| TI ASSOLVO O GAURO T'assolvo per le notti che dilunghi, Gauro, nel bere: tu imiti Catone. Per i versi che scrivi in latitanza d' Apollo e delle muse: sei seguace di Cicerone. E Antonio copi, quando vomiti; e Apicio, allorché ti rimpinzi. Ma, quando succhi il cazzo, a chi t'ispiri?
QUANDO LE GOTE Quando le gote a te fiorivan morbide di lanugine lieve, oscenamente la tua lingua leccava laggiù in basso, senza vergogna, gli uomini. Ma adesso dei becchini e dei boia il tristo ceffo tuo merita il disprezzo e allora impieghi altrimenti la bocca, tutto in ruggine, latrando a chi t'imbatti. Molto meglio la sacrilega lingua esercitare sui genitali: quando li succhiavi, era più pura, senza paragone.
CALLISTRATO Per ostentarmi la schiettezza tua, spesso mi dici che ti fai inculare, Callìstrato, ma schietto non ti credere: chi ammette tali cose, il peggio cela
PAPYLO A farti fare il culo tu ci godi, Pàpylo, ma poi piangi. Ti lamenti d'aver quel che hai voluto e pentimento dell' oscena prurigine ti prende? O invece non sei sazio e perciò piangi?
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Edited by Pulcinella291 - 5/5/2010, 11:48
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