Le stronzate di Pulcinella

UNA BELLA NOTIZIA - 2 -, "Il mio desiderio di oggi" da Giovanni Keller

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view post Posted on 9/5/2014, 08:39
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Licola 9/5/2014


La miniera

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d’umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.
Tiziano Terzani - Un indovino mi disse



Quante volte ci siamo sentiti in pace con noi stessi, quante volte particolarmente ispirati od esaltati da un evento che, anche se apparentemente insignificante, ha mosso qualcosa che di primo acchito non siamo riusciti ad afferrare; quello è il momento di scavare.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 10/5/2014, 09:08
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Licola 10/5/2014


Racconto-60



Era affettuoso con noi, la sua vita ed il suo pensiero erano rivolti totalmente alla sua famiglia. Premuroso, non ci faceva mancare nulla, gli piaceva vestir bene e provvedeva anche per noi affinché fossimo sempre eleganti, fin da bambini. D’estate la villeggiatura era lunga anche perché favorita dalle vacanze di mamma e papà che come insegnanti godevano di più di due mesi di ferie. Anche se non navigavamo nell’oro noi figli avevamo sempre un po’ di soldi per le spese quotidiane o da mettere da parte per acquistare qualcosa che desideravamo. Alle feste c’era sempre qualche regalo, a dire il vero non ricordo di desideri inappagati. Cosa ci mancava? Nulla. Di cosa avremmo potuto lamentarci? Di niente. Ed è proprio di questo che papà si meravigliava quando non riusciva a spiegarsi dei nostri comportamenti non consoni alle sue aspettative.
Il suo affetto per noi radicava nella possessività che manifestava come il cane da pastore che protegge e tiene unito il suo gregge. Tutto ciò, col passar del tempo, ha creato non pochi problemi e col diminuire della nostra propensione ad esser gregge, diminuiva la possibilità per papà di esser accentratore. Questa però è una storia che viene dopo, nel frattempo abbiamo continuato a giocare i nostri ruoli nel rispetto del copione, imbevendoci dei nostri turbamenti che incidendo come su di una tavoletta cerata, avrebbero disegnato il nostro essere.


Semplicemente.
Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 11/5/2014, 09:56
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Licola 11/5/2014


L’incontro

La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.

Milan Kundera




Mi piacerebbe incontrare tutti, per lo meno quelli ai quali scrivo. Mi piacerebbe sedere insieme per viverci reciprocamente non solo negli intenti dello spirito. Come direbbe Pina non ho ancora sublimato il mio bisogno di materialismo. Qualche tempo fa ho letto “Nostalgia di cielo”, uno scritto di Gennaro Matino che appunto rievocava la voglia in tutti noi del ritorno al Padre. La nostalgia dell’incontro ci accompagna come una cara amica.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 11/5/2014, 14:17

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Sembra che tu riesca a dare,con le tue parole,ciò di cui ognuno ha bisogno.Oggi ho sentito le tue parole...quasi le aspettassi.
Grazie Giovanni
 
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view post Posted on 12/5/2014, 14:11
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Licola 12/5/2014


