Le stronzate di Pulcinella

Napoli che se n'è andata

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view post Posted on 5/11/2013, 11:47
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Una signora non fumava per strada e quindi, se aveva voglia di accendersi una sigaretta, entrava in un bar, ordinava, magari un caffè, e poteva accendersi una sigaretta, ma....

Dove poteva avvenire questo? Perchè c'era il problema che tale operazione potesse venir fraintesa e magari si poteva pensare che cercasse compagnia e quindi... ecco quali erano i bar dove alle signore era consentito, senza tema di fraintendimenti, tale 'ricreazione'.

In via Chiaja c'era Caflisch, con altro locale in via Toledo-Roma di fronte all'ingresso della Galleria Umberto, ed altro ancora in via Partenope (Caracciolo) dove, dal mattino al pomeriggio, si poteva godere del panorama e del sole. Infine, della stessa azienda, c'era Van Bol & Feste in piazza Bovio (della Borsa), tutti scomparsi.
In largo Ferrandina (via Filangieri) c'era, e c'è ancora, il bar Cimmino. Non ne ricordo altri idonei a quanto sopra.

Via Petrarca non esisteva, o meglio era un viottolo di campagna di Villanova che solo a metà degli anni 50' cominciò ad essere asfaltato e a divenire 'strada' e, subito dopo, si cominciò a costruire selvaggiamente.

Ma come si trascorrevano le serate a Napoli?
Si attendeva il cartellone (programma) della stagione lirica al S.Carlo e l'elite, ch'era abbonata, correva a rinnovare il proprio abbonamento per esibire il prorpio status-symbol ad ogni prima, oggi sostituito da videocracy
Poi c'erano i teatri : il Mercadante, in piazza Municipio, programmava le 'riviste', quasi tutte prodotte da Remigio Paone (il proprietario dell'omonimo pastificio di Formia) che aveva in 'scuderia' i maggiori artisti : Wanda Osiris, Macario, Rascel, Dapporto, Delia Scala, e tanti altri.
Il Politeama a Monte di Dio programmava la prosa migliore della stagioner e poi c'erano le 'prime' al cinema e, rigorosamente si doveva presenziare allo spettacolo delle 22,30 e, magari, dopo andare al ristorante, con la 'scusa' di farsi una piazza.

Molto successo aveva la pizzeria Negri, per il dopo teatro, a Pontecagnano (Salerno) perchè il servizio era affidato a delle kellerine tedesche, in costume originale, che al momento di portare le vivande in tavola, uscivano tutte in fila al suono di una marcetta. Ovviamente, per raggiungere Pontecagnano, bisognava esser dotati delle auto 'veloci' del tempo.

Ma per andare a ballare? Nel dopoguerra ebbe successo "Il giardino degli aranci", in via Manzoni di fianco alla funicolare (di Lancellotti), era un dinner-dancing, cui seguirono il Lloyd in via Partenope (di Donadio, quello dei coralli) e lo Shaker in via Nazario Sauro.
In questi locali si esibivano i piccoli complessi musicali del tempo, come Carosone, cui seguirono Peppino di Capri, gli Showmen, gli Alunni del Sole e tantissimi altri.

I primi locali soft-core, quindi per uomini soli, erano il "Trocadero" in via Nazario Sauro, con entreneuse che chiedevano 'champagne' ed erano pagate a 'tappi' ed è stato anche il primo locale ad ospitare numeri d'arte varia parigini, anche quello proveniente dal "Carousel" con i primi transessuali (la famosa, all'epoca, Coccinelle). C'era in piazza Salvo d'Acquisto, a fianco della pizzeria Mattozzi, il Kit-Kat, con ingresso dalla piazza, ma il locale era al primo piano. Era comunque meno impegnativo del precedente.
A questi si aggiungevano tanti altri locali ma frequentati da gente di mare di passaggio per la nostra città.

