Le stronzate di Pulcinella

Posts written by Tommaso Longobardi

view post Posted: 18/3/2022, 16:07 UE-questione Ucraina:vi dico la mia, poi voi controdeducete pure - DISCUTIAMONE ASSIEME
Buona sera,
vi propongo questa interessante analisi, che, a mio avviso, integra l'intervista che vi ho copiato.
Devo riconoscere, tornando al mio primo intervento, che, se è vero che la Nato ha fatto in modo di espandersi e circondare di fatto la Russia, è altrettanto vero che le nazioni dell'ex Unione Sovietica erano stanche dell'oppressione russa, di natura praticamente dittatoriale, e caldeggiavano un avvicinamento all'occidente. Di tutto ciò ha approfittato Putin per inseguire il suo delirio restauratore e imperialista.
Cari saluti,
Winilio.



La storia tende a ripetersi perché la geografia rimane la stessa. Ma nelle sue ripetizioni la storia fa emergere un passato di cui ci eravamo dimenticati. Quando Putin ha attaccato, passando irrimediabilmente dalla parte del torto, i commentatori avevano in mente la proiezione europea dell'Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale, ma Putin non disponeva né delle condizioni politiche (l'alleanza con l'Occidente) né delle condizioni demografiche e militari che resero possibile quella proiezione.

Guerra Ucraina-Russia: diretta no stop

I DOSSIER: IL CONFLITTO | LE CONSEGUENZE SULL'ITALIA | SENTIERI DI GUERRA


Basti dire che per una operazione militarmente secondaria, la presa di Berlino nell'aprile 1945, i Russi poterono investire un milione e mezzo di soldati, mentre oggi, per prendere non una città, ma una nazione, non possono contare su più di centocinquantamila uomini, mercenari e tagliagole inclusi, gli equivalenti della Banda Dirlewanger che i tedeschi adoperarono per reprimere la rivolta di Varsavia nel 1944. Pensare che l'azione militare russa possa estendersi anche al di là dell'Ucraina, per esempio nei Paesi Baltici, è credere di avere a che fare non con la Russia, ma con l'Unione Sovietica (più del doppio di abitanti, senza contare le nazioni del Patto di Varsavia). È dimenticare che un pezzo della vecchia Prussia Orientale è oggi una exclave russa circondata dalla Nato, che potrebbe essere presa in un giorno.


Quanto dire che la no fly zone esiste già, ed è tutto l'Est europeo passato sotto la Nato. Coloro che oggi sostengono, a ragione, che gli Stati Uniti non hanno tenuto fede al gentlemen's agreement del 1991 di non ammettere nella Nato paesi dell'ex Patto di Varsavia, non dovrebbero dimenticare che quei Paesi appartenevano storicamente all'Occidente. Che non avevano mancato di rivendicare, a Berlino, a Budapest, a Praga, e poi di nuovo a Berlino, nel 1989, questa loro appartenenza. E che se Stalin, a Yalta, aveva potuto ottenere l'Est europeo, ciò dipendeva da eccellenti motivi: l'enorme tributo di morti nella lotta contro il Terzo Reich e la forza dell'Armata Rossa, la debolezza politica dell'impero britannico, la debolezza fisica del presidente Roosevelt e, soprattutto, la necessità degli Stati Uniti, che ancora non disponevano della atomica, di assicurarsi l'appoggio sovietico per finire la guerra contro il Giappone.


Come è naturale e giusto, visto che la storia non finisce mai, nessuna di queste condizioni è rimasta in piedi quasi ottant'anni dopo. Putin non se ne è accorto, ed è per questo che c'è chi lo considera pazzo; ma, a quanto pare, non se ne sono accorti nemmeno i suoi avversari, tranne la Cina, che ne coglie pienamente la debolezza e vede in questo suo passo falso, o disperato, l'occasione per trasformare la Russia in un satellite. Come che sia, trattare Putin come se fosse uno zar, confonderlo con Stalin, è dargli troppa importanza, e non voler guardare, sotto l'influsso di fantasmi vecchi di decenni, il probabile risultato politico e geopolitico di questa guerra.


Sul piano politico, la sostanziale vittoria di Putin prima dell'attacco militare (camuffare Russia con il mito zarista e sovietico, ottenere la smilitarizzazione del Donbass, rassicurare l'orgoglio nazionalista) si è trasformata in una sconfitta militare, perché in un caso come questo non vincere equivale a perdere. E la sconfitta peggiore è proprio quella politica, perché Putin è riuscito a trasformare la Russia in uno Stato canaglia, entrato in guerra come se fosse l'Unione Sovietica e uscitone come se fosse l'Iraq di Saddam Hussein. Senza dimenticare che riuscire ad avere contro di sé la Svizzera, la Svezia e persino la Serbia (per difendere la quale la Russia era entrata in guerra nel 1914) è un record negativo difficilmente eguagliabile.


Anche più significativo, e carico di conseguenze, sarà il risultato geopolitico di questo azzardo. La guerra non è una opinione, e non si può tentare uno sfondamento a Occidente, in un Paese ostile, con truppe numericamente e militarmente inadeguate. Molto più a Ovest nello spazio e molto prima nel tempo se ne accorse Hitler nel dicembre 1944 nelle Ardenne. Quando, dopo aver sprecato le migliori truppe di cui disponesse nel tentativo fallito di prendere Anversa e interrompere i rifornimenti degli Alleati, Hitler venne informato da Guderian del fatto che Stalin aveva schierato milioni di uomini e di mezzi su un fronte che dalla Prussia Orientale raggiungeva i Balcani commentò che si trattava della "più grande falsità dai tempi di Gengis Khan". Forse qualcuno dovrebbe dire a Putin e a Lukaš?nka di Gengis Khan e dei suoi mongoli, che invasero la Russia di Kiev nel 1228 rimanendoci per duecentocinquanta anni.


