|
Donna Peppa era proprietaria di un teatro popolare; sito in Via Marina, nei pressi di Piazza Mercato dove il pubblico, di bassa estrazione sociale, era solito recarsi per godere delle interpretazioni degli attori e, il più delle volte, interloquire direttamente con loro durante le rappresentazioni stesse. Donna Peppa era una donna raffinata, a tratti insofferente per il contesto che si era creato all’interno del suo teatro/pùteca (teatro/bottega). La “scuola” di cui si parla nel detto, infatti, altro non sarebbe se non il teatro medesimo; inteso come modello negativo, fonte di un cattivo insegnamento. A questo punto, il significato del detto napoletano “Chesta è ‘a scòla ‘e Donna Peppa” risulterà abbastanza chiaro ai più, ma di seguito, lo approfondiremo comunque nel dettaglio.
Il teatro di Donna Peppa era un luogo ricco di trambusto. Possiamo solo immaginare il rapporto tra pubblico e attori nell’epoca in cui il divismo cominciò a prendere piede proprio a partire dalle figure dei teatranti. Battibecchi, cuccagna, risi e schiamazzi costituivano il fulcro sociale del luogo, rendendolo particolarmente affascinante agli occhi dei posteri, data la sua natura caotica. Oggi, del resto, ci sembrerebbe impensabile tentare di interagire con un attore mentre è calato nel ruolo nel corso di una rappresentazione“Chesta è ‘a scòla ‘e Donna Peppa” serve, quindi, per indiare un posto chiassoso ed insubordinato. L’archetipo comportamentale perpetuato nella scuola di Donna Peppa è rumoroso e disordinato e, per questo, le persone utilizzano il detto napoletano per parlare, con atteggiamento chiaramente dispregiativo, di un posto che rispecchi il modello del teatro/pùteca della donna.
|