Le stronzate di Pulcinella

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view post Posted: 20/8/2023, 18:00 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

VI. LA VILLEGGIATURA: PERCHÈ CI SI VA?



In fondo, questo affare della villeggiatura, come tante altre cose della vita, è tutta una questione d'imitazione, di preconcetto, di amor proprio: non è quasi mai una questione di iniziativa, di indipendenza, di vera necessità. La Tale dice di voler partire, perchè si è giunti alla metà di luglio, non per altro: e, subito, un séguito di signore si decide a partire, perchè la prima lo ha detto. Il Tale Altro dice di dover partire, perchè lo aspettano nel suo collegio elettorale, o nelle sue terre, o perchè ella lo aspetta altrove: e, subito subito, un séguito di signori, amici e conoscenti, inventa qualche ragione impellente per doversene andare al più presto. La Tale signora dichiara di sospendere ogni visita da fare o da ricevere, proclama che ella ha fatto togliere i tappeti, covrire i mobili con le fodere, voltare i quadri contro il muro, e conservare i bibelots nelle vetrine, perchè così le è piaciuto, perchè ella ha avuto il preconcetto della liberazione: e, immediatamente, tutte le altre case, di amiche e di conoscenti, sono in rivoluzione, coi mobili in aria e i libri per terra. Chi oserà mai disporre della propria volontà, in questo problema della villeggiatura? Chi avrà il coraggio di partire, quando gli piace, di andare dove gli conviene, di trattenersi quanto tempo vuole, di ritornare presto, di ritornare tardi, di non fare i bagni, o di non fare la cura climatica, di fare, infine, il proprio comodo?
Chi, chi mai avrà il coraggio di non partire, se ciò non gli accomoda? O, almeno, chi avrà il coraggio di dichiarare, restando, di restare? Chi rinunzierà alla ipocrisia di questa finta partenza? Solo, qualche progresso, da qualche anno a questa parte, si vede, nelle grandi città, in fatto di sincerità, d'iniziativa, di libertà, per questo affare della villeggiatura: vi è già un grande, un grandissimo gruppo di gente, che crede fermamente alla bontà dell'estate, in città, fra il luglio e l'agosto: vi è chi crede esser meglio fare, a Napoli, i bagni di mare, non incomodandosi ad andare sovra un'altra spiaggia, o di passare a Roma, a Villa Borghese, l'estate restando nel proprio paese, che è sempre più bello degli altri, restando nella propria casa, che è sempre più comoda delle altre: vi è chi crede di non dover spendere troppo denaro, di non doversi stancare, affaticare, annoiare, andando altrove, in un posto qualunque, ahi, molto qualunque! Sicchè, una gran folla va via, non per idea propria, non per proprio desiderio, ma per fare quello che gli altri fanno: un'altra folla, meno grande, resta in città, beandosi delle serate fresche e delle notti profonde di beltà. E l'una che resta, dice male, molto male dell'altra che è partita: l'altra, di lontano, critica quella che è rimasta.... Chi, chi mai avrà il coraggio di non partire, se ciò non gli accomoda? O, almeno, chi avrà il coraggio di dichiarare, restando, di restare? Chi rinunzierà alla ipocrisia di questa finta partenza? Solo, qualche progresso, da qualche anno a questa parte, si vede, nelle grandi città, in fatto di sincerità, d'iniziativa, di libertà, per questo affare della villeggiatura: vi è già un grande, un grandissimo gruppo di gente, che crede fermamente alla bontà dell'estate, in città, fra il luglio e l'agosto: vi è chi crede esser meglio fare, a Napoli, i bagni di mare, non incomodandosi ad andare sovra un'altra spiaggia, o di passare a Roma, a Villa Borghese, l'estate restando nel proprio paese, che è sempre più bello degli altri, restando nella propria casa, che è sempre più comoda delle altre: vi è chi crede di non dover spendere troppo denaro, di non doversi stancare, affaticare, annoiare, andando altrove, in un posto qualunque, ahi, molto qualunque! Sicchè, una gran folla va via, non per idea propria, non per proprio desiderio, ma per fare quello che gli altri fanno: un'altra folla, meno grande, resta in città, beandosi delle serate fresche e delle notti profonde di beltà. E l'una che resta, dice male, molto male dell'altra che è partita: l'altra, di lontano, critica quella che è rimasta....– Ma con quale denaro è mai andata via, la Tale? Non col suo!– Ma con quale denaro è mai andata via, la Tale? Non col suo! ····························································· ·····························································– Che miserabili avari, i Tal dei Tali, che sono in città, a crepare!
view post Posted: 17/8/2023, 17:54 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