Un altro aspetto importante della vita notturna cittadina, era rappresentato dai circoli, nella maggioranza dei quali si svolgeva il gioco d'azzardo, o comunque giochi di carte. Nomino il 'Circolo della Stampa' in villa comunale perchè è l'unico a non esser sopravvisuto a quell'epoca.

Un locale, in via Partenope, subito dopo piazza Vittoria, era il "Sombrero" di Porzio (ristorante 'da Umberto') in via Alabardieri che poi apri la "Casina dei Fiori" in villa comunale in viale Dohrn. Anche questo era un dinner-dancing assai ben frequentato.

Di quella vita notturna, non è rimasto che uno sbiadito ricordo.
 
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view post Posted on 6/11/2013, 12:41
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Parliamo un pò di altri mezzi di trasporto pubblico che interessavano la città di Napoli?

Cominciamo dalle tranvie provinciali, quelle che avevano lo stazionamento a Porta Capuana, di coloro bruno-isabella come le carrozze ferroviarie e senza finestrini vetrati ma solo delle tendine per isolarle dalle intemperie. Fondamentalmente erano quattro linee : Napoli-Casoria-Afragola-Caivano; Napoli-Aversa con diramazioni per Giugliano e per S. Antimo; Napoli-Frattamaggiore con breve diramazione da Grumo Nevano a Casandrino; Aversa-Albanova (oggi Casal di Principe), ad esse si aggiunsero nel 1929 le preesistenti tranvie di Capodimonte, che avevano lo stazionamento in via S.Teresa al Museo e di diramavano verso Miano-Secondigliano e verso Mugnano-Giugliano.



Da Piazza Carlo III partivano i treni della "Alifana" che collegavano la città con il Matese. La tratta Napoli Piazza Carlo III - Capua (tratta bassa) si svolgeva con treni a cadenza oraria lungo le seguenti stazioni: Capodichino, Secondigliano, Piscinola, Marano, Calvizzano, Giugliano, Aversa, Lusciano, Trentola-Ducenta, Frignano, Casaluce, Teverola, Santa Maria Capua Vetere-Sant'Andrea dei Lagni, Curti, San Pietro, Anfiteatro, Biforcazione e Capua.
L'altra tratta, quella alta, partiva da Biforcazione toccando le seguenti stazioni: Sant'Angelo in Formis, San Iorio, Triflisco, Pontelatone, Piana di Caiazzo (oggi Piana di Monteverna), Caiazzo, Villa Ortensia, Alvignano, Dragoni, Alife e Piedimonte d'Alife (oggi Piedimonte Matese).

Decine di migliaia di persone raggiungevano la nostra città dalla provincia e dalle altre province regionali, vuoi per lavoro, vuoi per commercio, vuoi per altri impegni che si potevano svolgere solo nella grande città.

Domani, magari, parleremo della zona sud-est, parlando della Circumvesuviana e della zona ovest con la ferrovia Cumana e Circumflegrea.




http://bicentenario.provincia.napoli.it/posetrtr.html
http://www.clamfer.it/10_Tram/Tram%20Nord%...Capodimonte.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Alifana

Attached Image: TramElettricoSMartino

TramElettricoSMartino

 
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view post Posted on 6/11/2013, 23:35
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quante belle inquadrature ci dai, arecheta!... grazie!... e continua. Questo, è patrimonio nostro lasciato ai posteri!
 
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view post Posted on 7/11/2013, 12:18
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La Circumvesuviana



Oggi la rete ferroviaria della Circumvesuviana è sviluppata su poco meno di 145 km., 6 linee e 96 stazioni e per moltissimi abitanti dell'hinterland è un mezzo di trasporto insostituibile per i collegamenti ai posti di lavoro ed alla grande città.

