Le stronzate di Pulcinella

Angolo dei sogni colati, doniamoci le cose più belle

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view post Posted on 18/1/2012, 19:56
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Angolo dei sogni colati…

…di Lucio Musto e di chiunque vorrà fargli compagnia in questo spazietto in bilico fra il reale e l’immaginato, confusi laggiù, come cielo e mare, ai confini del ricordo.

Ma che cos’è un “sogno colato”?... me lo ha fatto intuire Pulcinella, solo qualche minuto fa.
Il sogno colato è un momento della tua vita, passato da un secolo o da un attimo, ché per i sogni il tempo non conta, e che senti, o hai sentito il bisogno di metterlo sulla carta, tradotto in parole.

Il sogno, che nacque da uno stimolo esterno, prese vita nel cuore, lievitò nell’immaginazione e svaporò nella realtà, perde dietro di se le sue lacrime, di gioia, di consolazione, di dolore, di sconforto e di stupore e queste ripercorrono la strada già fatta, ritornando alla mente, e poi al cuore, per colarti infine fra le dita e farsi inchiostro, inchiostro rosso di vita, per fissare quello che resta dell’oblio in piccoli segni sulla carta.

Frasi?, versi?, solo parole sparse?... può darsi, ma non importa molto.
Sono comunque semi. Germi di una nuova generazione di stimoli, che evolveranno altri sogni, ed altre passioni, e sensazioni ed esultanze e pianti nel ciclo continuo della vita dello spirito.

Signorina Felicita, a quest'ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora;
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico….


Ecco , nacque così, nel mio cuore ancora bambino il desiderio del ricordo.
Il ricordo di quella signorina Felicita, così prossima alla felicità, che il Poeta aveva visto per me in quello sconosciuto paese… Ivrea, e su quel fiume azzurro che avrei amato solo nel nome!



Lucio Musto 18 gennaio 2011
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Edited by Lucio Musto - 19/1/2012, 13:54
 
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Ancora una volta sono felice di essere diventato la tua musa ispiratrice , caro Lucio, ma non vorrei essere confuso con la signorina Felicita'del 1991. :D :D :D :D :D :D
 
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view post Posted on 19/1/2012, 09:37
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nessun pericolo SEB!... quella era vecchia e brutta, e solo in un raptus affatturato ho potuto notarla!

Però io credevo di aver fatto due topic, uno per l'invito ed uno, come primo contributo al thread.
non si può dividere?... ed il thread sta bene in questa sezione?
 
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view post Posted on 19/1/2012, 10:52
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Pulcinella291 Forum

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Tranquillo va bene , se vuoi dividere puoi farlo tu direttamente cancellando parte del topic e ripostandolo magari nelle poesie . Ma non è obbligatorio , caro Lucio, fa un po' come ti sembra piu'opportuno, a nuie ci basta leggerti, poichè rimanimme affatturate!
 
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view post Posted on 19/1/2012, 14:18
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..

Ultima cotta





Le streghe lo sai? non sono cattive —
Son solo legate d’antica malìa
che volle dotarle di poteri assai forti,
arcani, speciali, ma volti a malizia —

Ma questo non sempre, non sempre...
Nella luna d’aprile, ogni strega
se vuole, può fare il suo volo —
E’ così che racconta un’antica leggenda —

Nella luna d’aprile ogni strega
è affrancata dall’esser ostile alla gente:
e può, fra di noi, venire con gioia.

Può anche trovare l’amore, e chiedere, e darne
ove riesca a incontrare chi allacci il suo cuore —
E, dice l’antica leggenda, che alcuno
che ami una strega, una strega d’aprile
potrà mai rinnegarlo — Mai più —
Legato per sempre sarà — e lei a lui —

Ma se luna d’aprile ha il potere
di schiudere i cuori e legarli d’un tratto,
d’un tratto distrugge anche il cerchio fatato.

La strega d’aprile che ami, non è più una strega —
Ogni forza segreta scompare —
E perde financo il suo nome.

