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| E si arrivate, Pullecenè!... nel senso che mi inchino alla tua sapienza, ma qui mi sa che hai fatto un "resumé" ad uso di noi ignoranti, dell'argomento in questione! L'egregio Renato de Falco, per i tipi della "Gabriele e Mariateresa Benincasa", nella collana "Napolipersa", ha pubblicato un delizioso volumetto, che fa bella figura di sé anche nella mia limitata collezione di dizionari che titola: "Mazzate 'e cecate" ovvero 83 denominazioni e specie delle percosse manuali napoletane. Il volume è diviso per tipologie, e presenta in ordine alfabetico tutte queste dizioni corrette, ognuna con la sua bella didascalia esplicativa, riferimenti storici o sociologici, effetti fisiologici e terapeutici... insomma quanto occorre sapere, da "Alliccamusso" fino a "Zuco d'Agresta". A titolo esplicativo del detto lavoro, riporterò qui una delle voci, la celeberrima "Carocchia". Dice il Nostro: ---------------------------------------------- " Carocchia "
E' l'anemico "nocchino" della madrelingua, che si catapulta su di un infelicissimo capo, facendolo rintronare. Riteniamo che il suo appellativo derivi, con rapporto di causa ed effetto, dal greco "Karoo" equivalente a stordire, rimbecillire, rendere inoffensivo.
Si intercetta sornionamente nel "Socrate immaginario": "Sento da lungi un terribile fieto di carocchie..." nonché nel sapido adagio: "A carocchie a carocchie Pullecenella accidette 'a mugliera"che te ne pare?
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