V. ANDAR VIA: LA VALIGIA DEL PADRONE.



Oggetti di «toilette». – Spazzola per abiti; spazzola per i capelli; pettine; rasoio; cuoio da rasoio; pennello per la barba; polvere di sapone; pasta da rasoio; spazzola da denti; acqua e pasta dentifricia; spazzola da unghie; nettaorecchi; nettadenti; sapone nella scatola di metallo; spugne, in un sacchetto di cautchouc; pietra pomice; forbici; tagliacalli; vasellina; acqua da toilette; polvere di riso; specchietto da tasca; allacciabottoni; calzatoio; forma di legno per gli stivali; vernice e crema gialla per lustrare; sacco per la biancheria sporca. Oggetti di «toilette». – Spazzola per abiti; spazzola per i capelli; pettine; rasoio; cuoio da rasoio; pennello per la barba; polvere di sapone; pasta da rasoio; spazzola da denti; acqua e pasta dentifricia; spazzola da unghie; nettaorecchi; nettadenti; sapone nella scatola di metallo; spugne, in un sacchetto di cautchouc; pietra pomice; forbici; tagliacalli; vasellina; acqua da toilette; polvere di riso; specchietto da tasca; allacciabottoni; calzatoio; forma di legno per gli stivali; vernice e crema gialla per lustrare; sacco per la biancheria sporca. Oggetti diversi. – Spilli ed aghi; filo bianco e nero; pezzetto di flanella; bottoni di ricambio; bottoni da camicia; laccetti da scarpe; coltello; temperino; cavaturaccioli; corregge; spago; fiammiferi a candeletta; sveglia; canocchiale; libro d'indirizzi; carta e buste; francobolli; pesalettere; cartoline postali; penna da tasca; lapis; calamaio; ceralacca e suggello; cartella chiusa a chiave; biglietti da visita. Oggetti diversi. – Spilli ed aghi; filo bianco e nero; pezzetto di flanella; bottoni di ricambio; bottoni da camicia; laccetti da scarpe; coltello; temperino; cavaturaccioli; corregge; spago; fiammiferi a candeletta; sveglia; canocchiale; libro d'indirizzi; carta e buste; francobolli; pesalettere; cartoline postali; penna da tasca; lapis; calamaio; ceralacca e suggello; cartella chiusa a chiave; biglietti da visita. Biancheria, scarpe, vestiti. – Costume da mattina; costume da viaggio; redingote con relativo panciotto e relativi pantaloni; marsina o smoking; costumi da sport; cioè: costume da cavallo, da velocipide, da tennis, da polo, da caccia, da canottiere, da alpinista, da bagno di mare, da scherma (in tutto nove!): mantello impermeabile, mantello da viaggio, in alpagas grigio, paletot; calzette di filo: calzette di seta e di lana; reggicalzette; sottocalzoni; camicie bianche; camicie di colore; camicie bianche non inamidate; camicie di colore non inamidate; camicie di seta; camicie da notte; piyamas variati; colletti staccati; polsini staccati; foulards pel collo e pel sudore; fazzoletti bianchi, di battista; guanti; scarpe di vitello nero; scarpe di copale nero; scarponcini di copale; scarponcini gialli; stivaletti; stivaloni; stivaloni in coutchouc; scarpe da tennis; scarpe da scherma; cappello a cilindro (non si sa mai); cappello floscio nero, cappello floscio bianco; cappelli di paglia; sette od otto berretti da viaggio, da velocipede, da canottaggio....
view post Posted: 16/8/2023, 18:01 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

IV. ANDAR VIA: LA VALIGIA DELLA SIGNORA.



(Passare in rivista le diverse circostanze in cui si può avere bisogno di vestiti speciali. Per evitare le dimenticanze, riunire, metodicamente, sovra una tavola, gli oggetti da portar via, cominciando dai piedi e terminando alla testa.) Oggetti di «toilette». – Spazzola da unghie; spazzola da denti; pettini; lampada e ferro da arricciare; forcinelle ordinarie; forcinelle invisibili; saponi in iscatola di metallo; scatole da polvere di riso; acque e polvere dentifricie; acqua di Colonia; acqua di toilette; boccette di essenza; limette per unghie; specchio a tre compartimenti; sacchetti d'odore; pietra pomice; nettadenti; nettaorecchi; sacco di tela per la biancheria sporca; paracqua; ombrellino; en-cas; salviette; spugne. Oggetti di «toilette». – Spazzola da unghie; spazzola da denti; pettini; lampada e ferro da arricciare; forcinelle ordinarie; forcinelle invisibili; saponi in iscatola di metallo; scatole da polvere di riso; acque e polvere dentifricie; acqua di Colonia; acqua di toilette; boccette di essenza; limette per unghie; specchio a tre compartimenti; sacchetti d'odore; pietra pomice; nettadenti; nettaorecchi; sacco di tela per la biancheria sporca; paracqua; ombrellino; en-cas; salviette; spugne. Oggetti diversi. – Spille; aghi; ditale; forbici; filo nero e bianco; filo simile alle calze; seta simile ai vestiti; elastico; bottoni diversi; nastri per la biancheria; nastri da scarpe; temperino; calamaio da tasca; cartella; penne, portapenne e lapis; carta da lettere e buste; carta a quaderni; francobolli e cartoline postali; suggello e ceralacca; fiammiferi; lampada da spirito; coltello; forchetta e cucchiaio; cavaturaccioli; sacchetto da viaggio a chiave; plaids; portaritratti che si chiude; porta-orologi; libro di preghiera; libro di conti e libro di indirizzi.
Biancheria, vestiti, scarpe. – Calze; pantofole; stivalini; scarpette; legacce; pantaloni; busti; copribusti; camicie; camicie da notte; camiciuole; accappatoi per pettinarsi; sottane: sottanino di flanella; matinée; vestaglie; corsages di fantasia; vestiti; sacchi per avvolgere i vestiti; mantello corto; giacchetta; grande mantello da viaggio; cappelli; spilloni da cappello; guanti; fazzoletti; foulards; merletto spagnuolo; scialletti di seta; sciarpe; colletti e cinture da adattare a ogni vestito; jabots; colletti di merletto; costume da bagno; accappatoio da bagno; scarpette da bagno; cuffia di cautchouc. Piccola farmacia da viaggio. – Taffetà ingommato; collodion; ovatta idrofila; cartine di bismuto; cartine di chinina, di venticinque centigrammi; cartine di antipirina, di un terzo di grammo; pastiglie di sublimato, da un grammo; un pacchetto di garza fenicata; lapis antinevralgico; acqua di melissa; camomilla; tiglio; striscette di tela arrotolate e tela; spilli da nutrice.
view post Posted: 13/8/2023, 20:40 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

