare” si estendeva dalla Maddalena fino a Porta Soprana. La prostituzione non era un libero mestiere perché, ogni 5 anni, la via veniva appaltata e, dunque, essendo fonte di denaro doveva essere regimentata.
Dove, adesso, ci sono i dissuasori per il traffico, a quei tempi c’era un cancello per definirne i confini. Le “signorine”, infatti, pagavano regolarmente le tasse, 5 genovini al giorno e, come lavoratrici, avevano il sabato libero, la domenica andavano alla messa, rigorosamente vestite di giallo e, a S.Giovanni, seguivano la processione dietro l’effige della Maddalena, loro simbolo.

La notte tornavano a fare il loro mestiere: avevano un portinaio per scoraggiare i violenti e se qualche ragazza veniva ferita, il responsabile era costretto a pagare la diaria cioè l’equivalente del mancato lavoro. Erano chiamate le donne delle candele perchè il tempo e quindi l’onere della prestazione era determinato da una tacca incisa su un cero.

All’inizio del 1500 i nobili genovesi, per costruire i loro sontuosi palazzi, spostarono più a valle la vita notturna. Nel 1550 il Doge di Genova fece demolire il borgo della prostituzione e aprì la strada che, da Fontane Marose, passando per Via Garibaldi, appunto, arrivava fino alla chiesa di San Francesco di Castelletto.

Poiché il denaro continuava a fluire, non cambiò nulla fino all’Unita d’Italia, quando Cavour si inventò la legge sulle case chiuse cioè case con persiane rigorosamente oscurate onde evitare sguardi indiscreti. Queste venivano censite come edifici di lusso e regolarmente tassate.

Anche questa è storia della città. Un accenno alla tassa sulla prostituzione lo troviamo in una canzone di De André, A DUMENEGA

E u direttú du portu c'u ghe vedde l'ou
'Nte quelle scciappe a reposu da a lou
Pe nu fâ vedde ch'u l'è cuntentu
Ch'u meu-neuvu u gh'à u finansiamentu


Da ciò si deduce che i lavori di manutenzione del porto erano finanziati dalle tasse sulla prostituzione. Praticamente da commercio a commercio.

Siccome di immagini di quella zona in quel periodo non ce ne sono o sono assai rare e difficilmente reperibili, chiudo con un'altra immagine di via Garibaldi o Strada Nuova, come preferite.

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Fonte: ilmugugnogenovese.it
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view post Posted on 27/2/2021, 20:44
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La storia di Via XX Settembre, un tempo Via Giulia

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Via Venti segue il tracciato della via di Porta Pila, via della Consolazione e Via Giulia. Via Giulia, il nome lo deve al progettista Giulio della Torre, era stata iniziata nel 1650 per creare un’arteria che attraversasse il centro della città. Ci vollero molti anni per ultimarla: i lavori incontrarono difficoltà di ogni genere, liti, contestazioni, cedimenti di muri… Proseguirono con vari tapulli, allargamenti, raddrizzamenti, abbassamenti… Fino al 1890 che fu approvato un progetto grandioso per un rinnovamento dell’ingegner Cesare Gamba, a cui si deve anche il Ponte Monumentale.

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Furono espropriati dalla via centinaia di stabili. La Curia si infuriò per la Chiesa dell’Angelo, il Governo non voleva fosse demolito il Carcere di Sant’Andrea; mugugni ce ne furono davvero molti. Il nome fu scelto per ricordare il giorno della presa di Roma nel 1870. La via è affiancata da palazzi che meriterebbero una singola trattazione: il palazzo dei Giganti, palazzo Mainero del Coppedé e molti altri.

Andiamo però, un po’ più nello specifico con foto, date e prove che tutt’oggi possiamo vedere dal vivo…

Via Giulia fu aperta nel XVII secolo nel sestiere di Portoria, univa Piazza San Domenico (l’attuale Piazza De Ferrari) con la Porta degli Archi, varco nelle mura cinquecentesche che collegava Genova con la “campagna” (la Val Bisagno e le colline di Albaro)

I lavori iniziarono nel 1650 e comportarono l’esproprio e l’abbattimento di numerosi edifici, come già detto. La strada da piazza San Domenico saliva fino a Piccapietra e S. Andrea (i due “colli” che accerchiavano l’attuale piazza de Ferrari, per darvi una visione dell’insieme molto semplicistica) per poi scender fino a Porta degli Archi, (dove oggi troviamo il Ponte Monumentale). Da lì, proseguiva poi nel sestiere di San Vincenzo con il nome di “Via della Consolazione“ fino alla Porta Pila (eh già, proprio quella che oggi vediamo sopra Brignole, non molto curata…)

La strada, nel corso degli anni, fu allargata, venne “livellata” (alzata e/o abbassata a seconda dei tratti, per renderla più percorribile). Un’ulteriore prova che possiamo prendere in esame per confermare quanto detto lo abbiamo nei gradini di fronte alla chiesa della Consolazione.