Andrà a finire così. Interrompendo una proiezione verso occidente che ebbe inizio con Pietro il Grande, la Russia diventerà, come ai tempi dell'Orda d'Oro, uno stato vassallo non più di un Khan mongolo, ma della Cina. A meno che gli oligarchi, per difendere i propri interessi in Occidente, non la trasformino in uno Stato vassallo della Nato. In questo quadro, la Russia ha pagato un prezzo carissimo non solo per le ambizioni sbagliate, e probabilmente per le paure, di Putin, ma anche per la propria singolarità culturale, per una tradizione profonda che la lega a Bisanzio (una Bisanzio che non c'è più né in Grecia, né in Turchia, né nei Balcani) e che, con le tirate del Patriarca Kirill a favore della guerra contro le lobby gay, la sospinge violentemente verso il Medio Evo.
view post Posted: 16/3/2022, 18:47 UE-questione Ucraina:vi dico la mia, poi voi controdeducete pure - DISCUTIAMONE ASSIEME
Buonasera,
anche se un po' lunga vi nvito a leggere lintervista fatta ad un profondo conoscitore della Russia e dell'Ucraina.



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Cause e prospettive della guerra. Intervista a Sławomir Sierakowski

Dalle origini della paranoia putiniana alle prospettive future per l’Europa: conversazione a 360 gradi tra Sławomir Sierakowski e Irena Grudzińska Gross.
Irena Grudzińska Gross 11 Marzo 2022

Hai vissuto a Kiev per qualche tempo prima dell’invasione, hai scritto e offerto analisi politiche da lì. Secondo te quali sono le ragioni di questa guerra?
Le ragioni sono strutturali, affondano nella cultura politica della Russia, che preclude ogni alternativa alla volontà del leader. Molti libri sono stati scritti in merito, intere biblioteche. Tutto dipende dalla personalità del leader, molto meno dalle istituzioni. Dovremmo quindi riconoscere le persone responsabili delle loro azioni, anche in tribunale.

Partiamo dalla cultura politica.
Mi riferisco alle ideologie, che sono formulate molto chiaramente in Russia dove si usano ancora i manifesti politici. Alcuni sono stati scritti da Vladislav Surkov, ideologo molto influente della “democrazia sovrana”. Alcuni sono stati pronunciati da Putin nei suoi discorsi alla 43a sessione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2007 o al vertice della Nato del 2008 a Bucarest. Il mondo non credette a ciò che sentiva: era così oltre i limiti. Ma il messaggio era chiaro. La Russia è un Paese la cui esistenza e il cui significato dipendono incomparabilmente più dal sentimento di dignità che dall’economia o dallo sviluppo. E la dignità è uguale al territorio, e alla paura e al rispetto che si ispirano agli altri. Possiamo essere poveri, vivere vite più brevi, subire un numero qualsiasi di vittime in prima linea, ma gli altri devono temerci. Da qui i legami e i trattati con i piccoli territori che circondano la Russia, come l’Ossezia, la Transnistria, il Donbass. La Russia è molto coinvolta su questo piano, anche se occupa un settimo della Terra. Richard Pipes e molti altri esperti hanno scritto che la tradizione russa risale alla conquista mongola ed è il risultato di una specifica apertura territoriale della Russia senza confini naturali. Il cristianesimo ortodosso nella versione russa, fortemente influenzato nelle sue origini dalle sette gnostiche, è una religione dal dualismo contrastante: tutto o niente. La gnosi dice che il mondo materiale che ci circonda è malvagio e il dio buono è lontano nell’aldilà. La strategia razionale in tale contesto è o il passatismo estremo o la distruzione rivoluzionaria totale. Poiché il mondo circostante è ostile e malvagio, può essere ignorato o distrutto senza rimpianti. Tertium non datur. Nella storia russa, uno è intrecciato con l’altro. Pertanto, la forza delle nostre sanzioni sarà sempre limitata. E la disponibilità a sopportare perdite di guerra sarà sempre più alta in Russia che in Occidente.

Questa è la spiegazione storica, parliamo adesso del leader.
Questo leader in una certa misura ci ha sorpreso, poiché viene dal Kgb, finora ha evitato le guerre tradizionali. Agiva di sorpresa, come nel judo: rivolgi di sorpresa le forze del tuo nemico contro se stesso. Era sempre lì davanti al nemico: hackerare, influenzare le elezioni. Sembrava che si sarebbe attenuto a questi metodi, visto come è riuscito a dividere l’Unione Europea, pacificare la Nato, isolare e corrompere i singoli Paesi. Decidendo di condurre una guerra del genere, si è assunto un rischio. Ovviamente, è entrato nella terza fase del suo essere al potere. Ha iniziato con la modernizzazione, poi si è dedicato ad assicurarsi il potere costruendo il suo stato di polizia. La terza fase consiste nel mantenere il suo potere nella storia, iscrivendosi tra i padri dell’impero e non solo dello Stato russo. In quel momento è venuto meno ogni calcolo razionale secondo i nostri criteri politici. Sta entrando in una lotta in una dimensione che non si calcola sulle generazioni ma sul millennio, Mosca come la Terza Roma. Da qui la nostra sorpresa che abbia scelto una conquista così tradizionale e sia stato pronto a capovolgere tutto, a differenza di altri leader europei.

