Le stronzate di Pulcinella

Come gli anni 60 ci cambiarono la vita

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view post Posted on 7/7/2019, 08:25
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Non so chi sia il Tiziano tuo. Quello che conosco io ha ben altro a cui pensare. E poi non sa neppure chi siamo
 
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Milano RossoNerazzurra.
view post Posted on 7/7/2019, 08:42




Ma sì, il capo qui del sito, il Tiziano Crudeli!
 
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view post Posted on 7/7/2019, 08:50
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Ha altro da fare. Dai, impegnati un po' pure tu.
In fondo anche io non è che nel periodo fossi così grande. Eppure mi do da fare.
Ora, su politica, moda, cinema, riesco a mettere a fuoco, ma sul calcio mi servirebbe proprio il tuo aiuto :#rid:
 
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Milano RossoNerazzurra.
view post Posted on 7/7/2019, 08:59




Vedremo cosa si può fare!
 
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view post Posted on 7/7/2019, 09:00
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Bravo, così sei proprio bravo
 
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view post Posted on 8/7/2019, 16:47
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Ed ora che abbiamo licenziato il cinema, parliamo un po' di tv.
Negli anni cinquanta la televisione era un lusso. Si andava a vedere i programmi di punta al bar.
Con gli anni del boom economico, assieme al frigorifero e alla lavatrice entra in casa anche quella strana scatola delle meraviglie che è il televisore.
Ricordo che, al tempo, perché funzionasse a dovere era necessario uno stabilizzatore di corrente. Quindi, per vedere i programmi si doveva accendere prima lo stabilizzatore, poi la tele. Niente telecomando, d'altra parte il canale era uno e solo nel sessantuno arrivó il secondo.
E niente tv 24x24. Le trasmissioni avevano un inizio ed una fine.

Io qui mi propongo di parlare di qualche programma che è rimasto in mente a chi ha vissuto quell'epoca.
Per ora, solo una breve presentazione generale


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In Italia le prime prove di diffusione della televisione furono effettuate a partire dal 1934, e, nel 1949, ci fu già una trasmissione sperimentale dalla Triennale di Milano presentata da Corrado, ma il servizio regolare cominciò soltanto dal 3 gennaio 1954, a cura della RAI, in bianco e nero.

Il segnale arrivò su tutto il territorio nazionale due anni dopo, e a quel momento gli abbonati erano ancora relativamente pochi - 360.000 - a causa del costo elevato degli apparecchi.

Dagli anni Cinquanta la diffusione della TV crebbe a ritmi stupefacenti, come precedentemente accaduto sul mercato americano.

In quegli anni la televisione era un bene di lusso che pochi italiani potevano permettersi, tanto che i bar o le case dei propri vicini diventarono luoghi prediletti per visioni di gruppo, soprattutto in occasione delle trasmissioni del primo e subito popolarissimo telequiz italiano; i primi pionieri furono Mario Riva con Il Musichiere, e Mike Bongiorno con Lascia o raddoppia?.

Verso la fine degli anni '50 anche la carta stampata si accorge del nuovo mezzo. Nasce la prima rubrica di critica televisiva: la tiene Ugo Buzzolan - già autore del primo originale tv ("La domenica di un fidanzato") - su "La Stampa" di Torino.

Negli anni '60, con il progresso dell'economia, il televisore divenne accessorio di sempre maggior diffusione, sino a raggiungere anche classi sociali meno agiate; l'elevato tasso di analfabetismo riscontrato fra queste suggerì la messa in onda di Non è mai troppo tardi (1959-1968); un programma di insegnamento elementare condotto dal maestro Alberto Manzi e che, è stato stimato, avrebbe aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare.

Almeno nella fase iniziale la televisione italiana era una delle più pedagogiche al mondo. Le sue finalità erano certamente educative e se da un lato, non cercando il consenso dei telespettatori, era considerata soporifera, ha indubbi meriti nei confronti di una situazione di partenza di una nazione arretrata e culturalmente divisa. Non è solo una battuta umoristica dire quindi che, almeno a livello linguistico, "L'unità d'Italia non l'ha fatta Garibaldi, ma l'ha fatta Mike Bongiorno."

Anche le tappe successive dello sviluppo televisivo italiano indicano un ritardo rispetto agli altri paesi europei: solo nel 1961 iniziarono le trasmissioni del secondo canale RAI e la terza rete tv arrivò tra la fine del 1979 e l'inizio del 1980 (come da riforma del 1975).

Francamente non ricordo a che ora iniziassero le trasmissioni, ricordo vagamente che si concludevano attorno alla mezzanotte. Ma per apertura e chiusura c'erano delle sigle

La sigla di testa, ambientata su di un cielo nuvoloso, mostrava il movimento dall’alto verso il basso di un traliccio costituito dall’incrocio di diversi arabeschi, fino alla punta. Davanti a quest’animazione comparivano il logo “TV” al centro dello schermo e, in basso, la frase “r a i – radiotelevisione italiana”. L’accompagnamento musicale era costituito da una versione orchestrale del brano Tutto cangia il ciel s’abbella, tratto dal finale del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini.

1954-Apertura-trasmissioni



Al termine di questa sigla compariva un cartello muto a sfondo nero, che mostrava due ovali concentrici incrociati a “X” con davanti dei cerchi concentrici e il marchio aziendale della Rai con in basso le parole in stampatello maiuscolo “RADIOTELEVISIONE ITALIANA”.
Questa immagine venne anche utilizzata negli anni ottanta per aprire e chiudere le trasmissioni sperimentali delle pagine del Televideo, che avvenivano negli orari in cui non venivano mandati in onda i programmi regolari.

1977-Cartello-apertura-colore



La sigla di coda era identica a quella di testa, ma il traliccio, di disegno differente, si muoveva al contrario rispetto a quanto avveniva in apertura. Al termine della sigla, il logo “TV” e la frase “r a i – radiotelevisione italiana” cedevano al posto del testo in corsivo “Fine delle trasmissioni”, che rimaneva sullo schermo per qualche secondo dopo la scomparsa del traliccio. Il brano musicale utilizzato per l’accompagnamento era Armonie del Pianeta Saturno, di Roberto Lupi.

1954-Chiusura-trasmissioni





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view post Posted on 14/7/2019, 15:57
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Ed entriamo nel mito puro, anche se non si tratta di una trasmissione vera e propria. Ma chi non ricorda o non ha mai sentito parlare di "Carosello"?
I bambini non aspettavano che quello la sera, anche perché era lo spartiacque fra veglia e sonno. "Dopo carosello tutti a nanna!" Ripetevano i genitori. Quindi era la linea di confine invalicabile.
E, pur essendo siparietti pubblicitari, erano molto ben fatti, spesso da grandi firme come registi, attori o disegnatori, molto godibile da tutti, non solo per i piccoli. E parecchie frasi del carosello sono diventate modi di dire. Esempio:E mo? Moplen. Oppure: contro il logorio della vita moderna... O ancora :A scatola chiusa compro solo....
Allora andiamo a riscoprire questo frammento di storia della tv


Carosello_1963



Carosello è stato un programma televisivo italiano andato in onda sul Programma Nazionale e poi sulla Rete 1 della Rai dal 3 febbraio 1957 al 1º gennaio 1977.

Veniva trasmesso quotidianamente (originariamente dalle 20:50 alle 21:00, successivamente alle 20:20 quando il telegiornale del canale nazionale fu spostato alle 20), tranne il Venerdì santo e il 2 novembre. Per effetto dell'austerity, che spinse la Rai ad anticipare tutti i programmi della serata a partire dal Telegiornale, dal 2 dicembre 1973 fu trasmesso alle 20:30. Fu sospeso per una settimana tra il 31 maggio e il 6 giugno 1963 per l'agonia e la morte di papa Giovanni XXIII e per tre giorni dal 12 al 15 dicembre 1969, quando il Paese fu scosso dalla strage di piazza Fontana. Altre sospensioni più brevi si ebbero per la morte di papa Pio XII (9 ottobre - 11 ottobre 1958), per le uccisioni dei fratelli John (22 novembre 1963) e Robert Kennedy (5 giugno 1968) nonché, a seguito di improrogabili collegamenti, per la prima trasmissione in Mondovisione, il 25 giugno 1967, e per l'ammaraggio della navicella spaziale Apollo 14, il 9 febbraio 1971.

In totale furono trasmessi 7.261 episodi.