Una strega d’aprile che ami
diventa una donna — Sei tu


Loreto -
29 aprile 1991

libera trasposizione poetica
da un’antica leggenda celtica




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Edited by Lucio Musto - 19/1/2012, 22:19
 
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Datevi tempo per guardare il cielo

Ferragosto è passato ieri, e la bufera serale di mezz’estate ha rinfrescato l’aria, lavato le piante, dato nuovi profumi al vento.

Vale cenare fuori, sui ciottoli crocchianti dell’aia, sotto i gelso maestoso e l’altro, nato da poco, che già mostra qualche sofferenza per la prolungata siccità.
L’ultimo frinire di cicala dà spazio al primo trillo di grillo, nascosto in qualche punto della vigna abbandonata ed ormai ridotta a guastuglie, ma limpido nell’aria immobile che diresti averlo accanto.
E’ l’ora magica della sera, quando il sole rosso appena scomparso alla collina sembra voler dare una consegna per la notte al quarto di luna d’avorio che già si affretta a salire su dal mare.
Ci siamo raccontati la giornata, mia moglie ed io, e le emozioni tenui della nostra esistenza quieta di sposetti antichi e nonni premurosi. Che bello, essere nonni, e coccolare i figli nuovi, senza responsabilità gravose d’impegno e di doveri, ma solo speranzosi di un futuro bello. Di gioia per tutti loro e per ognuno.

Ci siamo scambiati l’anima ed ora, pianamente, le voci affievoliscono, e rimiriamo il cielo.

L’azzurro è misterioso, nella magia dell’ora, sospeso fra il fulgore e il velluto della notte. Netto, diresti, e sfuggente a un tempo, luminoso ancora e già indeciso. Sfondo sontuoso per i lontani cirri, leggeri, eterei e casti, squillanti di rosa acceso e fluttuanti in leggere movenze di una danza senza peso. Sembrano felici, lassù nell’universo, e certamente cantano, volando.

D’un tratto, luminosissimo, un punto dorato appare, e veloce corre dritto su invisibili binari frettolosi; l’urgenza di qualcuno, in distinto contrasto col piano fluttuare delle nubi.
Un aereo che va, rifletto subito, illuminato ancora dal sole all’orizzonte e rilucente nella sua pelle di lucido metallo.
Dentro, ci immagino persone indaffarate, urgenti alle bisogna del progresso, forse in vacanza, frettolosamente, o forse frettolosamente in corsa verso mete differenti e più angosciate.
La macchina fedele vola e non delude. Lassù, chissà se hanno il tempo di ammirare il cielo, così vicino a loro.

Poi, all’improvviso, la piccola stella luminosa si orna di una coda spumeggiante, candido bioccolo di neve, baffo d’argento, coda di cometa.

Come non ripensare a quei sapienti, capaci ancora di guardare il cielo, e leggerne i messaggi misteriosi?... Bellezza e urgenza, calma ed eleganza, pace familiare e canto di un piccolo esserino nero innamorato.

Piccole cose che ti entrano nel cuore, e ti spiegano la vita.

Se solo ti dai tempo per guardare il cielo.




Lucio Musto 18 agosto 2010 - parole 408
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view post Posted on 20/1/2012, 09:04
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Complimenti Lucio...... come dipingi tu con le parole.....eternizzi piacevolmente attimi vissuti che altrimenti scolorirebbero .....sei un grande!!!!! ok ok ok nopity nopity nopity
 
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view post Posted on 20/1/2012, 13:58
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CITAZIONE (sefora1 @ 20/1/2012, 09:04) 
Complimenti Lucio...... come dipingi tu con le parole.....eternizzi piacevolmente attimi vissuti che altrimenti scolorirebbero .....sei un grande!!!!! ok ok ok nopity nopity nopity

Grazie. Io onestamente penso che i tuoi complimenti siano parecchio esagerati...
Ma a me piacciono lo stesso assai!
 
