Apriamo un'altra pagina sul passato, quando non c'era ancora la TV oppure era agli esordi e con un solo programma (rete) e quindi senza la possibilità odierna di scegliere cosa seguire.
La stagione teatrale napoletana dalla fine degli anni 50' in avanti
Il teatro più importante di Napoli è senz'altro il
S.Carlo che ha la migliore acustica dei teatri italiani e, forse, del mondo, a detta dei melomani. Cominciamo a dire che non appena pronto il cartellone con il calendario delle opere melodrammatiche, c'era la corsa dei 'vecchi' abbonati a rinnovare e, magari cercare un posto con una posizione migliore della precedente. Le signore della Napoli 'bene' analizzavano il programma per stabilire quanti abiti da sera dovevano farsi preparare per le 'prime'.. C'erano quelle ritenute importantissime, per le quali occorreva un abito tutto nuovo ed innovatore, c'erano altre per le quali le abili 'sartine' dovevano smontare un capo realizzato uno-due anni prima ed aggiornarlo in un nuovo modello. Gli uomini erano più fortunati, per l'abbigliamento, andava bene il 'solito' smoking (a proposito, lo sapete che sono stati gli statunitensi e NON gli inglesi ad 'inventare' questo abito? Che poi in USA si chiama
tuxedo), scarpe di vernice nera, camicia inamidata, oppure 'operata', cravatta a farfalla nera.
La sera d'inaugurazione della stagione melodrammatica, l'ingresso del teatro era affollatissimo di curiosi e di sartine che venivano ad ammirare le signore che indossavano le loro creazioni. In pratica, la stagione operistica era, complessivamente molto dispendiosa e solo un limitato numero di famiglie poteva permettersela. Si 'cerano anche le repliche, ed anche a quelle ci si poteva abbonare, ma questi erano in numero assai ridotto e gli spettatori erano i veri, autentici melomani, magari non napoletani, che giungevano a Napoli per assistere a quella recita.
In piazza del Municipio c'è il teatro
Mercadante ed in quegli anni era il quasi esclusivista delle 'riviste', cosi venivano chiamati gli spettacoli leggeri con comici e ballerine che agivano su copioni nuovi, anno per anno. Sono stati gli antesignani dei moderni 'musical' ed annoveravano gli artisti che, prima della guerra agivano nei varietà di avanspettacolo. Da questi lavori sono emersi : Carlo Dapporto, Macario, Ugo Tognazzi, Renato Rascel, Alberto Lionello, Billi e Riva, Nino Manfredi, e tanti, tantissimi altri e le vedette, su tutte Wanda Osiris, poi Delia Scala, Lauretta Masiero etc. Ricordo alcuni titoli : "Giove in doppoiopetto" "Alvaro piuttosto corsaro" "Tutte donne meno io" "Il vedovo allegro"
In piazza S.Maria degli angeli (Montedidio) il
Politeama il cui cartellone era essenzialmente con lavori di prosa. Qui recitava la compagnia dei Giovani (G. deLullo, R. Falk, R. Valli, E. Albani,), Paolo Stoppa con Rina Morelli, Buazzelli, Randone, Gassman e tanti altri.
Anche per le prime degli spettacoli del Mercadante e del Politeama, gli uomini indossavano lo smoking e le signore l'abito da sera, ma questi non era mai 'lungo', sempre corto (sempre sotto al ginocchio, abbondantemente) e scollato.
Il 'dopo-teatro' era sempre movimentato. Si andava a cena, oppure a ballare ed ancora c'erano locali dove si poteva mangiare, ascoltare musica e ballare, insomma dei dinner-dancing. Un locale che in quegli anni riscosse un inattesso successo era la 'pizzeria Negri' di Pontecagnano (Sa). Le automobili erano poche ed il traffico notturno inesistente. Con l'autostrada in una diecina di minuti si raggiungeva Pompei e dopo circa un'ora si era a Pontecagnano. Cosa aveva di speciale questo locale? Il proprietario aveva fatto arrivare dalla baviera delle kellerine (credo che fossero 8) le quali servivano in costume bavarese. Ricevuta l'ordinazione da un tavolo, quando le pietanze erano state pprontate, si udiva una musichetta (marcetta) che richiamava all'uscita della cucina le kellerine, le quali, in fila indiana, con movenze da ballo, si dirigevano verso i commensali cui erano destinati quei cibi.
So che il locale in questione esite ancora oggi, ma, ahimè, le kellerine non sono state rinnovate e non ci sono più.
Proprio la mancanza di un teatro stabile napoletano, in vernacolo, indusse Edoardo a ricostruire il S.Ferdinando, distrutto da bombardamenti durante la IIWW, ma, morto lui, le vicissitudini di questo teatro non terminarono.
continua