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Si nota chiaramente come il livello originale della pavimentazione fosse più in basso rispetto all’attuale Via.

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Tutti questi “rattoppi" finirono per mettere a rischio la stabilità delle case affacciate su di essa. Siamo, comunque, ancora “in alto” mare rispetto alla fisionomia della via che possiamo ammirare oggi.

Vennero proposti numerosi piani di riqualificazione della Via, molto probabilmente a causa della sua natura/storia “improvvisata”, ma il più importante di tutti fu quello di Cesare Gamba, che portò all’attuale Via XX Settembre.
Dopo un lungo dibattito, nel 1892 fu approvato l’enorme progetto di rifacimento che andava a rettificare Via Giulia e Via della Consolazione, di fatto unificandole e rendendole più “agevoli”.

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Con la realizzazione di questa nuova Via (destinata a diventare la principale della città che andava espandendosi verso quella che fino ad allora era stata “la campagna”) quasi tutti gli edifici preesistenti furono abbattuti e sostituiti da nuovi palazzi. Il percorso della nuova strada ricalcava quello della via Giulia, ma rispetto a questa era molto più ampia, contornata da grandiosi edifici in stile Liberty e non solo, dotati di alti portici nella parte più a monte (quella corrispondente alla vecchia via Giulia).

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Tra gli edifici demoliti in Via Giulia vi era anche la settecentesca chiesa di Nostra Signora del Rimedio proprio quella che oggi troviamo nella citata piazza del quartiere della Foce. Curioso no? Quante volte ci siete passati davanti, senza sapere che quella chiesa in realtà si trovava in Via Venti?

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Venne anche spianato il colle di S. Andrea (o di Morcento), alla cui sommità sorgeva l’omonimo ex convento, trasformato in carcere nel 1810.

Via Venti fu inaugurata il 15 marzo 1900, mentre la realizzazione di tutti i palazzi affacciati sulla via sarebbe stata completata solo nel 1913.

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Fonte: ilmugugnogenovese.it
fotografie: google
 
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view post Posted on 28/2/2021, 18:24
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Santa Paola Frassinetti

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Chiesa di Santa Chiara in Albaro (Genova), 12 agosto 1834: nasce una comunità di future suore educatrici, che sono sette. Aprono un paio di scuole per bambine povere, ricevono nuove aspiranti; ma poi alcune si ammalano, altre se ne vanno, girano maldicenze... Infine il padre della fondatrice la fa tornare a casa. Nascono così le Figlie della Santa Fede, poi Suore di Santa Dorotea, fondate da Paola Frassinetti, 25 anni, di fragile salute, di modi timidi e dolci. E di fortissima volontà. Aveva 9 anni quando le è morta la madre, e ha dovuto badare al padre e a 4 fratelli con l’aiuto di una zia. Dai 12 anni, morta pure la zia, ha fatto da sola. A 22 è diventata collaboratrice del fratello don Giuseppe, parroco a Quinto, presso Genova (e anche lui destinato agli altari). Ha progettato e fatto nascere la fondazione, poi l’ha vista bloccarsi: ma nella Pasqua 1846 la fa ripartire, dopo aver persuaso il padre. La comunità prende forma: l’abito, i primi voti.