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view post Posted on 20/1/2012, 14:45
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Mi ci metto pure io....Bella...l'ho detto che sei un "poeta" Bravo Lucio ;) :D
 
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view post Posted on 20/1/2012, 17:12
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grazie, mi commuovi!...

naturalmente non sempre i pensieri sono proprio goliardici...


In attesa di partire

Il fagotto delle mie cose poggiato per terra, ai miei piedi, mi ricorda i cartocci di uva zibibbo avvolta nelle felci perché lentamente secchino in forno.
Chissà perché non una normale valigia, così come ce ne sono tante, così come fanno tutti.

Io lo so perché. Con una semplice valigia non mi sarebbe tornato in mente lo zibibbo dorato ed il suo grato gusto mieloso. Il mio passato mi apparrebbe asciutto, e insapore.

Oziosamente volgo un pensiero grato al provvido suggeritore del fagotto di emozioni, ed il pensiero si fa preghiera: che la partenza sia dolce pur essa!


Lucio Musto 29 giugno 2010
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view post Posted on 18/8/2012, 05:55
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solo per caso ho rintracciato questo thread, perso fra l'informe bailamme delle mie sudate carte...
però l'idea era caruccia, e mi piaceva.

Ultimamente ho buttato giù una piccola serie di bozzetti autobiografici, raggruppandoli sotto il titolo unico di "mi ricordo di..."
Roba varia, naturalmente... l'ammiscafrancesca che ci puà stare solo dntro a 'na capa spostata comm' 'a mia!...

Ma ormai lo so che voi siete pazienti, e magari m''o ffacite fà!

Mo comincio a mettere il primo... poi vediamo come gira

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Il nonno Enrico

... in realtà, per me nonno Enrico è l'immagine vivida di una generazione andata troppo precedente perché ne avessi conoscenza diretta.
Con oltre ottant'anni sulle spalle, quando io lo conobbi, ed io ne avevo poco più di venti, il nonno Enrico (padre del padre di mia moglie) era si, un vecchio della sua epoca, ma eccezionalmente vivace e giovanile, presente, attivo e testimone spavaldo di tutte le discrepanze fra un'Italia appena nata e lanciata verso una speranza di futura grandezza e quella di un'altra Italia, che quella grandezza aveva creduto di cominciare ad assaggiarla, per finire miseramente umiliata fra polvere di piselli e razioni militari di scatolette carne e patate elargite come doni preziosi alle fanciulle che per fame sacrificavano la loro virtù!.

Il nonno Enrico, nel suo metro e sessanta di canizie rinsecchita era un gigante d'impeto fulgente, coraggio sprezzante e vitalità indomabile.
Lui, che una sera a piazza Sannazzaro disse al tassista: "guagliò, portami al Fatebenefratelli, a d'e muonace, ca m'è venuto l'infarto, e aggia murì!..."

Il nonno Enrico!... un privilegio, l'averlo conosciuto, una perdita irreparabile per l'umanità, poi che nessuno scriverà il suo romanzo!


Lucio Musto - 20/4/2012
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view post Posted on 21/8/2012, 00:38
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Un piccolo rettangolo

cercando alla cieca nel cassetto delle matite e vecchia cancelleria m’è capitato fra le mani un eburneo rettangolino di cinque centimetri esatti di lunghezza per ventitré millimetri di larghezza.
Ancor prima di guardare l’ho riconosciuto subito, al tatto, perché lo conosco da sempre.
E’ il rivestimento di avorio del tasto “Re” centrale del pianoforte di mio padre, l’ultimo pezzetto che mi resta di quel sontuoso strumento, ed uno dei radi ricordi materiali che appartennero a lui.

Questo pezzetto di avorio si staccò dal suo tasto tantissimo tempo fa, quando babbo ancora suonava, ed in quel posto non c’è voluto più rimanere. Nei miei ricordi di bambino c’è l’ostinazione di mio padre a volerlo riattaccare, con le colle di cui si disponeva allora, ma era fatica sprecata. Pochi giorni, ed il rettangolino color crema si staccava di nuovo.
Poi quel pianoforte tacque, babbo morì e non ci fu più bisogno di attaccare quel piastrino ribelle.

