I cavalli mangiatori d'oro
Quando i Conquistadores giunsero per la prima volta nel Perù, centro del
grande impero degli Incas, gli indiani credettero che i cavalli da guerra
degli spagnoli fossero mostri feroci e implacabili, del tutto diversi dai
loro miti lama, specialmente quando scalpitavano, nitrivano e scuotevano
la testa. Gli indigeni chiesero nervosamente, tramite un interprete, ai
cavalleggeri spagnoli: "Che cosa mangiano questi feroci animali?". Gli
spagnoli additando i gioielli e gli ornamenti d'oro dei peruviani,
risposero: "Si nutrono di quelle cose di metallo giallo. Adesso sono
affamati, ma non vogliono essere visti mentre mangiano. Lasciate il cibo
davanti a loro e andate via".
Allora gli indiani raccolsero un mucchio di oggetti d'oro di cui gli
spagnoli si appropriarono, per poi richiamare gli indigeni e rinnovare la
loro richiesta: "Questi animali feroci hanno ancora fame. Portate altro
cibo".
Il blocco telepatico della mente
Wolf Messing morì nel 1974 e fu senza dubbio il più celebre sensitivo da
palcoscenico dell'Unione Sovietica. Il numero a cui doveva soprattutto la
sua notorietà consisteva nell’ubbidire a ordini suggeritigli per telepatia
da membri del pubblico. Quelli che diventarono suoi amici intimi, però,
avevano storie di fatti più spettacolari da raccontare, fra cui il suo
potere di controllare la mente di un'altra persona, anche a chilometri di
distanza.
Una di queste storie è stata raccontata dal dottor Alexander Lungin, la
cui madre fu per parecchi anni segretaria di Messing. L'episodio avvenne
quando Lungin studiava medicina a Mosca. Il suo docente di anatomia, il
professor Gavrilov, l'aveva preso in antipatia e continuava ad avvertire
il giovane che aveva intenzione di bocciarlo, indipendentemente da quello
che avrebbe potuto essere il suo profitto. Il giorno della resa dei conti
giunse quando Lungin dovette affrontare l'ultimo esame. Ogni studente
doveva sottoporsi a una prova orale andando a un tavolo a cui sedevano
parecchi esaminatori, uno dei quali l'avrebbe interrogato. Poco prima
della prova, Gavrilov annunciò in tono di giubilo a Lungin che l'avrebbe
interrogato personalmente. Terrorizzato dalla notizia, il ragazzo confidò
le sue paure a sua madre, che telefonò a Messing chiedendogli
d'intercedere per lui. Il sensitivo che abitava a parecchi chilometri
dalla scuola, la richiamò più tardi e le assicurò che l'avrebbe
accontentata.
Quando venne il momento fatidico, Lungin si diresse verso i suoi
esaminatori per sostenere la prova, ma Gavrilov non disse una sola parola,
limitandosi a guardare mentre Lungin veniva interrogato da un altro
professore. Il vendicativo insegnante rimase a guardare anche quando il
suo collega firmò il libretto universitario di Lungin a comprova
dell'avvenuto esame.
Naturalmente lo studente ne rimase felicissimo ma quello che successe poi,
fu ancora più strano.
Lungin lasciò l'aula e si mise a parlare con altri studenti. Il professor
Gavrilov uscì con passo altero qualche minuto dopo e chiese se tutti
avessero già sostenuto l'esame. Quando gli studenti risposero
affermativamente, Gavrilov fulmino con un'occhiata lo studente che
disprezzava.
"Lungin deve ancora passare l'esame", grugnì.
Gli studenti gli spiegarono che l'aveva già sostenuto e l'aveva superato.
"Com'è possibile che sia andato bene?", Gavrilov chiese in tono burbero.
"Non può essere. Chi l'ha interrogato?".
Il professore controllò i registri, diventò livido di rabbia e sgambettò
via. Alexander Lungin l'aveva in qualche modo messo nel sacco,
probabilmente con l'aiuto del suo famoso amico Wolf.
