Le stronzate di Pulcinella

Vincenzo Russo il poeta de "L’urdema canzona mia"una storia commovente

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view post Posted on 12/4/2013, 07:59
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Quella di Vincenzo Russo (Napoli 18 marzo 1876) poeta e celebre compositore di canzoni napoletane, è una storia bellissima e commovente. Una storia breve, pero', perchè il poeta morira' a soli 28 anni minato da una malattia e forse distrutto anche da un amore che non gli fu mai permesso.
Nasce povero Vincenzo da padre Giuseppe, calzolaio e la madre Lucia Ocubro, donna di casa. Per motivi di salute non frequentò le scuole elementari, l’umidità della casa insieme ad una alimentazione precaria minò la sua salute e quella dei suoi fratelli, ma ciò nonostante raggiunse un discreto grado di istruzione, frequentando i corsi serali per operai . Il suo aspetto malaticcio, era gravemente malato di una malattia polmonare, fece aleggiare la fama di "assistito"cioè gli si attribuivano virtu' medianiche come quella di indovinare i numeri a lotto. Dopo la morte del padre, dovendo contribuire al bilancio familiare, trovò lavoro come guantaio, ormai era convinto di dover dire addio alla poesia, finché non incontrò il musicista Eduardo Di Capua, famoso per la musica di ‘O sole mio. Il sodalizio produsse alcune belle canzoni tra cui il loro primo capolavoro, Maria Marì, che ottenne grande risonanza mondiale e I’ te vurria vasà .La vena poetica del Russo ormai era sul malinconico, animata da donne restie a concedergli affetto, i nomi erano diversi, Carolina, Maria, Carmela ecc..Ma tutti questi nomi erano solo un modo per proteggere l’identità dell’unico suo amore, come risulta dalle memorie della famiglia, Enrichetta Marchese, figlia di un gioielliere dirimpettaio di Russo. La differenza di classe sociale, nonostante l'amore di Russo fosse corrisposto, non ne rese mai possibile una felice conclusione.
Anche l'ultima opera di Russo L'urdema canzone mia è dedicata a quell'amore.
Nel mese di giugno del 1904, Vincenzo Russo ormai molto malato, si alza dal letto, va alla finestra e guarda la chiesa di fronte tutta addobbata con ghirlande di fiori e piante, Enrichetta si sposa, lui non riesce a stare in piedi, torna a letto, dove giaceva per la tubercolosi che lo ucciderà a soli 28 anni e chiede al cognato, che lo assiste, di prendere un foglio, vuole dettargli qualcosa, gli detta L’urdema canzona mia! Lo stesso titolo del brano rappresenta tutto il dolore del poeta ed il rimpianto per la vita che l'abbandona. Questo è l'unico esempio di una morte annunciata su un pentagramma musicale che, se da un lato può essere macabro, dall'altro è assai commovente.lasciò ad Eduardo Di Capua (l'autore della musica) il manoscritto di "L'urdema canzone mia" e sotto il testo letterario scrisse quanto segue: "E' l'urdema canzone ca ve scrivo, 'mparatavella e tenitavella 'ncore. Addio canzone meje, io me ne vaco e vuie restate pe' ricordo 'e me" (E' l'ultima canzone che Vi scrivo. Imparatela e portatela nel cuore. Addio mie canzoni, io muoio e voi restate per farmi ricordare)."


…. Nun me parlate cchiù de' sciure e rose,

Pe' me 'sti rrose songo senz'addore;

Nun me dicite: 'a giuventù è nu sciore.

Ca chistu sciore mio è muorto già.

Pe' me tutt'è fernuto !

Addio, staggione belle !

Addi, rose e viole !...

I' ve saluto



Edited by Pulcinella291 - 5/11/2018, 19:05
 
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