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La vita del marittimo non è certo quella che si può pensare, troppo spesso erroneamente romanzata. Condividere lunghi periodi confinati in spazi ristretti sempre con le stesse persone crea sovente delle situazioni di attrito, che si ripercuotano sul morale delle persone. Per non parlare poi della sicurezza dei mari, il rischio di intraprendere alcune rotte. In due circostanze le navi su cui era imbarcato mio figlio hanno subito l’attenzione da parte dei pirati somali, al largo dell’oceano indiano, l’oscuramento di tutte le luci e un repentino cambio di rotta ha fatto desistere i pirati dai loro propositi. Inoltre la vita del marittimo non è certo l’ideale per poter stringere delle relazioni effettive durature, soprattutto per i giovani d’oggi, poco inclini al sacrificio, più inclini al tutto subito. Tuttavia la professione offre oltre agli imbarchi molte altre possibilità, sia nell’ambito militare che civile, ecco perché mi sento di consigliare ad Aurora di suggerire a suo figlio di prendere in considerazione il proseguo degli studi nell’ambito dell’ingegneria navale, al fine conseguire una laurea che gli potrebbe permettere molti sbocchi lavorativi. Questo non vuol dire non imbarcarsi anzi con sacrificio cercare di fare le due cose, esperienza da un lato e studio dall’altro, conciliare la teoria con la pratica apre le mente… Saluti
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