Consisteva in una serie di filmati (spesso sketch comici sullo stile del teatro leggero o intermezzi musicali) seguiti da messaggi pubblicitari. Il rigido format di Carosello fu congegnato in maniera da funzionare impeccabilmente. Non subì interruzioni né errori per circa vent'anni: unica eccezione, gli eventi sopra menzionati e alcuni scioperi e agitazioni in seno alla RAI che alterarono (sia pure lievemente) la programmazione, ad esempio con l'avvio della sigla finale senza l'elencazione dei prodotti reclamizzati.

Carosello non era e non poteva essere solo un contenitore di messaggi pubblicitari: erano predeterminati il numero di secondi dedicati alla pubblicità, il numero di citazioni del nome del prodotto, il numero di secondi da dedicare allo "spettacolo", la cui trama doveva essere di per sé estranea al prodotto. Per una legge allora vigente non era concesso fare della pubblicità all'interno di alcuno spettacolo televisivo serale e nemmeno prima di un intervallo di novanta secondi dall'inizio del medesimo.



Alla realizzazione di Carosello parteciparono in veste di registi nomi illustri come Luciano Emmer (che ne è considerato l'inventore), Age & Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Corrado Farina, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Valerio Zurlini, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini e l'americano Richard Lester.

Nel 1957 la Rai decise di cominciare a trasmettere messaggi pubblicitari, e per questa innovazione, secondo la legge sopra citata (quella di non poter fare pubblicità durante gli spettacoli TV), sembrò necessario sviluppare un apposito format televisivo.

La regola principale del Carosello era che la parte di spettacolo (il "pezzo", della durata di 1 minuto e 45 secondi), doveva essere rigidamente separata e distinguibile da quella puramente pubblicitaria (il "codino", della durata di 30 secondi). Il passaggio dal pezzo al codino avveniva sempre tramite una frase-chiave pronunciata dal protagonista. Solo nella parte finale poteva essere nominato il prodotto. Ogni Carosello era inserito, durante i primi sei anni, in un contesto di tipo teatrale: veniva introdotto dall'apertura del sipario con accompagnamento di una specie di fanfara.

Nei primi anni andavano in onda sempre e solo quattro spettacoli per ogni puntata. La pubblicizzazione di un dato prodotto seguiva un ciclo di quattro puntate con cadenza settimanale, diversi l'uno dall'altro sebbene con soggetto comune. All'interno di una trasmissione, va da sé, un pezzo poteva andare in onda solo una volta. Nella sigla di chiusura infatti, l'annunciatrice annunciava la data della successiva messa in onda. I lettori del Radiocorriere TV, proprietà dell'ente RAI, potevano conoscere in anticipo gli spot inclusi nel palinsesto. A partire dal 1960 i pezzi passarono a cinque per ogni puntata (tranne che dal 1962 al 1964, quando tornarono a essere quattro). Dall'autunno 1974 fino all'estate 1976 i caroselli in onda ogni sera furono portati a sei.

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Questa soluzione ebbe tuttavia un enorme successo; Carosello rimase per molti anni fra le trasmissioni televisive più amate, venendo a rappresentare un tipico appuntamento della famiglia italiana, tanto che ancora oggi la frase "a letto dopo Carosello" è rimasta parte del linguaggio parlato.

Oltre a introdurre l'innovazione della réclame, e a farlo inserendola in un contesto che aveva il pregio di renderla gradevole (in effetti amata) dal pubblico, Carosello portò anche una serie di innovazioni nel linguaggio televisivo in generale. La sua caratteristica più rilevante era l'inedita brevità (non solo degli spot ma anche degli altri "siparietti"); per questo, gli stacchi teatrali dovevano essere diretti, semplici, attingendo spesso a luoghi comuni e rimanendo molto vicini alla cultura popolare. Memorabile uno spot (contenitore di una sorta di mini serie a puntate) con protagonista un giovane che subiva il furto del proprio scooter di una nota marca.



Un'attuale rilettura evidenzierebbe un'allora centralità socio culturale localizzata nelle regioni del Nord Ovest italiano (Milano, Torino) teatro allora della rinascita economica e meta preferenziale dell'emigrazione. Troviamo infatti lo stereotipo della massaia moderna e avveduta, da uno spiccato accento milanese, con il compito di indicare il prodotto casalingo più aggiornato. In contropartita osserviamo la persona semplice e sprovveduta, sia attore sia personaggio d'animazione come il pulcino di Calimero, entrambi con spiccato accento veneto, regione allora depressa e serbatoio di emigrazione. Potrebbe indurre il sospetto di un velato razzismo l'apporre tale dialetto al personaggio di una colf di colore ma tuttavia si tendeva a evidenziare la differenza tra metropoli e provincia, l'ingresso o meno degli Italiani nella cultura consumistica. Un buon esempio sono le avventure di un contadino in un negozio di casalinghi, alla ricerca di "una cosa cittadina". Inorridito davanti a degli elettrodomestici messi in prova da un commesso, l'uomo può rassicurarsi riconoscendo il marchio del prodotto richiesto, una comune lametta da barba.

Rispetto alla pubblicità moderna, la più lampante differenza rimane proprio il tentativo della RAI di integrare le novità di una nascente società dei consumi in un contesto legato alla tradizione nazionale popolare. Il messaggio pretendeva essere rassicurante e a tratti con pretese persino pedagogiche. Attraverso lo slogan si elargiva una promessa delle qualità di un prodotto.

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Sicuramente il mondo dei pubblicitari, in prima fila la Sipra - che gestiva la pubblicità RAI - vedevano in Carosello uno strumento sfuggito loro di mano, per passare ai "creativi": il personaggio e la storiella erano più importanti del messaggio pubblicitario; ad esempio, Calimero era più famoso del detersivo reclamizzato.

Definito da una certa cultura "diseducativo", di fatto poco pratico e dispendioso per la committenza, data l'eccessiva durata dello sketch, il 1º gennaio 1977 andò in onda l'ultima puntata di Carosello.




Le prime due sigle (i cosiddetti siparietti) vennero realizzate da Luciano Emmer e Cesare Taurelli per conto della loro società di produzione Recta Film. La prima, andata in onda solo nel 1957, fu addirittura realizzata in casa dello stesso Emmer la notte prima della messa in onda almeno secondo quanto raccontato dal regista romano.

La sigla più celebre con quattro panorami di città italiane, nell'ordine Venezia (vista dal mare in cui si riconosce il Ponte di Rialto), Siena (con Piazza del Campo durante il Palio), Napoli (Via Caracciolo) e Roma (Piazza del Popolo), con ai lati i musicisti (nell'ordine un chitarrista, un trombettista, un mandolinista e un flautista), disegnata a tempera da Manfredo Manfredi venne trasmessa a partire dal 1962. La colonna sonora rimase immutata per l'intero ventennio: si tratta di una versione strumentale di una tarantella napoletana risalente a circa il 1825 e raccolta dal musicista Vincenzo De Meglio (1825-1883), intitolata Pagliaccio curata da Raffaele Gervasio (1910-1994) intitolata di proprio I menestrelli; essa venne proposta nei primi anni ripresa da un cinegiornale d'epoca, secondo i ricordi di Luciano Emmer e nel 1962 riarrangiata da Marcello De Martino (1932-1983) ed una seconda volta ancora nel 1974 sempre da lui

Un motivo di novità fu certamente l'introduzione dell'animazione. La presenza di Carosello ha certamente contribuito a rilanciare la scuola di animazione italiana, infatti parecchi degli spot diventati più noti e apprezzati vennero realizzati da studi grafici italiani cresciuti proprio in quegli anni, come la Gamma Film di Gino e Roberto Gavioli, la modenese Paul Film di Paul Campani, lo studio Pagot (dove operavano Nino e Toni Pagot), e altri. Da menzionare anche Guido De Maria che, oltre a svariati spot, creerà, verso la fine degli anni settanta, un memorabile programma di intrattenimento di sola animazione: SuperGulp!.

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I "corti" trasmessi da carosello spaziavano da filmati prodotti con la classica tecnica dei cartoni animati a filmati realizzati con la tecnica del Passo uno. I primi cartoni animati, comparsi nel 1958, furono "Angelino" (detersivo Supertrim della Agip) e "l'Omino coi baffi" (caffettiera Bialetti), entrambi inventati da Paul Campani, a cui seguirono il "Vigile e il foresto" (brodo Lombardi) e "Ulisse e l'ombra" (caffè Hag), realizzati e ideati dai fratelli Gavioli. Nel 1965 ebbe inizio la serie di Salomone pirata pacioccone per pubblicizzare i prodotti dolciari della Fabbri. Tra i più famosi, che continuarono a essere prodotti dopo la fine di Carosello, per scopi commerciali e anche in serie di puro entertainment si ricordano "Calimero" (Mira Lanza) e "La Linea" (pentole Lagostina) di Osvaldo Cavandoli.

