Le stronzate di Pulcinella

FERDINANDO IL RE LAZZARONE E LE SUE STRAVAGANZE

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/3/2024, 11:29
Avatar

Pulcinella291 Forum

Group:
AMMINISTRAZIONE
Posts:
42,065

Status:


1-17113624987604


Da buon napoletano (era difatti nato a Napoli il 12 gennaio 1751) Ferdinando che certamente non era stupido, non gradiva impegni seri, odiava lo studio e si rifiutò sempre, categoricamente, di imparare le lingue, compresa la lingua italiana. Parlava solo napoletano ed aveva abitudini che gli assicurarono l’affetto incondizionato del popolino, che lo spalleggiò per l’intero suo lunghissimo regno e che oggi sarebbero indicate a plaudite come chiaro segno di liberalità e di democrazia. Il suo atteggiamento nei riguardi dei sudditi supera di gran lunga la maniera di regnare delle monarchie nord europee, oggi tanto apprezzata e lodata. Bighellonava, senza timori, per le strade in compagnia di scugnizzi, cacciava e pescava con grande bravura e provvedeva a rivendere selvaggina e pesce al mercato in concorrenza con i titolari delle bancarelle.
Queste abitudini gli valsero gli affettuosi appellativi di Re lazzarone e Re burlone o quello simpaticamente dissacrante di Re nasone. popolani gli voleva bene perché lo sentivano dei loro in tutto e per tutto: nella spensieratezza, nella bonomia. Per lui Fu deciso di consolidare l’ascendente dei Borbone di Napoli con un matrimonio di prestigio e la scelta cadde su Maria Giuseppina, una delle tante figlie di Maria Teresa d'Austria, ma la giovinetta proprio in quel periodo si ammalò e poco dopo mori. I diplomatici, che avevano portato avanti le laboriose trattative, rivolsero allora la loro attenzione su un’altra figlia, Maria Carolina,
image prediletta dell’Imperatrice per il suo attaccamento alla famiglia.
Il matrimonio avvenne, come al solito, per procura e la regina, appena sedicenne, intraprese il viaggio verso Napoli e verso le nuove responsabilità senza aver mai conosciuto il giovanissimo marito Ferdinando l'aspettava alla Portella, dove suo padre aveva aspettato Maria Amelia e la giovane regina fece colpo sul regale scugnizzo per il suo portamento maestoso e disinvolto.
Pare che analogo entusiasmo non sia stato suscitato dallo sposo che, parlando esclusivamente napoletano, non riusciva neppure a comprendere l’italiano scolastico, ma fluente della giovane austriaca.
Nei primi tempi Maria Carolina, che aveva ricevuto un'eccellente educazione a Vienna e che aveva respirato l'aria dell'illuminismo, cercò di convertire il marito sperando di fargli condividere i propri interessi intellettuali, ma ben presto si rese conto di combattere una guerra perduta in partenza perché Ferdinando, superato il senso di soggezione che dapprincipio gli aveva incusso quella moglie regale e colta, tornò ben presto alle amicizie di strada e agli amori campestri. Per un lungo periodo il vero e proprio re fu la moglie, che voleva sempre di piu' allontanare il regno di Napoli dalla Spagna e portarlo sotto l'egida austriaca.Ferdinando era preso da ben altre faccende , le sue stranezze e le sue burle sanno, oramai ,di leggendario.
image

Pare che molto spesso si travestisse e girasse per i quartieri piu' popolari e malfamati della citta'. Il suo maggior sollazzo sarebbe stato quello di prendere in giro la gente che incrociava per strada, farla oggetto di sonore pernacchie. Una notte cominciò a menare per il naso un soldato di guardia, tanto che la stessa sentinella, fortemente risentita, gli puntò contro il fucile. Il Re si salvò grazie all'intervento del Principe Sannicandro che lo accompagnava: il nobiluomo ed educatore del Monarca avvertì urlando la guardia che si trovava di fronte all'irriconoscibile Sua Maestà. La risposta de soldato fu rapida e lapidaria: “Ma i re non fanno simili porcherie!”.In Sicilia Durante una battuta di caccia nella Tenuta del Cappellaro, Sua Maestà si ritrova vicino a uno dei caratteristici ovili siculi, con recinti delimitati da bassi muretti in pietra e basse casupole per la lavorazione del latte che facevano anche da momentaneo riparo per i pastori. Il Re giunge nel momento in cui tre pastori stanno facendo la ricotta dal latte ricavato dalle pecore.