Racconto-61





La conflittualità nel rapporto con mio padre non è mai mancata. Il nostro esser recalcitranti alle sue regole, raramente si concretizzava in disobbedienza. Siamo stati figli abbastanza docili anche se non remissivi. I divieti c’erano, come non scendere a giocare in cortile, e continuarono anche negli anni a venire. Ricordo che una volta, da ragazzino, un amico mi chiese se volevo andare con lui a fare un giro sulla vespa, papà, tramite mamma, me lo vietò; ricordo ancora il turbamento che provai, non tanto per il dispiacere di non poter fare la passeggiata, quanto per la vergogna di dover dire che mi era stato vietato.
Ricordo le delusioni cocenti, ricordo le sensazioni di coinvolgimento totale che mi dava l’evento nel momento in cui si verificava, in quell’attimo, a causa dell’imposizione della volontà paterna, tutto si bloccava, non c’era più via di scampo, le cose dovevano andare così come stabilito al di fuori della mia volontà. La possessività: la massima manifestazione d’amore di mio padre. Quante fotografie nelle quali, al centro e con le braccia allargate, cinge le persone accanto a lui, nella sua posa si legge la sua voglia di tenere accanto e proteggere tutti, inconsapevolmente imprigionandoli.
In quante fotografie anch’io ho la stessa posa? E proprio l’altro ieri non ho detto a mia figlia che ha ormai trentasette anni, come doveva fare per pulire bene il filetto di pesce che aveva nel piatto? Si, è vero forse dicevo bene ma è il caso di stare col fiato sul collo alle persone che ci sono intorno? La quantità di interventi fa certamente perdere di valore il loro contenuto. Solo il nonno può permettersi di ripetere all’infinito al nipote: “Come sei bello. Quanto ti voglio bene. Sei il bambino più buono del mondo. Sei il mio padrone. Sono fortunato ad averti come nipote. Ma come sei intelligente.” Si sa il nonno può permettersi il lusso del dolce rincoglionimento, il padre mai. Il padre deve camminare con la massima attenzione, sempre presente a se stesso. Pronto a mollare più che a trattenere.

Senza nulla a pretendere. Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 13/5/2014, 09:21
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Licola 13/5/2014


Corrispondenza

Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani …
Ugo Foscolo “I sepolcri”


Ho ricevuto in questi giorni delle considerazioni sui miei scritti, mi riferisco a ciò che mi hanno inviato mia nipote Marzia e una cara amica che pur non conoscendo di persona mi ha spesso regalato le sue riflessioni, parlo di Maria Rosaria. Ecco che dopo aver letto le loro opinioni mi è sovvenuto il verso di Foscolo che parla di “amorosi sensi”. Il poeta allude al legame con i cari defunti ma credo che non se ne avrà a male se estendo gli “amorosi sensi” alla schiera di noi “vivi”. Ho vissuto questa corrispondenza ed ho voluto parteciparla a tutti ringraziando coloro che me l’hanno fatta provare.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 13/5/2014, 11:18

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Ti ringrazio Giovanni,ancora una volta cogli nel segno.si creano talvolta legami che prescindono dal conoscersi di persona,dall' aver avuto percorsi o vicende comuni.
Quando ti leggo ritrovo me stessa,la mia famiglia,i miei luoghi,le mie emozioni.
Sono momenti lieti,tristi ,di sofferenza,di rimpianti ma sempre di emozioni e vivo di quelle.
Sei,per me,un appuntamento quotidiano,ormai irrinunciabile.
Con affetto
 
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view post Posted on 14/5/2014, 11:57
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Licola 14/5/2014


Racconto-62



Voglio ora riprendere il racconto e voglio riportare un episodio che mamma di recente mi ha raccontato. Francesco Gargiulo, nato il venticinque ottobre del milleottocentocinquantacinque, era il padre di Maria, madre di mamma, sposata con Riccardo Rossi. Il nonno Riccardo, fuori per lavoro, inviò un telegramma a casa alla moglie: “porta fiori su tomba mia”. Successe il pandemonio, la nonna Maria pensò al peggio, immaginando che il marito avesse compiuto un atto inconsulto a causa di problemi sul lavoro. Subito intervenne il nonno di mamma, Francesco, che tranquillizzò la figlia e andò alla posta di Chiaiano, dove era conosciuto e lì appurò che c’era stato un errore di trascrizione, non era su “tomba mia” ma su “tomba Lidia”, un’amica di famiglia morta improvvisamente.
Questa era la vita di allora così lontana ma poi non tanto se ancora ci capita di avvertirne gli influssi, se non ci sembra così assurdo vivere con telegrammi e non con telefonini, se gli avvenimenti sconvolgenti erano quelli che ho raccontato ma ai quali si poneva rimedio mediante rapporti tra persone. Il nonno Gargiulo che la moglie Adele chiamava Ciccillo, voleva molto bene alle nipoti, rimaste orfane nel giro di un mese di entrambi i genitori ed in particolare a mamma, la più piccola . Oggi, quando mia madre sta da noi, nella stanza in cui dorme ha il busto del nonno Gargiulo che le tiene compagnia. A quanto mi disse Sara quel busto glielo fece un suo alunno quando egli, laureato in matematica, faceva il preside.
Nel mio studio ho un busto di gesso che riproduce il mio bisnonno materno a grandezza naturale e che trovai anni fa abbandonato nella cantina di Sara. Ha uno sguardo dolce rivolto in lontananza. Per me è come un Angelo custode, anche per i racconti che mi hanno fatto di lui mia madre e mia zia Sara. Era un uomo alto, grande, i capelli ed i baffi bianchi, molto buono e sempre propenso a parlar bene della gente; soleva ripetere: “ quello è un galantuomo” e questo capitava anche se la persona in oggetto non era affatto un galantuomo. Avrà preso diversi granchi ma è rimasto nel cuore delle sue nipoti e poi dei pronipoti ed ancora oggi io racconto di lui ai miei nipoti.