Questa è la direzione generale delle sue azioni, ma come si concretizzeranno?
Tutto è esplicitato in questi manifesti. In ogni testo di Putin il punto di riferimento è la Russia Bianca, non l’Urss. Ciò è generalmente frainteso, perché ha dichiarato che la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo è stata il crollo dell’Unione Sovietica. Ma gli interessa la Russia Bianca, non quella rossa, la Russia che è composta da tutte le terre russe, il russo Mir. Ha preso in considerazione l’idea di consentire all’Ucraina di andare per la sua strada, ma ha cambiato idea dopo la rivoluzione arancione del 2004-2005. Ha sempre posto all’Ucraina la seguente scelta: confini per lealtà, per un atteggiamento favorevole. Questo contratto è stato ora violato dagli ucraini, crede. L’Ucraina è una creazione dei Paesi vicini, principalmente della Russia, ma anche della Polonia e della Romania, ha affermato. Se l’Ucraina non vuole questo contratto, non rispetteremo i confini. L’Ucraina non può essere anti-russa; ora sarà filo-russa. Sappiamo che molto tempo fa ha offerto a Donald Tusk la spartizione dell’Ucraina. E spesso ha detto: Leopoli, è davvero una città ucraina?

Vuol dire che la guerra si fermerà in Ucraina? Il suo discorso la mattina del 24 febbraio ha indicato che si tratta di una guerra contro gli Stati Uniti. Non ha menzionato l’Ucraina fino a metà del suo discorso.
È ossessionato dagli Stati Uniti, la sua paranoia è iniziata in un qualche momento a metà del mandato di Obama, si è sentito ingannato. Obama si è ritirato dallo scudo antimissilistico, ma non da altre cose. Questo ha scoraggiato Putin. Il Cremlino crede sinceramente che la Nato possa attaccare la Russia; non pensa alla neutralità, le persone sono con noi o contro di noi. E se qualcuno è vicino a noi, abbiamo il diritto di dire cosa deve fare. Non siamo ipocriti, diciamo la verità, a differenza dell’Occidente, difendiamo l’ordine mondiale, vogliamo la divisione in sfere di influenza. Ha un grande talento nel distorcere il significato di questo linguaggio.

Quindi, non si fermeranno?
C’è una semplice regola nella storia della Russia: la Russia finisce dove si ferma. Se negli ultimi 300 o 250 anni la Polonia ha fatto parte della Russia o è stata suo satellite, perché non dovrebbe tornare a esserlo? Cosa è cambiato nella cultura politica della Russia o nel mondo per cui non dovrebbe assorbire la Polonia? Certo, la Russia sarà impegnata a lungo con l’Ucraina, ma se ci sarà un confronto più ampio in cui la Russia alleata con la Cina riuscirà a ottenere un qualche vantaggio, allora la Russia richiederà sicuramente ulteriori concessioni politiche. A ogni modo, non dobbiamo interrogarci a riguardo, perché siamo parte dell’ultimatum che Putin ha inviato alla Nato a novembre. Esso non riguardava solo l’Ucraina, ma anche gli Stati baltici e la Polonia: smantellare le installazioni militari, tornare allo status quo del 1997, eventuali esercitazioni solo con il nostro consenso. E non dimentichiamo che non c’è stata alcuna reazione né del presidente polacco né del primo ministro, come se fosse impossibile credere di essere i prossimi.

Questo suona terribilmente grave.
Sì, e anche la svolta avvenuta nella politica tedesca è molto grave. La Russia è strettamente connessa con la Germania, non solo per il gas, ma anche per l’orgoglio di Stato. L’identità russa si basa in gran parte sulla vittoria sul nazismo. E sulla sottomissione, sull’umiliazione della Germania, e sull’accordo con la Germania, una specie di sindrome di Stoccolma, l’unione della vittima con il carnefice. Questo accordo è stato ora spezzato. La Germania era amichevole, economicamente dipendente, smilitarizzata. Ora la Germania si sta militarizzando, il che la pone nell’orbita degli interessi geopolitici della Russia. Sembra che al Cremlino ci sia la convinzione che l’unificazione della Germania sia stata un errore.

Ma questo è un risultato molto recente di quanto è appena accaduto.
Sì, ma finisce in una sorta di spirale conflittuale, la sfera del grigio si sta restringendo, il che impone una responsabilità enorme e un ruolo completamente nuovo alla Polonia. Stiamo diventando uno Stato in prima linea e un entroterra di guerra, il primo oggetto della vendetta di Putin, e la Germania sarà il prossimo. La Russia desidererà sempre i suoi più ampi confini storici, e in questo Putin è l’erede dell’Unione Sovietica.

Hai una visione molto pessimistica di ciò che sta accadendo.
No, è realismo.

Va bene, chiamiamolo realismo. Ho capito bene: ti aspetti che questa guerra si espanda?
Lo stesso Putin ha annacquato la definizione di guerra o l’ha complicata. Questa è una guerra ibrida. Forse in senso classico non siamo in guerra con la Russia, perché non c’è stata una dichiarazione ufficiale di guerra, non ci sono due eserciti che si fronteggiano. Ma qualche altra forma di confronto ibrido è già in azione e si sta espandendo. La Nato ora sta comprando e inviando armi letali, valuta l’idea di inviare aerei e persino di farli volare dagli aeroporti polacchi. Penso che questo non accadrà, ma tutto sta cambiando, svolta dopo svolta, anche Stati neutrali hanno iniziato a inviare armi. La Svezia, la Spagna (esotica dal punto di vista della Polonia o della Russia) stanno inviando armi. Altri Paesi europei hanno concesso ai propri cittadini il permesso di unirsi alle forze di difesa in Ucraina. La Lettonia è stata la prima, la Francia ha permesso ai suoi soldati della Legione straniera di andare in Ucraina. La Russia ha minacciato i Paesi che stanno inviando armi. Tali decisioni non sono facili da dimenticare e sono molte e si moltiplicano mentre parliamo. Non siamo mai stati così vicini alla terza guerra mondiale. Putin è in un bunker per un motivo, e lì ha trasferito la sua famiglia.