Tra i filmati a passo uno vi sono il "caballero e Carmencita" (Caffè Lavazza), "Papalla" (Philco), quelli realizzati con la tecnica claymation (Fernet Branca). Nel 1961 i filmati del pupazzo "Topo Gigio" hanno fatto la pubblicità ai biscotti Pavesini.

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Oltre ai cartoni animati, vi furono moltissimi spazi pubblicitari interpretati da attori, cantanti o altri personaggi del mondo dello spettacolo, sia italiani sia stranieri. In qualità di attori, tra gli altri, si ricordano Totò, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Erminio Macario, Gilberto Govi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Alberto Lupo, Mike Bongiorno, Corrado, Tino Scotti, Aldo Fabrizi, Dario Fo, Franca Rame, Amedeo Nazzari, Mario Carotenuto, Franca Valeri, Alighiero Noschese[10], Nilla Pizzi, Domenico Modugno, Mina, Adriano Celentano, Ernesto Calindri, Nino Manfredi, Virna Lisi, Gino Bramieri, Walter Chiari, Carlo Campanini, Ave Ninchi, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Gino Cervi, Fernandel, Paolo Panelli, Bice Valori, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Paolo Ferrari, Aroldo Tieri, Gianrico Tedeschi, Carlo Dapporto, Nino Taranto, Raffaele Pisu, Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Alberto Lionello, Enrico Viarisio, Lia Zoppelli, Franco Volpi e persino - tra gli stranieri - Frank Sinatra, Jerry Lewis, Jayne Mansfield, Orson Welles e Yul Brynner.

Alcuni di loro hanno legato il loro nome in modo quasi indissolubile al prodotto pubblicizzato; ecco alcuni esempi:

Cesare Polacco (per la brillantina Linetti), attore teatrale, nel ruolo di un detective americano quasi infallibile: per sua stessa ammissione, il suo unico errore è aver usato una brillantina inadatta che gli ha causato la calvizie.

Franco Cerri (per il detersivo Biopresto), noto chitarrista jazz, conosciuto come l'Uomo in ammollo, il quale sperimenta un detersivo sulla propria camicia sempre indosso, affermando che "non esiste sporco impossibile!". Cerri per lungo tempo appare nel solo codino per essere proposto nelle ultime stagioni come protagonista dell'intero sketch.

Mimmo Craig, attore teatrale e televisivo, interprete di una pubblicità dell'olio Sasso. Ciascuno sketch narra di un suo sogno romantico ricorrente sulle note de Il mattino tratto dal Peer Gynt di Edvard Grieg. L'idillio viene stroncato dalla consapevolezza della sua grassezza e l'uomo si sveglia terrorizzato per poi realizzare un riuscito dimagrimento, merito del condimento. L'uomo si veste cantando trionfante alla sua domestica (Edith Peters, una delle Peters Sisters) il motivetto E la pancia non c'è più...!, divenuto brevemente un tormentone.

Nicola Arigliano, cantante jazz, come Franco Cerri ricordato più per la pubblicità del digestivo Antonetto che per la sua produzione artistica.

Paolo Ferrari, attore e doppiatore. Per molti anni si dedica alla pubblicità recitando il ruolo di un intervistatore con delle massaie circa la preferenza di un notissimo detersivo.

Gino Bramieri: il comico pubblicizzò il moplen, concludendo i suoi sketch con la battuta: e mo', e mo' e mo'... moplen!

Merita menzione l'ex nuotatore Fioravante Palestini, figura dal fisico scultoreo che appare di spalle divenendo icona di una linea di alimenti per bambini, conosciuto come L'Uomo Plasmon.



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Esisteva anche un "rotocalco settimanale" di approfondimento che trattava temi dibattuti e a volte scomodi per il contesto del momento. Si intitolava TV sette

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TV7 è un rotocalco televisivo italiano in onda in seconda serata su Rai 1 a partire dal 20 gennaio 1963, condotto da Sergio Zavoli affiancato da Chiara Lico.

La trasmissione, prodotta del TG1, è nata come appendice settimanale del telegiornale, occupandosi di notizie di politica, cultura, spettacolo, cronaca e sport in brevi servizi o inchieste della durata di circa un quarto d'ora.

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TV7 si caratterizza fin dalla sua nascita come una trasmissione in grado di superare il severo conformismo e la staticità del telegiornale, affrontando temi scomodi (mafia, manicomi, emigrazione, aborto, droga, ecc.) affrontati in modo critico e lasciando spazio alla pluralità di opinioni. Il programma può innovare fortemente lo stile dell'informazione televisiva italiana, nelle scelte registiche, nella cura delle immagini e nell'uso del montaggio. I giornalisti firmano i pezzi e vengono inquadrati all'interno dei servizi: uno stile personale e soggettivo inedito per la televisione dell'epoca. Oltre ai giornalisti collaborano vari registi esterni, come per esempio Gianni Serra, autore di numerose inchieste. Il 7 novembre 1966 si inaugura una nuova serie, sotto la direzione di Brando Giordani.

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In alcuni casi la trasmissione deve fare i conti con la censura della Rai, come succede nel 1967, quando un servizio di Furio Colombo sui bombardamenti americani ad Hanoi causa le dimissioni del direttore del telegiornale Fabiano Fabiani. Nel 1969 la messa in onda di un'inchiesta di Sergio Zavoli sul codice Rocco (dal titolo Un codice da rifare) viene bloccata dal Consiglio di amministrazione; per la prima volta nella storia della televisione pubblica i giornalisti scioperano contro la decisione, provocando le dimissioni del presidente della Rai Aldo Sandulli.

La trasmissione produce anche alcuni reportage d'autore, come il documentario Appunti per un film sull'India di Pier Paolo Pasolini (1967).

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Nel 1977 cambia nome e diventa "tam tam". Da lì cambierà nome diverse volte, fino ai giorni nostri. A tv7 hanno collaborato molte grandi firme del giornalismo televisivo di inchiesta.

 
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In un'Italia con seri problemi di alfabetizzazione, cosa si poteva proporre per dare un'infarinatura culturale e, allo stesso tempo, un intrattenimento di un buon livello? Ed ecco che la RAI si inventa lo sceneggiato. Erano quasi tutti grandi classici trasposti come filmati a puntate. Erano molto belli, ben fatti e ben recitati.
Ho trovato un articolo in cui se ne parla diffusamente.
E, per favore, sceneggiati, non fiction!


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Si recitava in diretta, tra i cavi L’avventura del romanzo sul piccolo schermo comincia una domenica di fine gennaio del ’54: il primo “originale” tv è, appunto, Domenica di un fidanzato. A marzo va in onda Delitto e castigo, dall’opera di Dostoevskij. Si tratta di una riduzione teatrale in una sola serata con Giorgio Albertazzi, Bianca Toccafondi e Giancarlo Sbragia. Erano mostruosi anche gli attori, non solo gli ascolti. Racconta Albertazzi: “Dati gli anni, la televisione l’ho fatta quando non era ancora né a Milano, né a Roma, ma a Torino. Ho fatto trentasette commedie in diretta, poi il primo sceneggiato, Delitto e castigo di Dostoevskij: era un programma che durava quattro ore e un quarto di seguito in diretta, in bianco e nero. Per terra avevo qualcosa come 250, 270 segnali da rispettare. A volte alzavo i cavi delle camere per passarci sotto approfittando dell’inquadratura. Una cosa meravigliosa, una specie di avventura. Delitto e castigo fu il primo sceneggiato, sia pure in una botta sola, per la televisione”.

