Diciamo che quando iniziò la sua carriera di scrittore, verso la metà del XIX sec. le sue condizioni economiche erano abbastanza agevoli, per cui con la tranquillità economica, poté dare alla luce i suoi migliori lavori, anche se doveva scrivere sotto la forbice della censura borbonica, che specie dopo il burrascoso ’48, fu davvero feroce
Con l’Unità d’Italia, cominciò a scrivere i romanzi sociali, quelli della cosiddetta trilogia socialista: I Misteri di Napoli, Le Ombre, I Vermi; e fu quello un altro periodo tranquillo della sua vita. Ma dopo, vuoi per la sua salute che cominciò a peggiorare, vuoi per il dolore per la morte di tre dei suoi quattro figli, il povero Mastriani cominciò a perdere quella serenità e tranquillità per scrivere a modo e i suoi ultimi romanzi, e che furono pubblicati sulle appendici del quotidiano Roma in prevalenza, vennero fuori con quella fretta dettata dal bisogno di scrivere per mangiare, quindi anche dal punto di vista letterario, non erano dei capolavori
Addirittura sembra incredibile che per aiutare la moglie per le spese del funerale,si dovette fare una colletta, per cui è più che giusta la frase che lui stesso in un momento di sconforto disse : Che somma sventura è nascere a Napoli!
Successivamente la collaborazione di Mastriani col Giornale del Regno delle Due Sicilie (e anche col giornale ministeriale L’Ordine) di sicuro influì sul giudizio negativo espresso nei suoi confronti dal De Sanctis. Mastriani iniziò la sua attività letteraria collaborando in piccoli giornali di costume dell’epoca, come Il Sibilo, Il lume a gas, La Rondinella, Il Pungolo ed altri, ma senz’altro la nomina di compilatore di quei giornali borbonici, avvenuta nell’anno 1851, non fu per lui positiva; intanto il Direttore dell’Interno, Ramo Polizia che lo nominò, Gaetano Peccheneda, non gli assegnò alcun stipendio....
Altro errore di Francesco Mastriani fu quello di non aver mai frequentato circoli letterari, né partecipato a conferenze, simposi e convegni. Ciò lo fece passare per un solitario che snobbava gli incontri con gli altri letterati. Ciò non è assolutamente vero. Egli preferiva dedicare quei pochi attimi di libertà dal lavoro, alla sua famiglia che adorava alla follia.
Oggi sempre più spesso dei docenti universitari si stanno occupando della sua produzione letteraria
È vero, con la buona pace di De Sanctis, dell’Algranati , le opere di Francesco Mastriani si continuano a pubblicare anche nel terzo millennio! E l’ultimo lllllll con la pubblicazione del romanzo Nerone in Napoli, nell’ottobre dell’anno 2015. Ma anche altri scrittori ed editori stanno riscoprendo Francesco Mastriani, tanto per fare qualche nome, Divier Nelli nel 2010 per la Rusconi ha pubblicato il romanzo Il mio cadavere, al quale ha fatto però una sorta di lifting o restauro per permettere ai lettori del XXI secolo di leggerlo con più agio e di apprezzarlo. Ricordo la studiosa Anna Geltrude Pessina, che nel 2013 ha pubblicato per Tullio Pironti Editore di Napoli, Francesco Mastriani: un escluso. E ancora la Cristiana Anna Addesso, che oltre a collaborare con noi cugini Rosario ed Emilio nella pubblicazione del saggio Che somma sventura è nascere a Napoli – bio-bibliografia di Francesco Mastriani, per Aracne editrice, ha pubblicato anche Francesco Mastriani a teatro, nel 2009 e un altro lavoro di Mastriani: Novelle scene e racconti – con appendici di testi inediti, nel 2012. Anche Avagliano Editore, nel 2009 ha ristampato il capolavoro di Francesco Mastriani: La Cieca di Sorrento. Direi quindi che il pensiero di Mastriani sia tutt’oggi attuale, e ricordo altri studiosi contemporanei continuano ad occuparsi dello scrittore: Pasquale Sabbatino, Tommaso Scappaticci, Francesco Guardiani, Carlo Avilio, Clara Borrelli, Patricia Bianchi, Nadia Ciampaglia, e sembra addirittura che uno studioso giapponese – è una notizia che ha trovato l’Addesso – si stia interessando alla produzione letteraria di Mastriani; dell’Associazione Nazionale Mondo Scuola, organizzammo un convegno su Vita, pensiero ed opere di Francesco Mastriani. Direi che l’iniziativa ebbe un buon successo, è stata pubblicata anche su alcuni quotidiani napoletani ed intervennero personalità letterarie, come la Anna Geltrude Pessina, la Clara Borrelli, il giovane studioso Emanuele Cerullo, e alcune personalità politiche di Ercolano e Torre del Greco. Io e mio cugino Emilio ci siamo prefissati due obiettivi, il primo è appunto quello di rivalutare la figura di Mastriani, ricordando che il suo romanzo " La Cieca di Sorrento" ha avuto scalpore non solo a Napoli ma anche a
Milano, Genova, Firenze, Roma, Vicenza; ed è stato tradotto anche in spagnolo, tedesco e ceco. Inoltre di esso ci sono state riduzioni teatrali e cinematografiche.
Su Mastriani si espresse Matilde Serao
Matilde Serao, nel suo necrologio sulla morte di Mastriani, scrive che la qualità nell’opera di Mastriani, specialmente nei romanzi scritti con calma, è l’emozione, e ricorda nella Cieca di Sorrento, in quella storia semplice e dolente, la scena in cui Oliviero Blackman fa l’operazione agli occhi della infelicissima fanciulla, il grido di ringraziamento che sgorga dal petto della creatura a cui è stata ridata la vista, e la Serao chiede se tutti coloro che hanno letto quella pagina, come lei stessa la Serao, non ha pianto di quell’emozione. Anche I Misteri di Napoli, pubblicato la prima volta nel 1869-70 in volumi, ha avuto edizioni in altre città (Milano, Firenze e La Spezia). Questo lavoro fa parte della cosiddetta Trilogia Socialista, cioè quel filone in cui si evidenzia di più il Mastriani verista; pur essendo stato scritto dopo I Vermi e Le Ombre (gli altri due romanzi della trilogia), mi ha appassionato di più, forse perché in esso è trattata a fondo la questione sociale della città; nella trama ci troviamo dei personaggi che potevano uscire solo dalla penna e dalla fantasia di Mastriani, personaggi appartenenti a ceti sociali diametralmente opposti: quello dei ricchi, avari e dissoluti proprietari, quello dei ladri e dei malfattori, e quello delle persone oneste. Condivido l’analisi della Serao quando scrive che il concetto del bene e del male era molto rudimentale in Mastriani: i suoi personaggi erano o troppo buoni o troppo cattivi e trovare la bontà nella perversità o la malizia nella bontà, è opera acuta e lunga. Il mondo morale di Mastriani aveva pochi e semplici criteri: l’eterno dissidio tra gli oppressori e i deboli, tra le vittime e i carnefici.
Fonti varie dal web
Edited by aurora663 - 23/2/2022, 16:43