Le stronzate di Pulcinella

RACCONTIAMO NAPOLI E I NAPOLETANI (usi,costumi,tradizioni di un popolo e di una citta')

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Pulcinella291
view post Posted on 29/5/2008, 09:52 by: Pulcinella291
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GLI ASTRONI
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Localizzato nella più zona più esterna dei Campi Flegrei, il cratere degli Astroni è al centro di una serie di crateri vulcanici che si accalcano l'uno sull'altro: ad est Agnano, a sud la Solfatara, ad ovest Cigliano, a nord la cerchia dei crateri detti comunemente Fossa Lupara. Per Astroni (da sturnis, per l'abbondanza di uccelli o da strioni, stregoni) si indica la caldera di un cratere vulcanico formatosi per esplosione 4000 anni fa; il cratere si presenta come un tronco di cono largo e schiacciato il cui orlo, di forma ellittica, ha una lunghezza di 2000 metri, una larghezza di 1500 metri, un perimetro di circa 7 Km e un'altezza media di 200 metri. Il cratere ha un'area di circa 257 ettari e al suo interno, in seguito ad una attività vulcanica secondaria, sono emersi alcuni rilievi, quali il Colle dell’Imperatrice (82 m.), la Rotondella (74 metri) e i Pagliaroni (54 m.); la parte più bassa del cratere è occupata da tre laghetti: il Lago Grande, il Cofaniello Piccolo e il Cofaniello Grande.

Nella formazione del vulcano si riconoscono tre fasi: risalita di magma dal condotto di alimentazione, fuoriuscita esplosiva violenta di ceneri, lapilli, pomici e scorie e formazione dell’edificio craterico, attività magmatica a bassa esplosività, con origine dei rilievi interni. Le ultime manifestazioni vulcaniche furono di tipo fumarolico e idrotermale cui si collega l’uso delle sorgenti di acqua sulfurea, già utilizzate nell’antichità come stazione termale. Nel XIII secolo Pietro da Eboli le cita come Balneum Astruni, la cui acqua aveva potere decongestionante e curava i reumatismi.

Divenuti riserva reale di caccia in età aragonese, Alfonso I li circondò con un alto terrapieno e, più tardi, don Pedro de Toledo dotò gli Astroni della Torre Centrale, della Torre Lupara e della Torre Nocera, in funzione di avvistamento. La tenuta, ceduta a privati nel 1692, fu donata ai Gesuiti, che, dopo circa 70 anni, la cedettero a Carlo III di Borbone che la ripropose come tenuta di caccia reale e la dotò, sul crinale del cratere, del solido muro di cinta e della Vaccheria, utilizzata come casino di caccia. Fino alla metà del XIX secolo gli Astroni furono particolarmente curati, ma con l'Unità d'Italia, cominciò la decadenza: nel 1870 si assistette al prosciugamento naturale dei laghi Cofanielli e il bosco si ridusse a ceduo di misera qualità; nel 1920 l'area divenne proprietà dell'Opera Nazionale Combattenti; dal 1939 al 1944 il bosco fu abbattuto ed il cratere utilizzato come campo di prigionia sia dai tedeschi sia dagli americani, con la costruzione di baracche e ricoveri. Divenuto parco faunistico nel secondo dopoguerra, nel 1961, su indicazione della Direzione dello Zoo di Napoli, furono introdotte molte specie animali, anche esotiche. Dal 1969 il cratere è stato dichiarato oasi della protezione della fauna; nel 1979 il cratere degli Astroni è passato al demanio della Regione Campania che lo ha destinato nel 1992 a Riserva Naturale dello Stato "Cratere degli Astroni" e l'oasi è diventata un importante riferimento per numerose attività di educazione ambientale.
Il Centro Recupero Fauna Selvatica provvede alla cura, alla riabilitazione e alla liberazione di animali feriti, specialmente rapaci, che vengono consegnati al centro; inoltre il Ministero dell'Ambiente ha istituito il Centro di Educazione Ambientale "Cratere degli Astroni", gestito dalla Delegazione WWF Campania, che svolge attività di educazione ed informazione ed ha inoltre finalità di documentazione ed aggiornamento sui problemi ecologici e di tutela dei beni ambientali.