Attori scelti per concorso I pionieri del “racconto” tv non solo recitavano in diretta e giravano al chiuso (i primi esterni verranno dopo e rigorosamente nelle campagne del Lazio, per una questione di costi) ma talvolta venivano scelti per concorso. Accadde per le quattro puntate del Dottor Antonio, considerato “il padre di tutti gli sceneggiati televisivi”. Il Radiocorriere, all’epoca giornale ufficiale della Rai, fece un concorso dal titolo “Nuovi volti per la tv”. I cinque attori principali, sempre nel 1954, vennero selezionati così. Erano: Luciano Alberici, Cristina Fanton, Edmonda Aldini, Corrado Pani e Stefano Sibaldi. L’Italia era un Paese con tantissimi analfabeti e per la Rai democristiana la vocazione pedagogica fu naturale. Le trame per le riduzioni tv venivano scelte tra i grandi classici della letteratura: Piccole donne, Cime tempestose, L’Alfiere, Orgoglio e pregiudizio, Il romanzo di un giovane povero, Piccolo mondo antico. Per ritrovare un “russo”, dopo il battesimo di Delitto e castigo, bisogna aspettare il 1958. Ancora Dostoevskij: Umiliati e offesi con Enrico Maria Salerno. Un anno dopo, le sei puntate dell’Idiota hanno un cast gigantesco: Albertazzi, Anna Proclemer, Gian Maria Volontè, Anna Maria Guarnieri. Il primo vero bacio della tv italiana fu invece quello, nel 1957, tra Lea Padovani e Paolo Carlini in Il romanzo di un giovane povero. Anton Giulio Majano, Daniele D’Anza, Guglielmo Morandi, Mario Landi, Giacomo Vaccari, Sandro Bolchi, Vittorio Cottafavi sono tra i registi più bravi. Vaccari, che morì a 32 anni, era ritenuto un genio e fu il primo a girare su pellicola: Mastro Don Gesualdo con Enrico Maria Salerno, andato in onda nel 1964 sul Secondo Programma (l’attuale Rai 2) che tre anni prima, nel ’61 aveva cominciato le trasmissioni. Il 1961 fu anche l’anno della nomina a direttore generale della Rai del dc fanfaniano Ettore Bernabei e del volo nello spazio del sovietico Jurij Gagarin.

Alberto Lupo, il primo divo Il primo vero divo fu Alberto Lupo. La popolarità arrivò con il dottor Manson della Cittadella, dal romanzo di Cronin: le peripezie di un medico in un piccolo villaggio minerario del Galles (ma le miniere in cui si girò furono quelle di Gavorrano, nel Grossetano). C’erano anche Guarnieri, Eleonora Rossi Drago e Nando Gazzolo. Rivelò il regista Anton Giulio Majano: “Nella Cittadella io feci segare un osso di prosciutto dentro la miniera durante l’amputazione di un braccio al minatore perché volevo dare quella sensazione del rumore, l’angoscia dell’osso segato. L’osso di prosciutto lo segò Alberto Lupo, con un microfono vicino in modo che si sentisse in primo piano”.

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La stagione letteraria dello sceneggiato proseguì con altri grandi successi: La figlia del capitano, David Copperfield, La coscienza di Zeno (sceneggiatura di D’Anza e Tullio Kezich), Oblomov, Il Conte di Montecristo, La fiera della vanità. Nel 1967 I Promessi Sposi diretti da Bolchi ebbero un ascolto medio di 18,2 milioni di spettatori. Nel cast: Paola Pitagora, Nino Castelnuovo, Tino Carraro, Massimo Girotti, Lilla Brignone, Lea Massari, Salvo Randone, Luigi Vannucchi, Elsa Merlini. Altri volti di quel periodo furono: Andrea Giordana, Adriana Asti, Ilaria Occhini, Alberto Lionello, Aroldo Tieri, Ivo Garrani, Ubaldo Lay, Domenico Modugno, Raf Vallone, Virna Lisi, Franco Volpi, Arnoldo Foà, Alida Valli, Raoul Grassilli, Gastone Moschin, Giulia Lazzarini, Rossano Brazzi, Gigi Proietti, Ferruccio De Ceresa, Glauco Mauri, Paolo Ferrari, Umberto Orsini. Nel 1968 c’è una svolta decisiva, ovviamente rivoluzionaria.

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Si passa agli esterni e la registrazione su magnetico viene soppiantata dalla pellicola. Le produzioni si internazionalizzano e il primo sceneggiato della nuova era è l’Odissea, con la regia di Franco Rossi. Otto puntate, ognuna preceduta da una lettura d’autore dei versi omerici: il poeta Giuseppe Ungaretti.

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Un romanzo di Robert L. Stevenson sulla guerra dinastica delle Due Rose, nell’Inghilterra del XV secolo, ispirò un altro sceneggiato passato alla storia per il boom di ascolti. S’intitolava La freccia nera e ottenne una media di 16,5 milioni di spettatori. Loretta Goggi era una ragazzina che faceva il maschio e molti ricordano ancora il motivetto iniziale della sigla: “La freccia nera fischiando si scaglia e la sporca canaglia il saluto ti dà”.
Nel 1964 un piccolo capolavoro fu Il Giornalino di Gian Burrasca, diretto da Lina Wertmuller, che consacrò Rita Pavone.

sceneggiati



La prossima volta cercherò di scrivere qualcosa riguardo ad altri tre sceneggiati che qui non ho trovato, ma che ricordo di avere seguito ed atteso con trepidazione puntata dopo puntata. Ma non anticipo nulla.
Alla prossima!
 
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view post Posted on 25/7/2019, 12:14
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Ed eccomi a ricordare tre titoli piuttosto famosi, due sceneggiati tratti da grandi romanzi e uno piuttosto particolare.
Ma andiamo con ordine


IL CONTE DI MONTECRISTO

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Il conte di Montecristo è uno sceneggiato televisivo in otto puntate realizzato per la RAI - Radiotelevisione italiana, andato in onda nel 1966 sul Programma Nazionale.

Diretto da Edmo Fenoglio (che ne ha curato con Fabio Storelli anche l'adattamento televisivo e la relativa sceneggiatura), era ispirato alle vicende dell'omonimo romanzo di Alexandre Dumas padre.

L'allora giovanissimo esordiente Andrea Giordana ottenne un grande successo personale vestendo i panni del protagonista, Edmond Dantès. L'intero cast era costituito da attori di estrazione teatrale che godevano di grande fama.

Lo sceneggiato è stato realizzato con l'ausilio di numerosi interpreti, quasi tutti di estrazione teatrale, molti dei quali assai noti e qui impegnati in piccoli ruoli, quasi dei cameo che hanno contribuito a restituire un valore aggiunto alla fiction.

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Questo sceneggiato è, a mio parere, la migliore versione video del romanzo di Dumas. È molto fedele allo scritto. E, se ricordo bene, ci sono scene girate a Porto Venere.

LA SPADA DI D'ARTAGNAN
ovvero
I TRE MOSCHETTIERI

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Fu trasmesso in Francia nel dicembre 1969; nel 1970 fu trasmesso in Germania e in Italia con il titolo "la spada di D'Artagnan". Lo sceneggiato, realizzato da Claude Barma, era una fedele trasposizione televisiva della trilogia dei tre moschettieri di Alexandre Dumas. Furono realizzati 4 episodi: i primi due vennero tratti dal romanzo I tre moschettieri il terzo dal romanzo Vent'anni dopo e il quarto dal romanzo Il Visconte di Bragelonne.

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Questo sfora di un soffio il limite temporale che mi sono assegnata. Però ricordo benissimo che quando è stato trasmesso frequentavo ancora le elementari, quindi l'ho inserito. Credo che sia stato l'inizio della mia passione per i romanzi storici di avvenuta


SCARAMOUCHE

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Scaramouche è uno sceneggiato televisivo in costume ambientato nel XVII secolo.
La fiction, liberamente ispirata alla vita dell'attore Tiberio Fiorilli e alla maschera teatrale di Scaramuccia, è composta da 5 puntate, e nella sigla iniziale venne definita Teleromanzo musicale, perché vi sono presenti molti intermezzi musicali e balletti.
Registrato nei mesi di aprile e maggio del 1965, lo sceneggiato televisivo venne trasmesso nell'autunno dello stesso anno: dal 9 ottobre 1965 al 6 novembre 1965 su Rai Uno, emittente che all'epoca si chiamava Programma Nazionale.

In ogni puntata sono presenti alcune canzoni, cantate da Modugno (alcune di esse inedite su disco), e dei balletti; le coreografie dei balletti sono curate da Gisa Geert, l'aiuto coreografo è Rocco Leggieri, e i primi ballerini sono Umberto Pergola e Angelo Pietri.
Mentre le musiche originali sono arrangiate da Franco Pisano, che dirige anche l'orchestra, i brani di Modugno sono curati dal maestro Nello Ciangherotti.

Ecco i titoli delle canzoni eseguite:

L'avventura: è la sigla iniziale, cantata da Modugno durante una cavalcata in un bosco; il tema musicale viene ripreso più volte nel corso dello sceneggiato, anche in una versione strumentale in cui la parte solista è suonata dalla tromba. Pubblicato in un disco tris (45 giri Curci SP 1012) insieme a nammurato 'e te e Lacrime d'amore, l'anno successivo è inserita nell'album Dio, come ti amo.