III. DI ESTATE, QUI E FUORI.



Non basta, se siamo in estate e non in inverno, smettere le pellicce odorose, le vesti di panno e le mantelline di velluto, per darsi alle batiste, ai crespi e alle garze: non basta, se siamo in estate e non più in primavera, abbandonare le vesti di leggero drappo, e le giacchette meno pesanti, e le gonne di seta, per chiedere al tussor, al foulard, allo chiffon, le loro aeree mollezze: vi è tutta un'altra categoria di cose, nella toilette femminile, che segna la profonda differenza fra l'estate e l'inverno, fra l'estate e la primavera. Prendiamo, per esempio, l'acconciatura dei capelli. Credete voi che, d'estate, ci si possa acconciare come d'inverno? Quei leggeri edifizii o quei pesanti edifizi ricciuti, e adesso già abbastanza complicati, non reggono in estate: qualunque leggiadra pettinatura, opera di mani pazienti, dopo due ore, è un ammasso informe. Il calore disfà i ricci, e le ondulazioni non naturali, ed esercita la sua azione demolitrice, anche su i ricci naturali. Vorreste voi, in estate, portare i capelli molto bassi sulle orecchie, molto bassi sulla nuca, e molto bassi sulla fronte? E non vi darebbero un fastidio enorme? Ed ecco, che l'estate consiglia la pettinatura bassa a radici diritte, libera la fronte, libere le tempie, libera la nuca, e rialzati, questi capelli, sul sommo della testa. Prendete, per esempio, i guanti: vorreste voi, in estate, portare l'elegantissimo guanto glacé dell'inverno, che modella la perfetta mano, e non preferite voi il guanto largo, la pelle di Svezia, che si leva e si mette ogni minuto, di cui si può gittarne un paio anche ogni due giorni? Prendete, per esempio, le calze: vorreste voi portare, in estate, la indispensabile, ineluttabile calza nera dell'inverno, quella calza nera, che è la civetteria egualmente delle gambe troppo sottili e delle gambe troppo grosse! Quella calza nera, che è la più profonda delle illusioni umane? Voi sapete bene che l'estate discaccia la calza nera, e permette ai piedini femminili di adornarsi dei colori più delicati e più estetici, che si intravvedono dalla scarpa di bulgaro, alla scarpa bianca, che bene si vedono dalla scarpetta nera. E voi sapete, sopra tutto, che l'estate rende immortale la fine, morbida, sottile calzetta di filo, la calza da viaggio o da escursioni, la calza da spiaggia e da montagna. Vorreste voi, come nell'inverno, adornarvi di molti, di moltissimi gioielli? Essi vanno d'accordo con le stoffe pesanti, coi drappi serici, con le pellicce esotiche, e sono troppo grevi, troppo ricchi, troppo di lusso, per le trasparenti vesti dell'estate. Qua e là, un fermaglio, una barrette, un sottile filo d'oro, da cui pendono gli oggettini delle escursioni estive, ecco quello che l'estate vi consiglia: cioè, un completamento di toilette più semplice, più disinvolto, che quasi sempre ringiovanisce e rende più gaie le fisonomie.
view post Posted: 10/8/2023, 16:47 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

II. ANCORA L'EDUCAZIONE IN VIAGGIO.



L'uomo perfettamente bene educato, in viaggio, deve vincere ogni egoismo, ogni suo agio particolare e sacrificare ogni suo comodo, alla più nobile e più pericolosa virtù umana, che è quella dell'altruismo. Egli deve cedere il passo alle signore, ai vecchi, ai bimbi, dappertutto: agli sportelli dei biglietti, in stazione, e in ferrovia, negli sleeping, nei wagons restaurants, nelle dogane, nei caffè di frontiera; dovunque è bene arrivare per il primo e profittare del tempo e dell'occasione. L'uomo perfettamente bene educato deve sopportare il caldo, il freddo, il digiuno, in viaggio, senza protestare, quando i suoi compagni o le sue compagne di viaggio vogliono fargli subire tutte queste angarie, essendo egoisti e male educati. Egli deve finir di fumare, quando ne ha voglia ancora: svegliarsi quando gli piace ancora di dormire: addormentarsi, quando vorrebbe stare sveglio e ammirare il paesaggio: tenere gli sportelli chiusi, quando andrebbe bene una boccata d'aria e non muoversi dal suo angolo, quando vorrebbe passeggiare nel vagone, per isgranchirsi le gambe. L'uomo perfettamente bene educato deve prestare il suo giornale, il suo orario, il romanzo che legge, alla prima richiesta di un compagno o di una compagna di viaggio: deve sempre sapere il nome della stazione, in cui si arriva: deve sempre aprire o chiudere lo sportello, sollevare o abbassare le tendine, chiamare il conduttore, il facchino, parlamentare col capostazione. L'uomo perfettamente bene educato, in barca, in omnibus, in carrozza, in ascensore, in automobile, in cima a una torre, in fondo a una cripta, deve sempre eclissarsi innanzi alle signore, lasciando loro il miglior posto, o guidandole, scortandole, proteggendole. Egli, in albergo, non fa chiasso, non canta, non ride, non urta nei mobili, non batte alle porte, non suona a distesa: in ascensore, sta sempre col cappello in mano, se vi è qualche signora; a table d'hôte viene in frack o in smoking, sempre a tempo; si serve modestamente, non mangia molto, non si ciba, ma gusta il pranzo; non si mette a fumare, prima di arrivare al fumoir; non sequestra i giornali nel salon de lecture; non legge quello che scrive la sua vicina nella salle d'écriture. L'uomo perfettamente bene educato, nei teatri, nei cafés-chantants, nei musei, nelle gallerie, non toglie la visuale a nessuno e se la lascia togliere, senza mormorare. L'uomo perfettamente bene educato, in viaggio, è una vittima: ma ha qualche consolazione. Talvolta, egli incontra una compagna di viaggio che, stupita di trovarsi con un uomo bene educato, dopo aver incontrato tutti uomini male educati, s'innamora perdutamente di lui.
view post Posted: 9/8/2023, 18:03 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

FUORI DI QUI.