Se Putin è in un bunker, probabilmente è lui stesso pronto a usare un’arma nucleare…
Sì, certo. Putin ha due regole che ha imparato per strada o al Kgb e se ne vanta. La prima è che nel suo file Kgb aveva un report che attestava la sua bassa propensione al rischio. Questa è una valutazione negativa nel Kgb, ma lui se ne vanta. La seconda è che quando inizi a sentire che uno scontro è inevitabile, che qualcuno ti colpirà, colpisci per primo. Qualche settimana fa Surkov ha pubblicato un manifesto sulla «fine della pace senza vergogna». È un cliché nazista o tedesco degli anni Venti. L’Unione Sovietica è crollata senza sparare un colpo, senza perdere la guerra con l’Occidente. Eravamo potenti, siamo stati umiliati. È stato un tradimento di Gorbačëv e delle élite liberali, ma meritiamo il nostro posto nel mondo e siamo una superpotenza mondiale. Ricordi come Obama ha usato l’espressione «potere locale» o «potere regionale» quando parlava della Russia? Ha fatto terribilmente arrabbiare i russi. In questo manifesto Surkov esprime la convinzione che questa pace instaurata negli anni Novanta sia solo temporanea, insostenibile, senza ragioni strutturali o giustificazioni, non corrisponde al rapporto di forze, soprattutto oggi, che la Russia è molto più forte e ben preparata.

Vieni da una prospettiva di sinistra, voglio quindi chiederti cosa ne pensi della posizione assunta nei confronti di questa guerra dalla sinistra europea. All’inizio degli anni Novanta, c’era la possibilità di cambiare il rapporto tra Occidente e Russia, di smilitarizzare quella relazione. Questa opportunità è stata mancata. La parte vittoriosa, se si può parlare di una vittoria della guerra fredda, ha deciso che la Russia è sempre una minaccia e ha mantenuto l’atteggiamento avuto durante la guerra fredda. Da qui l’atteggiamento della sinistra che vede nell’allargamento della Nato la causa della situazione attuale.
La mia opinione sulla sinistra europea è molto critica. Nel 2014, quando attaccavano i «fascisti ucraini di Maidan», ho scritto sul New York Times un articolo sulla sinistra americana e tedesca intitolato “Gli utili idioti di Putin”. Questa posizione è stata spesso assunta a sinistra a causa dell’antiamericanismo. Anche dalla sinistra americana. E chi è il critico più accanito dell’imperialismo americano? La Russia! E cosa dice la Russia? Che l’Ucraina è governata dai fascisti. E così il cerchio si chiude. Non c’è niente di sinistra in questo. Perché la sinistra non capisce che ogni Stato, ogni nazione e popolo ha il diritto di decidere del proprio destino? Se questo non è un prerequisito della sinistra, non so cosa lo sia. Per me questo è patologico, è una sinistra patologica. E quanto al fascismo, diamo un’occhiata all’Ucraina. È un Paese che ha un presidente ebreo, ha avuto recentemente un primo ministro ebreo, alle elezioni i nazionalisti non hanno mai raggiunto la soglia elettorale. E mettiamo questi elementi a confronto con il numero di partiti di estrema destra o di leader politici che ci sono nei parlamenti europei e negli Stati Uniti.

Ci sono altri motivi per cui la sinistra è così riluttante a sostenere l’Ucraina?
Il secondo motivo è una sorta di eredità dell’Unione Sovietica. C’è una tradizione di sostegno all’Urss, cose del genere vengono tramandate di generazione in generazione. La sinistra più decente per fortuna non è su questa linea, vedi l’articolo di Žižek su Project Syndicate.

Durante la tua permanenza in Ucraina, hai incontrato fascisti, nazisti?
Questo è un mito simile a quello dei Protocolli dei Savi di Sion.

Durante il tuo soggiorno a Kiev, hai parlato con persone che non la pensavano come te?
Durante il mio soggiorno a Kiev, quello che desideravo di più era incontrare persone del partito Servant of the People, tutti neofiti della politica, non li conoscevo prima. Ho sentito molte critiche a Zelensky e ho voluto verificarle. Ho un’ottima opinione su questa squadra, sono tuttora in contatto con loro. Sono spesso ex soldati, molto patriottici, non estremisti, senza riflessi comunisti o nazionalisti. È stato molto difficile per me trovare qualcuno filo-russo, sapevo che né Odessa né Kharkov [due città per lo più di lingua russa] si sarebbero sottomesse alla Russia. Le persone che conoscono la Russia, compresi i russi stessi, non vogliono unirsi alla Russia. Da nessuna parte i russi vengono accolti con i fiori. A Odessa li stanno già aspettando con decine di migliaia di bottiglie molotov. E inoltre, l’Ucraina merita il suo momento nazionalista, ogni Paese che è in fase di costruzione attraversa un tale momento di amor proprio. L’Ucraina lo attraversa molto dolcemente. Gli ucraini hanno imparato che devono evitare, doppiamente evitare l’estremismo dell’estrema destra, perché vengono identificati con esso, il che è un successo della propaganda russa. In una parola, la Russia non solo ha aiutato molto a costruire la nazione ucraina, ma ha anche eliminato questi estremisti di destra. La Russia prima ha unito il popolo ucraino e ora sta unendo gli europei. È l’altro lato che si comporta da nazista, questa copia carbone della “difesa delle minoranze”, il revisionismo storico, è tutto preso dal nazismo. Il Cremlino non è solo incollato al mondo criminale, che ora fa parte dell’apparato della violenza, ma anche i neonazisti appartengono all’apparato della violenza del Cremlino. Pensa all’opposizione autorizzata che viene utilizzata nel Donbass, come Igor Strelkov, gruppo Wagner, fondato da neonazisti. Pensa al partito “Nashi”, un movimento fascista molto forte. La Russia ha i movimenti fascisti più forti d’Europa. Ed è una dura competizione. Timothy Snyder e Sergey Medvedev ne hanno scritto rispettivamente in The Road to Unfreedom e in The Return of Russian Leviathan. Gli ideologi del Cremlino – Ivan Ilyin, Aleksandr Dugin – sono loro i fascisti.