Nacque nel 1890 per la tratta Napoli-Ottaviano, poi prolungata fino a S.Giuseppe vesuviano, su binario unico ed a scartamento ridotto.
Nei primi anni del 900' fu realizzata la linea per Pompei, poi prolungata fino a Poggiomarino dove si ricollegava alla precedente che era anch'essa stata prolungata fino a Sarno (Sa).

Il collegamento con la penisola sorrentina era affidato, dalla stazione delle ferrovie dello stato di Castellammare di Stabia, a delle vetture tranviarie che raggiungevano piazza T. Tasso a Sorrento, passando per Vico Equense, Meta, Piano, S.Agnello.







Wiki dice che la tranvia fu chiusa nel 1946 allorchè entrò in funzione la tratta Pompei-Castellammare-Sorrento della Circumvesuviana, ma mi sembra di ricordare che ciò avvenne solo nel 1948...

Nel 1952 fu inaugurata la funivia di collegamento da Castellammare al monte Faito, gestita dalla Circumvesuviana, ma nel 2013 è stata sospesa l'attività e non si conosce il futuro di detta funivia.



Nel 1947 la Circumvesuviana prese il controllo della dismessa funicolare 'Vesuviana" (funiculì funiculà, ncopp' iammo ja), sospesa nel 1944 a causa dell'eruzione del Vesuvio. Era l'unica funicolare al mondo installata su di un vulcano attivo. La Circumvesuviana la riattivò, ma nel 1953 la sostituì con la più moderna seggiovia che trasportava circa 100mila turisti l'anno.
Fu chiusa nel 1984 perchè i forti venti facevano dondolare troppo e pericolosamente i seggiolini ed era assai difficile trasportare le numerosissime comitive, nonchè creare aree di parcheggio per gli automezzi.



[/CENT[CENTER]ER]




credo che per oggi possa bastare....






http://it.wikipedia.org/wiki/Circumvesuviana
http://it.wikipedia.org/wiki/Tranvia_Caste...Stabia-Sorrento
http://it.wikipedia.org/wiki/Funicolare_vesuviana
 
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view post Posted on 8/11/2013, 13:01
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Facciamo una pausa sue mezzi di trasporto.

A Napoli è invalsa l'abitudine di far pagare l'ascensore agli utenti, da parte degli amministratori di condominio, per ridurre le spese di gestione e non farle gravare esclusivamente sui condomini.

Inizialmente erano i portieri ch'erano dotati di un blocchetto-biglietti e facevano pagare la corse ad ogni singolo utilizzatore, successivamente furono introdotte le gettoniere ed i relativi gettoni venivano venduti dal solito portiere. Nel frattempo, per ridurre le spese condominiali, le portinerie furono attive solo nella mattinata e non più notte e giorno e le gettoniere vennero modificate per accettare le monete metalliche in lire.

Molti condomini si facevano portare la spesa a domicilio ed i garzoni escogitarono, subito, il sistema per 'fregare' le gettoniere : foravano la moneta e legavano ad essa uno spago, in modo che il sensore, avvertendo la presenza della moneta, faceva partire l'ascensore e contemporaneamente il garzone ritirava il filo e la moneta.

La "campagna" (non ricordo se ve ne ho già parlato, se si perdonatemi la ripetizione).
L'orario di apertura dei portoni dei palazzi signorili andava dalle ore 7 alle 22, chiunque, non avendo le chiavi degli stessi, avesse chiamato il portiere per l'apertura straordinaria, doveva riconoscergli l'indennità di campagna, una somma che negli anni 50' era da 50 a 100 lire.
Verso gli anni 60' l'orario si ridusse di un'ora portando la chiusura alle ore 21 e successivamente alle ore 20, per poi abolire il servizio di portineria straordinaria notturna e con essa la "campagna".