I. L'EDUCAZIONE IN VIAGGIO.



Ora, è in viaggio, bisogna decidersi a uno dei due partiti estremi: essere una persona male educata o una persona bene educata. Soggiungo, anche, che tre quarti della umanità viaggiante, si è decisa fermamente a essere male educata, trovando, pare, in questa mala educazione, i maggiori vantaggi. La persona che vuol essere male educata, in viaggio, cerca sempre di aver il miglior posto, in vagone semplice, nello sleeping, in carrozza o in battello, alla faccia e alle spalle di tutti i viaggiatori, maschi o femmine, giovani o vecchi, belli o brutti. La persona male educata, in viaggio, non cede la destra, non si cava il cappello; non saluta; non s'inchina; non presta il suo giornale; non presta il suo orario; non solleva il cristallo dello sportello; non tira la tendina contro il sole; non dice il nome della stazione, a cui si è arrivati; non ha freddo quando gli altri hanno freddo; non ha caldo quando gli altri hanno caldo; e non lascia di fumare nel vagone dove non si fuma. Egli mangia, beve, dorme in treno, come se niun altro vi fosse; fa la sua toilette, sfoglia i suoi libri, va e viene attraverso il vagone, senza chiedere mai il permesso. In albergo, la persona male educata fischia, canta, strepita, nella sua stanza, senza curarsi del vicino: gitta le sue scarpe contro il muro, se ode un rumore: chiama il cameriere e la cameriera a distesa, senza occuparsi se gli altri dormono: scende alla table d'hôte tardi e vi legge il giornale: si serve del miglior pezzo e se vi è un residuo d'insalata, lo prende tutto: comincia a fumare il suo sigaro a tavola e in sala di lettura, prende, per un'ora, i più importanti quotidiani ed illustrati. La persona male educata non cede mai il suo posto in battello, in barca, alla dogana, in carrozza, in omnibus, in ascensore, all'ufficio postale, a quello telegrafico, dovunque sarebbe amabile il cederlo; in teatro, in sala da giuoco, al café-concert esercita tutti i suoi diritti di primo arrivato, senza badare nè al sesso, nè alla condizione dei suoi vicini. In trattoria, il viaggiatore male educato occupa il miglior tavolino, presso il caminetto, lontano dagli tziganes che suonano troppo forte, e sequestra il miglior cameriere: nei musei, nelle gallerie, nei ritrovi pubblici, egli è sempre dove si sta meglio, dove non si ha caldo e dove non si ha freddo. Il viaggiatore male educato, facendo questo per principio, è male educato anche con i suoi amici di viaggio e, magari, con la sua compagna di viaggio. Questo viaggiatore male educato, è perfettamente felice, in viaggio: salvo quando incontra un altro viaggiatore, male educato più di lui. Il che accade: accade spesso!
view post Posted: 8/8/2023, 21:02 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

AVVERTENZA.



I miei lettori sanno che questo modesto libro fu da me scritto anni fa, che se ne sono fatte molte edizioni, non per mio merito, ma, forse, per la sua utilità e che, ogni volta, io ho avuto cura di correggere, rifare, completare il mio testo, visto che gli usi e i costumi mondani si venivano mutando, alcuni, anzi, radicalmente. In questa ristampa, intieri capitoli sono scomparsi e molti nuovi vi sono stati inseriti. Ma per quanto riguarda questa parte «Nelle case del Re» non si trattava di addebitare i cangiamenti in questa parte protocollare della vita italiana, poichè, in fondo, il protocollo reale non è stato mai mutato, ma di dire che mutate le persone e gli eventi, necessariamente, a Corte, vi è profonda diversità di vita. Ognuno rammenta gli splendori sotto il felice regno di Umberto e Margherita: e come il Quirinale in quei tempi che parvero beati, rifulgesse come un astro. Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia, sovrani di gran cuore, pensosi di tutti i bisogni crescenti del loro popolo, pietosi a tutte le tristezze, di gusti semplici, di virtù intime ammirabili, hanno regnato e regnano a traverso periodi di alta difficoltà sociale e, infine, a traverso sette od otto anni, fra guerra e armistizio, in cui essi sono stati capaci dei sacrificii più eroici. Ed è naturale che i grandi pranzi e le feste e i balli a Corte, in questo ultimo tempo, fossero eliminati e si facessero solo per ricevere un sovrano amico: la famiglia reale riceve,ora, ma sempre in una forma privatissima, per dare svago alle figliuole. Pure, la prammatica di Corte esiste sempre e conveniva che i miei lettori la conoscessero, nel caso che avessero bisogno di una guida, di un consiglio, per gli eventuali loro rapporti coi sovrani.
view post Posted: 7/8/2023, 20:27 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

V. GARDEN PARTY A CORTE




Appena la primavera lo permette e se la occasione è importante, nei giardini del Quirinale, a Roma, o in quelli della Reggia di Capodimonte, a Napoli, la nostra Regina dà volentieri qualche garden party. Questo uso, come si vede dal suo nome, è completamente inglese: la società francese se lo è subito assimilato, e, in Italia, le grandi case, qualche ambasciata, a Roma, dànno, spesso oramai, di queste gardens parties. Per quella di Corte, le signore indossano dei vestiti di seta, di broché, di taffetas, di crespo di Cina, di tutte le stoffe seriche non troppo pesanti e non troppo scure: la garden party, dandosi fra aprile e maggio, fra settembre e ottobre, permette di portare delle toilettes seriche, molto chiare: se è alla fine di maggio, alla metà di settembre, si possono portare delle sete leggere, dei foulards, delle mussoline di seta, dei crespi della Cina. Il cappello di una signora, a una garden party deve essere un piccolo poema di freschezza e di novità: curarlo molto. Anche le signore che hanno passato i quarant'anni e si accostano ai cinquanta, possono portare la grande toque tutta di fiori artificiali, purchè non siano fiorellini da giovinetta o sposina. Scarpette mordorés: oppure alto soulier Luigi XV, di una pelle colorata, intonata col vestito, e guernito di fibbie di strass. Grande mantello non pesante, da primavera, da gittare sul vestito, quando si esce: oppure collet di chiffon e merletti, ricchissimo. Un filo di perle, una bella broche, niente altro: ombrellino chic, dal manico artistico. Gli uomini vanno in vestito da mattina, alla garden party: cioè redingote o tight, pantaloni di un grigio tenero, di una lavagna chiara pantaloni eleganti, infine, panciotto bianco, cravatta chiara a grosso nodo, cappello a cilindro, scarpe di pelle lucida e guanti grigio perla: il fiore all'occhiello è sempre ben visto. Il cerimoniale della garden party è meno rigoroso del ballo di Corte, ma solo un poco: dove la Regina interviene, le regole sono sempre le medesime e sono basate sovra un alto rispetto dell'Augusto Ospite. E così, in una garden party privata dove Ella interviene, la padrona di casa è in cappello e guanti, poichè essa diventa ospite della Regina: e gli invitati, come le invitate, debbono essere tutte persone presentate a Corte: e le toilettes, come il cerimoniale, sono sempre le medesime. Anche la garden party a Corte ha una quadriglia reale; un giro per discorrere con le signore e infine Sua Maestà si ritira, dopo avervi partecipato per un paio di ore.
view post Posted: 6/8/2023, 17:53 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