Puoi spiegare, a noi che non eravamo lì, come si esprimono visivamente questa guerra e questa tensione? Ho in mente street art, simboli, segni condivisi. Vediamo le bandiere, e l’uso del giallo e del blu, ma nient’altro. Ricordi l’esplosione di simboli e colori che si è avuta con la rivoluzione in Bielorussia, e prima ancora, con la rivoluzione di Solidarność in Polonia? Eri presente alla rivoluzione in Bielorussia. Cosa hai visto, cosa ricordi del tuo soggiorno in Ucraina?
In primo luogo, l’Ucraina è molto più povera della Bielorussia, circa dieci anni indietro rispetto alla Bielorussia. Maidan [la piazza principale di Kiev] è un posto davvero triste e povero. Non c’è colore. In secondo luogo, la Bielorussia è un Paese in via di costruzione della propria identità. La prima “generazione” era dissidente e perse, come tutte le generazioni dissidenti nel mondo, le generazioni di idealisti, troppo lontane dagli standard sociali per essere accettate. La seconda generazione è stata, come la chiamo io, una “generazione del ricamo”: celebrava la lingua, la cultura, i colori nazionali, le canzoni. Quello è stato il suo momento colorato. In Bielorussia è stato il passaggio dalla coscienza locale a quella nazionale. Reso possibile da varie cose, compresa la pandemia. I media di seconda circolazione sono diventati i media di circolazione primaria. La popolarità è iniziata con le informazioni autentiche sulla pandemia, e poi è diventata un pasticcio politico. Lukashenko era il simbolo del passato, della cultura russa e della russificazione. La risposta è stata creatività culturale, c’erano i colori nazionali, i simboli, soprattutto perché questo movimento doveva essere pacifico. Quando non puoi prendere un fucile, apri un barattolo di vernice e scrivi slogan. Giochi con i mezzi a tua disposizione. In Ucraina c’è stata una guerra per otto anni, non c’è tempo per un libro da colorare lì.

È per questo che Zelensky e il suo entourage si presentano sempre in verde militare?
Per noi è una novità, ma loro sono sempre stati così. Prima del 24 febbraio, prima dell’esplosione, c’erano circa 1 milione e 300 mila armi in Ucraina, mezzo milione di persone ha attraversato il fronte, è una nazione militarizzata. Una società militarizzata, una grande quantità di forze armate. La loro identità cosacca si basa sul concetto di lotta e indipendenza personale.

Significa che questa resistenza durerà a lungo.
Tornano gli scenari storici. È interessante che stiamo dando un’occhiata ai libri sull’ordine mondiale. Intellettualmente questo è il momento più interessante della mia vita. Eppure allo stesso tempo la mia vita è finita, soprattutto in Polonia. Questo Paese dovrà militarizzarsi, perché è integrato con l’Ucraina, è un canale militare tra l’Ucraina e l’Europa. Questa potrebbe essere una cattiva notizia per la democrazia in Polonia. Il governo può trarre due conclusioni: o raggiungere un accordo con l’opposizione oppure pensare che l’Europa ora chiuderà un occhio su quello che sta facendo perché sta difendendo un altro Stato. Scommetto su quest’ultima opzione al 99%. Fatta eccezione per il presidente Duda [risate], perché sta crescendo così tanto di statura parlando con Zelensky che potrebbe persino iniziare ad amare la democrazia.