'O purtiere era un personaggio importantissimo, quasi 'o proprietario ro palazzo, da lui dipendevano tantissime cose ed era l'uomo fidato del proprietario e/o dell'amministratore. Oltre ad incassare le quote condominiali, spesso era incaricato dell'incasso delle pigioni. Era lui che riceveva la posta e le raccomandate, e, quindi, anche gli avvisi e notifiche di pagamenti. Insomma era 'uno' che conosceva tutti i fatti e gli 'altarini' ed era anche il primo a cui si chiedevano le informazioni sui residenti.

Anche questa figura è, praticamente, scomparsa, meccanizzata da videocitofoni, aperture elettroniche, caselle postali automatiche, insomma un altro pezzo di Napoli che non c'è più.
 
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view post Posted on 8/12/2013, 07:34
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Riprendiamo questo 3d e riprendiamo a parlare di mezzi di trasporto, anzi, ancor meglio di metropolitana, visto che in settimana è stata inaugurata (ma non ancora al pubblico) la linea completa da secondifliano a piazza Garibaldi.

Ovviamente non parlerò di queta e, per ora, neppure della direttissima, ma della metropolitana Sebezia, rimasta, ahimè, solo un progetto presentato nel 1874, considerato audace, deriso da molti, ma splendido come tutti i progetti dell'arch. Lamont Young. Non vi lasci ingannare il cognome anglo-indiano, come le origini familiari del predetto, egli era un fiero figlio di Partenope e le sue realizzazioni sono monumenti della storia di napoli.
Suo è infatti il progetto e la realizzazione del Parco Grifeo (al C.so Vittorio Emanuele) con lo splendido, sempre da lui progettato e realizzato, castello Aselmeyer. A questa realizzazione seguì, circa 20 anni dopo, Villa Ebe, conosciuta anche come castello di Pizzofalcone, costruzione neo-gotica e residenza dell'architetto.

castello aselmeyer Villa_Ebe-1



La metropolitana Sebezia avrebbe dovuto essere, a differenza da quella, sempre per Napoli, progettata dal barone Haussman, diversa da quella parigina e più simile a quella londinese, xon ampi tratti in esterni su sopraelevata.

Ma la parte più rilevante del progetto era la creazione del Rione Venezia a Bagnoli. Lo scenario sarebbe stato costituito da una serie di canali navigabili,laghi,laghetti e parchi con palazzi di esposizione,ville lussuose,residenze a più piani,alberghi,stabilimenti balneari e termali,bar e ristoranti.Gli impianti balneari e termali non solo avrebbero reso bellissima la zona, ma "avrebbero anche risolto il grande problema della città,che è quello della mancanza di arenili e di tratti di mare balneabili"

Ma voi mi chiederete dove si sarebbe trovata l'ILVA, ebbene, l'acciaieria non esisteva, sull'arenile di Bagnoli c'era, dal 1853, solo una vetreria, la Lefevre, l'ILVA nascerà nel 1903.


Devo scannerizzare le foto del progetto e ve le mostrerò.

Attached Image: castello aselmeyer

castello aselmeyer

 
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view post Posted on 2/1/2014, 10:11
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A quasi un mese di distanza, per farmi perdonare, parlerò della festa di Piedigrotta.

Settembre è un mese molto speciale per Napoli, l'afa di agosto è assai scemata, quasi scomparsa quando l'8 settembre ricorre la festa in onore di S.Maria di Piedigrotta, cui seguirà, il giorno 19, la festa del nostro patrono.

Il nome PIEDIGROTTA è dovuto proprio al tunnel, di epoca romanica che da li comunica con l'odierna fuorigrotta chiamato, anticamente grotta di Posillipo o di Pozzuoli perchè consentiva di raggiungere più agevolmente l'omonimo golfo.

La festa che si svolgeva a Piedigrotta aveva anch'essa origine antichissime poichè, come racconta Petronio nel suo Satyricon, colà sorgeva una cappella dedicata al dio della fecondità, Priapo, e vi si svolgevano baccanali in suo onore. Quindi, come al solito, quelli che furono riti orgiastici pagani di età romanica, anche in questo caso, sono stati trasformati in morigerati riti cattolico-cristiani, anche se.... nel periodo che rammenteremo, i riti religiosi erano assai marginali.