IV. BALLO DI CORTE




Gli inviti per un ballo al Quirinale sono fatti dal Prefetto di Palazzo e dalla Dama di Onore a nome delle Loro Maestà il Re e la Regina: sono indirizzati sempre al nome del marito invitato e vi si aggiunge il nome della sua signora: sono strettissimamente personali. L'invito, al Quirinale, è per le dieci: la Corte, entrando alle undici precise, tutte le signore si affrettano a trovarsi puntuali, per vedere l'entrata dei Reali. È molto da poseuse o da ignorante, per una signora, arrivare tardissimo ad un ballo di Corte: nessuna signora elegante, finemente educata, lo fa. Al Quirinale, mentre aspettano la Regina, le dame si dispongono per gruppi: dame di Corte, cavalieresse dell'Annunziata, dame del Corpo Diplomatico, mogli di ministri, ed alti funzionari dello Stato. Quando la Regina entra, fa pochi passi e una profonda riverenza, con cui ha l'abilità di salutare trecento signore e più, tutte quante: e tutte in fila rispondono con una profonda riverenza. Ella, poi, si siede sovra una poltrona preparata nel centro della sala: sull'altra, non siede mai il Re, che ama stare in piedi, e che subito si mette a discorrere con qualche ministro. Vanno a riverire la Regina, subito, per ordine: le mogli dei cavalieri dell'Annunziata e sono invitate, esse sole, a prender posto sugli sgabelli, tabourets, messi accanto alle poltrone reali, poichè, come si sa, i cavalieri dell'Annunziata e le loro signore, sono cugini e cugine del Re: le dame di Corte man mano si schierano, in piedi, dietro le poltrone della Regina. La quadriglia reale si fa subito dopo: la Regina la balla con l'ambasciatore o col ministro più anziano del Corpo Diplomatico: ha per vis-à-vis, o un principe reale con la dama più anziana del Corpo Diplomatico, o un altro ambasciatore: non ha coppie, accanto, e la sola sua coppia dirimpetto. Sui lati le coppie sono tre o quattro, con relativi vis-àvis. Nel ballare, non si passa mai davanti alla Regina, volgendole le spalle: nè si passa senza salutarla. Finito questo, la Regina non balla più: quando era principessa di Piemonte, ballava anche in giro, e qui, a Napoli, vi è qualche gentiluomo con cui ha ballato un giro di polka o di valtzer: e il cerimoniale portava che fosse lei, per mezzo di un suo cavaliere d'onore, a invitare qualche gentiluomo, successivamente. Dopo, la Regina passa, a sua volta, di dama in dama, ora fermandosi un minuto, ora pochi minuti, secondo la loro importanza e secondo la particolare stima che fa Sua Maestà: presso alcune si siede e conversa un poco. È naturale, che ella non possa parlare a tutte. La signora, prescelta fa una riverenza al principio e alla fine, della conversazione: e non stende la mano, se la Regina non porge la sua. In questo frattempo, le signore cui è poco probabile che possa toccare questo onore, le signorine, ballano. Se s'incontrano sul cammino di Sua Maestà, si scostano, voltandosi a lei, facendo la riverenza. All'una precisa la Regina ha compito il suo giro, si ferma, si volta, saluta con uno dei suoi grandi saluti la società e sparisce. È naturale che le signore vadano al ballo di Corte col loro vestito più suntuoso e coi loro più bei gioielli: a Corte non si va con vestiti di ripiego. Anche le signorine debbono avere una toilette nuova e fresca. Gli uomini portano assolutamente la cravatta bianca, guanti bianchi e i pumps di pelle lucida. Pel cappello va bene il gibus, da portare in mano, chiuso: o quello morbido nero, o il duro rotondo, che si lasciano al guardaroba. Il gilet bianco è ammesso. Per i balli presso i principi ereditarii o principi reali, il cerimoniale è il medesimo
view post Posted: 4/8/2023, 21:16 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

