Parlare di Paolo Crescenzo Martino Avitabile (Agerola, 25 ottobre 1791 – Agerola, 28 marzo 1850) senza definirlo un personaggio emblematico della scena politica internazionale del XIX secolo sarebbe oltremodo riduttivo.
La sua è la storia di un uomo nato per combattere, una storia fatta di avventura, sangue e guerra che comincio' nel napoletano e fini' in Asia.
Nato nel 1791 ad Agerola in provincia di Napoli, Avitabile entrò sotto le armi giovanissimo, per sfuggire alla povertà, e imparò presto i segreti dell’arte militare che, oltre ai gradi di ufficiale, lo avrebbero presto portato ad ammodernare e comandare due tra i grandi eserciti d’Oriente.
La sua carriera militare iniziò in epoca napoleonica sotto le insegne del re di Napoli Gioacchino Murat, servendo da sottufficiale d'artiglieria. Dopo la dissoluzione dell'impero napoleonico venne incorporato nel Real Esercito delle Due Sicilie col grado di primo tenente, distinguendosi per le sue ottime doti militari.
Cio' nonostante, Ferdinando I tornato al potere, per il suo passato napoleonico non volle riconoscergli il grado di capitano.
Si dice che disgustato da questo trattamento mise fine alla sua carriera europea per prendere la via del "soldato di ventura" in Oriente.
Dopo essere stato alle dipendenze delle Scià di Persia, dove prestò servizio per sei anni, periodo durante il quale fu promosso prima al rango di Khan e poi a quello di generale della riserva,aggiunse le inospitali alture che dividevano l’Afghanistan dall’India (oggi Pakistan) nel 1835. Ben presto divenne governatore della regione strategica del Punjab - crocevia fondamentale della “Via della Seta” e snodo fondamentale del Grande Gioco che intratteneva spie e diplomatici inglesi e russi - ma soprattutto si trasformò nello spauracchio di rivoltosi e criminali.
L'ambizione di Avitabile portò nel 1827 il generale napoletano al comando delle truppe del maharaja Ranjit Singh, fondatore dell'impero Sikh. Avitabile riuscì abilmente a riorganizzare le truppe del maharaja, fondò la città di Wazirabad e, nel 1835, divenne governatore di Peshawar, pericolosa zona di confine in guerra con i ribelli afghani della maggioranza pashtun. Qui l'Avitabile impose la sua disciplina ferrea con metodi feroci: il suo pragmatismo fu brutale, ma riuscì infine a domare la porzione di Afghanistan sotto il suo controllo. I suoi metodi crearono un tale clima di terrore che ancora oggi, per spaventare i discoli, le madri del luogo li minacciano evocando Abu Tabela, il soprannome di Avitabile in Oriente, similmente a quanto si fa con l'Uomo Nero in Italia.
I suoi metodi feroci, pero', gli permisero di mantenere il controllo dove nessun altro straniero era stato capace d’imporlo.
Si dice infatti che Avitabile, ingaggiato appositamente per governare i territori separati dal Passo Khyber, si svegliasse ogni mattina con la ferma convinzione che lasciar penzolare un brigante dalla forca o direttamente dal minareto più alto della moschea di Peshawar avrebbe indotto gli altri a pensarci due volte prima di agire contro il suo governatorato. Così facendo avrebbe, presto o tardi, sedato scontri e disordini che infestavano quei luoghi dove ormai le armate sikh, affidate al suo comando dal maharaja Ranjit Singh, lo avevano già reso celebre.
Dopo una lunga avventura alle porte dell’Asia, e accumulate ingenti ricchezze per i servigi offerti ai regnanti di metà delle terre conosciute se ne torno' ad Agerola dove la scissione di Agerola dalla provincia del Principato Citra (l'attuale provincia di Salerno) e l'annessione a quella di Napoli: divenne così comune autonomo dal territorio di Amalfi.
Morì pochi anni dopo in circostanze mai chiarite. Qualcuno mormora sia stato avvelenato attraverso un piatto di agnello dalla sua giovanissima moglie, già promessa ad un altro uomo. Qualcuno, per i “fumi emessi da una stufa”. Era comunque l'inizio della primavera del 1850 quando spirò. Dopo aver investito parte delle sue fortune nell'agricoltura e nell'allevamento di bestiame. Aveva, tra le altre cose, incrociato delle vacca Jersey donategli dagli inglesi con le vacche locali, dando vita a una nuova e apprezzata razza: le “ageroline”.