Come tante cose buone (checchè ne dica Michelangelo Schipa) che ha fatto Carlo (poi divenuto Carlo III di Spagna), il tema ed i rituali della festa di Piedigrotta, come la ricordiamo noi, furono introdotti durante il suo regno. In pratica la festa era un secondo e più sentito carnevale che, anzicchè a febbraio, veniva celebrato in settembre, con tanto di carri allegorici, raffiguranti personaggi, veri o immaginari, celebri, circa 20, su ognuno dei quali c'era una zita, una ragazza del popolo, estratta a sorte nel gruppo delle fanciulle senza dote, che si mostravano sul carro e quando questo arrivava a palazzo reale, il re elargiva una dote che consentiva loro di prender marito. In epoca borbonica, oltre la sfilata dei carri allegorici, c'era anche la parata militare a rimembrare la vittoria di Velletri sugli austriaci.

Anche la tradizione di abbinare canzoni nuove alle feste per Piedigrotta, la cui durata era all'incirca una settimana, era antichissima, sembra che anche l'imperatore Nerone che si riteneva un grande cantautore antelitteram, volle esibirsi davanti al competentissimo nostro pubblico, tuttavia è dal 1835 che ha inizio la tradizione di lanciare nuove canzoni durante tali festeggiamenti che, in età più recente, divenne il festival della canzone napoletana e, la vincitrice dell'edizione del 1835 fu "Te voglio bene assaje" scritta dall'ottico Sacco (i cui eredi continuano l'attività nell'originaria sede in via Capitelli, nei pressi di piazza Dante) e musicata, sembra accertato, da Gaetano Donizetti.

Da quel periodo (1835) si considera la nascita della canzone napoletana 'moderna' che però nulla ha da spartire con le canzoni napoletane contemporanee.

Negli anni 50 e 60, la festa richiamava moltissime persone dalle province campane, laziali, calabresi, ma anche da tantissime altre città della nostra penisola. I carri allegorici sfilavano per la città per almeno 3-4 giorni, sempre con un percorso diverso, per concludere il loro corteo a Mergellina. Via Caracciolo diveniva un grande parcheggio per i pullman dei turisti e la villa comunale era invasa da 'bancarelle' che vendevano di tutto, dai dolciumi, alle noccioline, lupini, ceci etc., fichi d'india, cocomero, e poi gli 'strumenti' per partecipare, facendo ammuina, alla festa stessa, come i coppoloni (Pulcinella vi spiegherà meglio cos'era, come e quando si usava e perchè, vero Seb.?), i triccheballacche, putipù, scetavajasse, tamburelli etc..
Nascevano nuove canzoni, nuove conoscenze, nuovi amori, nuove scenate di gelosia e nuovi incidenti. Per quanto possibile, si perdevano i freni inibitori, proprio come accade durante il carnevale, anche se il culmine della festa non prevedeva un veglione e relativo cenone.
 
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Cuppulone:in questo caso ,niente a che vedere con la masturbazione maschile. 'A piererotta, poichè era una festa , come ha giustamente detto il signor Origano, in arte arecata, dove tutti si davano alla baldoria e i bazzarioti s'inventarono il cosiddetto cuppulone. Era un cilindro di cartone che si attaccava ad una canna molto lunga che si calava sulla testa delle persone distratte o in altre faccende affaccendate. Naturalmente questo cuppulone era molto lungo e largo , tanto che il malcapitato rimaneva all'intrasatto al buio.
 
