Le stronzate di Pulcinella

RACCONTIAMO NAPOLI E I NAPOLETANI (usi,costumi,tradizioni di un popolo e di una citta')

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Pulcinella291
view post Posted on 23/5/2008, 19:27 by: Pulcinella291
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LA POSTEGGIA
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I posteggiatori sono figure inscindibili dalla storia e dalla cultura di Napoli: per sette secoli menestrelli, musici e cantori hanno vissuto tra il Vesuvio e il mare, spesso viaggiando in paesi lontani per poi tornare ricchi di bei ricordi ma sempre poveri di risorse economiche. Le origini e lo sviluppo della canzone napoletana sono legati a filo doppio con l'arte "di strada" dei posteggiatori, umili e sconosciuti propagatori di poesie e melodie non di rado destinate all'immortalità.La loro arte ha punteggiato i secoli d'oro della canzone di Napoli .Certo i posteggiatori napoletani furono gli strenui rappresentanti di una tradizione che ha un posto incancellabile nella storia delle espressioni poetiche e musicali della cultura popolare dell'Europa mediterranea.Questi cantori girovaghi si organizzarono spontaneamente tra il Vesuvio e Posillipo già intorno al settecento dando vita alla mobilissima quanto poverissima arte della Posteggia.
Dalle taverne del seicento alle osterie e poi le trattorie ed ai ristoranti ed ai salotti privati per proporre i pezzi classici del repertorio di canzoni napoletane, comprese le divertenti “canzoni di macchietta”.
A muovere questi suonatori erano certamente la passione unita alla necessità, in quanto si trattava di un mestiere poverissimo ed a volte anche con risvolti amari.
Molti dei più illustri compositori ed artisti napoletani facevano i posteggiatori: basti pensare a Giovanni Capurro, autore nel 1883 di “O sole mio”.
I Posteggiatori quindi, pur esercitando questo “mestiere” per pochi spiccioli, rappresentano strenuamente una tradizione popolare che ha un suo posto incancellabile nella storia della musica e della poesia dell’Europa Mediterranea.
A Napoli e nel golfo, entrando in qualche vecchia trattoria, vi può capitare ancora oggi di imbattervi in un posteggiatore che, avvicinandosi al vostro tavolo, dedicherà qualche dolce melodia napoletana alla vostra signora e vi intratterrà per un po’ di tempo… chiamatelo maestro: lo avrete fatto felice!
L’arte dell’intrattenimento.

la trattazione della posteggia non può prescindere dalle taverne delle quali Napoli, in tutte le epoche, ha avuto un nutrito e variegato campionario: Ben 212 se ne contavano nel 1669 quando il Marchese di Crispano dovette, per incarico reale, redigere un elenco per meglio quantificare le tasse dovute (siamo alle solite…) sulla vendita del vino a minuto .

Dapprima erano gli intrattenimenti di tipo popolare e diremmo così
“di piazza”, esecuzioni di canti popolari, agricoli o religiosi, che fornivano l’occasione per fare musica e canti corali o pseudo concerti; quando il cantatore o la canterina erano famosi e stimati.

-“ Tradizione antichissima ha la Posteggia. Si potrebbe far risalire la sua origine al greco RAPSODO e, via via, ai latini JACULATORES, ai medioevali TROVIERI e MENESTRELLI. Essa è, insomma, l’erede degli antichi cantori girovaghi, che portavano dalla Corte e dal Castello i canti al popolo dei borghi e delle campagne e, viceversa, i canti del popolo portavano alla Città ed alla Corte”: questa la bella sintesi di Sebastiano di Massa .

Con l’andare del tempo questa forma di intrattenimento divenne un vero e proprio lavoro; d’altra parte non aveva già cominciato, in epoche remote, il grande Omero ad esercitare una antesignana posteggia? Non facciamo facili parallelismi, (…la classe non è acqua), ma certamente senza questi precursori la posteggia non sarebbe mai assurta a vera forma d’arte; poiché è proprio di questo che si tratta.

Una bella nota di storico colore sulla posteggia può essere rappresentata dalla Corporazione riconosciuta dall’Eletto del Popolo nel 1569 che anticipava di secoli la nascita della solidarietà corporativa: Infatti i musicisti “ambulanti” consociati potevano fruire di una indennità di malattia, premi di nuzialità e perfino il diritto di sepoltura a spese della Corporazione. Disponevano anche di una sede al Molo nelle adiacenze della chiesa di San Nicola alla Carità.