Eppure ora in Polonia abbiamo ben oltre un milione e mezzo di rifugiati e il numero sta crescendo… L’80% sono donne con figli. Come influenzerà la democrazia polacca? E la democrazia europea? L’onda si diffonderà in tutta l’Ue.
Fino a poco tempo la società polacca era una delle più omogenee d’Europa. Con le fobie anti-rifugiati, anti-ucraine sempre pronte. È Vladimir Putin che ci ha uniti. Per ora abbiamo un grande entusiasmo e un desiderio quasi sconfinato di aiutare. Ma certo, non può durare. Le persone si stancheranno. Quello che serve è l’aiuto finanziario dell’Occidente. Altrimenti la Polonia non sarà in grado di sostenere una tale massa di nuovi arrivati. La Polonia avrà improvvisamente una minoranza del 10%! L’economia dei sentimenti trasformerà l’attuale euforia in risentimento.
view post Posted: 11/3/2022, 18:51 UE-questione Ucraina:vi dico la mia, poi voi controdeducete pure - DISCUTIAMONE ASSIEME
Buonasera,
premesso che la guerra intrapresa da Putin è condannabile in tutto e per tutto; che gli ucraini debbono essere aiutati in ogni modo possibile da chiunque abbia a cuore la democrazia e le sorti del pianeta;che la Russia deve essere messa in condizioni di non nuocere più, come sta facendo invece ora pur di ripristinare l'ex impero sovietico;tutto questo premesso c'è da dire, a mio parere, che gli europei devono avere una visione più allargata dell'intero scenario politico mondiale. Sempre partendo da quelle premesse non chiudiamo gli occhi di fronte alla politica di accerchiamento operata dagli USA cercando, e spesso riuscendo, di attrarre nella loro sfera di influenza molte delle ex repubbliche sovietiche. Anche senza l'adesione alla NATO notate come si stesse realizzando l'accerchiamento della Russia, così pensando di tenerla buona e dedicarsi al contenimento della Cina nell'indo-pacifico.Era prevedibile che un dittatore del calibro di Putin, degno della massima esecrazione, ma non stupido, si lanciasse in un'avventura come questa per dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte: limitare l'avanzata della NATO o comunque dell'influenza americana e riprendersi un pezzo dell'impero perso.
E l'Europa? Vaso di coccio tra vasi di ferro paga un prezzo enorme. A parte i pericoli immediatamente derivanti da una guerra deve affrontare crisi energetica, ritardo della crescita economica ( non bastava la pandemia), aumento dei prezzi di tutti i beni, primari e secondari, gestione di una massa immensa di profughi che non possono certo essere lasciati soli.
La Germania si riarmerà notevolmente( questo non ci spaventa?), tutte le nazioni aumenteranno il budget della difesa, magari a scapito della ricerca e del benessere delle popolazioni, lasciando che aumentino le diseguaglianze sociali, con i conseguenti costi in termini di salut e sicurezza interna.
Il discorso sarebbe ancora lungo, ma tengo a sottolineare che gli sforzi dell'Europa dovrebbero puntare a scongiurare ogni ipotesi di guerra futura(ci pensate cosa può succedere se per sbaglio accadesse un incidente tra russi e americani o europei? Se, vistosi con l'acqua alla gola, Putin usasse le armi chimiche o, addirittura, quelle nucleari?
Noi, cosiddetti democratici e civili, dovremmo cominciare a pensare al mondo in cui viviamo come ad un luogo dove la guerra non abbia alcun diritto di attuazione.
Utopia? Forse, ma senza questo pensiero il futuro dei nostri figli potrebbe essere cattivo, o potrebbe anche non esistere.
view post Posted: 10/3/2022, 20:45 Depressione da covid, pare sia stata accertata, ce ne vuoi parlare? - L'ANGOLO DELLO STRIZZA CERVELLI:a cura del dr. Tommaso Longobardi (winilio)
Carissimo e carissimi tutti/e,
da un po' di anni si parla dell'infiammazione come causa della depressione. Alcuni propongono, addirittura, di rinominarla "Infiammazione cerebrale". A parte il fatto che mi si rivoltano le budella al solo pensiero di considerare la depressione solo come infiammazione è indubbio che in questo disturbo aumenta, anche di molto, la quantità di mediatori dell'infiammazione, per es. le interleukine.
E', altresì, acclarato che l'infezione da covid colpisce, tra i primi organi, il cervello, così come è accertato che un buon numero di persone sviluppino sintomi depressivi.
Non potendosi, ragionevolmente, pensare che tutto si riduca ad una infezione con relativa risposta infiammatoria dobbiamo considerare anche l'esistenza di "depressione reativa al covid": l'essersi ammalati, il vivere in clausura, essere preoccupati di conseguenza gravi, perdite economiche, lutti correlati alla pandemia e via dicendo.
Personalmente sto riscontrando molti casi di questo secondo tipo e alcuni del primo.
Per chi volesse approfondire l'argomento allego un lavoro fatto dall'università di Bari, piuttosto interessante.
Un caro saluto a tutti,
Winilio.

https://www.dottnet.it/articolo/32529842/s...652&tkg=1&cnt=1



La maggior parte dei pazienti seguiti negli ambulatori per il post Covid sono stati inseriti in un programma di follow-up a medio-lungo termine che permetterà di valutare meglio l'evoluzione del nuovo quadro clinico

Il Policlinico di Bari ha seguito in un anno oltre 1300 pazienti con sindromi post-Covid, con un'età media di circa 49 anni, e ha notato che in seguito alla malattia hanno sviluppato difficoltà respiratorie e di concentrazione, ansia, depressione o persistente senso di stanchezza. A seguire i casi di post-Covid sono stati gli ambulatori delle unità operative di Medicina interna "Murri" diretta da Piero Portincasa, Pneumologia diretta da Elisiana Carpagnano, e Malattie infettive coordinata da Annalisa Saracino. Le attività dell'ambulatorio post-Covid sono iniziate a dicembre 2020, dopo la prima ondata pandemica. "I sintomi più comuni rilevati in circa il 30% sono astenia, difficoltà respiratorie, difficoltà di concentrazione, ansia, depressione", spiega Portincasa che, attraverso l'ambulatorio post-Covid di Medicina interna ha seguito circa 400 pazienti. "Questi sintomi - prosegue - possono avere nuova insorgenza o persistere dopo l'iniziale guarigione dal Covid. Possono essere presenti con differente intensità nel corso del tempo o scomparire e successivamente recidivare. In alcuni casi abbiamo notato persistenza di iposmia (riduzione dell'olfatto) e ipogeusia (riduzione della percezione dei sapori), o alopecia (caduta di capelli) specie nelle donne". La maggior parte dei pazienti seguiti negli ambulatori per il post Covid sono stati inseriti in un programma di follow-up a medio-lungo termine che permetterà di valutare meglio l'evoluzione del nuovo quadro clinico, ancora in fase di studio e di valutazione da parte della comunità scientifica internazionale. "Al momento - conclude Portincasa - non esistono ancora protocolli terapeutici validati e universalmente applicabili. Le terapie variano da caso a caso e possono comprendere farmaci sintomatici, indicazioni su eventuali modificazioni di dieta e stili di vita, nutraceutici, integratori, supporto psico-cognitivi"
view post Posted: 21/10/2021, 11:43 La strana perizia :chiedo aiuto allo psichiatra - L'ANGOLO DELLO STRIZZA CERVELLI:a cura del dr. Tommaso Longobardi (winilio)
Una perizia psichiatrica in sede penale deve rispondere a tre quesiti, riguardanti la capacità di intendere e volere AL MOMENTO DI COMPIERE IL FATTO. Le tre possibili risposte sono:
1 incapacità piena di intendere e volere.
2 parziale capacità di intendere e volere.
3 capacità di intendere e volere.