Che fa un gatto innamorato: Modugno canta questa canzone nella prima puntata, mentre si riposa sull'amaca. Il brano viene ricantato anche nella quarta puntata in una versione ridotta durante uno spettacolo di Scaramuccia. Inedita su disco all'epoca, viene pubblicata solo postuma nel 1997 nell'album L'arca di Modugno, con il titolo cambiato in Canzone al gatto.

È da lu mare che vennero li Turchi: cantata nella prima puntata in osteria, dopo essere entrato a Roma; Modugno si accompagna con la chitarra. Inedita su disco.

Nnammurato 'e te: è la sigla finale di ogni puntata; pubblicata su 45 giri insieme a L'avventura e Lacrime d'amore.

Te amo, te adoro: Modugno canta questa canzone nella seconda puntata, dichiarando il suo amore per Marietta; viene poi ripresa nell'ultima puntata, al momento del ritorno a Napoli. Inedita su disco.

Ih oh ah: cantata durante la festa alla corte del Granduca di Toscana nella seconda puntata, questa canzone ha la stessa musica di È da lu mare che vennero li Turchi. Il brano viene ricantato anche nella quarta puntata in una versione ridotta durante uno spettacolo di Scaramuccia. Inedita su disco.

Lacrime d'amore: cantata prima del duello nella terza puntata; pubblicata su 45 giri insieme a L'avventura e Nnammurato 'e te.

Lu briganti: cantata nella terza puntata, dopo la cattura da parte dei briganti.

Il pappagallo impertinente: cantata nella quinta puntata davanti al Delfino di Francia. Inedita su disco.

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Questo lo ricordo con piacere perché mi piaceva proprio tanto. Secondo me è stato un piccolo capolavoro della tv italiana. Poi le capacità e la simpatia di Modugno hanno fatto il resto. E ci accompagna al prossimo capitolo, la commedia musicale italiana.

Edited by marmari - 25/7/2019, 14:53
 
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view post Posted on 2/8/2019, 18:03
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E siamo arrivati alla coppia di autori più conosciuta ai tempi: Garinei e Giovannini,ovvero la commedia musicale italiana. Magari ai più giovani questi nomi non dicono un granché, ma i loro lavori sono nei ricordi di tutti e, ogni tanto, passa ancora qualche spezzone di commedia, magari un Modugno di annata con Franco e Ciccio nella famosissima canzone dei tre briganti. Ma cosa passava in tv negli anni sessanta della produzione di questi autori?

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Garinei e Giovannini è il nome con cui è conosciuta una coppia di commediografi italiani, Pietro Garinei (Trieste, 1º febbraio 1919 – Roma, 9 maggio 2006) e Sandro Giovannini (Roma, 10 luglio 1915 – Roma, 26 aprile 1977) che per quasi trent'anni scrisse commedie musicali di successo.

Questi sono i titoli prodotti negli anni sessanta

Un mandarino per Teo (1960), con Walter Chiari, Alberto Bonucci, Ave Ninchi e Sandra Mondaini

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Il giovane Teo fa la comparsa a Cinecittà. Una sera viene avvicinato da due strani signori, che gli propongono un affare: deve decidere se far morire un mandarino cinese ed ereditare contestualmente un miliardo oppure se rinunciare.

Teo preme il campanello e così dopo tre settimane un notaio gli annuncia l'eredità del mandarino morto, anticipandogli due milioni sull'unghia. All'inizio Teo se la spassa, trascurando la sua fidanzata Rosanella e la famiglia della ragazza, che lo ospita.

Inizia però a prendere coscienza di quello che ha fatto, e alla fine deve rimettere insieme i due milioni da ridare al notaiom che è in realtà il diavolo, per chiudere la questione.

Rascelinaria (1960), con Renato Rascel

Delia Scala show (1961), con Delia Scala

Rinaldo in campo (1961), con Domenico Modugno, Delia Scala, Paolo Panelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia

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La storia narra l'epopea del brigante Rinaldo Dragonera che agisce nella Sicilia orientale, nella zona di Catania. Rinaldo è una sorta di Robin Hood che ruba ai ricchi per aiutare i diseredati. Di lui si innamora Angelica, una nobildonna siciliana che sostiene la causa di Garibaldi.

Grazie all'esempio di Angelica, Dragonera prende atto che rubare, sia pure per aiutare i poveri, è pur sempre un reato, e pertanto decide di unirsi a Garibaldi per la liberazione della sua Sicilia dall'occupazione dei Borboni. La morale è che l'amore riesce a vincere ogni avversità ed a modificare l'animo della persona più malvagia.

Enrico '61 (1961), con Renato Rascel

Rugantino (1962) con Nino Manfredi, Lea Massari, Bice Valori e Aldo Fabrizi

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Rugantino è una commedia musicale realizzata da Garinei e Giovannini (come appare nei crediti dello spettacolo: «scritta da Garinei & Giovannini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, collaborazione artistica di Luigi Magni») e musiche di Armando Trovajoli, rappresentata per la prima volta al Teatro Sistina di Roma il 15 dicembre 1962, con scene e costumi di Giulio Coltellacci e coreografie di Dania Krupska, sostituita per la seconda edizione (1979) da Gino Landi, autore della versione coreografica tuttora rappresentata.

Il successo della commedia in Italia spinse l'impresario teatrale statunitense Alexander Cohen a far rappresentare la commedia anche in America: dopo alcune serate a Toronto, fu rappresentata a Broadway nel febbraio del 1964, al teatro Mark Hellinger, dove per tre settimane si registrò il tutto esaurito.

Il maestro Armando Trovajoli diresse anche l'orchestra nella prima edizione.
Nella Roma papalina del XIX secolo Rugantino, giovane spaccone, arrogante e avverso a qualsivoglia lavoro, vive di espedienti aiutato dalla fida Eusebia, che lui spaccia per sua sorella. I due ottengono vitto e alloggio raggirando il frescone di turno: dapprima un anziano marchese il quale, deceduto, non riserva loro alcun lascito; quindi Mastro Titta, il celebre boia dello Stato Pontificio, autentico personaggio storico. Mastro Titta è anche proprietario di una locanda che gestisce insieme al figlio, soprannominato Bojetto, dopo l'abbandono da parte della moglie, che non approvava il suo mestiere; egli si prende cura di Rugantino e di Eusebia, ma finisce per innamorarsi di questa, un amore presto ricambiato. Entra in scena la bella Rosetta, moglie del violento e gelosissimo Gnecco Er Matriciano, croce e delizia di tutti i giovani romani compreso Rugantino, il quale scommette con alcuni amici di sedurla prima della Sera dei Lanternoni. Il giovane, nonostante umilianti peripezie, riesce nell'intento, ma finisce con l'innamorarsi della ragazza, così da non far menzione dell'impresa, per rispetto, ai suoi compagni; un contegno che presto viene meno a causa del suo carattere spaccone, ferendo così i sentimenti di lei.

Durante il Carnevale, Gnecco viene assassinato da un criminale mentre Rugantino è altrove, in compagnia di una nobile. Il protagonista si fa trovare casualmente accanto al cadavere e quindi, onde riscattarsi, si autoaccusa dell'omicidio, il cui movente sarebbe l'amore per Rosetta. Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la propria colpevolezza e dimostrando così, nell'affrontare la morte, di essere un vero uomo. La vicenda si conclude con Mastro Titta che giustizia un Rugantino finalmente rispettato e ammirato da tutti.

Il giorno della tartaruga (1964), con Renato Rascel e Delia Scala

Ciao Rudy (1966, 1972), con Marcello Mastroianni

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«Quattro palmi di terra in California

dove il sole rassomiglia al sole mio

dove io mi costruirò una casa

coltiverò una rosa

nell’attesa che un giorno arrivi tu.

Un coriandolo verde in mezzo agli alberi

sotto un cielo eternamente blu.

Quattro palmi…

quattro palmi di terra in California

e niente più.»

(Armando Trovajoli, Garinei e Giovannini. Ciao Rudy)
Ciao Rudy è una commedia musicale sulla vita del noto attore e latin-lover italo-americano Rodolfo Valentino (interpretato da Marcello Mastroianni) scritta da Garinei e Giovannini e Luigi Magni con le musiche di Armando Trovajoli. Fu rappresentata per la prima volta il 7 gennaio 1966 al Teatro Sistina di Roma.

A fianco dell'attore romano vi era un nutrito gruppo di attrici e cantanti italiane, tra cui Paola Borboni, Olga Villi, Ilaria Occhini, Giusi Raspani Dandolo, Raffaella Carrà, Paola Pitagora e Tina Lattanzi.

