Le stronzate di Pulcinella

RACCONTIAMO NAPOLI E I NAPOLETANI (usi,costumi,tradizioni di un popolo e di una citta')

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Pulcinella291
view post Posted on 27/3/2008, 09:46 by: Pulcinella291
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Se mi farete compagnia vi immergerete, assieme a me, nei colori, odori, sapori e tradizioni della mia Napoli.
In questo post di tantissime pagine, infatti, collochero' e potete collocare, alla rinfusa, tutto quello che riguarda Napoli e i napoletani, con la speranza che chi non ci vive o chi vi è lontano possa comprendere i costumi, le bellezze, le contraddizioni, l'umorismo, l'allegria, la solarita' di questa citta' e di questo popolo e perchè no anche la sua strafottenza
.(mettici tra i preferiti o registrati ci darai una mano a scrivere)

2007118112131toto

'Napule è ’nu paese curioso:'
'e' 'nu teatro antico,
sempre apierto.
Ce nasce gente ca senza cuncierto
scenne p' 'e strate e sape recita'.
Nunn’è c' 'o ffanno apposta;
ma pe'lloro 'o panurama è 'na scenografia, 'o popolo e' 'na bella cumpagnia, l'elettricista e' Dio ch' 'e fa campa'..


Va p''o vico na voce, na stesa,
p''e mmaéste ca vònno fá spesa...
Na carretta, ch'è chiena 'e campagna,
ll'accumpagna pe' tutt''a cittá.
Coro: Ll'accumpagna pe' tutt''a cittá.
Mo na sciassa cu 'o rrusso e cu 'o ggiallo,
s'appresenta cu 'a museca e 'o ballo:
pazzariéllo è chist'ommo ch'avanza...
Vótta e scanza, cchiù folla se fa...

Puó' dí
ch''e strade 'e Napule cheste só':
nu palcoscenico,
puó' dí
ch''a gente 'e Napule chesto vò':
nu palcoscenico...
Só' scene comiche,
só' scene tragiche,
mentre se recita
siente 'e cantá:
"Napule, Napule, Napule, Na'...
Acqua fresca...chi s''a véve!"

La Napoli colorata e dei vicoli è un gran palcoscenico. Versi che somigliano ad un quadro...'na carretta ch'è chiena ' e campagna. E' il massimo della sintesi poetica. A questo si aggiunga una interpretazione stupenda e Palcoscenico diventa un classico della musica napoletana