Dalla risposta dipende la quantità di pena irrogata, essendo nulla nel caso della prima risposta,ridotta ad un terzo nel caso della risposta e piena nella terza.
view post Posted: 18/10/2021, 11:09 Napoli /Torino : 1 a 0 '0 commento e 'a pagella d' 'o tifoso - PASSIONE AZZURRA, 'A PAGGENA D'O TIFOSO NAPULITANO
Credo che quest'anno, e per la prima volta, abbiamo una squadra matura e consapevole. Questo, oltre alle innegabili doti tecniche dei giocatori e alla bravura ed esperienza di Spalletti, ne fa una compagine pronta per lottare per lo scudetto.
view post Posted: 2/8/2021, 17:16 Napoli:dopo le ottime prestazioni ora è difficile pensare alle cessioni - PASSIONE AZZURRA, 'A PAGGENA D'O TIFOSO NAPULITANO
Diciamo che la cessione di questi due o tre giocatori consentirebbe di non venderne altri e piu importanti.
view post Posted: 31/7/2021, 20:36 La napoletana di Cambridge che cambia il mondo dei microchip è la figlia di... - EVENTI E NOTIZIE
Grazie a Pulcinella che ha voluto condividere questa mia grande soddisfazione con voi tutti. Se da una parte gioisco per i risultati raggiunti da mia figlia dall'altra non posso non riflettere sul fatto che in Italia lei, come tantissimi altri,non avrebbe avuto le stesse possibilità.
view post Posted: 19/2/2021, 22:29 Granada /Napoli 2 a 0 :'o commento d'o tifoso anpulitano - PASSIONE AZZURRA, 'A PAGGENA D'O TIFOSO NAPULITANO
Non abbiamo voglia, non abbiamo carattere, non abbiamo idee. Se ci mettessimo a correre, facendo correre Osimhen e Lozano forse caveremmo un ragno dal buco. Gattuso non è capace di trasmettere le sue idee, ammesso che le abbia,alla squadra.
Qualcuno ci aiuti.
view post Posted: 2/1/2021, 19:31 Chi è a favore del vaccino per il coronavirus ? - DISCUTIAMONE ASSIEME
Perdonate, ma chi siamo noi, inclusi medici non specialisti nel settore, per dire sì o no al vaccino? Magari, poi, ci ritroviamo in sala di rianimazione con un bel tubo in gola a pompare aria. Se non lo facciamo.
view post Posted: 2/1/2021, 19:06 Una sufficienza striminzita per il Natale in casa Cupiello di Castellitto - DISCUTIAMONE ASSIEME
Buona sera,
premesso che ho interrotto la visione del film dopo 30 minuti, per sopraggiunta nausea, mi sento d'accordo con ognuno di voi. Aggiungo che il registro adottato da Castellitto( immagino su suggerimento del regista) è lontanissimo da quello Eduardiano. Parlo di registro, non di capacità recitativa. Nessuno, provvisto di senno, accosterebbe mai Eduardo a qualsivoglia altro attore, fatto salvo, forse, Aldo Giuffré. Intendo dire che il personaggo di Luca Cupiello è mite, semplice, dimesso, orgoglioso sì, ma mai aggressivo e men che mai collerico e nevrastenico, come il pur bravo Castellitto lo ha reso.
Io non credo che si possa assegnare un ruolo come quello interpretato da Eduardo ad un attore non napoletano. La "napoletanità" è cosa diversa dalla vis recitativa e dalla bravura.
Nennillo, poi, già oltraggiato a suo tempo dal povero Luca ( Pietro De Vico, dove sei?) è stato trasformato in un personaggio furbo sì, ma intelligente e dallo sguardo vivo, E 'o povero abbunatiello addo' è gghiuto a ferni?
Infine, per me, è entrata in scena la figlia. E lì lo stomaco mi ha chiamato.
P.S.: non puoi scrivere una sceneggiatura come se si fosse a teatro.
view post Posted: 1/1/2021, 19:51 Lo stress da coronovirus:come superarlo? - L'ANGOLO DELLO STRIZZA CERVELLI:a cura del dr. Tommaso Longobardi (winilio)
Buonasera a tutti e buon anno.
Tempo fa mi è stato chiesto da Pulcinella di scrivere qualcosa riguardante lo stress da corona virus e il modo per combatterlo. Ho provato a scrivere e riscrivere più volte, ma ho sempre finito per cancellare tutto perché trovo molta difficoltà a sviluppare questo tema in poche righe, là dove sarebbe necessario passare qualche giorno intorno a quest’argomento.
Allora mi è venuta l’idea di utilizzare il programma di dettatura di cui dispongo, così da avere l’impressione di parlare e di poter esporre più velocemente le mie idee.
Facciamo alcune premesse: per stress non si intende qualcosa di faticoso che noi viviamo sulla nostra pelle, quello è il cosiddetto stress cattivo, il distress; per stress si intende, piuttosto, uno stimolo, fisico o psichico o entrambe le cose, a cui il soggetto non può non rispondere. In altre parole lo stress è quella esperienza, quel vissuto più o meno consapevole, con cui noi dobbiamo confrontarci e misurarci necessariamente. Se il risultato sarà l’adattamento a quello stimolo, la sua elaborazione, il suo introiettarlo nel nostro mondo esperienziale, allora lo stress sarà stato un’esperienza positiva per noi e noi ci saremo arricchiti, allargando il nostro mondo esperienziale stesso. Se, invece, non saremo riusciti ad adattarci, ad elaborare lo stimolo, a misurarci positivamente, allora quello stimolo sarà fonte di sofferenza, anche grande, a volte di malattia.