Ferdinando ha fame dopo la prima fase mattutina della caccia, prende una pagnotta offerta dai tre poveruomini, la taglia, ne toglie la mollica e con la crosta restante ne ricava una specie di scodella dove versa la ricotta ancora calda. Rifiuta le posate porte con immediatezza dai suoi inservienti. In questo modo il Sovrano costringe, indirettamente, cavalieri e nobiluomini del suo seguito a mangiare nello stesso modo, con le mani (se lo fa il Re, gli altri non possono agire diversamente). Durante questo pasto Ferdinando decide improvvisamente di dimostrare la sua riconoscenza verso i pastori dicendo: “Cu' non mangia ccu so' cucchiaru, lassa tuttu 'o zammataru” ("Chi non mangia con il suo cucchiaio -con le posate- deve lasciare tutto allo zammataru, al pastore").
Nessuno aveva utilizzato le posate, quindi un patrimonio di forchette, coltelli e cucchiai in argento finirono nelle mani dei pastori, arricchitisi così in pochi minuti. Da sottolineare che il termine “zammataro” è quello che identificava il pastore che trasformava il latte in ricotta.
Tra i suoi hobby più innocui c'era poi quello della cucina: anche in questo settore mostrava di possedere una grande abilità preparandosi cibi gustosi, ma un po' rustici. Re Ferdinando si trovava un giorno nella Reggia di Portici, gli venne voglia di una frittata, ma una frittata regale. Quindi saccheggiò la dispoensa di cipolle, patate, zucchine, peperoni e creò la frittata che ancora oggi porta il suo nome. La regal ricetta, come l'eco delle avventure e delle bighellonate del re Lazzarone, si diffuse in tutto il Regno. Ed un'estate venendo in vacanza nella Reggia di Ischia, Ferdinando cucinò la sua frittata; chi passava sotto il palazzotto poteva sentire l'odore soave che si sprigionava dalle cucine regali qualcuno chiese “ma cosa hanno preparato per il re?”. Da allora la frittata del Re Lazzarone è diventata patrimonio della cucina ischitana.
Di solito il Re Nasone è stato spesso condannato dalla storia, ma già nella sua giovinezza, cancellò questa diffamazione. Infatti era dotato di molto buonsenso e di amore per il popolo. Un esempio è questo: durante una mattinata, mentre era sulla spiaggia di Chiaia, fu sfidato da un pescatore in una gara di velocità in barca, scommettendo un'alta cifra. Ferdinando dotato di un fisico atletico e molto robusto, accettò la sfida. Nonostante la forza dello sfidante, la vittoria andò al Re. Egli prese la somma scommessa dal pescatore sconsolato. Il giorno seguente, lo stesso Ferdinando mandò due guardie a restituire la somma allo sfidante, e a dare dodici volte la somma della scommessa.Anche se Di studio e di libri non volle saperne molto, inutile era l'insegnamento dell'italiano poiché parlava solo in dialetto e nelle poche battute in lingua italiana era ben presente la cadenza napoletana.Ferdinando era molto amato dal popolo che lo vedeva più un popolano che un re. Però il giovane re si prodigò per favorire la cultura a Napoli continuando il lavoro che suo padre aveva iniziato,portando il Regno di Napoli al pari di molti ricchi reami dell'Europa:nel 1763 volle rinsaldare le tradizioni cavallerizze napoletane, istituì il centro di Persano favorendo la riproduzione di robusti cavalli, valorizzati anche durante il periodo francese.
Dalla storia viene presentato come il sovrano "amato dal popolo e condannato dai notabili dell'epoca. Il popolo, in effetti,piu' che amore, gli dedicava simpatia: era uno di loro, parlava il dialetto, trattava col "tu" e accettava qualunque scherzo, correva dietro a ogni gonnella, sboccato e "lazzarone.Fu certamente di gusti popolareschi e preferì il contatto diretto con la gente semplice, tanto che per rimarcare la propria indipendenza dal papato nel 1776 Ferdinando IV soppresse la secolare usanza dell'omaggio feudale alla Chiesa, la cosiddetta la Chinea (una mula bianca con relativa somma di denaro che ogni anno il 28 giugno i re meridionali offrivano al papa in segno di vassallaggio)
Eppure da molti era definito rozzo, ma Ferdinando non era un re davvero tanto rozzo come si racconta.Aveva attenzione e sensibilità per l’arte e la cultura, fece trasferire da Roma a Napoli la collezione Farnese di sua proprietà e di grande valore.Aveva gusti popolareschi si, ma perché amava il contatto diretto col popolo, con i pescatori di Santa Lucia, passeggiava sul lungo mare con il popolo ricco e non. Da questo l’appellativo di “re lazzarone” ma molte erano leggende.
Durante il suo regno la città si arricchì di cantieri navali, pastifici artigianali che man mano si perfezionarono con l’introduzione di nuovi macchinari. Promosse iniziative sociali:l’istituzione dell’opificio di San Leucio, luogo dove furono prodotti velluti, sete pregiatissime. San Leucio era il suo luogo preferito per la caccia ma lo trasformò in un luogo utile per gli abitanti, creando con le seterie molto lavoro meno povertà per il popolo e così possibilità d’istruzione.

TUTTO DOVEVA ESSERE NAPOLETANO
La sua napoletanita' si estendeva a tutti i suoi gusti.Tutto doveva essere napoletano. I sigari, sua costante passione, erano anch'essi rigorosamente napoletani. . La sua tavola non aveva nulla di sfarzoso: era simile a quella di un qualsiasi benestante napoletano del tempo. Il piatto tipico era rappresentato dai maccheroni. Ghiotto di baccalà, gustava il soffritto e la caponata. Vero cultore della cipolla cruda, ne mangiava ogni giorno convinto delle sue proprietà benefiche.



Edited by Pulcinella291 - 2/4/2024, 18:02
 
Web  Top
0 replies since 25/3/2024, 11:29   43 views
  Share