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Nel 1841 eccola a Roma, per piantare l’istituto anche lì: lei e due novizie, alloggiate sopra le scuderie dei principi Torlonia. Nel 1842 ecco la prima scuola a Santa Maria Maggiore, poi altre in varie parrocchie, una fondazione a Macerata, e una lotta terribile contro l’insufficienza dei mezzi... L’aiuto di Gregorio XVI e poi di Pio IX sostiene e carica Paola di nuove incombenze, di responsabilità, di fatica schiacciante. E questo le piace: con simili prove vuole misurarsi. Le affidano il “conservatorio” (una sorta di riformatorio femminile) presso Sant’Onofrio al Gianicolo. Accettato. Anzi, diverrà sede dell’istituto.
Ma nel 1849 diviene campo di battaglia: truppe francesi contro i volontari della Repubblica Romana, dopo la fuga di Pio IX a Gaeta. Arrivano lì i repubblicani, dipinti come sanguinari, e convinti a loro volta che le suore siano o fanatiche o prigioniere. Poi trovano in loro – per ordine di Paola – accoglienza, soccorso, ospitalità, cure ai feriti... Finisce che i presunti satanassi salutano militarmente ogni suora che incontrano. Corrono poi voci sinistre: Sant’Onofrio andrà a fuoco! Ma non accade nulla; anche perché una suora ha scritto una lettera a Giuseppe Mazzini, triumviro della Repubblica e anche, da piccolo, suo compagno di giochi. "Volontà di Dio, paradiso mio!": è un’esclamazione tipica di Paola. Pare davvero che la sua forza di volontà abbia continuo bisogno di prove, di sfide. Nel 1865 le chiedono suore per il Brasile, e le manda. Ne chiedono per il Portogallo, e lei stessa va a occuparsene sul posto. Le case delle Figlie di Santa Dorotea nei vari Paesi diventeranno novanta nel XX secolo: ma lei lo dice già nel XIX, lei prevede e prepara il futuro, lì in Sant’Onofrio, dove si conclude la sua vita e dove resterà il suo corpo. Nel 1984, Paola Frassinetti viene proclamata santa da Giovanni Paolo II.

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Fonte: santiebeati.it
 
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view post Posted on 2/3/2021, 21:13
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Il Ponte Monumentale

Cosa c'era prima?


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Realizzato in marmo, il progetto fu ideato nel 1890 dall’ingegnere Cesare Gamba. Un ponte con una struttura di 3 fornici, ma in realtà progettato con un’arcata unica di 24 metri e larga 25. Al suo interno? Una serie di gallerie e sistemi di incanalazione per l’acqua piovana. Un ponte “vuoto”, così definito dai più scettici, che lo definirono “inadeguato”. Le storie raccontano che l’ingegnere fu duramente criticato poiché il ponte veniva ritenuto “fragile” per la mole di traffico che l’avrebbe attraversato (Corso Podestà). Celebre fu la frase di risposta di Gamba: “Appena levate i puntelli, portatemi una branda e io ci dormirò stanotte. Domattina ne riparliamo“.
Alcuni documentari mostrano come il ponte dia accesso direttamente alla “Genova Sotterranea“. A poche decine di metri da dove camminiamo noi, vi è addirittura una cisterna (alta circa 20 metri ormai in disuso) che confina con le fondamenta delle vecchie mura del Barbarossa. Questa cisterna raccoglieva le acque percolanti dal sistema di incanalazione del ponte.

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Come la storia di Genova ci insegna, vi sono stati numerosi cambiamenti urbanistici, specialmente dal 1900 in avanti. Via Giulia, a quel tempo, stava “diventando” lentamente Via XX Settembre. Ai tempi non era larga come si presenta ora, perché non concepita con la centralità urbanistica attuale. Dunque vien difficile pensare come potesse essere “a suo agio” il Ponte Monumentale in così poco spazio.
Infatti venne costruito tra il 1893 ed il 1895, abbattendo ciò che vi era precedentemente…

Cosa c’era prima?
Un’altra porta, Porta di Santo Stefano (nota anche come Porta degli Archi), molto più piccola, massiccia e “semplice”.
Vi dice qualcosa? Chi di noi non è mai passato da Via Banderali? (quella via stretta che si scende venendo dall’Ospedale Galliera, che ci collega a via Macaggi)
Vi ricordate com’è fatta? Si scende e si passa, con una curva a gomito, attraverso un portale abbastanza umido, con un asfalto non proprio dei migliori. In quel momento, sappiate, che state attraversando un pezzo di storia dell’antica Genova. Costruita da Taddeo Carlone, fu la Porta delle mura del XVI secolo, le cosiddette “Mura Nuove”. Le colonne sono in marmo travertino e sopra si può ammirare la statua di Santo Stefano.

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Ed ora, diamo uno sguardo a ciò che è sotto.

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E per finire, un servizio di "Sereno, variabile"




Fonte: ilmugugnogenovese.it

Immagini: ceraunavoltagenova.blogspot e Google
 
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