Come sia finito nel cassetto della cancelleria, prima che il piano fosse donato ad altri non so, ma ora eccolo qui, fra le mie mani; ed i miei occhi sembrano guardarlo per la prima volta.
Più chiaro al centro, e lucido; ai margini è più opaco, e sembra un poco sporco.
Ne osservo lo spessore, di poco più di un millimetro. Ma non è uno spessore uniforme.
Al centro è più sottile, consumato diresti, dalle infinite carezze che ha avuto dalle dita di babbo, una per ogni nota che ha suonato.

Non so perché, ma in fondo al cuore sento un piccolo moto di gelosia, per quel pezzetto d’avorio.


Lucio Musto 24 aprile 2012
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view post Posted on 4/9/2012, 18:29
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Ristorante al molo

a me capitò invece, molto più umilmente a Fano, in una bettola del porto, d'estate.

Un posteggiatore strillava canzoni napoletane... ma 'overamente accidendole!... e passava di tavolo in tavolo, disturbando tutti con la sua vociaccia stentorea ed orrenda.

Quando fu a quattro o cinque tavoli dal mio, non ce la feci più, mi alzai e gli porsi diecimila lire; una fortuna per lui, considerando anche che i marchigiani non sono rinomati per la prodigalità.

Infiniti ringraziamenti, come ovvio, ed offerta di esecuzioni personalizzate, a mia scelta!...

"Bravo, gli dissi, mo' m'hai capito perfettamente!.. m'e a fà (mi devi fare) 'na granda cortesia!..."

"A disposizione dottò, voi mi dovete solo accumandare!..."

"Eccocquà!... mittete 'a chitarra sott' o braccio, e vedi 'e 'i affaculo a perlomeno tre kilommetre 'a cca!"


E stupefacente come i marchigiani capiscano il dialetto napoletano!... lucrai un'immediato generale applauso che sembrò un'ovazione!


Lucio Musto 24 aprile 2012
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Quel primo maggio

tanti, tanti anni fa... a Sorrento...
mi sembra di sentire... forse lo ricordo strano, o sbagliato, ma scusatemi, lo ricordo così!...
come l'unico mio modo di "staccare" dal quotidiano.

Ferie, all'epoca non ne prendevo se non un giorno qua ed uno là, occasionalmente, e la famiglia, moglie, quattro figli, una villa enorme quasi pagata ma da gestire ed ancora in rodaggio... una posizione da consolidare ed una spiritualità da chiarire... impegnativi davvero, i miei quarant'anni!

Grazie alle troppe sigarette, per una volta all'anno mi fu imposto uno stop; due settimane di cure termali inalatorie a Castellammare... che per turbare al meno possibile le esigenze dei colleghi, prendevo fra fine aprile ed inizio maggio.
Due settimane di eremitaggio quasi assoluto nella casetta di Sorrento, una Sorrento ancora sonnacchiosa, in attesa dell'esplosione estiva.

La seduta alle terme al mattino presto e null'altro da fare che leggere nella poltrona del minuscolo giardino, scrivere, dipingere (a tempera o acquarello ché l'olio me lo ero vietato a causa dell'odore dei solventi) ed ascoltare musica...
Per cibo "treccia di fiordilatte" ed i primi pomodori sorrentini. Caffè e cognac.
Niente telefono, niente cellulare (ché all'epoca nemmeno esistevano!). avevo la TV, ma come sapete non ho mai avuto grande feeling...

Al mattino, verso le sei, la passeggiata fino alla stazione della circumvesuviana, a prendere il trenino delle sette per Castellammare, lungo un Corso Italia silenzioso ed avvolto nel profumo intenso delle zagare.
Sorrento, all'epoca, era ancora tutto un giardino di agrumeti, e il celebre "ovale di amalfi" ed l'arancio "di giardino" tipico della zona allora "andavano" alla grande...