La strana visita di Dadaji
Può una persona essere presente in due posti contemporaneamente? L'idea
sembra completamente assurda, ma un caso del genere fu comunicato da due
rispettati parapsicologi nel 1975. Il dottor Karlis Osis e il dottor
Erlendur Haraldsson, quando si recarono in India nel 1970 per studiare i
guru locali, s'interessarono soprattutto a Dadaji, un uomo d'affari che
era diventato santone. Egli aveva una fitta schiera di seguaci nell'India
meridionale. Nell'indagare sui suoi presunti miracoli, i due ricercatori
vennero a conoscenza della seguente storia.
Agli inizi del 1970 Dadaji andò ad Allahabad, a 640 chilometri da casa
sua, e vi si trattenne presso una famiglia del luogo. Durante questo
soggiorno, uscì a meditare e più tardi disse ai suoi seguaci che aveva
bilocato a Calcutta. Disse anche alla signora che lo ospitava che avrebbe
potuto convalidare la sua storia mettendosi in contatto con la cognata di
lei, ivi residente. Il sant'uomo le fornì anche l'indirizzo della casa
dove era arrivato.
La famiglia che abitava in quella casa fu in grado di dimostrare la
veridicità dell’incredibile storia di Dadaji. Roma Mukherjee, una
discepola del santone, spiegò che stava leggendo un libro nel suo studio
quando le era comparso davanti Dadaji. La sua figura era dapprima
trasparente, precisò la donna, poi si materializzò del tutto. L'improvvisa
apparizione la spaventò a tal punto che essa gridò e chiamò suo fratello e
sua madre. Dadaji, nel frattempo, si limitò a chiederle a gesti di
portargli del te.
"Quando Roma tornò nello studio col tè", asserirono gli studiosi, "era
seguita dalla madre e dal fratello medico. Infilò la mano nella porta semi
aperta e diede a Dadaji il tè e un biscotto. La madre, attraverso una
fessura della porta, vide Dadaji: il fratello, da un punto diverso di
osservazione, vide soltanto la mano di Roma tendersi attraverso l'apertura
e tornare indietro senza più la tazza. Non c'era nessun ripiano dove essa
avrebbe potuto posare la tazza. Poi il padre, direttore di banca, rincasò
dopo aver fatto degli acquisti nel bazar. Egli non credette alle parole
dei suoi familiari e si rifiutò di prendere in considerazione le loro
obiezioni, ma spiò attraverso la fessura della porta e vide la figura di
un uomo seduto su una sedia."
Quando alla fine la famiglia entrò nella stanza, Dadaji era scomparso, ma
una sigaretta per metà consumata era rimasta sul tavolo dello studio. Era
della sua marca preferita.
L'uomo che comunicava con gli animali
Valdimir Durov era un eccezionale uomo di circo e uno straordinario
addestratore di animali, capace di far eseguire alle sue bestie tutti i
numeri e gli esercizi che voleva. Egli assicurava che il suo successo
proveniva in parte dalla sua capacità di stabilire un contatto psichico
con gli animali. A un certo punto queste affermazioni richiamarono
l'attenzione del professor W. Bechterev, direttore dell’Istituto di
ricerche cerebrali di Pietroburgo. .
Lo studioso, affascinato da questa possibilità, mise al vaglio le
affermazioni di Durov, con l'aiuto di un fox-terrier. La procedura
consueta era questa: Bechterev sceglieva una serie di ordini e poi li
comunicava a Durov, che prendeva fra le mani la testolina di Pikki, lo
fissava negli occhi e imprimeva le istruzioni nel suo cervello.
Come prima prova, Bechterev suggerì che Durov facesse in modo che il suo
cagnolino saltasse sopra una determinata sedia, si arrampicasse sul
tavolino accanto e poi raspasse il quadro che vi era appeso sopra. Durov
impiegò parecchi minuti per imprimere i segnali nel cervello di Pikki,
dopo di che la bestiola si mise al lavoro.
"Pikki, dopo qualche secondo, balzò dalla sua sedia a un altra accostata
alla parete, e con la stessa rapidità salto su un tavolino", riferì
Bechterev, "sollevatosi sulle zampe posteriori, raggiunse il ritratto con
la zampa anteriore destra e lo grattò per qualche istante." Bechterev
trovò anche che poteva comunicare egli stesso degli ordini a Pikki
seguendo le istruzioni di Durov.
