| Licola 3/6/2014
Racconto-72
La Cumana era un mondo, per chi ci ha viaggiato per anni è un pezzo di vita dal quale non si prescinde. Gli odori: l’umido, l’odore di umido che ti rimaneva addosso e che penetrava quando l’arrivo del convoglio ti gettava contro l’aria della galleria spinta con forza come da un pistone in un cilindro, con uno sferragliante fragore che quasi ti annichiliva ed al quale non ci si abitua; l’odore metallico sfrigolante del pantografo che strusciava sui cavi dell’elettricità; l’aspro afrore dell’urina che quasi ti bruciava le narici quando ci si avvicinava alla fine del marciapiede che terminava all’inizio della galleria. Quei tunnel erano inquietanti, bui, misteriosi ed un po’ spaventosi, avevano lungo le loro pareti dei piccoli anfratti che servivano da riparo per gli operai della manutenzione quando passava il treno e seppi che proprio in una di queste piccole caverne, all’inizio della galleria di Montesanto, si era consumato un atto di violenza nei confronti di una donna. Gli incontri: a lungo andare nella folla dei pendolari ci si riconosceva, a volte si intavolavano rapporti, si faceva amicizia con persone che non si sarebbero incontrate se non nella Cumana, ricordo di una signorina di mezz’età con la quale papà spesso chiacchierava, non mi era né simpatica né antipatica ma ero comunque un po’ sul chi vive per la gelosia. I questuanti: un vecchietto nano leggermente gobbo, con la testa grande, radi capelli, mento prognato, uno sguardo malinconico e dolce, si appoggiava ad un sediolino e cantava delicatamente delle canzoni classiche napoletane accompagnandosi col mandolino, poi girava tra la gente senza chiedere, raccoglieva gli spiccioli ricambiando con un sorriso appena accennato; un giovane cantante che ponendosi in fondo al vagone esordiva sempre allo stesso modo: “compone canzone e le canta ai posti seri per vivere” e poi: “signò acalate ca dimane nun nce vengo.” I venditori: c’era quello col cesto di biscotti di Castellammare che offriva la sua merce ripetendo: “biscotti Castellammare, biscotti!” , il venditore di caramelle con la sua nenia: “Caramelle a menta, caramelle!”, “Caramelle, ‘a gomma, caramelle!” ed un giorno in cui noi ragazzi andando a mare mangiavamo una spiga di granturco: “Caramelle a granulino, caramelle!” Tutto questo mondo permeava il viaggiatore. E, sott''o sole e 'a luna, vuje sentite sti vvoce, ca só' voce 'e giuventù... Un abbraccio a tutti. Giovanni
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