| Anticipiamo il 'lavoro' di domani....
Dalla parte opposta al corso Umberto si aprono due strade, quella sulla sinistra : via dePretis come negozi aveva solo banche, agenzie marittime, cambiavalute, cartolerie, nulla da menzionare in particolare, dal lato parallelo a via Marina, mentre invece ad angolo con piazza Bovio, verso l'interno, c'erano gli uffici delle società di navigazione del gruppo Fimare e cioè l'Italia di navigazione, Lloyd triestino, Adriatica e Tirrenia. Quanti nostri emigranti hanno conosciuto quegli uffici e magari fare lunghe file, per poter avere un posto di 'ponte' per poter raggiungere l'America.
Sempre proseguendo per via DePretis c'era il palazzo (c'è ancora, ma non so a quale utilizzo è assegnato) dei telefoni dello stato e ci si recava per fare e ricevere, su appuntamento, le telefonate internazionali ed intercontinentali. Ancora più avanti c'è, ancora oggi, il negozio paradiso dei cacciatori : "Diana" la più accorsata armeria di Napoli.
L'altra strada, opposta al corso Umberto, sulla destra è via Guglielmo Sanfelice che sale verso Toledo. Sulla sinistra, da menzionare, c'era la pasticceria Fiorentina, di Deker, il genero di Odin e sua moglie Gay, il famoso cioccolatiere partenopeo. A Piazza S.Domenico maggiore c'è ancora la pasticceria Sgambati, ne conserva l'antico nome, ma, dopo il fallimento degli eredi, ne è cambiata la gestione, era considerata, a ragione, la migliore di Napoli e forniva molti bar prestigiosi. Questi bar, nel turno di chiusura di Sgambati, per accordi presi dai proprietari, venivano riforniti dalla Pasticceria Fiorentina, anch'essqa molto buona e sullo stesso livello di quella della Luigi Caflish e figli. E' pur vero che all'inizio di port'alba (piazza Dante) operava la pasticceria "Bellavia" già prima della II WW, ma aveva una produzione prettamente specifica di dolci tipici siciliani quali le cassate, i cannoli, la pasta reale. Negli anni 60', grazie all'ubicazione in via S.Pasquale ed all'opera di bravi artigiani, acquisi clientela e rinomanza la ditta "Moccia" dei fratelli Romano. Un buon prodotto, ma, a mio avviso (e non solo mio) inferiore a quelle menzionate in precedenza. Nella zona del Vomero, la miglior pasticceria era in via Scarlatti "Daniele" anch'essa, purtroppo non più sul mercato, al pari dei bqar "Sangìuliano", presente in piazza Vanvitelli, in via Cilea ed in piazza delle medaglie d'oro.
Vi ho fattto venire un languorino? Bene, allora andiamo al ristorante, anzi ai ristoranti.
Negli anni del dopoguerra, fino alla metà degli anni 50', difficilmente i miei concittadini andavano al ristorante, non che non andassero fuori casa a mangiare, ma quando si decideva di fare una 'mangiata' fuori, s'intendeva programmare un'escursione verso trattorie extra cittadine, in modo da fare una gita, o quanto meno una passeggiata e pranzare nella località prescelta. La strada Domiziana non esisteva ancora e quindi non ci si dirigeva oltre Pozzuoli, se si voleva andare a mangiare pesce verso ovest, mentre verso est si andava verso Torre del Greco che aveva alcuni locali tipici. Desidero ricordare "La casina Rossa", ma anche "La casa rossa". Se invece si optava per piatti più 'sostanziosi', magari di carni, accompagnate da un buon (ottimo) vino rosso, ci si dirigeva verso la "Canonica" a Lettere, o anche da " 'O parrucchiano" a Sorrento. Ma torniamo in città.
Veri Ristoranti cittadini erano "Ciro a S.Brigida" frequentato dai professionisti che venivano in città e dalle compagnie teatrali dopo lo spettacolo. C'era "D'angelo" con la sua "Tavernetta" in via Aniello Falcone, c'era "Umberto" in via Alabardieri, che oltre alla sala ristorante, aveva una sala riservata al consumo delle pizze, meno impegnativa e più economica, c'erano i ristoranti turistici quali "Zì Teresa" e la sua concorrente "Bersagliera" in zona S.Lucia, borgo marinari, che dal lato del Castel dell'ovo aveva nel "Transatlantico" un concorrente meno pretenzioso. A Riva fiorita c'era (e c'è ancora) "Giuseppone a mare"famoso per la sua specialità nel preparare i polpetielli affogati nei singoli tegami d'argilla. A Piazza Dante c'erano parecchi ristoranti "Dante e Beatrice" "Al 53" e nel vico Carceri S.Felice c'era "Gigino 'o fetente" una trattoria che restava apertta finoa notte fonda dove andavano a cenare le 'passeggiatrici', al termine della loro 'giornata lavorativa' con i rispettivi 'fidanzati'.
Poi.. e solo poi, venne "Salvatore a Mergellina", il padre di tutti i ristoranti presenti oggi in città. Dico 'padre' perchè dal suo personale fuoriscito e messosi in proprio sono nati i ristoranti "Al sarago"in piazza Sannazzaro, " 'O calamaro" a Bagnoli, "I 3 caini", prima a via Bellini, poi in via Crispi ed infine al parco S.Paolo, "Il Delicato" in largo Semoneta, "Palummella" in via Piedigrotta e via via tanti e tanti altri.
Scusate, con quanto scritto sopra, ho fatto indigestione, mi fermo, scappo a piazza Garibaldi a farmi un gassosa al limone....
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