NAPOLI SOTTERRANEA
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Il sottosuolo di Napoli è composto di roccia tufacea che ha caratteristiche di leggerezza, friabilità e stabilità del tutto particolari. I primi a sfruttare le caratteristiche geologiche del territorio furono i Greci che, a partire dal 470 a.C., diedero inizio alla crescita di quel mondo affascinante che è la Napoli sotterranea.
Dettaglio del tufo
ceneri e lapilli nel suo interno
E’ facile arguire come gli intenti dei greci non fossero artistici poiché le trasformazioni furono dettate da esigenze d’approvvigionamento idrico e dalla necessità di recuperare materiale da costruzione per erigere gli edifici di Neapolis.

Le cavità create per prelevare i blocchi tufacei utilizzati come mattoni furono utilizzate, infatti, come cisterne sotterranee adibite alla raccolta d’acque piovane. Nei secoli successivi l’espansione della città, con la conseguente crescente necessità di materiale da costruzione, indusse gli abitanti del luogo a scavi sempre più estesi e alla realizzazione di un vero e proprio acquedotto che permetteva di raccogliere e distribuire acqua potabile grazie ad una serie di cisterne ingegnosamente collegate ad una fitta rete di cunicoli.

Tale tendenza crebbe ulteriormente durante il dominio dei romani che, sfruttando le loro ben note capacità, ampliarono a perfezionarono l’esistente acquedotto facendo di Napoli una delle città meglio servite dell’epoca. Alla creazione della “città che poggia sul vuoto” contribuirono, nei secoli successivi, altri avvenimenti:

- a partire dal 1266, con l'avvento degli Angioini, la città conobbe una grande espansione urbanistica con conseguente incremento dell'estrazione del tufo dal sottosuolo per costruire nuovi edifici;

- per evitare l’espansione incontrollata della città, fra il 1588 ed il 1615, alcuni editti proibirono l'introduzione di materiali da costruzione entro la cinta urbana e i cittadini, per evitare sanzioni e soddisfare la necessità d’ampliamento urbanistico, pensarono bene di estrarre il tufo sottostante la città, sfruttando i pozzi già esistenti, ampliando le cisterne destinate a contenere l'acqua potabile e ricavandone di nuove.

Vale la pena di ricordare che questo tipo d’estrazione, che avveniva dall'alto verso il basso, richiedeva tecniche particolari al fine di garantire la stabilità del sottosuolo ed evitare crolli indesiderati e che non tutti furono all’altezza del compito. Ovviamente, le cisterne destinate a conservare l’acqua non erano un modello di igiene e spesso contribuirono alla diffusione di malanni ed epidemie per cui nel 1885, dopo una tremenda epidemia di colera, fu abbandonato l'uso del vecchio sistema di distribuzione idrica per adottare il nuovo acquedotto, ancora oggi in funzione.

L'ultimo intervento sul sottosuolo risale alla seconda guerra mondiale, quando per offrire rifugi sicuri alla popolazione si decise di adattare le strutture dell'antico acquedotto alle esigenze dei cittadini.
Furono allestiti in tutta Napoli 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Un elenco ufficiale del Ministero degli Interni del 1939 annoverava 616 indirizzi che portavano nei 436 ricoveri suddetti, alcuni dei quali con più di un accesso. Finita la guerra, per la mancanza di mezzi di trasporto, quasi tutte le macerie furono scaricate nel sottosuolo.
Fino alla fine degli anni '60 non si è più parlato del sottosuolo, anche se molti continuavano ad utilizzare i pozzi come discariche. Dal 1968, però, cominciarono a verificarsi dissesti e sprofondamenti dovuti essenzialmente a rotture di fogne o perdite del nuovo acquedotto: tali inconvenienti, che in tutte le città del mondo si evidenziano con rigurgiti di liquami in superficie o allagamenti, a Napoli invece, proprio per la presenza del vasto sottosuolo cavo, si palesano con grosse voragini.
Ciò è dovuto al fatto che le acque di acquedotto o di fogne, trovano quasi sempre una via preferenziale verso i vecchi pozzi, per cui si innesca un vuoto che procede verso l'alto e si rende palese solo allorché in esso crolla l'ultimo strato, costituito o da solai di terranei o dalla massicciata delle stesse strade.
Dopo circa 20 anni di scavi e di bonifica, oggi è possibile conoscere una pagina inedita della storia di Napoli.

Edited by Pulcinella291 - 25/5/2009, 06:37
 
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