I protagonisti, primi al mondo, riusciti in questa impossibile impresa, (che sarà negata ancora per lunghissimo tempo ai musicisti colti), furono: Masto Roggiero, Cumpà Junno, Muchio, Mase, Ciullo(Giulio)‘o surrentino, Giovanni Leonardo Primavera detto Giallonardo dell’Arpa, Sbruffapappa il più geniale artista del tempo, lo Cecato de Potenza e molti altri. Rapportata ai tempi non è cosa da poco, anzi invero eccezionale.

Un'altra caratteristica di questa categoria di musici era la “Parlèsia” una vera e propria lingua che si erano inventati per poter liberamente parlare davanti ai clienti senza dare loro nessuna possibilità di essere intesi.

Le ultime generazioni di posteggiatori conoscono molto poco questa parlata, ve ne faccio solo pochi esempi per darvi -il senso del suono- di questa lingua nascosta: Le “bbane” sono i soldi; “spunisce ‘o jammo” significa “Va da chi ci ha chiamato e fatti pagare , “ ’a cummara” invece è la chitarra, ecc.

A questo “pubblico esercizio” è stato dato il nome di Posteggia al quale, i suonatori di tradizione, sono stati sempre avversi: avrebbero senz’altro preferito essere indicati con –i professori-, come fece generosamente Giovanni Gaeta (E.A.Mario) nella sua famosissima canzone “Dduje paravise”.

Purtroppo, però la borghesia li ha sempre considerati musicisti di seconda classe; infatti soltanto pochissimi rappresentanti di questo genere, sono stati invitati fuori delle patrie mura ad esibirsi davanti ad altre Corti per le loro eccezionali qualità vocali e musicali.

L’appellativo dato a questi musici erranti e/o ambulanti deriva dal verbo “posteggiare” (nel senso di… tenere il posto) e/o da “posto” (nel senso di… fisso).

Promesse di matrimonio, i matrimoni stessi, battesimi, compleanni, ricorrenze e promozioni erano le occasioni di lavoro più comuni e remunerative: Conoscenze elementari di musica, stiracchiate melodie sul mandolino e/o flauto, un “filo di voce” bene intonato e tantissimo cuore nelle interpretazioni; questi gli ingredienti necessari alla posteggia.

Aggiungete poi alcuni fattori esterni quali: L’ospitalità della taverna, gli splendidi tramonti, la Luna d’argento, la pace delle campagne soleggiate oppure il fresco della sera, i buoni cibi, l’ottimo vino e… capirete perché nessuna donna, italiana o straniera che fosse, sia mai riuscita a resistere al fascino di Gegè, Pinuccio, Totore, Pascalino; insomma di… Napoli.

La posteggia è pratica antica, come antica è l’arte della seduzione: Fateci caso, oltre a divertire i convenuti con brani allegri e canzonatori, i posteggiatori (quelli veri) avevano il potere di influenzare positivamente le coppie facendole innamorare ancor di più ed oltre ad una buona mancia, anche se mai chiesta, ricevevano grandi soddisfazioni in termini di simpatie e richieste di lavoro; erano, tra l’altro, anche procacciatori di clienti per il locale che li “adottava”.

Nessun posteggiatore si è mai veramente arricchito; e questo è vero… ma quanta poesia in questa arte – mestiere:

“ La canzone è fatta di tre elementi: un mandolino, una chitarra, una voce… non un tenore, o un baritono. Una voce. Un uomo che possa cantare con la stessa naturalezza con la quale respira o parla. Una voce, magari senza portata. Una voce, forse rauca. Ma la voce d’ un uomo che “sente” ; una voce persuasa e persuasiva.
Una chitarra e un mandolino che seguono e commentano, senza particolare bravura. Il posteggiatore viene vicino, e canta un po’ curvo, quasi sottovoce…” queste le commosse parole scritte dal grande Alberto Consiglio .

Ricordiamo insieme alcuni tra i posteggiatori più famosi:

Alfonso GRAMEGNA intorno al ‘900 con il suo quintetto fu ospite per molti anni dello Zar Nicola II di Russia.

