| A quasi un mese di distanza, per farmi perdonare, parlerò della festa di Piedigrotta.
Settembre è un mese molto speciale per Napoli, l'afa di agosto è assai scemata, quasi scomparsa quando l'8 settembre ricorre la festa in onore di S.Maria di Piedigrotta, cui seguirà, il giorno 19, la festa del nostro patrono.
Il nome PIEDIGROTTA è dovuto proprio al tunnel, di epoca romanica che da li comunica con l'odierna fuorigrotta chiamato, anticamente grotta di Posillipo o di Pozzuoli perchè consentiva di raggiungere più agevolmente l'omonimo golfo.
La festa che si svolgeva a Piedigrotta aveva anch'essa origine antichissime poichè, come racconta Petronio nel suo Satyricon, colà sorgeva una cappella dedicata al dio della fecondità, Priapo, e vi si svolgevano baccanali in suo onore. Quindi, come al solito, quelli che furono riti orgiastici pagani di età romanica, anche in questo caso, sono stati trasformati in morigerati riti cattolico-cristiani, anche se.... nel periodo che rammenteremo, i riti religiosi erano assai marginali.
Come tante cose buone (checchè ne dica Michelangelo Schipa) che ha fatto Carlo (poi divenuto Carlo III di Spagna), il tema ed i rituali della festa di Piedigrotta, come la ricordiamo noi, furono introdotti durante il suo regno. In pratica la festa era un secondo e più sentito carnevale che, anzicchè a febbraio, veniva celebrato in settembre, con tanto di carri allegorici, raffiguranti personaggi, veri o immaginari, celebri, circa 20, su ognuno dei quali c'era una zita, una ragazza del popolo, estratta a sorte nel gruppo delle fanciulle senza dote, che si mostravano sul carro e quando questo arrivava a palazzo reale, il re elargiva una dote che consentiva loro di prender marito. In epoca borbonica, oltre la sfilata dei carri allegorici, c'era anche la parata militare a rimembrare la vittoria di Velletri sugli austriaci.
Anche la tradizione di abbinare canzoni nuove alle feste per Piedigrotta, la cui durata era all'incirca una settimana, era antichissima, sembra che anche l'imperatore Nerone che si riteneva un grande cantautore antelitteram, volle esibirsi davanti al competentissimo nostro pubblico, tuttavia è dal 1835 che ha inizio la tradizione di lanciare nuove canzoni durante tali festeggiamenti che, in età più recente, divenne il festival della canzone napoletana e, la vincitrice dell'edizione del 1835 fu "Te voglio bene assaje" scritta dall'ottico Sacco (i cui eredi continuano l'attività nell'originaria sede in via Capitelli, nei pressi di piazza Dante) e musicata, sembra accertato, da Gaetano Donizetti.
Da quel periodo (1835) si considera la nascita della canzone napoletana 'moderna' che però nulla ha da spartire con le canzoni napoletane contemporanee.
Negli anni 50 e 60, la festa richiamava moltissime persone dalle province campane, laziali, calabresi, ma anche da tantissime altre città della nostra penisola. I carri allegorici sfilavano per la città per almeno 3-4 giorni, sempre con un percorso diverso, per concludere il loro corteo a Mergellina. Via Caracciolo diveniva un grande parcheggio per i pullman dei turisti e la villa comunale era invasa da 'bancarelle' che vendevano di tutto, dai dolciumi, alle noccioline, lupini, ceci etc., fichi d'india, cocomero, e poi gli 'strumenti' per partecipare, facendo ammuina, alla festa stessa, come i coppoloni (Pulcinella vi spiegherà meglio cos'era, come e quando si usava e perchè, vero Seb.?), i triccheballacche, putipù, scetavajasse, tamburelli etc.. Nascevano nuove canzoni, nuove conoscenze, nuovi amori, nuove scenate di gelosia e nuovi incidenti. Per quanto possibile, si perdevano i freni inibitori, proprio come accade durante il carnevale, anche se il culmine della festa non prevedeva un veglione e relativo cenone.
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