| Licola 27/3/2024
Lo zabaglione
Un rosso d’uovo, parecchio zucchero e tanto olio di gomito, questo era il mio zabaglione che a casa mia chiamavamo “o’ zampaglione”.
È un ricordo certamente dolce, e non solo per la quantità di zucchero che usavo. Arrivato all’età dell’autonomia, provvedevo a prepararlo da me, ci voleva un po’ di tempo, era importante agitarlo bene con il cucchiaino, per farlo crescere e per consumare lo zucchero in modo che la crema risultasse densa ma vellutata, qualche granellino di zucchero che rimaneva, aggiungeva comunque un piacevole senso alle qualità organolettiche del preparato. È una consuetudine che ho conservato fino all’università, scandisco i tempi con i miei studi, non era un’abitudine quotidiana, ma di tanto in tanto al mattino, in attesa delle “sudate carte”, mi dedicavo alla preparazione d’o’ zampaglione, e giravo, giravo, per farlo crescere bene, ma forse anche per procrastinare il momento dello studio. All’epoca niente televisione o telefonini, mentre montavo lo zabaglione leggevo il “Topolino”, finita l’operazione, assaggiavo per gustare il composto in purezza, aggiungevo quindi un po’ di caffè e finalmente terminavo la mia colazione e mi dedicavo allo spaventoso volume di diritto amministrativo, una delle materie più ardue del mio percorso universitario. Oggi non è facile trovare uova fresche di giornata, ci pensa però il mio amico Onofrio che di tanto in tanto mi porta “l’ova fresche pe’ piccerille”. Continuo così a preparare o’ Zampaglione per i miei nipoti: a Giorgio piace così com’è, a Giovanni con l’aggiunta di un po’ di caffè. Un abbraccio a tutti. Giovanni
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