| Non ricordo quanto ne abbiamo parlato nelle pagine precedenti, ma oggi affrontiamo un argomento tipico nostrano : il commercio.
Napoli è stata al centro del Mediterranneo, anzi il centro del commercio del mediterraneo, attirando cosi artigiani e mercanti che dall'entroterra, o via mare, veniva qui per i loro scambi commerciali. Proprio dai 'levantini' abbiamo ereditato la trattativa commerciale si parte da un prezzo elevato per concludere l'affare anche, alle volte, alla metà, o anche memo, del prezzo richiesto in partenza.
Circa una ventina d'anni fa uscirono le prime pubblicità delle poltrone che si reclinavano esponendo una pedana in modo da divenire delle 'quasi' dormeuse, un mio amico mi telefonò chiedendomi di accompagnarlo in un negozio nei pressi della mia abitazione in quanto era indicato fosse il primo rivenditore affidatario della ditta costruttrice a Napoli. Ci andammo e la speranza del mio amico di poterne visionare almeno una da vicino, andò delusa, il rivenditore aveva solo cataloghi ed alla richiesta del prezzo di un modello li fotografato, prese carta e penna ed iniziò a far di conto e dopo un minuto disse :"A listino viene XY €, perchè siete voi, ve la faccio a ZM €". Ci aveva visti per la prima volta in vita sua, non eravamo e non siamo famosi o noti e rimanemmo colpiti da quel "Perchè siete voi", che è abituale, nel commerciante che vuol accaparrarsi il cliente facendogli credere d'avergli riservato un prezzo ed uno sconto speciale ed eccezionale.
Un altro aspetto macroscopico riguarda il parentado e gli amici di un potenziale acquirente. Chiunque, a Napoli, prospetta di acquistare un 'qualcosa' o anche stipulare un'utenza, troverà un amico, un parente che gli dirà :"Ti poro io da XY, un amico, che ti tratterà benissimo, facendoti spendere la merà di quanto hai pensato. Sconti paurosi. E' il più grande grossista, etc. etc." e, se malaguratamente l'acquisto lo avete già fatto, il commento sarà :"Mannaggia, se lo aveso detto a me, ti portavo da Gennaro, l'ho preso anch'io a metà prezzo, poi c'è Pasquale che lo vende a rate senza sovraprezzo, etc. etc.). Insomma il 'commercio' napoletano è atipico e Luciano deCrescenzo lo descrive, in uno dei suoi aspetti, come il signore che va in un negozio a prezzo fisso : la Rinascente e, spacciandosi per 'amico' della signora Rinascente, chiede e pretende uno sconto che non otterrà.
Anticamente 'o putecaro per antonomasia era il pizzicagnolo, l'attuale salumeria. In 'quel' negozio ci trovavi grossi sacchi, sempre pieni, contenenti fagioli, ceci, lenticchie e farina che venivano confezionati all'istante secondo il peso richiesto dal cliente, in un cartoccio di carta fatto a coppo e c'era lo scioglilingia "A cuoppo cupo poco pepe cape", c'era anche il sacco con lo zucchero, ma questo, anticamente, veniva confezionato con carta di diverso colore (azzurro-intenso) e consistenza, da cui è derivato 'color carta da zucchero'. Poi c'era un grosso bidone di latta contenente 'sapone mollo'. Forse non sapete che il sapone, alla nascita, è liquido, lo si solidifica per occupare meno spezio di contenitori per il trasporto, il sapone 'mollo' era semisolido e serviva nato per il bucato quanto per gli altri usi casalinghi. La pasta alimentare preparata era deposta in un grosso armadio a cassetti e veniva prelevata e confezionata al momento. Non c'erano disponibili miriadi di formati come oggi, dicamo che ce ne erano una diecina e, comunque, quasi tutti di grosso formato (tranne le pastine da brodo) per cui facilmente si spezzavano e si rompevano e queste 'rotture' mischiate alla piccola rimanenza dei cassetti, andavano a formare la famosa 'pasta mista' che tanto è indicata per molti piatti della nostra cucina. Oltre al bidone del sapome c'erano almeno due altri per l'olio, quindi 'o putecaro doveva avere un negozio di ampia superfice.
Ma... ho tralasciato, fino ad ora, un altro aspetto del commercio : L'ambulante.
Il commercio ambulante, e le sue relative 'voci' erano una predominante della Napoli antica. Tutte le derrate erano ambulanti o quasi. Infatti, la dove era impossibile avere una cucina mobile, si installava velocemente un braciere e vi si cuocevano i piatti per i clienti di passaggio, vedi fotografie di venditori di 'spaghetti' e carni. Per le pizze, nostra grande specialità, i pizzaiuoli ne praparavano una diecina che sistemavano in contenitori di rame (ottimo conduttore di calore) circolari con coperchio e le 'affidavano' ad un ambulante che richiamava gli acquiranti geidando cosa vendeva, come facevano altri per altre preparazioni. C'era chi vendeva la ricotta di fuscella, normalmente inserita in piccoli 'sfilatini', chi vendeva 'o call 'e trippa, chi il pesce fresco, chi i latticini, fiordilatte, mozzarella, uova etc. etc. Alcuni venditori ambulanti avevano una clientela fissa e prestabilita che visitavano con periodicità, ad esempio c'era il venditore di prodotti caseari (burro, fiordilatte, formaggio [tipico il bebè di Sorrento]) che andavano il martedi ed il venerdi, giorni in genere di 'magro'. Anche molti contadini, sia vomeresi che di altre vicinanze, a sera scendevano con i loro bidoncini di latte fresco a venderlo per le case dei loro clienti. Latte che si faceva preventivamente bollire e che presentava una coltre di panna assai fitta, oggi impossibile da trovare.
Infine : piazza Mercato. Fino alla realizzazione del CIS a Nola è stato il centro principale del sud-Italia per il commecrio: Venivano piccoli commercianti dalle regioni limitrofe a fare i loro acquisti dai grossisti di zona e prima ancora venivano i 'mercanti 'd'oltremare. Spesso le aziende che eliminavano una linea, un prodotto dalle loro produzioni, mandavano i loro responsabili a trattare con i grossisti di Napoli per la vendita, in blocco, di ttutta la loro rimanenza di magazzino e questo i piccoli commercianti lo sapevano e giungevano a Napoli per fare affari anche loro.
Pit stop.
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