Le stronzate di Pulcinella

metafore familiari napoletane di cui è bello conoscere il significato

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Pulcinella291
view post Posted on 28/12/2013, 18:51 by: Pulcinella291
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Su questo forum abbiamo molto spesso accennato al significato di alcuni detti o vocaboli napoletani, ora ci dedicheremo a quelle espressioni o termini che usiamo quotidianamente nelle nostre famiglie e di cui molto spesso non conosciamo l'etimo.Come tante espressioni popolar-dialettali di uso consueto, finiamo per farne uso per una vita senza porci tante domande. Poi capita, un giorno, di chiedersi da dove mai sarà sbucata fuori quell'espressione? E' la curiosità di sapere l'aneddoto, il fatto che nasconde, vediamone qualcuna.
A che munno è munno :Letteralmente da che mondo è mondo. E' una locuzione temporale che si ritrova sempre quando, di fronte a certe situazioni, ci porgiamo con una certa rassegnazione, le cose sono sempre state così e così devono andare.
Quando la cattiva sorte si accanisce contro una persona, si usa dire tene "a ciorta e cazzette" cazzette dovrebbe, la cosa non è sicura, riferita ad un pene piccolo , che serve solo per urinare e nient'altro. La tesi da me proposto è avvalorata dal fatto, che in molti casi il detto viene proposto in un 'altra versione:a ciorta e cazzette jette a fa pipi' e se ne carette.
Aggio truvato 'o vangelo avutato:Ad litteram: arrivare a vangelo voltato cioè gia' letto, quindi la messa non è valida. Un tempo quando ancora la S. Messa era celebrata in latino, il messale per la celebrazione della liturgia era collocato a destra del celebrante; dopo la lettura dell'epistola il chierichetto provvedeva a spostarlo sulla sinistra , posizionandolo per la lectio del vangelo; questo spostamento popolarescamente era detto: s'è avutato 'o vangelo (si è girato il vangelo) volendo dire che chi si fosse recato ad assistere alla celebrazione della Messa quando il messale si fosse trovato sulla sn. del celebrante, vi giungeva troppo tardi, quasi fuori tempo massimo e non assolveva al precetto domenicale; per traslato ed estensivamente la locuzione è usata proprio per indicare che qualsiasi cosa la si stia facendo o la si sia fatta fuori tempo massimo è stata fatta inutilmente e va quindi rifatta. L'espressione si usa anche quando ci troviamo di fronte a delle situazioni diverse a quanto concordato in precedenza.
FÀ ‘O RRE CUMMANNA A SCOPPOLE la si usa in famiglia quando ci si trova al cospetto di qualcuno, quasi sempre il fratello maggiore , che usa cpmportarsi come un re che comanda(assestando) scappellotti. La scoppola è uno schiaffo dato a mano aperta sulla nuca , che fa saltare la coppola che si ha in testa.
Farse 'a croce a mana smerza.Ad litteram: farsi la croce con la mano sinistra .E' una espressione che si usa per sottolineare e/o commentare situazioni che sbalordiscono o stupiscono talmente da indurci a farci la croce con la mano sbagliata.
Arrasso sia:Lontano sia, non sia mai. Il Bracale e noi concordiamo, etimologicamente fa derivare quell'arrasso dall’arabo arah/arasa = lontano, aggettivo cui è aggiunto il congiuntivo ottativo sia.
A via e vascio è un'altra locuzione che usiamo spesso , che sta per indicare una persona che non è in casa
sta a via e vascio, o che si invita ad andare via , vattenne a via e vascio (di solito è la madre che si rivolge al figlio che sta per casa 'int 'e piere e non le fa compiere i mestieri di casa)
Caccià ‘e ccarte.No, non è come pensate, qui non si tratta di carte da gioco, ma di documenti.Si tratta, iinfatti, di procurarsi le necessarie documentazioni burocratiche per avviare una certa pratica o per portarla a compimento.
C' allucca a ffa?:Espressione usata per redimere il tono di una persona che, senza vere motivazioni, alza la voce anche il proposito di far sentire. Il verbo alluccare deriva dal latino ad loquor e vuol dire parlare in pubblico.
Fatte accattà 'a chi nun te sape! Ad litteram: lasciati comprare da chi non ti conosce. E' l'espressione che la madre o il padre rivolge al figlio che in qualche modo vuole circuirli o ingannarli, usando toni convincenti. L'invito vuol significare: rivolgi altrove le tue mire; io so bene con chi sto contrattando.
Chi c 'ha cecate?ad litteram "chi ci ha accecati".Si usa quale imprecazione contro se stessi per aver fatto qualcosa che ha arrecato a se stesso danno.
Coppa coppa:è una locuzione usata spesso anche dall'amico Lucio Musto , e si usa quando si compie un'azione molto superficiale. Di solito le massaie quando fanno le pulizie di casa in tutta fretta usano dire:"aggio fatta 'na cosa coppa coppa". L'espressione viene anche usata per indicare un atto sessuale non completo, un petting , insomma.
Dio 'o ssape e 'a Maronna 'o vvede locuzione che si usa per dire di una cosa di difficile risoluzione, per cui sarebbe necessario che non ci fossero altri impedimenti.
E si si cazzo:si usa per dire questa cosa non la faro' mai , o ancora vediamo un po se sei capace di fare .
'A capa nun s'à dda fà maje male paté! (La testa non va fatta mai patire ) bisogna sempre assecondare le proprie inclinazioni, dando libero corso alle proprie idee.
Fà 'o paro e 'o sparo...(fare a pari e dispari) indica i continui tentennamenti, le continue indecisioni di chi non sa assumersi mai una responsabilita'.

Jamme bbelle ja' è un imperativo e sta per indicare " diamoci una smossa, non poltriamo".
Maie pe cumanno"Mai per comando"Si usa questo modo di dire quando si chiede
un favore e/o di espletare un azione da realizzarsi nell immediato. In effetti sempre di un comando si tratta, ma con l'espressione lo si addolcisce....
Fà carne 'e puorco.Ad litteram: far carne di porco.Trarre il massimo del profitto, lucrare oltre il lecito o consentito, come chi si servisse della carne di maiale del quale, è noto, non si butta via nulla.
L'espressione si usa anche per indicare le azioni di una donna di facili costumi :" se se chella na fatte carne e puorco"
Tené ‘o pere a ll’everatenere o avere il piede all’erba nel significato di avere l’occasione adatta.Qualcuno asserisce che ’esatta espressione napoletana che la illustra sarebbe : tené o avé ‘o piere ‘a llepera" tenere o avere il piede da lepre"cioè un piede veloce , noi invece siamo del parere che l'espressione tene' o pede all'evera sia piu'esatta , poichè sta a significare che il piede scalzo si trovi molto piu' a suo agio nell'erba che su di un ciottolato.


Edited by Pulcinella291 - 1/10/2019, 13:17
 
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