La forza di uno stimolo stressante dipende da due fattori, uno oggettivo e l’altro soggettivo. Dall’insieme di questi due fattori dipenderà la nostra percezione della nostra capacità di fronteggiare lo stimolo. Facciamo un esempio partendo proprio dal tema che dobbiamo affrontare e cioè l’esperienza che stiamo vivendo di questa pandemia da corona virus. È indubbio che la pandemia, con le sue conseguenze, rappresenti uno stimolo oggettivamente molto stressante. È altrettanto indubbio che la nostra percezione soggettiva sia conseguentemente quella di un’esperienza da affrontare con fatica e chissà con quante speranze di successo. Immaginiamo però un personaggio come Brezos, l’inventore di Amazon. Si può ritenere con qualche attendibilità che la pandemia abbia costituito una grande opportunità per lui di aumentare enormemente il suo capitale, di conseguenza si può pensare che egli non viva questa situazione con tristezza, apprensione, senso di impotenza, a volte disperazione di riuscire a farla franca; tra l’altro egli, con tutti i soldi che ha, può ben pagarsi ogni forma di protezione, nel senso di ricovero in ambiente favorevole, potrà essere ben curato e ancor meglio trattato. L’elemento oggettivo di potenza dello stress quindi in questo caso si riduce sensibilmente. L’elemento soggettivo pure.
In definitiva lo stress diventa nocivo quando noi abbiamo la percezione di non essere in grado di fronteggiarlo adeguatamente, di poter essere danneggiati, o addirittura di poter soccombere ad esso.
Sperando di essere stato sufficientemente chiaro nella premessa e nell’esempio vediamo un po’ come noi comuni mortali possiamo cercare di superare o almeno limitare gli effetti nocivi dello stress da corona virus.
Proprio perché si tratta di fronteggiare una cosa verso la quale noi abbiamo ben poche armi a disposizione è molto importante conoscere tutte quelle su cui possiamo contare ed utilizzarle. Sappiamo che il virus si trasmette per via aerea con le goccioline di saliva, emesse quando parliamo, quando tossiamo quando starnutiamo, quando discutiamo animatamente, quando parliamo ad alta voce. È indispensabile, quindi, indossare la mascherina (io consiglio di indossarla sempre e comunque all’aperto e in compagnia di persone non stretti familiari), mantenere la distanza di sicurezza (io penso debba essere di almeno 2 m) e lavarsi accuratamente le mani prima di portarle alla bocca o comunque ogni volta che si rientra in casa (lavarsi le mani accuratamente significa strofinarle con un normale sapone per almeno 40 secondi, in modo da eliminare il 95% dei batteri /virus presenti sulle mani.
Seconda arma a disposizione: non leggete ossessivamente tutte le notizie riguardanti la pandemia, evitate di parlarne sempre e comunque con le persone con cui entrate in contatto, non seguite le opinioni di tutti, soprattutto non seguite le opinioni di chi si dimostra scettico o sapiente senza averne gli strumenti. Scegliete un esperto, possibilmente un epidemiologo, che vi sembri equilibrato, oltre che informato e seguite solo lui/lei. A proposito dei vaccini, per esempio, nessuno di noi può considerarsi abbastanza informato. È necessario quindi, trattandosi dell’unica arma “letale” che abbiamo a disposizione per sconfiggere il virus, fidarsi di chi lo ha approntato. Un vaccino è sempre molto meno pericoloso di quanto le nostre fantasie possano suggerirci. Pensate al vaiolo, al morbillo, alla poliomielite, al tetano. Se poi avete paura che esso sia stato approntato in troppo poco tempo, come qualcuno dice, sappiate che la tecnica usata, quella dell’mRNA, consente tempi molto più brevi e che le varie fasi di sperimentazione sono state fatte in parallelo anziché in sequenza, risparmiando così drasticamente sui tempi.
Terza arma: immaginate che il fenomeno della pandemia si esaurisca in tempi ragionevoli, non brevi (così da non alimentare pericolose illusioni), né lunghi (così da non farsi sopraffare dallo scoramento). È verosimile pensare, soprattutto grazie alla vaccinazione appena iniziata, che entro l’autunno di quest’anno la vicenda si possa considerare felicemente conclusa.
Quarta arma: sopportate pazientemente l’idea che questo periodo sia necessariamente diverso; che sia una cosa buona, e non una punizione, rinunciare ad alcuni agi di cui abbiamo goduto fin qui. Se pensiamo che queste rinunce ci siano d’aiuto esse appariranno più lievi da sopportare. Se poi riusciamo a pensare che sia una buona idea condurre una vita più riservata allora ci sentiremo ancora più motivati ad operare delle rinunce.
In definitiva cosa ci offrono di buono queste armi? Primo, aiutano (anche se solo un po’) a mitigare la percezione dell’enormità del pericolo. Secondo, cosa molto, molto più importante, ci danno la percezione di non essere completamente alla mercé degli eventi, ma di avere qualche voce in capitolo nella battaglia contro questo agente finora sconosciuto. A proposito, non fatevi sedurre dall’idea dei complotti, dei virus coltivati in laboratorio, dei tentativi di soggiogare l’umanità, del progetto di controllare l’economia mondiale tenendoci tutti sotto controllo. Personalmente non credo ad una sola di queste ipotesi, ma anche se esse fossero vere non sarebbe questo il momento di riflettervi: servirebbe solo ad aumentare la nostra angoscia e il nostro senso di impotenza, oltre a stimolare le nostre manie di persecuzione. Ci sarebbe tempo successivamente per analizzare ogni ipotesi, purché essa si presenti ragionevole e sufficientemente concreta.
Qualunque stratega dell’arte della guerra (è così che possiamo immaginare il nostro atteggiamento verso il fenomeno pandemia) vi dirà che più si conosce il nemico più esso appare vulnerabile; più ci si sente forti più esso appare vulnerabile; più ci si sente armati più si ha fiducia in se stessi.
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