Il celebre Giovanni Di FRANCESCO (1852 – 1935) detto “‘o zingariello” fu amico di poeti e compositori napoletani e prediletto da Richard Wagner; venne ricordato e celebrato in composizioni poetiche di Salvatore di Giacomo, e Libero Bovio scrisse apposta per Lui un componimento poetico (1930):

“Zingariello, cantatore ‘e Pusilleco, senza voce sapive cantà;
cielo e mare, - quanno ‘a notte era doce –
cu n’accordo ‘e chitarra facive scetà!”.

Giuseppe SACCO e Raffaellina PERES DE VERA furono a Lipsia nel 1905;

Pietro RONCONE e Luigi CALIENNO del complesso Anepeta (1911);

Raimondo SCHOTTLER e MARANIELLO del Complesso della Rosa(1910);

Luigi CALIENNO e Raffaele SAVARESE del Complesso Moreno (1917).

Il FRASCHINI altro tipico posteggiatore, fu anche ricordato da Di Giacomo nel fascicolo “Piedigrotta for ever” del 1901;

Giuseppe ASSANTE, Giuseppe GALASSO e Giacobbe Di CAPUA composero la posteggia della - Trattoria Pallino - al Vomero nel 1902;

Alla “Trattoria dell’ Allegria” nel 1905, c’erano: Totonno ‘o barraccaro, Pietro MAZZONE, Giuseppe de MARIA, Raffaele de POMPEIS e Gennaro SPINELLI ;

presso il Ristorante D’angelo nel 1949, dilettavano il pubblico i posteggiatori: Vincenzo MARMORINO, Giorgio SCHOTTLER, Salvatore dell‘ AVERSANO e Mimì PEDULLA’.

Sono altresì da ricordare, e con grande affetto, i fratelli (da tutti considerati gemelli per la straordinaria rassomiglianza) Giulio e Raffaele VEZZA conosciutissimi in tutta Napoli per aver partecipato a numerosi film anche con Rondinella e Totò. Erano “fissi” da Salvatore alla Riviera fino a pochi anni or sono; di eccezionale bravura tecnica ed armonica, con soli violino e chitarra sembravano una orchestra intera.

Un singolare rappresentante della categoria fu Eugenio PRAGLIOLA (1907–1989) detto “cucciariello” od anche “Eugenio cu ‘e llente”. Intratteneva il pubblico sugli autobus della provincia, e con fisarmonica e megafono, bombetta ed occhiali senza vetro, divertiva tutti.

Il suo intervento iniziava con questa “entrata” :

Signurì buongiorno eccellenze
Con insistenza, all’ apparire della mia presenza
Addò nisciuno me penza,
faccio appello alla vostra indulgenza
E dimostratemi ‘nu poco ‘e benevolenza.

Eseguiva qualche canzone allegra e concludeva la sua esibizione con una esilarante e provocatoria richiesta di pagamento:

Signure e signurine, ledi e milòrd,
aggiate pacienza cacciate ‘nu sòrd,
pe chi nun tene na lira ‘e spicce:
ci’hanna ascì ‘e bbolle ‘ncopp’’o sasiccio!

Infine voglio ricordare Vincenzo MASULA, ormai ultra ottantenne, che ha dedicato la sua intera vita alla posteggia nei ristoranti di Marechiaro.

Abitava nel mio stesso caseggiato di Via Santa Maria in Portico, tra Piazza Amedeo e la Riviera di Chiaia. Ho avuto da Lui e fin da ragazzino, preziose “dritte” e molti testi di canzoni tipiche della posteggia.

Ha partecipato anche alla realizzazione di alcuni film ambientati a Napoli con attori famosi, nei quali si può ancora ammirare la sua arte.

Ora passa le sue giornate tra i ricordi presso L’Ospizio Marino di Baia Due Frati a Posillipo; la bella presenza, voce da Tenore leggero ed un personale modo di suonare la chitarra erano le sue caratteristiche professionali e non mancavano per certo, garbo ed eleganza al suo modo di porsi al pubblico.

Un vero Gentiluomo d’altri tempi.


Edited by sefora1 - 19/5/2010, 10:26
 
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