III. LETTERE, SUPPLICHE, DEDICHE ALLA REGINA.



L'errore comune, nella folla di gente che si dirige, per lettera, per supplica, per domanda, alla Regina, è che Sua Maestà non riceva ciò che le è indirizzato. Tutto ciò che le vien diretto, le giunge puntualmente e se il suo ufficio di segreteria fa un certo spoglio nella corrispondenza di tal genere, è sempre per riferirne esattamente alla Regina. Le suppliche comuni, quelle che chiedono un qualche sussidio, vanno, dopo lette, agli uffici di beneficenza reale, che provvedono in una misura equanime, a tali carità: tutte le lettere stravaganti, bizzarre che domandano duemila lire, cinquemila lire, venticinquemila lire, persino, non possono essere soddisfatte, visto che nè la Regina nè il Re potrebbero fare simili elemosine! Le domande di grazia ai carcerati, d'impieghi, di pensioni, di concessioni non possono, naturalmente, aver risultato, poichè Sua Maestà la Regina, in un regno costituzionale, non ha poteri per disporre di ciò. Eccezionalmente, chi ha una domanda grave da fare alla Regina, deve chiedere l'intervento di qualche sua dama, la quale può anche informare Sua Maestà della verità delle cose, offrir testimonianza, infine, in proposito: e così la pietà infinita della Regina si può manifestare, con qualche soccorso materiale o morale, che oltrepassi i limiti usuali della carità. Chi voglia offrire un libro alla Regina, non deve mandarglielo mai in brochure: una gentile legatura, è di obbligo: non si deve mai scrivere, dentro, la dedica a mano. Meglio è spedirlo, con una lettera di omaggio, alla dama di servizio. Le più belle legature si fanno in pergamena bianca, in istoffa antica, in pelle di guanto, con qualche borchia di oro o di argento, disegnata da qualche buon artista. Per la musica, bisogna pensare egualmente a farla rilegare o metterla in una fine copertina di stoffa, di marocchino, di pelle, con qualche gentile fregio di oro, di argento. Chi voglia proprio offrire un dono a Sua Maestà, dono che abbia un valore intrinseco ed estrinseco, bisogna che prima ne domandi il permesso, altrimenti ognuno tenterebbe una via simile, per ottenere qualche cosa in ricambio: e ciò non avrebbe limiti. Chi voglia dedicare un libro, della musica, un'altra opera d'arte o del lavoro manuale, dedicare semplicemente, non altro, deve anche chiederne il permesso. Sua Maestà la Regina fa ringraziare sempre, per mezzo della dama incaricata, chi le invia libri e musica, in dono: a persone, che le hanno offerto qualche cosa, col suo permesso, manda un gioiello, con la cifra. Quando un maestro di musica, un concertista, è chiamato a Corte, per un concerto, riceve sempre un bellissimo gioiello, in compenso: anche quando un'attrice o un attore vi recita, un ricco ed elegante gioiello, è il suo compenso. Se la Regina interviene a una serata di onore di una grande attrice, di una grande cantante le offre sempre un braccialetto o un anello. Costoro, naturalmente, oltre le lettere di ringraziamento che inviano, domandano una udienza, per i ringraziamenti personali.
view post Posted: 3/8/2023, 20:23 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

II. ALTRE PRESENTAZIONI A CORTE.



Non potendo nessun signore e nessuna signora intervenire ai balli di Corte, senza esser presentati, uomini e donne, a Sua Maestà la Regina, verso la metà e la fine di gennaio, vi è sempre un'udienza generale, diciamo così, a cui sono ammessi questi signori e queste signore, che ne fecero domanda, a questo scopo. È naturale che tali domande siano bene vagliate, da chi si deve: per gentiluomini e gentildonne straniere, fa la richiesta l'ambasciatore o il console dello Stato cui appartengono. Questa udienza generale, è sempre nelle ore pomeridiane: le signore v'intervengono in grande toilette di cerimonia, vestito di velluto, di broché, di altra stoffa sontuosa, guarnito di merletti, di pelliccia: non indossano mantello, di nessuna specie: hanno un cappello di grande ricchezza: guanti grigio-perla e i più bei gioielli che si possano portare di giorno. È la medesima toilette che si farebbe all'udienza particolare, salvo che bisogna pensare al paragone con le altre signore, egualmente vestite o meglio vestite, e cercare di essere elegantissima. Gli uomini vanno a quest'udienza pomeridiana in redingote nero, pantaloni chiari, cravatta di raso a rabat di fantasia, guanti grigio-perla: se si è in lutto, si spezza il lutto. Non potendo nessun signore e nessuna signora intervenire ai balli di Corte, senza esser presentati, uomini e donne, a Sua Maestà la Regina, verso la metà e la fine di gennaio, vi è sempre un'udienza generale, diciamo così, a cui sono ammessi questi signori e queste signore, che ne fecero domanda, a questo scopo. È naturale che tali domande siano bene vagliate, da chi si deve: per gentiluomini e gentildonne straniere, fa la richiesta l'ambasciatore o il console dello Stato cui appartengono. Questa udienza generale, è sempre nelle ore pomeridiane: le signore v'intervengono in grande toilette di cerimonia, vestito di velluto, di broché, di altra stoffa sontuosa, guarnito di merletti, di pelliccia: non indossano mantello, di nessuna specie: hanno un cappello di grande ricchezza: guanti grigio-perla e i più bei gioielli che si possano portare di giorno. È la medesima toilette che si farebbe all'udienza particolare, salvo che bisogna pensare al paragone con le altre signore, egualmente vestite o meglio vestite, e cercare di essere elegantissima. Gli uomini vanno a quest'udienza pomeridiana in redingote nero, pantaloni chiari, cravatta di raso a rabat di fantasia, guanti grigio-perla: se si è in lutto, si spezza il lutto. Già, quando si è in gran lutto, non si va a Corte: e il lutto stretto o il mezzo lutto, si può spezzare per un giorno. Tanto gli uomini quanto le signore formano due gruppi, staccati l'uno dall'altro, e quando Sua Maestà la Regina si degna di apparire, si formano in due file. Ella, ordinariamente, con la suprema grazia che la distingue, passa, di signora in signora, e ognuna di esse le è presentata dalla dama di servizio, in quel mese: e, presso ognuna delle signore, si ferma un momento, dice due o tre parole, o anche una frase, ma è sempre opportuna, appropriata, squisita. Quando ha finito di conoscere, diciamo così, le signore che le sono state man mano presentate, Sua Maestà si fa presentare, man mano, dal suo cavaliere d'onore, tutti gli uomini, dice a ognuno una parola e passa innanzi. Solo quando Ella si è ritirata, vanno via tutti, uomini e donne. Dopo di che, ognuno di costoro ha acquistato il diritto di essere invitato ai balli di Corte: ma ciò non si acquista facilmente, poichè si deve passare per un primo periodo, dopo la domanda, di esame, fatto molto prudentemente, molto benignamente, ma esame! Il cerimoniale per prendere parte ai balli presso i principi ereditarii o principi reali, è perfettamente il medesimo.
view post Posted: 2/8/2023, 20:57 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

NELLE CASE DEL RE. NELLE CASE DEL RE. PRAMMATICA DI CORTE.