Quel chilometro e mezzo di serenità assoluta, nel profumo seducente delle zagare in fiore sarebbero entrate nel mio spirito come emblema della beatitudine.
E ci sarebbe rimasto per sempre.

Lungo la strada, a quell'ora semi deserta, incontravo sempre il netturbino addetto alla pulizia dei marciapiedi.
E mi piaceva fermarmi qualche attimo a scambiare due parole per quel signore brizzolato che teneva la ramazza come uno scettro, dando dignità al suo umile lavoro, altrettanto ricavandone in reciprocità dal Lavoro scrupolosamente eseguito.

A lui ho sempre pensato come ad un piccolo principe, più che ad un operatore ecologico.

E quel mattino mi apparve strano, e stupendo, come un fiero cavaliere in alta uniforme.
Una ramazza nuova dalle barbe blu, intonate al blu elettrico della nuova tuta da lavoro, listata di appariscenti bande arancione. Immacolati guanti bianchi e parimenti bianche le scarpe ed il berrettino con lo stemma a sette losanghe del comune, argento in campo rosso.

Non seppi resistere a fare i miei apprezzamenti ad una tenuta tanto sgargiante... e forse calcai un po' la mano.
Ma il saggio Operatore ecologico mi guardò fra lo scanzonato e l'offeso, celiando:

«Ma come, solo voi scienziati di città non lo sapete, che oggi è primo maggio?... quella che indosso è la divisa estiva degli spazzini di Sorrento, che serve a voi turisti che non annusate l'aria degli aranceti per capire che da oggi comincia la "Staggione"...

ed una "Staggione" a Sorrento, è il regalo migliore che si possa avere in vita dalla Santissima Trinità!»


Lucio Musto 1 giugno 2012
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view post Posted on 19/1/2013, 15:43
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Stasera scrivevo

stasera scrivevo, e sto scrivendo ancora, della mia ora di adorazione del 17 aprile,
quella in cui mi sono detto: Da ora ho 74 anni, ma sto meglio di quando ne avevo 47!

ed è vero, anche se non ho più le pulsioni di allora, e la grinta di scalare il mondo, l'orgoglio delle responsabilità da affrontare,
la soddisfazione delle battaglie vinte, delle difficoltà superate, dei traguardi da raggiungere e raggiunti!..

Erano belle e gratificanti cose, ma erano polvere di transitorietà, caducità terrene, piccole gioie futili e passeggere.

Questi miei anni della vecchiezza hanno il profumo della consapevolezza del mio niente, ma insieme uno spiraglio sul tutto,
il buco della serratura di una porta chiusa da cui poter sbirciare un universo al di là, ancora indistinto e frammentato, che la serratura è stretta e la porta ancora chiusa,
ma già immensamente luminoso e chiaro, di quello splendore che solo ciò che è eterno può avere.

Ed insieme all'anima che si apre alla certezza di un vero che è verità e bellezza, anche il corpo sente meno il suo gravame,
il respiro doloroso diventa poca cosa ed il passo incerto si consola nel sicuro andare!.
e la Morte, la nera atroce nemica di sempre si fa meno buia, e trasmuta in una solerte portinaia che s'arrabatta impacciata
ad aprirti quella porta!.

E rendi grazie degli amori tuoi, di quelli che donasti e degli altri, tanti! che in cambio ricevesti, e dei sorrisi, i baci e di quelle mani
che sfiorarono le tue, lievi, e liete d'esserne sfiorate.

Il resto conta poco e tu, io vecchio, ora lo sento bene, forte e chiaro!



Lucio Musto 23 aprile 2012
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view post Posted on 29/4/2013, 08:45
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Io, no

Io sono un’aquila
che non sa galoppare.

Sono un cavallo
che non sa volare.

Son come un delfino
che non può abbracciare.

Io, sono un uomo
che non riesce ad amare.

E quando c’è bisogno di me,
io sono un altro.



Lucio Musto 28 marzo 2002
 
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