Il celebre scienziato non poteva però escludere la possibilità che lui e
Durov dessero involontariamente l'imbeccata al cane coi movimenti degli
occhi, così in seguito mandò due suoi colleghi a lavorare con Durov e
Pikki a Mosca. Durov spiegò come faceva a imprimere i suoi comandi nel
cervello dell'animale, e gli scienziati eseguirono i loro esperimenti ad
occhi bendati o con le facce coperte da schermi di metallo. Anche in
queste condizioni Pikki fu in grado di ubbidire ai loro ordini psichici.
Ma l'appassionante dilemma non, è ancora stato risolto. Durov poteva
realmente comunicare col suo cane imprimendo istruzioni sul suo cervello,
oppure Pikki era un animale dotato di poteri paranormali?
In cerca dei "Sasquatch"
Grover Krantz sostiene che il campo di ricerca da lui prescelto ha
rovinato la sua carriera accademica e lo ha ridicolizzato agli occhi dei
suoi colleghi. Antropologo presso l’Università dello Stato di Washington,
egli si è specializzato nello studio del più elusivo primate del mondo, il
cosiddetto Bigfoot (Piedone) o Sasquatch, la cui presenza viene spesso
annunciata nelle fitte foreste nordoccidentali.
Racconti di enormi animali villosi simili a scimmioni che vivono sui Monti
Azzurri dello Stato di Washington e dell'Oregon, risalgono al
diciannovesimo secolo. Gli antropologi ortodossi tendono a liquidare
queste storie come leggende del folclore locale, ma non Krantz, secondo
cui il Sasquatch può essere il nostro parente più prossimo. Egli è
convinto che gli esseri umani possano essere i diretti discendenti di
questo timido clandestino dei boschi, di cui non sono mai stati trovati
dei resti.
Il controverso primate si è meritato il nome di Bigfoot per le orme
gigantesche che lascia, in certi casi lunghe anche un metro, separate fra
loro da intervalli di due metri. Secondo dei testimoni oculari, il
Sasquatch può essere alto anche due metri e mezzo e pesare otto quintali.
Il suo corpo è completamente rivestito di pelo marrone scuro a eccezione
della faccia camusa, delle palme delle mani e delle piante dei piedi. La
faccia è caratterizzata dalla fronte sfuggente e dalle arcate
sopraccigliari prominenti. Le sue proporzioni sono pressappoco quelle di
un essere umano, fuorché per le sue lunghe braccia penzolanti. Sembra che
si nutra di radici, bacche e talvolta di qualche roditore.
Un serio interesse per il Sasquatch rinacque nella primavera del 1987, con
la scoperta di quattro nuove orme e la pubblicazione dell'analisi di altre
eseguite dalle guardie forestali nel 1982. Quest'ultime misuravano 42
centimetri e mezzo di lunghezza; inoltre, a detta di Krantz, rivelarono la
presenza di derma sulle piante dei piedi, oltre a pori sudoripari e segni
di logoramento, tutti particolari anatomici che sarebbe quasi impossibile
imitare, anche per il più abile dei burloni.
Riferendosi alle impronte ossee nei calchi di gesso, Krantz fece anche
notare che la caviglia sembrava essere spostata in avanti rispetto al
piede più di quanto si poteva osservare in qualsiasi altro primate
conosciuto, uomo e gorilla compresi. Questo spostamento evolutivo,
aggiunse Krantz, sarebbe necessario per sostenere l'enorme peso della
creatura, un altro particolare che con ogni probabilità conferma
l'autenticità delle orme.
Krantz, da parte sua, non intende più correre rischi con le prove o con la
sua reputazione. Ha giurato che sparerà al Sasquatch a vista, nella
convinzione che il valore scientifico del risultato farebbe passare in
secondo piano le proteste degli ecologisti. "L'unico modo di convincere la
gente è quello di presentarsi con un esemplare in carne e ossa", ha
tagliato corto Krantz. Sino a quando non potrà abbattere un Sasquatch,
spera di potersi servire di un elicottero e di un rilevatore a raggi
infrarossi per cercar di localizzare almeno i resti in decomposizione di
un esemplare.
UFO sulla Nuova Zelanda
Le riprese e le fotografie di UFO sono relativamente rare. Ancor più
scarse sono quelle che reggono a un attento esame. Ma una delle immagini
migliori e più scrupolosamente analizzate fu ottenuta dall'équipe di una
stazione televisiva australiana la notte del 30 dicembre 1978 presso
Kaikoura, nella Nuova Zelanda.