La commedia fu riproposta nel 1972 con protagonista Alberto Lionello.
1926. All'apice del suo successo, Rodolfo Valentino rievoca le tappe fondamentali della sua vita dal suo arrivo negli Stati Uniti da emigrato alla ricerca di Quattro palmi di terra in California fino agli ultimi giorni della sua breve ma intensa esistenza.


Viola, violino e viola d'amore (1967), con Enrico Maria Salerno e le gemelle Kessler

Angeli in bandiera (1969), con Gino Bramieri e Milva

Come si può notare i cast erano composti da nomi importanti della recitazione e del canto.
Ogni commedia era fatta con la massima cura e professionalità. Non è un caso se, ancor oggi, si trovano titoli di opere di Garinei e Giovannini nei cartelloni teatrali.

E prossimamente, vedremo un po' la tv dei ragazzi
 
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view post Posted on 10/8/2019, 18:30
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Sembrerà strano ma nella prima tv e negli anni sessanta in particolare, non esistevano trasmissioni per bambini e ragazzi a getto continuo come oggi,
che chi vuol parcheggiare il pargoletto vivace accende la tele e trova qualche cartone a qualsiasi ora, ma esisteva una fascia oraria dedicata ai bambini e ai ragazzi. Vediamo un po' di cosa si trattava


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TV dei ragazzi - o televisione dei ragazzi (ma anche, più correttamente, TV per i ragazzi o televisione per i ragazzi) - è il termine che in Italia ha convenzionalmente e per lungo tempo indicato il particolare segmento di programmazione della televisione pubblica RAI (poi imitata dalle emittenti private) dedicata all'infanzia e all'adolescenza.

Solitamente collocato nella fascia pomeridiana del palinsesto televisivo, è spesso servito da banco di prova o trampolino di lancio a futuri presentatori televisivi.

Della tv dei ragazzi fanno a buon titolo parte le trasmissioni televisive dello Zecchino d'Oro con le canzoni accompagnate dal Piccolo Coro dell'Antoniano.

Specie prima dell'avvento delle piattaforme digitali satellitari, la programmazione della tv dei ragazzi era scandita su trasmissioni a telequiz, telefilm e cartoni animati, oltre a trasmissioni di creatività manuale.

Nella formula base questa particolare fascia oraria televisiva prevedeva la trasmissione dalle 16.30 alle 17.30 di appuntamenti per i più piccini (quindi di età compresa tra i quattro e gli otto anni); dalle 17.30 alle 18.30 veniva dato spazio a trasmissioni destinate ad adolescenti, con trasmissioni differenziate in ragione del sesso (es. nel 1957 Anni Verdi e nel 1966 Per te Elisabetta, destinate alle bambine; e, nel 1954 la rubrica di aeromodellismo La rosa dei venti e, nel 1956, quella sul fai-da-te Costruire è facile, destinata prevalentemente ai bambini).

Durante la fase iniziale della programmazione televisiva la RAI privilegiava, per l'intrattenimento giovanile, la trasmissione di produzioni di fiction televisiva acquistate sul cospicuo mercato USA. Nell'ordine, per citare solo alcuni titoli[2]:

Jim della giungla
Le avventure di Rin Tin Tin
Lassie
Zorro
Furia
Flipper

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Ampio spazio trovavano anche i cartoni animati:

Tom & Jerry, Braccobaldo e Gli Antenati di Hanna-Barbera
Gatto Silvestro dei Looney Tunes
Willy il Coyote e Bip Bip
Braccio di Ferro
Braccobaldo
Magilla Gorilla
Orso Yoghi

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C'erano anche serie di fiction autoprodotta, ad imitazione degli sceneggiati televisivi destinati all'audience più adulta:

Giovanna, la nonna del Corsaro Nero
L'isola del tesoro
Il marziano Filippo
I legionari dello spazio
Topo Gigio con il fedele amico Richetto (Peppino Mazzullo)
I ragazzi di padre Tobia
Le avventure di Ciuffettino
Quelli della filibusta

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Vennero trasmesse anche alcune serie televisive di produzione europea, tratte da famose opere letterarie:

Ivanhoe
Le avventure di Robinson Crosue
Gianni e il magico Alverman
Poly
Trasmissioni a quiz:

Telebum
Chissà chi lo sa?
Scacco al re
Il Dirodorlando

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Trasmissioni border - come target e come collocazione oraria - erano poi L'amico degli animali, condotta da Angelo Lombardi, e Non è mai troppo tardi, la trasmissione educativa del maestro Alberto Manzi.

La fascia di programmazione della tv dei ragazzi veniva annunciata da una propria sigla musicale divenuta per certi versi storica: rulli di tamburo introducevano una marcia sulle cui note sfilavano figurine di bambini stilizzati ricavate da ritagli di giornali unite per la mano.

Dal 1965 la programmazione RAI cambia con l'introduzione del telegiornale del pomeriggio alle 16:45 e conseguente anticipo della trasmissione alle 17:00 con conclusione alle 18:30.

 
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view post Posted on 13/8/2019, 16:57
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Lasciamo un po' da parte la tv per parlare di un fatto che veramente ha segnato la storia dell'uomo. Il pianeta Terra non basta più. Se negli anni cinquanta era partita la conquista dello spazio, una tappa molto rilevante è stata quella del 1969:l'uomo sbarca sulla luna

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Apollo 11 fu la missione spaziale che portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969 alle 20:17:40 UTC. Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell'allunaggio, il 21 luglio alle ore 02:56 UTC. Aldrin arrivò 19 minuti dopo. I due trascorsero circa due ore e mezza al di fuori della navicella, e raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Il terzo membro della missione, Michael Collins (pilota del modulo di comando), rimase in orbita lunare mentre gli altri due erano sulla superficie; dopo 21,5 ore dall'allunaggio, gli astronauti si riunirono e Collins pilotò il modulo di comando Columbia nella traiettoria di ritorno sulla Terra. La missione terminò il 24 luglio, con l'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.

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Lanciata da un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio alle 13:32 UTC, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella spaziale Apollo era costituita da tre parti: un Modulo di Comando (CM) che ospitava i tre astronauti ed è l'unica parte rientrata a Terra, un modulo di servizio (SM), che forniva il modulo di comando di propulsione, energia elettrica, ossigeno e acqua, e un Modulo Lunare (LM). La navicella entrò in orbita lunare dopo circa tre giorni di viaggio e, una volta raggiunta, gli astronauti Armstrong e Aldrin si spostarono sul modulo lunare Eagle con cui discesero nel Mare della Tranquillità. Dopo aver messo piede sulla Luna e aver effettuato la prima passeggiata lunare della storia, gli astronauti utilizzarono lo stadio di ascesa di Eagle per lasciare la superficie e ricongiungersi a Collins sul modulo di comando. Sganciarono, quindi, Eagle prima di effettuare le manovre che li avrebbero portati fuori dall'orbita lunare verso una traiettoria in direzione della Terra ove ammararono nell'Oceano Pacifico il 24 luglio dopo più di otto giorni nello spazio.

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La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale. Nel mettere il primo piede sulla superficie della Luna Armstrong commentò l'evento come "un piccolo passo per [un] uomo, un grande balzo per l'umanità".

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Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica nello scenario più ampio della guerra fredda, realizzando l'obiettivo nazionale che il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy aveva definito nel 1961 in occasione di un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti: "prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra".

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Sono questi gli eventi che si ricordano sempre,
per quanto uno possa essere stato piccolo all'epoca, ci si ricorda del fatto e di cosa si stava facendo in quel momento.
Per quelli veramente giovani, ho voluto riportare l'evento per sommi capi e corredarlo di qualche foto. Non è stata un'impresa italiana, ma l'importanza di questa spedizione è sicuramente innegabile.
 
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view post Posted on 18/8/2019, 18:33
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Proprio in questi giorni, cinquanta anni fa, un altro evento americano che ha lasciato il segno, il festival di Woodstock. È stato tutto e il contrario, tre giorni di concerti no stop con grandi nomi sul palco. Dall'altra parte un po' troppa droga. Comunque un avvenimento che ancora oggi è ricordato e celebrato.


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La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, meglio conosciuto con il più semplice festival di Woodstock[1], fu una manifestazione che si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, all'apice della diffusione della cultura hippie. Vi si riferisce spesso con l'espressione 3 Days of Peace & Rock Music, "tre giorni di pace e musica rock". Furono presenti circa un milione di spettatori.

Il nome ha origine dalla città di Woodstock, nella contea di Ulster, conosciuta per le sue attività artistiche (vi si organizzano festival d'arte) e fu l'ultima grande manifestazione del movimento che da allora si diffuse peraltro sempre più fuori dagli USA, dove era nato, pur senza la coesione e l'originalità che avevano permesso negli anni sessanta eventi come il Monterey Pop festival, la Summer of Love a San Francisco e lo stesso festival di Woodstock.