Il puzzle continua e se non riesco a trovare subito un tassello lascio lo spazio libero in attesa di trovare il pezzo giusto. Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 15/5/2014, 09:40
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Licola 15/5/2014


Anticipare

Esiste anche una nostalgia precoce, che deriva dal proiettarsi con l’immaginazione in un tempo futuro per osservare il proprio presente come un lontano passato.
Giovanni Soriano


Siamo capaci a volte di contorsioni, voliamo nel futuro per osservare il nostro presente come un fatto accaduto tanto tempo fa. Mi è capitato, ho provato oggi la nostalgia che attribuisco a domani. Non ci riesce poi così difficile spostarci nel tempo, non dobbiamo stupircene perché tutto accade comunque e sempre ora.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 16/5/2014, 15:02
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Licola 16/5/2014


Racconto-63



Mio padre aveva cinquantatré anni quando prese la patente. Quella fu una storia che incominciò bene e continuò meglio. Spinto dall’esigenza di muoversi con maggior comodità, all’epoca i mezzi pubblici erano scarsi ed i treni lenti e scomodi, papà decise di comprare una macchina e di conseguenza si imbarcò nell’avventura di prendere la patente. Non ricordo tramite chi conobbe una persona che faceva lezioni di guida privatamente con la sua macchina, si mise d’accordo con lui ed un paio di volte a settimana questo istruttore veniva a casa con la sua seicento vecchia e dava la lezione di guida a papà. Occorre sapere che la macchina non era predisposta con i doppi comandi ma era un’automobile normale, per giunta di un modello vecchio con le frecce che si azionavano ancora mediante un interruttore sul cruscotto. Papà ci raccontava che questo signore era male in arnese, ed a dimostrazione di tale sua impressione ci diceva che quando una volta si erano fermati ad un bar, gli offrì un caffè ma egli preferì un cappuccino, da allora papà, ogni volta che facevano lezione di guida, gli comprava un cappuccino con una brioche. Ricordo ancora di una volta che papà tornò a casa dopo una lezione con i pantaloni bagnati dalla caviglia al ginocchio, ci disse che siccome pioveva e la macchina aveva il pavimento tutto bucato, passava l’acqua ed entrava nell’abitacolo. Venne il fatidico giorno dell’esame e, credo, si appoggiarono ad una scuola guida autorizzata e, per sostenere la prova, papà dovette utilizzare una macchina diversa da quella con cui aveva fatto le lezioni. Immaginatevi una persona di una certa età che mai aveva avuto una macchina in famiglia che già non si sentiva sicura, mettetela su di una macchina diversa, con le frecce al volante e non al cruscotto, pensate che tutto ciò accadeva più di sess’ant’anni fa, immaginatevi cosa accadde quando l’ingegnere esaminatore gli disse: “Svolti a destra”. Papà sapendo di dover mettere la freccia prima della curva, cercava l’interruttore sul cruscotto e mentre cercava, la strada che avrebbe dovuto prendere passò e l’ingegnere gi disse: “Vabbè, accosti, ci rivediamo al prossimo esame.” Quando papà tornò a casa ci raccontò l’accaduto e ci diceva: “ i’ po’ cu ‘a mano sceriavo ‘n coppo o cruscotto ma nun truvavo a freccia.”

