| Caro presepe Per me sei un luogo del cuore. Perché io sono della fazione dell'albero e a te ci sono arrivata dopo. Inizialmente, il mio primo Natale, con pochi mesi in carico, in casa faceva bella mostra di sé un alberello, che ora si può dire striminzito, ma allora era già una bella cosa. Lui, il mini albero fatto di filo di ferro rivestito con piume ritorte e colorate di verde, ancora fa il suo dovere di simbolo ogni Natale. Tu, invece sei arrivato in casa quando... Mah, avevo otto anni forse. Allora l'alberello è stato rimpiazzato da un nuovo albero più grande e, finalmente, te. Era un rito l'assemblarti ogni anno, con qualche statuina nuova, con altre casette e le luci intermittenti. Papà e io, che più che fare mi incantavo. Certo, durante le feste visitavamo parecchi presepi nei vari oratori, nelle chiese di Genova ce ne sono di storici bellissimi. Ma tu eri un'altra cosa, eri amore per la famiglia e speranza per il futuro. Poi le cose sono andate male e tu sei rimasto in cantina per tanti anni. Finché non ti ho portato a rallegrare un laicissimo asilo nido, nonostante qualcuno storcesse il naso. Eravamo (tu ed io) politicamente scotrettissimi! E poco importa se dopo qualche anno le pecore erano quasi totalmente sparite...i bambini non conoscono il concetto di abigeato. E lì sei rimasto. Spero che tu ci sia sempre, nonostante certe stupide modernità, perché il tuo messaggio non solo è bello, ma necessario. Io ti porto nel cuore sull'alberello storico c'è un mini presepe del mercato equo solidale. Ma ogni Natale, nel mio cuore, una bambina ed un uomo buono che sapeva tutto assemblano un presepe, pieno di luci statuine e pecorelle, in attesa che, la notte del 24 dicembre venga posto nella mangiatoia il Santo Bambino. Buon Natale!
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