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Woodstock era stato ideato come un festival di provincia (e come "An Aquarian Exposition", il nome, dal tono modesto, con cui era pubblicizzato); ma accolse inaspettatamente più di 400.000 giovani (secondo fonti non certe, addirittura un milione di persone); trentadue musicisti e gruppi, fra i più noti di allora, si alternarono sul palco; l'esibizione non smise che un giorno dopo il previsto (era stato programmato sino al 17); il tutto condito da quantità enormi di Cannabis e LSD, tra cui il celebre "Orange Sunshine". Il festival ebbe una grande carica simbolica la cui notorietà continua ancora oggi e fu un grande evento della storia del rock e del costume.

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I promotori del festival di Woodstock furono Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld.

Roberts e Rosenman avevano pubblicato un annuncio sul New York Times e sul Wall Street Journal, presentandosi come "Challenge International, Ltd.": Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d'affari. Lang e Kornfeld li contattarono, e con loro progettarono uno studio di registrazione da mettere su nel villaggio di Woodstock, nella contea di Ulster dello stato di New York, un luogo dall'atmosfera ritirata e tranquilla. Presto, però, immaginarono di realizzare al suo posto un più ambizioso festival musicale e artistico. Roberts era incerto se abbandonare l'iniziativa, consolidando le perdite che vi aveva subito; infine la sua decisione fu di restare nel gruppo e finanziare il Festival.

Woodstock era per loro un'iniziativa commerciale, che chiamarono appunto "Woodstock Ventures", una possibilità di guadagni. Divenne una manifestazione ad ingresso libero quando gli organizzatori si accorsero di stare attirando centinaia di migliaia di persone in più del previsto: circa 186.000 biglietti erano stati acquistati in prevendita.

Nella primavera del 1969 la Woodstock Ventures affittò per 10.000 dollari il Mills Industrial Park, un'area di 1,2 km² nella contea di Orange, dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto. Alle autorità locali era stato assicurato che non si sarebbero radunate più di 50.000 persone, ma gli abitanti si opposero subito all'iniziativa. All'inizio di luglio fu varata una nuova legge locale, per cui sarebbe occorso un permesso speciale per ogni assemblea di più di 5.000 persone. Infine, il 15 luglio il concerto fu definitivamente vietato con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma.

La nuova (e definitiva) location fu Bethel, della contea di Sullivan, una cittadina rurale 69 km a sud-ovest di Woodstock. Elliot Tiber, il proprietario del motel "El Monaco" sul White Lake a Bethel, si offrì di ospitare il festival in una sua tenuta di 15 acri. Aveva già ottenuto un permesso dalla città per il "White Lake Music and Arts Festival", che sarebbe stato un concerto di musica da camera.

Quando si accorse che la sua proprietà era troppo piccola per Woodstock, Tiber presentò gli organizzatori a un allevatore, Max Yasgur, che accettò di affittare loro 600 acri (2,4 km²) per 75.000 dollari. La notizia del concerto che si preparava fu annunciata da una radio locale già prima che i promotori e Yasgur lasciassero il ristorante dove si erano accordati, fatta trapelare da alcuni lavoratori del locale.

Altri 25.000 dollari furono pagati come affitto a proprietari confinanti per ingrandire il sito del festival.

Il terreno di Yasgur formava una conca naturale digradante verso lo stagno Filippini a nord. Il palco fu costruito alla base del rilievo, con lo stagno sullo sfondo. Lo stagno sarebbe diventato un luogo molto amato dai partecipanti, che vi facevano il bagno svestita.
Gli organizzatori ripeterono anche alle autorità di Bethel la loro stima di 50.000 partecipanti.

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Scaletta del festival

Venerdì 15 agosto

Il concerto iniziò alle 17:07 di venerdì con Richie Havens. La prima giornata fu dei musicisti folk.

Richie Havens

Dalle 17.07 Alle 19.00

High Flyin' Bird
I Can't Make It Any More
With a Little Help from My Friends
Strawberry Fields Forever
Hey Jude
I Had a Woman
Handsome Johnny
Freedom
Freedom fu un pezzo di totale improvvisazione: a causa dei continui bis richiesti dal pubblico, al settimo esaurì il repertorio, e suonando la chitarra si mise a ripetere "freedom", cioè "libertà". Swami Satchidananda si esibì in un'invocazione per il festival.

Swami Satchidananda

Dalle 19.10 Alle 19.20

Invocazione per il festival
Sweetwater

Dalle 19.30 Alle 20.10

Motherless Child
Look Out
For Pete's Sake
What's Wrong
Crystal Spider
Two Worlds
Why Oh Why
Let the Sunshine In
Oh Happy Day
Day Song
Country Joe McDonald
Modifica
Janis
Rockin' All Around the World
Flyin' High All Over the World
Seen a Rocket Flyin'
The "Fish" Cheer/I-Feel-Like-I'm-Fixin'-to-Die Rag
Country Joe McDonald non era in programma il primo giorno, ma fu fatto esibire a sorpresa e senza la sua band, The Fish, perché molti artisti non erano ancora arrivati. Avrebbe suonato di nuovo il terzo giorno, insieme alla band.



John Sebastian

How Have You Been
Rainbows all Over Your Blues
I Had a Dream
Darlin' Be Home Soon
Younger Generation
John Sebastian lasciò il palco inaspettatamente, dopo essere stato avvisato che la moglie aveva partorito.

Sweetwater

What's Wrong
Motherless Child
Look Out
For Pete's sake
Day Song
My Crystal Spider
Two Worlds
Why Oh Why
The Incredible String Band
Modifica
Invocation
The Letter
This Moment
When You Find Out Who You Are
Bert Sommer
Modifica
Jennifer
The Road to Travel
I Wondered Where You Be
She's Gone
Things Are Going My Way
And When It's Over
Jeanette
America
A Note That Read
Smile
Tim Hardin
Modifica
If I Were a Carpenter
Misty Roses
L'esibizione di Tim Hardin, nonostante la scaletta così breve, durò un'ora.

Ravi Shankar

Raga puriya-dhanashri/Gat in sawarital
Tabla solo in jhaptal
Raga manj khamaj
Iap jor
Dhun in kaharwa tal
Melanie Safka
Modifica
Beautiful People
Birthday of the Sun
Arlo Guthrie
Modifica
Coming into Los Angeles
Walking Down the Line
Amazing Grace

Joan Baez

Oh Happy Day
The Last Thing on My Mind
I Shall Be Released
Joe Hill
Sweet Sir Galahad
Hickory Wind
Drugstore Truck Driving Man
I Live One Day at a Time
Sweet Sunny South
Warm and Tender Love
Swing Low, Sweet Chariot
We Shall Overcome
Nei giorni del festival Joan Baez era al sesto mese di gravidanza. Sul palco raccontò che il marito David Harris, obiettore di coscienza, era stato arrestato.



Sabato 16 agosto

Il concerto di sabato iniziò alle 12:15.

Quill

They Live the Life
BBY
Waitin' for You
Jam
Keef Hartley Band
Modifica
Spanish Fly
Believe in You
Rock Me Baby
Medley
Leavin' Trunk
Halfbreed
Just to Cry
Sinnin' for You
Santana
Modifica
Waiting
You Just Don't Care
Savior
Jingo
Persuasion
Evil Ways
Soul Sacrifice
Fried Neckbones

Canned Heat

A Change Is Gonna Come/Leaving This Town
Going Up the Country
Let's Work Together
Woodstock Boogie
Mountain

Blood of the Sun
Stormy Monday
Long Red
Who am I But You and the Sun
Beside the Sea
For Yasgur's Farm (allora senza titolo)
You and Me
Theme For an Imaginary Western
Waiting to Take You Away
Dreams of Milk and Honey
Blind Man
Blue Suede Shoes
Southbound Train

Janis Joplin & The Kozmic Blues Band

Raise Your Hand
As Good as You've Been to This World
To Love Somebody
Summertime
Try (Just a Little Bit Harder)
Kozmic Blues
Can't Turn You Loose
Work Me Lord
Piece of My Heart (con bis)
Ball and Chain (con bis)



Sly & the Family Stone

Chip Monck intro/M'lady
Sing a Simple Song
You Can Make It if You Try
Everyday People
Dance to the Music
I Want to Take you Higher
Love City
Stand!