Avvistamenti di UFO erano stati ripetutamente annunciati nelle settimane
precedenti, soprattutto nella zona dello Stretto di Cook, che divide
l'Isola del Nord dall'Isola del Sud. Nella speranza di realizzare un
servizio interessante, il giornalista Quentin Fogarty e il cameraman David
Crockett si portarono in volo a Wellington. Qui salirono sull'aereo da
trasporto Argosy, pilotato dal comandante Bill Startup, e partirono per
Christchurch, a sud delle due isole nuovazelandesi. A bordo c'erano anche
il copilota Bob Guard e Ngaire Crockett, moglie di David e tecnico del
suono.
Fogarth e Crockett stavano filmando tutto ciò che vedevano dall'aereo poco
prima dell'atterraggio quando la carlinga si animò. Startup e Guard
avvistarono parecchi UFO e contattarono i controllori di volo di
Wellington. Wellington, da parte sua, confermò gli avvistamenti, ottenuti
a mezzo radar. Quando Fogarty raggiunse la cabina di pilotaggio, erano
visibili cinque luci intermittenti, di dimensioni varianti da quelle di
una capocchia di spillo a quelle di una specie di grosso pallone luminoso.
In questo frangente Wellington informò l'aereo: "Un oggetto vola in
formazione con voi". Startup compì una virata di 360 gradi, ma niente fu
visibile nelle immediate vicinanze finché egli non spense le luci di
navigazione. Allora tutti poterono distinguere una singola vivida luce che
si librava nel cielo notturno. Crockett scambiò il suo posto con quello di
Guard, con la telecamera ininterrottamente in funzione. Durante il volo di
ritorno da Cristchurch furono avvistati altri UFO.
Il videotape delle Luci di Kaikoura è probabilmente la sequenza più
approfonditamente analizzata nella storia degli UFO. Anche qui, però, i
risultati sono in larga misura inconcludenti. Parecchie fonti potenziali
di luci, come i pianeti Venere e Giove, e i pescherecci illuminati,
possono essere escluse.
Forse non sapremo mai che cosa realmente la ripresa televisiva ci mostra,
fuorché che presenta chiaramente un oggetto volante non identificato.
Il sogno del figlio di Dante
La Divina Commedia di Dante Alighieri è considerata uno dei massimi
capolavori della letteratura di tutti i tempi. Ma se non fosse stato per
un sogno di un figlio del poeta, Jacopo, forse il manoscritto completo
sarebbe andato perduto per sempre.
Quando Dante morì, nel 1321, Jacopo e suo fratello Pietro caddero in preda
alla disperazione, non solo per la perdita dell'anziano padre, ma anche
perché egli aveva lasciato incompleto il manoscritto della Commedia. I due
misero a soqquadro la casa e scartabellarono fra le sue carte, ma le
pagine mancanti non furono trovate.
Mentre erano ancora in lutto, Jacopo fece un sogno: suo padre entrava
nella sua stanza, avvolto in un mantello dal candore abbagliante. Quando Jacopo gli chiese se avesse ultimato il suo capolavoro, Dante fece un cenno di assenso e indicò dove avrebbe potuto trovare la parte mancante.
Alla presenza di un avvocato amico di suo padre come testimone, Jacopo
entrò nelle stanze di Dante. Dietro una piccola cortina fissata alla
parete essi trovarono una finestrella che si apriva su un cubicolo
dov'erano custodite le ultime pagine del poeta, coperte di muffa. La
Divina Commedia era ora integra, grazie al sogno di un figlio fedele.
Un fantasma con un messaggio
L'alba del 6 dicembre 1955 Lucian Landau, un uomo d'affari londinese, ebbe
un'esperienza strana e drammatica. Stava dormendo nella casa di
Constantine Antoniadès a Ginevra quando sentì che qualcuno stava entrando
nella sua stanza. Si rivoltò nel letto e vide una debole pozza di luce in
cui distinse a poco a poco la figura della defunta moglie del padrone di
casa. Le stava accanto un cane alsaziano dall'insolito manto marrone.
L'apparizione non tardò a scomparire, ma, mentre svaniva, Landau la sentì
sussurrare: "Diglielo".