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view post Posted on 2/1/2014, 11:24
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CITAZIONE (Pulcinella291 @ 2/1/2014, 10:25) 
Cuppulone:in questo caso ,niente a che vedere con la masturbazione maschile. 'A piererotta, poichè era una festa , come ha giustamente detto il signor Origano, in arte arecata, dove tutti si davano alla baldoria e i bazzarioti s'inventarono il cosiddetto cuppulone. Era un cilindro di cartone che si attaccava ad una canna molto lunga che si calava sulla testa delle persone distratte o in altre faccende affaccendate. Naturalmente questo cuppulone era molto lungo e largo , tanto che il malcapitato rimaneva all'intrasatto al buio.

uhm.... vabbè, mi permetto d'aggiungere che il cuppolone, molto ben descritto era si, una sorta di cappello da collocare sulla testa del 'malcapitato' distratto o scemacchione per sfotterlo, ma anche, essendo alcuni assai larghi, tanto da includere la testa di due persone, un escamotage utilizzato da alcune coppie, per baciarsi, celandosi ad occhi indiscreti.

Una curiosità, parlando della festa ho citato la vendita dei fichi d'india che nel nostro dialetto si chiamano nanasse. Nell'uso corrente, anche l'ananas diventa nanassa in dialetto, ma la traduzione corretta è fico d'india.
 
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view post Posted on 2/1/2014, 11:37
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Fico d'india , oltre a nannassa è detta anche figurinia con assonanza con ficod'India. Si avimme puntualizza' puntualizzamme ,Origano.
 
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view post Posted on 2/1/2014, 12:03
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CITAZIONE (Pulcinella291 @ 2/1/2014, 11:37) 
Fico d'india , oltre a nannassa è detta anche figurinia con assonanza con ficod'India. Si avimme puntualizza' puntualizzamme ,Origano.

azz, è overo tenite propete ragione, che vulite ffà, 'a capa.....

bè, però ce mettimme pure l'appizzata ?

Dunque se i fichi d'india venivano venduti a 10 lire ognuno, con dieci lire, in alternativa, potevi aver diritto a tentare di prenderne 3 lasciando cadere il coltello che ti dava il venditore, nella cesta dove erano sistemati i fichi. Si, il coltello, lasciato cadere in perpendicolare sui fichi, di sicuro ne infilzava almeno uno, ma magari era coperto da altri, ma anche, siccome per poterne godere, dovevi tirarlo su con la medesima perpendicolarità con la quale lo avevi lasciato cadere, il peso di questi, non avendo altri appigli che la liscia lama del coltello, a pochi centimetri d'altezza dalla cesta, scivolava di nuovo in essa ergo : meglio una ficurinia subito che 3 mai.

A la festa nin (con la i) si bada a la spesa, la 10.000lire si cangia subite
 
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view post Posted on 2/1/2014, 15:54

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Interessantissimo,bravo Nicola.
Ma era una festa che prevedeva anche qualcosa da fare a casa? Ricordo un dolce di semola che faceva mia nonna e una specie di fuoco...ma forse sbaglio festa
 
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view post Posted on 2/1/2014, 18:07
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Pulcinella291 Forum

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sbagli era il migliaccio e si faceva a carnevale.
 
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view post Posted on 2/1/2014, 20:35

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Anche i prof.sbagliano!
 
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view post Posted on 2/1/2014, 23:00
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a Piedigrotta, nelle case napoletane si mangiava il "pullastiello"... i nostri specialisti ci illustreranno.

Per le strade invece, e soprattutto a piazza Sannazzaro si istallavano delle cucine esterne specializzate nella preparazione di zuppe di cozze e brodo di polpo ('a cianfa 'e purpo allesso) da consumare su traballanti tavolini pieghevoli che occupavano tutto lo spazio libero dalle rotaie del tram che continuava a passare fra l'incredibile folla.

Questi banchetti di cottura e vendita erano decorati con stupendi trofei di carta crespa colorata opera delle stesse maestranze che preparavano le infiorate delle auto scoperte per le gite (significativamente estive, al santuario di Montevergine)

Come si chiamassero quei trofei di carta non ricordo, e mi piacerebbe saperlo
 
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