mandolini1
Napoli e la musica
La musica è da sempre patrimonio culturale della città di Napoli è parte integrante del costume di vita del popolo napoletano ed il napoletano fin dai tempi piu' remoti fu universalmente accettato come lingua, specie nel canto.Il canto era talmente radicato nello spirito napoletano che il popolo usava comunicare in molte occasioni proprio con questo mezzo espressivo e chi viene ancora oggi in visita alla nostra città potrà ancora sentire, nei quartieri più popolari, i versi melodiosi che i venditori ambulanti lanciano a squarciagola per le strade per decantare le merci in vendita.Nel '700 e nell'800 le orchestrine dei musicanti erano presenti in ogni quartiere ove, sia di giorno che di notte, facevano musica popolare con strumenti tipici della regione come il calascione, la chitarra battente, la tammorra, e strumenti ancora più popolari come putipù, triccaballacche, e scetavajasse che accompagnavano una o più voci. Durante il 18° secolo il Regno di Napoli esportò nelle maggiori capitali europee un così gran numero di compositori ed esecutori della sua musica, e di così grande livello artistico, da far considerare lo stile napoletano come il metro del gusto musicale internazionale (Tyler, 1989). Nel '700 il napoletano, allora come oggi, era nelle musiche l'unico dialetto universalmente accettato come lingua, ed i turisti stranieri rimanevano colpiti, oltre che dalle bellezze della città, dal carattere dei napoletani e dal fatto che i balli, il canto e la danza erano un costume di vita di questo popolo. Charles Burney (1771) riporta nel suo diario, alla data del 23 ottobre 1770, che nelle strade di Napoli, di notte, vi erano cantanti che, accompagnati da calascione, mandolino e violino, riempivano di suoni e canti le strade, rendendo difficoltoso il riposo!
E' quindi chiaro che in una città ove la musica era da sempre un costume di vita, si sia parallelamente sviluppata l'arte di costruire gli strumenti per far musica: mandolini, mandole, liuti, calascioni, lire, violini, chitarre, pianoforti, etc. Anche se il periodo aureo della liuteria napoletana è stato il '700, questa antica tradizione si è mantenuta nei secoli fino ai nostri giorni. Gli strumenti napoletani, antichi e moderni, sono molto apprezzati nel mondo e ciò fa onore alla nostra città.
GLI STRUMENTI MUSICALI NAPOLETANI
Le castagnelle.sono la versione povera e popolaresca delle più nobili nacchere spagnole e consistono in due piccole, cave semisfere di legno intagliato ad hoc, ma un tempo anche di osso ugualmente lavorato,esse sono legate a coppia con una fettuccia che è inforcata dal dito medio vengono azionate schiacciandole ritmicamente contro il palmo della mano, per modo che urtandosi fra di loro, producano un suono secco e schioppettante, atto ad accompagnare, quasi sempre, i passi delle danze popolari quali tarantella, saltarello ed altre consimili.il termine castagnelle o castagnette è dallo spagnolo castaňetas (che in terra iberica indicano le nacchere) quasi castagna per la forma vagamente somigliante delle castagnelle come delle nacchere al frutto del castagno.
La tammorra è propriamente l’ampio tamburo corredato di vibranti piattelli metallici posti in delle fessure ricavate sul cerchio ligneo contentivo della pelle di animale (per solito ovino) che costituisce la superficie che viene colpita, perr cavarne il suono, ritmicamente con le dita o il palmo di una mano, mentre l’altra agita lo strumento per far vibrare di più i piattelli.Versione ridotta e piu' manegevole della tammora è il tammurriello.
Lo scetavajasse tipicissimo strumento musicale popolare napoletano, che per il modo con cui è sonato fa pensare ad una sorta di violino, sebbene non abbia corde o cassa armonica di sorta; esso è essenzialmente formato da due congrue aste lignee di cui una fornita di ampi denti ricavati per incisione lungo tutta la faccia superiore dell’asta corredata altresì di numerosi piattelli metallici infissi con chiodini lungo le facce laterali della medesima asta; l’altra asta usata dal sonatore a mo’ di archetto viene fatta scorrere contro i denti della prima asta (tenuta poggiata ,quasi a mo’ di violino, contro la clavicola) per ottenerne uno stridente suono, facendo altresì vibrare ritmicamente i piattelli nel tipico onomatopeico nfrunfrù.
Il triccabballacche è tipico strumento musicale popolare usato in quasi tutta l’Italia centro –meridionale e non solo dai piccoli concertini rionali popolari, ma anche da più vaste formazioni addirittura di tipo bandistico; esso è costituito da un’ asta lignea fissa alla cui sommità insiste una testa a forma di parallelepipedo, contro cui vengono ritimicamente spinte analoghe teste di due aste mobili incerneriate alla base di quella fissa; le teste per aumentare il clangore dello strumento sono provviste dei soliti piattelli metallici.
La caccavella conosciuta anche con il nome di putipú. Tale strumento in origine era formato essenzialmente da una pentola di coccio, pentola non eccessivamente alta, ma di ampia imboccatura sulla quale era distesa una pelle d’ovino, pelle che debordando dalla bocca era fermata con stretti giri di spago, per modo che si opportunamente tendesse; al centro di detta pelle in un piccolo foro è infissa verticalmente un’assicella cilindrica (originariamente una sottile canna) che soffregata dall’alto in basso e viceversa con una pezzuola o una spugnetta bagnate permette di trasmettere le vibrazioni alla pelle che, è tesa sulla pentolina che fa da cassa di risonanza per modo che se ne ottenga il caratteristico suono ( put-pù,put-pù), vagamente somigliante a quello prodotto dal contrabbasso, suono che per via onomatopeica conduce al putipù che, come ò detto, è l’altro nome con cui è conosciuta la caccavella .
Altri strumenti da ricordare sono:-mandolino strumento notissimo il cui nome è il diminutivo di mandòla che è dal tardo latino pandura forgiata sull’omologo greco pandoýra generico strumento a corde simile al liuto.
- chitarra altro strumento notissimo, il cui nome è dal greco kithàra, attraverso il latino cìthara;
- ciaramella sorta di piffero, strumento a fiato ad ancia piccola e stretta usato come voce solista; il suo nome è probabilmente dal greco kèras che è il corno, pur esso strumento a fiato di tal che più acconciamente in luogo di ciaramella si dovrebbe dire ceramella, sempre che non si voglia seguire per ciaramella il pur percorribile latino: calamella sulla scorta di un calamus che è canna, zufolo,flauto;
- urganetto che è l’organetto ( versione povera del bandeon o bandoneon argentino, sorta di piccolissima fisarmonica a bottoni) il cui nome è dal greco: organon generico strumento anche musicale.
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CONTINUA


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Edited by Pulcinella291 - 24/12/2018, 22:46
 
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