Le stronzate di Pulcinella

I segreti di Sabrina Minardi la moglie di Bruno Giordano

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view post Posted on 26/6/2014, 17:18
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Pulcinella291 Forum

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Era il 16 giugno 1979 quando Sabrina sposo' il capocannoniere della serie A e della Lazio Bruno Giordano.
Il tempo di avere una figlia, Valentina, che la favola trasteverina svani' presto.

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Fu così che nella primavera dell'82 mentre se ne stava seduta con alcune amiche a un tavolo de La Cabala, mitico pianobar vicino a piazza Navona, qualcuno la nota, chiama un cameriere e ordina di portare proprio a quel tavolo dove lei è seduta un mazzo di rose e una bottiglia di champagne. Effetto fenomenale. Quell'uomo, però, si chiama Enrico De Pedis, detto Renatino, è il boss in ascesa della banda della Magliana. Lui, quando si presenta, gli dice di essere un imprenditore, gestisce la catena dei supermercati Sma.
E qui comincia il racconto che Sabrina Minardi fa in un libro-intervista con la giornalista Rai Raffaella Notariale (\"Segreto Criminale\" edizioni Newton Compton) .
«Mi trattava come una bambina, mi portava alla sauna del Grand Hotel, vivevamo come nel film Il Padrino. Mi faceva mille regali, valigie Louis Vuitton piene di banconote da 100 mila lire, mi diceva spendili tutti, se ritorni a casa senza averli spesi non ti apro la porta — così ha raccontato Sabrina due anni fa a Raffaella Notariale di Chi l'ha visto? —. Andavo da Bulgari, da Cartier, pagavo in contanti per due orologi d'oro, i commessi mi guardavano preoccupati, pensavano che fossero il bottino di una rapina. Ma io li tranquillizzavo, dicevo loro: Me li dà mio marito, sapete, è un tipo stravagante... ». I primi due anni sono di «grande passione», dice Sabrina, fino a quando — novembre '84 — Renatino viene arrestato dalla Squadra Mobile proprio a casa di lei, in via Elio Vittorini, all'Eur. Due anni di passione, ma anche di cocaina e altri giochi pericolosi.
Intanto Sabrina diventa la ragazza che la Roma del potere sognava di portarsi a letto. Giovanissima, di una bellezza particolare che non tradiva volgarità; aveva sposato il calciatore più famoso, il campione laziale Bruno Giordano, prima di darsi alla vita e diventare la compagna del boss più ricco, Renato De Pedis.

La relazione con Roberto Calvi.



Sabrina all'inizio non sa che Renatino è il boss dei boss della Magliana, poi però un giorno le capita sotto gli occhi Il Messaggero e legge un articolo. Allora capisce e prova per la prima volta terrore. In quegli anni lei ha visto molte cose. Gelli («Credo che anche Renato s'iscrisse alla P2...»), Pippo Calò («Con lui erano baci e abbracci, quando andavamo a Palermo chiamava Renato figghiu... ») e poi Carboni, Marcinkus, il banchiere Calvi. A tal proposito sempre nel libro racconta,aprendo altri capitoli del suo personale romanzo criminale di aver avuto una relazione con Roberto Calvi, il banchiere milanese dagli occhi di ghiaccio, tanto a suo agio tra i libri contabili quanto incauto nei rapporti romani, che lei sostiene di avere conquistato con una scena da racconto erotico in stile Emanuelle: \"Mi telefonò e mi disse: \"Senti, ti posso vedere un attimo?\"
Gli rispondo: \"No, guarda, sto a casa, non esco\". E lui che non mollava: \"Ma vengo sotto casa! Puoi scendere due minuti?\". \"Vabbè...\" Nel giro di poco lui era già sotto casa mia. Ho preso e sono scesa con la vestaglia: in quel periodo io non sapevo che cosa fosse il senso del pudore. Comunque, questo si è presentato con la Limousine, quella con il terzo scompartimento, per capirci. E io sono salita con la vestaglietta, le ciabattine. E niente...\"
I due si erano conosciuti la sera prima. Sabrina Minardi spiega che l\'incontro era avvenuto a casa di Flavio Carboni, da trent\'anni il faccendiere per antonomasia, che ha sempre negato qualunque rapporto con la donna. Lei però vuole rendersi credibile e al registratore di Raffaella Notariale sciorina dettagli sugli appartamenti e sulle garçonniere di Carboni.
Per tornare a parlare di Calvi: \"Avevamo una relazione. Ma non standard. Era veramente molto cerebrale. Non c\'è quasi mai stato sesso. C\'è stato una volta durante i nostri momenti di perdizione. Non mi va di dire cosa succedeva, davvero... Roberto per me era una figura bella, chiara, pulita\".
Che la Magliana abbia giocato pesante nelle sorti dell\'Ambrosiano è storia provata. Un commando romano tentò di assassinare Roberto Rosone, il numero due del Banco che si opponeva a Calvi, ma la reazione di un vigilante fece fallire l\'agguato lasciando sul pavè milanese il corpo di Danilo Abbruciati. Che Sabrina abbia conosciuto il banchiere invece non è provato. Nel processo per la fine di Calvi sotto il ponte londinese dei Frati Neri era prevista la sua deposizione, ma la Corte ha poi preferito soprassedere.
Nel libro continua:""Lui mi ha regalato una villa a Montecarlo. Gli serviva una prestanome, sia chiaro, ma poi la villa è rimasta a me, per questo dico che me l\'ha regalata. E mi ha prestato l\'aereo per portare mamma a Parigi dove faceva chemioterapia. E poi mi riempiva di gioielli e cose così. Cose belle, ma è durata poco perché per lui era un periodaccio. A distanza di qualche mese, nemmeno un anno, è stato trovato morto\".
Sabrina Minardi non accetta la definizione di prostituta: \"Una prostituta sta sul marciapiede o in una casa e ti fa il lavoro per pochi spiccioli. Io mi divertivo, facevo la bella vita, vestivo Coco Chanel, Armani, mica ero l\'ultima delle femmine. Uscivo tutte le sere o giù di lì. Uscivo tutte le volte che mi andava, frequentavo i migliori ristoranti e i più esclusivi night di Roma, in cambio del mio corpo ricevevo soldi a palate, vacanze, auto, gioielli, case. Calvi mi regalò una villa a Montecarlo. Quale prostituta può vantare le stesse cose? Loro sì che fanno una brutta vita, poverette. La mia era meno brutta, tutto sommato\".