Da poco avevano interrotto la “Mille miglia”. Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 17/5/2014, 10:08
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Licola 17/5/2014


Pomodori arreganati

Disporre in un ruoto (teglia) dei pomodori tondi rossi, di media misura, tagliati a metà in orizzontale, spalmateli con un battuto così preparato: sugna(strutto di maiale), aglio, prezzemolo, spolverate i pomodori con un po’ di origano e mettete il ruoto, coperto, sul fuoco fino a cottura ultimata dei pomodori. Il sugo così preparato servirà a condire dei vermicelli scolati al dente. Una volta fatti i piatti guarnite i vermicelli con un paio di pomodori, messi da parte in precedenza, e condite con parmigiano grattugiato. E buon appetito.

Fino a qualche anno fa c’era un negozio lungo il decumano inferiore, nel tratto di via Benedetto Croce, che aveva sull’insegna una scritta che diceva: “Aregheta”, a sottolineare che tra le varie spezie ed aromi, vendeva l’origano.
Ho pensato di proporre tra i miei desideri anche quelli di natura culinaria, attingendo in particolare alle ricette di Nina, la sorella di mio padre che in casa nostra era dedicata pressoché esclusivamente alla cucina. Mi sembra ovvio che nella maggior parte dei casi non sono indicate le quantità ed i tempi, tutto era fatto in base all’esperienza e sul quaderno di Nina, sono riportate in alcuni casi le diciture: fino a cottura ultimata o quanto basta o un po’ od ancora secondo il proprio gusto. Alla faccia di quel professore di chimica che disse ad uno studente poco preparato: “Mio caro un po’ non è né un peso né una misura”.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 18/5/2014, 08:55
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Licola 18/5/2014


Racconto-64



Papà comprò quindi la macchina, spinto da Carlo che ne possedeva una, decise di acquistare una Volkswagen 1200 e prese quella che trovò disponibile, color grigio topo col tettuccio decappottabile: ” ‘a foscvaghen c’a pezza a coppa”.
Questa automobile fu la prima ad entrare in casa nostra, fu la prima anche per papà che lentamente incominciava a prender confidenza con la guida. Forse la Volkswagen non era la macchina più adatta per un principiante, scarsa visibilità e parafanghi sporgenti rendevano difficili le manovre ed il calcolo dell’ingombro. Papà comunque riuscì a barcamenarsi ed un po’ per volta incominciammo a fare passeggiate e poi anche qualche viaggetto, fino a compiere le mitiche traversate verso Taranto che in alcuni casi duravano un’intera giornata. Fu su quella macchina che prima io e poi Riccardo facemmo i nostri primi approcci con la guida, facendo qualche manovra nel cortile di casa. Certo la qualità del manufatto germanico diede la prova del suo valore nel reggere l’impatto con tutti questi principianti. Una volta tornavamo da Meta e papà cercava di cambiare marcia senza riuscirci, ogni volta che spingeva la leva del cambio si sentiva un brutto rumore e papà tirava la mano indietro, all’ennesimo “grrr”, dissi: ”Papà devi abbassare la frizione” e lui: “E ‘a stò spremmenno”. Dopo capimmo che quello che papà” spremeva” era il pulsante del cambio abbagliante- anabbagliante che allora la Volkswagen montava sul pianale affianco al pedale della frizione. Un’altra volta tornavamo a casa dal Vomero e ricordo che sul sedile posteriore c’era un pacchetto con un pollo allo spiedo, così chiamavamo il pollo arrosto, nel salire il tratto ripido di via Mascagni prima che si immette in via Cilea, a causa del traffico, fummo costretti a fermarci; ci fu un momento di smarrimento, la partenza in salita non era certo il forte di papà. Dopo vari tentativi accompagnati da sobbalzi e scossoni, riuscimmo a ripartire. Una volta a casa, papà raccontò il fatto e disse che in quell’occasione il pollo era tornato in vita, perché sembrava che da un momento all’altro volesse spiccare il volo dal sedile posteriore su cui era poggiato.