I. PRESENTAZIONI A CORTE.



La signora che desidera essere presentata a Sua Maestà la Regina, deve prima pensar bene, se il suo ceto, la sua condizione, la sua posizione in società, le possono far concedere quest'onore: ed è, quindi, ben fatto parlarne a qualche dama della Regina, la quale, a sua volta, interpelli diplomaticamente la dama di Corte, che è più accanto alla Regina. Quando si è certi, ufficiosamente, che la domanda sarà bene accolta, allora si farà una lettera-domanda, dalla signora stessa, diretta a questa dama, in forma ufficiale. Ordinariamente, l'udienza viene sempre accordata, quindici o venti giorni dopo la domanda, e la signora ne è avvertita da otto a dieci giorni prima, con lettera della dama di Corte. La signora, per andare a quest'udienza, non veste mai di nero: porta un vestito di velluto, o di broccato, o di grosse soie, una stoffa molto ricca, infine, sempre di seta, mai di lana, mai di panno: questo vestito ha un lieve strascico, come tutti i vestiti di grande cerimonia. Non si porta mai giacca, mantello, mantellina, sia pure del più prezioso ermellino: se si ha, si lascia in anticamera: il boa è escluso, come troppo famigliare. Cappello di grande cerimonia: se è una sposa giovane, può arrischiare la toque rotonda, ma ricca, carica di piume: oltre i trent'anni, sempre il grande cappello sontuoso: veletta mai. La signora che va in udienza reale non porta nè manicotto, nè ombrellino, nè porte-mouchoirs, nè portabiglietti, nulla che indichi la passeggiata, altra visita, e via via: se ha le lenti, le può tenere: adoperarle, mai. Su questo vestito da grande cerimonia, bisogna portare un grande gioiello, un magnifico paio di orecchini, per esempio, o una catena sautoir splendida, o un grosso filo di perle, sul colletto stretto del vestito: i braccialetti sono ammessi: un solo splendido anello. I guanti sono glacés, grigio perla o bianchi: ma la mano destra deve esser nuda. La signora va sola, all'udienza reale: arriva almeno dieci minuti prima dell'ora stabilita e attende il suo turno, nella terza anticamera, prima del salotto della Regina. Quando la dama, entrata prima di lei, viene via, la signora presentata è accompagnata, preceduta, sino alla porta del salotto della Regina, dalla dama di servizio, che, facendo una riverenza sulla porta, annunzia a Sua Maestà la signora. Costei deve fare tre belle riverenze: una, sulla soglia: una, nel mezzo del salotto: una, presso Sua Maestà, che attende, in piedi, presso un divano e che ha sempre la bontà di stendere la mano alla nuova arrivata, invitandola a sedere. Baciare la mano alla Regina non è obbligo, alle signore: ma è atto gentile. Bisogna aspettare di essere interrogata, sempre, per parlare: rispondere brevemente: attendere da Sua Maestà, la conversazione. Beninteso che per tutte le signore d'importanza, l'udienza è da sola a sola, non assiste neanche la dama. A un certo punto, amabilmente, Sua Maestà fa intendere che l'udienza è finita. La signora si leva, ringrazia Sua Maestà dell'onore concessole e, indietreggiando, fa le tre riverenze, andandosene, mentre la Regina resta, ritta, presso il divano. Per la presentazione a principesse ereditarie o semplicemente reali, il cerimoniale è il medesimo.
view post Posted: 1/8/2023, 20:30 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

VI. MADRINA DI CRESIMA.



Il legame spirituale, che è creato dalla cresima, fra madrina e figlioccia, è, quasi sempre, molto più affettuoso e duraturo del legame creato dall'aver tenuto al fonte un bimbo o una bimba: ciò dipende, in generale, perchè la cresimanda ha già una certa età e può ricambiare, subito, di tenerezza e di devozione, la protezione amorosa della madrina. I doveri morali, dunque, di costei sono più larghi e più austeri. I doveri sociali consistono nell'accettar subito il compito di madrina, quando vi si è invitata e nel sapere, poi, se la cresimanda si è bene preparata, religiosamente parlando, a quel sacramento, che è molto importante. Nel giorno della cresima, la madrina va essa, con una bella carrozza, a prendere la figlioccia, per portarla alla chiesa: vanno con loro due, i genitori della cresimanda, se li ha, o i più prossimi parenti. Oltre la carrozza, la madrina porta anche il grosso cero, stretto, alla metà, da una fascia di faille bianco, con relativo nodo a grosso ciuffo: il cero deve essere tenuto dalla cresimanda e si lascia, dopo la funzione, alla chiesa. Durante il rito, la madrina deve tenere, continuamente, la mano sulla spalla della cresimanda, che è inginocchiata, ma nulla deve rispondere. Spesso, nel medesimo giorno, per renderlo più solenne, madrina e cresimanda fanno la comunione insieme, prima e dopo la cresima. Quando si ritorna a casa, la madrina offre alla cresimanda un dono ricordevole: o una catenella d'oro con una crocetta: o un braccialettino d'oro con una medaglia sospesa: o una bella broche: infine, un dono non troppo ricco, ma bello e durevole. Insieme a questo, le dà sempre un ricordo pio: o un bel libro da messa, o una bella immagine della Vergine: sempre con la data della cresima, scritta o incisa in qualche parte. A Parigi usano certe collanette, certi braccialetti adorni, intorno intorno, da medaglie religiose, molto belle: ma in Italia non ne ho mai visto. Quando la intimità è grande fra la madrina e la cresimanda, spesso, la madrina, le regala anche il completo vestito bianco della cresima, dalle scarpette al velo: ma ciò è più affettuoso che obbligatorio. Nel giorno della cresima, la madrina, per lo più, dà un pranzo, in casa sua, alla cresimanda e alla famiglia di lei: questo è un costume assolutamente meridionale. In chiesa e in casa vi sono pochi regali, in denaro, da fare ai chierici, sagrestani e servi; ma quei pochi spettano alla madrina. Ma nulla essa è tenuta a donare alla madre o ai parenti della figlioccia. Più tardi, secondo i rapporti, ella fa un dono al compleanno o all'onomastico della figlioccia e così ne riceve il ricambio.
view post Posted: 31/7/2023, 18:29 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