<p align="center">La relazione con Monsignor Marcinkus



Parla anche degli intrallazzi col vaticano:""Monsignor Marcinkus? Certo che l\'ho conosciuto... Non so che cosa gli avessero detto al monsignore, se gli avevano detto o meno che ero una tipa allegra e carina con chi era generoso, insomma, ma lui voleva stare con me... E io ci sono stata. Però, evidentemente, Flavio (Carboni, ndr.) gli aveva parlato di me, gli avrà forse detto che ero di facile reputazione, perché lui, il pretaccio, fu molto diretto. Non usò preamboli\". È l\'inizio di un\'altra frequentazione. In cambio di cosa? \"Ha fatto entrare un cugino di mia madre a lavorare in Vaticano. Dalla sera che gliel\'ho chiesto, la mattina già era assunto. E... soldi, soldi, soldi, soldi, soldi, soldi... Ma tanti, eh.
Quattrini che intascava e altri che consegnava al numero uno dello Ior per conto di De Pedis. \"Renato mi dava borsoni di soldi per Marcinkus. Metteva sempre tutti i soldi nelle borse Louis Vuitton. Era fissato più di una donnina tutta fashion con le Vuitton. E io andavo da Marcinkus a presentargli un\'amica e a portargli il borsone. Ma glielo svuotavo, sai? Mica sono scema. Gli lasciavo i soldi, ma la borsa me la tenevo. Pensa a quant\'ero piccola e scema. Invece di prendermi una manciata di soldi, che nessuno se ne sarebbe accorto tanti erano, mi prendevo il borsone firmato\". A che servivano tutti quei soldi?\"A farne altri...\".
Nelle frasi della Minardi ci sono altri prelati, i più alti dell\'epoca: i cardinali Agostino Casaroli e Ugo Poletti. Il loro ruolo appare però sfocato, confuso in un vortice di festini dove alla fine sembra essere la cocaina a dominare anche i ricordi. Solo su Poletti c\'è una scena dettagliata: \"Il cardinale stava molto, molto, molto in confidenza con Renato. Grandi sorrisi, chiacchieravano amabilmente. Si misero a chiacchierare pure in disparte, mi ricordo ancora le mosse di Renato: si metteva le mani in faccia, a coprire la bocca, mentre parlava. Quando doveva parlare di cose serie e c\'era gente faceva così: non si fidava neanche dei muri\". Un racconto incredibile? In questa storia assurdo e reale si sovrappongono spesso: Renato De Pedis fu assassinato nel 1990 e sepolto in una cripta della Basilica di Sant\'Apollinare, grazie al nulla osta del cardinale Poletti.

Edited by Pulcinella291 - 12/11/2018, 11:51
 
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