Eh vai !!!!! un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 19/5/2014, 11:48
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Licola 19/5/2014


Fede

Non sia turbato il vostro cuore. …
Vangelo di Giovanni 14,1-12

Sarebbe bello, a chi ci chiede come stai, rispondere: “Sto bene”, essendone convinti. Sarebbe bello avere il cuore leggero, privo dei turbamenti dai quali ci facciamo prendere quotidianamente. Sarebbe anche facile se avessimo una fede grande. Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 20/5/2014, 09:29
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Licola 20/5/2014


Racconto-65



Per alcuni anni interrompemmo le vacanze metesi ed in quel periodo le nostre erano vacanze da pendolari. Da Fuorigrotta prendevamo la Cumana che ci portava a Lucrino o ad Arco Felice o ancora a Torregaveta. Al mattino ognuno aveva un compito, io spesso andavo a comprare il pane; uscivo di casa, attraversavo piazza Italia e proseguivo per il viale Augusto, lì c’era la panetteria Fusco con una bella insegna su cui era scritto: “Boulangerie”. Il proprietario, un uomo alto e grosso nel suo camice bianco, pesava il pane, compravamo dei filoni con una bella crosta croccante che attraversava tutta la lunghezza: “ ‘a spaccata”, e se il peso non era giusto, aggiungeva un pezzo di pane, la giunta, che puntualmente non arrivava a casa. Salivamo sulla Cumana carichi di vettovagliamenti, ruoti di maccheroni, insalate di pomodoro, c’era di tutto. In quegli anni il periodo più lungo lo trascorremmo al ”lido Fusaro” . Era uno stabilimento balneare molto bello che si trovava sul tratto iniziale de “la spiaggia romana”, partendo da Torregaveta. L’ingresso era formato da un edificio circolare che comprendeva gli uffici, il bar ed una grande sala in cui c’era il bigliardino e soprattutto il juke-box che spesso faceva da sottofondo ad alcuni ballerini che accennavano qualche ballo di coppia o, nel caso dello hully-gully, balli di gruppo. Al’epoca non c’era bisogno di fare scuola di danza, chi aveva voglia di ballare o cercava nel ballo la possibilità di fare “acchiappanza”, si buttava senza vergogna, per la gioia di noi ragazzi che ci divertivamo a guardare quei Fred Astair e Ginger Roger nelle loro coreografie valorizzate dai costumi da bagno.

Sono trascorsi solo cinquantacinque anni ma sono tanti.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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view post Posted on 21/5/2014, 07:20
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Licola 21/5/2014


Il posto in cui si vive



L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) è un’organizzazione internazionale che si occupa di studiare i paesi che ne fanno parte, per aiutare i governi a “promuovere la prosperità e combattere la povertà attraverso la crescita economica e la stabilità finanziaria”.



Oggi tutti ci dicono tutto. Sappiamo dalle varie organizzazioni o dai vari specialisti come comportarci per avere certi risultati. Ho letto per caso una classifica dell’OCSE in cui vengono riportate le prime dieci nazioni in cui si vive meglio. E se volessimo seguire quest’indicazione che faremmo? Andremmo tutti a vivere in quelle nazioni? O forse cercheremmo di far diventare il posto in cui viviamo simile a quello indicato in testa alla classifica? Siamo spinti da una parte e dall’altra correndo il rischio di essere totalmente confusi. Riconosciamo e rispettiamo le nostre scelte. Riprendiamoci la possibilità di decidere il posto in cui vivere. Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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