V. PADRINO DI CRESIMA.



Il padrino di cresima, in generale, come la madrina di cresima, non deve essere scelto troppo giovane, poichè deve esercitare un certo prestigio morale sul cresimando, e la poca differenza di età, impedisce che si prenda influenza sul figlioccio. Come la madrina, il padrino di cresima deve amare e proteggere, costantemente, il giovane a cui promise di esser secondo padre. In quanto ai piccoli doveri della cresima, essi sono identici, cambiato il sesso, a quelli della madrina: per un cresimando, la spesa è sempre minore di una cresimanda. Il padrino ricordarsi che non si può cresimare, se non si è cresimato – deve occuparsi lui di combinare il giorno e l'ora della cresima, in una chiesa, o in una cappella privata, da qualche monsignore: così che ogni regalo che si debba fare al clero, al chierico, al sagrestano, spetta assolutamente a lui; nè il cresimando, nè la sua famiglia vi debbono pensare. Organizzata, così, la festa mistica, il padrino di cresima va a prendere, in carrozza, in un bell'equipaggio, possibilmente, il fanciullo o il giovanetto che deve avere il Sacramento della Confermazione e gli porta un grosso cereo, di buona cera, a cui è annodato un bel nastro di raso bianco, con un ciuffo. La toilette del padrino deve esser secondo la sua condizione sociale: ma essa si aggirerà sempre fra il tight e la redingote, cappello duro nero o cappello a cilindro, guanti chiari, cravatta chiara. Si sa bene che il cresimando porta un vestito nuovo, alla marinaia o da ometto, a cui si aggiunge una fascia di raso bianco al braccio destro, con un bel ciuffo. In chiesa, in cappella, non vi è che da tener la mano destra sulla spalla del figlioccio inginocchiato. Come dono, bisogna cominciare dal dare un libro di messa o altro libro di religione, come la Imitazione di Cristo – il libro dei libri – o la Filotea, infine, un ricordo pio, di quella giornata, con una parola di dedica. Poi, vi è il dono profano, consistente, per un giovanetto, in un orologio d'argento con catena d'argento, o in una bottoniera d'oro, se è già grandicello, o in un lapis d'oro: o se non ama questi ornamenti, in un dono utile e dilettevole, una macchina fotografica, una scatola di compassi, un atlante. Nessun dono bisogna fare alla madre e ai parenti del figlioccio. Se ha casa, il padrino invita a pranzo il suo figlioccio: in nessun caso condurlo in trattoria o ad una scampagnata, nel giorno della Cresima. Conservargli, se la vita lo promette, un affetto paterno, una protezione paterna.
view post Posted: 29/7/2023, 05:21 Matilde Serao - Saper Vivere - #io sto in casa e leggo - Libri a puntate

IV. CRESIMA.



Nelle classi del popolo, specialmente nelle provincie meridionali, si usa di far cresimare molto presto giovinetti e giovinette: anzi dirò ragazzi e ragazze. Come si va nelle classi più alte, non si fa la prima comunione di ragazzi e ragazze prima di nove o dieci anni, non si cresimano ragazzi e ragazze prima di dodici anni. Ora, si fa anche più presto. Bisogna pensare sempre a una buona preparazione religiosa del cresimando e della cresimanda: dirigersi al parroco della propria parrocchia, a un colto monsignore. Dopo di che, si sceglie la madrina o il padrino di cresima. Scegliendolo, obbedire più a ragioni di affetto, che di interesse o di vanità: scegliere un amico vero, una persona simpatica, una persona rispettabile. Il vestito della cresimanda, è sempre bianco, massime se essa ha meno di quattordici anni: dalla mussolina di seta, tutte le stoffe bianche vanno bene: e quindi velo bianco, scarpette di raso bianco, calze di seta bianca: nelle famiglie più modeste, pur mantenendo il color candido, si riduce la spesa, secondo i propri mezzi. Per giovinette oltre i quattordici anni, basta un vestito di una certa eleganza, chiaro: e il cappello, si vada in chiesa e in casa del monsignore, bisogna sempre toglierselo, poichè non si può prendere il sacro crisma, sulla fronte, con cappello sul capo! Al cereo, alla carrozza e a tutto il resto, pensa il padrino e la madrina di cresima. Il giovinetto si veste di un abito nuovo, con una fascia di raso bianco al braccio, con un ciuffo del nastro. Ordinariamente, nel giorno di cresima, il cresimando o la cresimanda sono invitati a pranzo in casa del padrino o della madrina di cresima, salvo che il padrino sia scapolo o la madrina non abbia casa organizzata a ciò: questo invito è facoltativo. E così, la domenica seguente, la famiglia del cresimando o della cresimanda, invita a pranzo la madrina o il padrino: anche ciò è facoltativo. Ora è invalso l'uso che, oltre la madrina e padrino, facciano dei doni al cresimando o alla cresimanda, anche i parenti: abitudine di lusso e di vanità, che guasta il cuore dei giovinetti e delle giovinette. Basta, semplicemente, un piccolo ricordo pio dei genitori: e non già dei fili di perle o delle scrivanie intagliate, come ho letto, in un giornale francese!
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