Grateful Dead

St. Stephen
Mama Tried
Dark Star/High Time
Turn on Your Love Light
La performance dei Grateful Dead fu segnata da problemi tecnici, compresa una messa a terra difettosa; Jerry Garcia e Bob Weir ricordarono di aver preso la scossa toccando le loro chitarre.

Creedence Clearwater Revival

Born on the Bayou
Green River
Ninety-nine and a Half (Won't do)
Commotion
Bootleg
Bad Moon Rising
Proud Mary
I Put a Spell on You
Night Time is the Right Time
Keep on Choogin'
Suzy Q



The Who

Iniziarono a suonare solo intorno alle quattro del mattino - a causa, si dice, di litigi con gli organizzatori riguardo alla paga. L'esibizione venne brevemente interrotta da Abbie Hoffman, poi scaraventato giù dal palco da Pete Townshend a colpi di chitarra

Heaven and Hell
I Can't Explain
It's a Boy
1921
Amazing Journey
Sparks
Eyesight to the Blind
Christmas
Tommy Can You Hear Me?
Acid Queen
Pinball Wizard
Do You Think It's Alright?
Fiddle About
There's a Doctor
Go to the Mirror
Smash the Mirror
I'm Free
Tommy's Holiday Camp
We're Not Gonna Take It
See Me, Feel Me (il sole iniziò a sorgere mentre Roger Daltrey iniziava a cantare il coro in questo brano)
Summertime Blues
Shakin' all Over
My Generation
Naked Eye
Alla fine della performance degli Who, Pete Townshend sbatté più volte la chitarra sul palco, poi la gettò al pubblico.



Jefferson Airplane

Iniziarono alle otto del mattino di domenica, concludendo la maratona notturna.

Introduction
The Other Side of This Life
Somebody to Love
3/5 Of a Mile in 10 Seconds
Won't You Try / Saturday Afternoon
Eskimo Blue Day
Plastic Fantastic Lover
Wooden Ships
Uncle Sam Blues
Volunteers
The Ballad of You & Me & Pooneil
Come Back Baby
White Rabbit
The House at Pooneil Corners



Domenica 17 e lunedì 18 agosto

Joe Cocker inaugurò l'ultima giornata in programma, alle due del pomeriggio. Prima del suo numero, The Grease Band aveva eseguito alcuni brani strumentali.

The Grease Band

brani strumentali

Joe Cocker

Dear Landlord
Something Comin' On
Do I Still Figure in Your Life
Feelin' alright
Just Like a Woman
Let's Go Get Stoned
I Don't Need a Doctor
I Shall Be Released
With a Little Help from My Friends
Dopo la sua performance, un temporale interruppe il concerto per diverse ore.



Country Joe and the Fish

Rock and Soul Music
Thing Called Love
Love Machine
The "Fish" Cheer/I-feel-like-I'm-fixin'-to-die rag
Not so Sweet Martha Lorraine

Ten Years After

Good Morning Little Schoolgirl
I Can't Keep from Crying Sometimes
I May Be Wrong, But I Won't Be Wrong Always
Hear Me Calling
I'm Going Home

The Band

Chest Fever
Tears of Rage
We Can Talk
Don't You Tell Henry
Don't Do It
Ain't No More Cane
Long Black Veil
This Wheel's on Fire
I Shall Be Released
The Weight
Loving You Is Sweeter Than Ever



Blood, Sweat & Tears

More and More
I Love You More Than You'll Ever Know
Spinning Wheel
I Stand Accused
Something Comin' on

Johnny Winter

Mama, Talk to Your Daughter
To Tell the Truth
Johnny B. Goode
Six Feet in the Ground
Leland Mississippi Blues/Rock Me Baby
Mean Mistreater
I Can't Stand It (fu accompagnato dal fratello, Edgar Winter)
Tobacco Road (con Edgar Winter)
Mean Town Blues

Crosby, Stills, Nash & Young

Iniziarono circa alle tre del mattino, con due esibizioni distinte.

Esibizione acustica
Suite: Judy Blue Eyes
Blackbird
Helplessly Hoping
Guinnevere
Marrakesh Express
4 + 20
Mr. Soul
Wonderin'
You Don't Have to Cry



Esibizione elettrica
Pre-Road Downs
Long Time Gone
Bluebird
Sea of Madness
Wooden Ships
Find the Cost of Freedom
49 Bye-Byes
Neil Young saltò la maggior parte della performance acustica (ne eseguì solo le sue composizioni Mr. Soul e Wonderin') e rifiutò di essere filmato durante l'altra; Young, ha detto, credeva che la registrazione distraesse sia gli artisti sia il pubblico dalla musica.

Paul Butterfield Blues Band

Everything's Gonna Be Alright
Driftin'
Born Under a Bad Sign
Morning Sunrise
Love March
Rumpis Cumpis

Sha-Na-Na

Na-Na Theme
Jakety Yak
Teen Angel
Jailhouse Rock
Wipe Out
Who Wrote the Book of Love
Duke of Earl
At the Hop
Na-Na Theme

Jimi Hendrix

Dopo che la sua band era stata presentata come "The Jimi Hendrix Experience", Hendrix corresse con il nuovo nome del gruppo: "Gypsy Sun and Rainbows".

Message to Love
Hear My Train A Comin'
Spanish Castle Magic
Red House (la corda del mi cantino della chitarra di Hendrix si ruppe, ma continuò a suonare la canzone con cinque corde)
Mastermind (scritta e cantata da Larry Lee)
Lover Man
Foxy Lady
Jam Back at the House
Izabella
Gypsy Woman / Aware of Love (queste due canzoni, scritte da Curtis Mayfield, furono cantate insieme da Larry Lee come un medley)
Fire
Voodoo Child (Slight Return) / Stepping Stone
The Star-Spangled Banner (una reinterpretazione dell'inno degli Stati Uniti, eseguita da Hendrix con una forza e dei suoni stranianti che era facile intendere come la sua protesta per la violenza delle politiche degli USA, nella guerra in Vietnam e negli scontri sociali)
Purple Haze
Woodstock Improvisation / Villanova Junction
Hey Joe
Jimi Hendrix aveva insistito per essere l'ultimo ad esibirsi al festival, così il suo numero era stato previsto per la mezzanotte, ma non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì. La maggior parte degli spettatori aveva dovuto lasciare il festival e tornare alla routine dei giorni feriali, così che solo in quasi 200.000 anziché 500.000 ascoltarono Hendrix, in una performance che fu una rarità, per la durata (due ore, la più lunga nella carriera di Hendrix).



The Jeff Beck Group era in scaletta, ma la band si sciolse una settimana prima dell'inizio del festival e non vi partecipò.

Gli Iron Butterfly rimasero bloccati in aeroporto e il loro manager cercò di organizzare il resto del loro viaggio in elicottero. A un certo punto, gli elicotteri divennero l'unico mezzo con cui era possibile raggiungere Bethel, isolata dal traffico.

Anche Joni Mitchell avrebbe dovuto esibirsi, ma il suo agente preferì farla apparire quel lunedì al Dick Cavett Show, dal forte audience a livello nazionale, piuttosto che "sedere in un campo con 500 persone". La Mitchell era stata pure scoraggiata dalle reazioni al suo intervento nell'Atlantic City Pop Festival all'inizio di agosto, quando il pubblico l'aveva così osteggiata da convincerla a interrompere l'esibizione lasciando il palco in lacrime. In seguito, benché non vi avesse partecipato, la Mitchell scrisse ed incise la canzone Woodstock, che divenne una hit di Matthews Southern Comfort e di Crosby, Stills, Nash & Young.

La band canadese Lighthouse, in scaletta, si ritirò all'ultimo momento, sostenendo che non sarebbe stato un buon palcoscenico. Più tardi diversi membri del gruppo si sarebbero detti pentiti della definizione.

Woodstock_redmond_stage



Devo dire che l'idea di fare questo post me l'ha ispirata Nicola con il suo post in memoria di Peter Fonda. Molte canzoni di Easy rider sono di Woodstock.
 
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view post Posted on 19/8/2019, 07:55
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Devo dire che non mi aspettavo proprio questo capolavoro di cronaca COMPLETA sulla 3 giorni di musica che hanno rappresentato la stazione di partenza, la creazione di tutta la musica beat, folk, rock, underground, jazz ed anche disco a divenire.

per la storia siamo soliti dire sulle date : prima di Cristo, dopo di Cristo, per quanto alla musica statunitense, e non solo, possiamo ben dire prima di Woodstock e dopo di Woodstock che solo grazie a questa manifestazione è divenuto conosciuto e famoso nel mondo.

Nacque per caso e si è rivelato IRRIPETIBILE, ci hanno anche provato, senza successo.

Grazie Marina
 
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