L'uomo d'affari londinese non esitò, quando l'incontrò più tardi a
comunicare l'informazione ad Antoniadès. Ma non spiegò subito
dettagliatamente che cosa era successo. Si limitò invece a chiedergli se
sua moglie avesse mai avuto un cane alsaziano.
"Oh, sì!", rispose Antoniadès, "È ancora vivo."
La risposta lasciò perplesso Landau, dato che non c'era segno della
presenza di un cane nella casa. Antoniadès spiegò allora che quando sua
moglie si era ammalata aveva affidato l'animale a un canile, poiché non
poteva prendersene cura. Quando alla fine Landau parlò all'amico
dell'apparizione, Antoniadès telefonò al canile, e apprese che il cane era
stato abbattuto qualche giorno prima.
La parola "diglielo" cominciava finalmente a rivelare un senso.
In seguito un ricercatore della Society for Psychical Research della Gran
Bretagna indagò sul caso, e in quest'occasione Antoniadès confermò lo
straordinario episodio. "Assicuro", dichiarò, "che non c'era nessuna foto
di mia moglie col cane o del cane da solo in nessun punto della casa dove
Landau avrebbe potuto averla vista prima del fatto."
ESP in borsa
Beverly Jaegers non è una paragnosta convenzionale. Non conduce sedute
spiritiche, e probabilmente si tirerebbe indietro se qualcuno le mostrasse
le carte dei tarocchi. Però vive in una bella casa di St. Louis,
acquistata coi soldi che ha fatto servendosi del suo sesto senso. La
Jaegers considera le facoltà paranormali con tutto il rigido senso pratico
di un affarista di Wall Street. Non si tratta, assicura, di una capacità
passeggera e non affidabile, ma di qualcosa che possiamo sfruttare in modo
produttivo nella nostra vita di tutti i giorni.
Per poter dimostrare di aver ragione, nel 1982 aiutò il St. Louis Business
Journal a effettuare un insolito esperimento. Il giornale voleva appurare
fino a che punto fossero affidabili i poteri della Jaeger, e quindi le
propose di cimentarsi con la borsa. L'esperimento iniziò quando il Journal
chiese a diciannove dei principali agenti di cambio di scegliere cinque
azioni che secondo loro sarebbero aumentate di valore. Queste azioni
furono poi tenute sotto controllo computerizzato per sei mesi. Anche se la
Jaeger non aveva nessuna esperienza o preparazione in materia di affari,
le fu chiesto di scegliere cinque azioni unicamente sulla base del suo
sesto senso.
Il risultato?
Durante il periodo dell'esperimento il mercato tendeva al ribasso, e
quando l'esperimento si concluse l'indice Dow Jones dei titoli industriali
era sceso di otto punti. Per colpa di questa tendenza sfavorevole, sedici
agenti di cambio finirono in miseria. Rimasero certamente sorpresi
nell'apprendere che, in questo stesso periodo, le azioni scelte per puro
intuito dalla Jaeger erano aumentate di valore del 17,2 per cento.
Soltanto uno degli agenti di cambio uguagliò il suo inesplicabile
successo.
Grano dal cielo
A partire dal 1982 si verificano cadute di chicchi di grano sulle case
allineate lungo la Pleasant Acreas Drive a Evans, nel Colorado, a sud di
Greelay. Gary Bryan, un residente, assicura: "Probabilmente ne avrei una
tonnellata, se mi fossi preso la briga di raccoglierli tutti". Di tanto in
tanto un fagiolo compare in mezzo al frumento.
Il problema è che nei paraggi delle case non c’è nessun campo di grano, e
il più vicino granaio si trova a otto chilometri di distanza. Nessuno
riesce a immaginare da dove possa essere venuto; tutti i testimoni possono
dire che ogni tanto lo si vede discendere dal cielo.
Quando la stampa venne a conoscenza del fatto, nel settembre del 1986,
giornalisti e telecronisti della zona accorsero sul luogo e assistettero
allo strano fenomeno. Mentre il frumento cadeva, cercarono qualcuno che
potesse procurarla con un artificio, ma non lo trovarono.
Molte persone non credevano a quella strana pioggia...finché non la
videro. Tra queste, Eldred McClintock, dichiarò il Rocky Mountain News:
"Veniva giù, eccome! L'ho visto i persona e adesso ci credo".