Le stronzate di Pulcinella

LE REGINE E GOVERNANTI PIU' ZOCCOLE DELLA STORIA

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view post Posted on 5/11/2012, 09:20
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Nella storia antica e in quella piu' moderna sono esistite regine i cui nomi, in molti casi, sono diventati sinonimi di seduttrici, o ancora peggio. Vediamone qualcuna.

MESSALINA(un'esistenza trasgressiva e sregolata)


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Valeria Messalina (Roma, 25 – Roma, 48) figlia di Marco Valerio Messalla Barbato, console, e Domizia Lepida; appena quindicenne fu costretta, per capriccio dell'imperatore Caligola, a sposare il cinquantenne cugino della madre, Claudio. Dopo che il 24 gennaio del 41 i pretoriani uccisero Caligola, lei e suo marito Claudio furono eletti imperatori di Roma. Insieme al marito fece uccidere gli assassini di Caligola, esiliò Seneca in Corsica, esiliò Giulia Livilla (sorella minore di Caligola e supposta amante di Seneca) a Ventotene dove fu uccisa, e richiamò dall'esilio Agrippina Minore, sua zia.
Giovane ed inquieta, Messalina non amava molto la vita di corte; conduceva invece un'esistenza trasgressiva e sregolata. Priva di amore, schiava degli amplessi, vuota e insoddisfatta, trovò la sua strada nel vizio sfrenato. Di lei si raccontarono (e si raccontano tutt'ora) le storie più squallide: che avesse imposto al marito di ordinare a tutti i giovani e bei sudditi di cederle, che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che si prostituisse nottetempo nei bordelli (postriboli) sotto il falso nome di Licisca dove, completamente depilata, i capezzoli dorati, gli occhi segnati da una mistura di antimonio e nerofumo, si offriva a marinai e gladiatori per qualche ora al giorno. Secondo il racconto di Plinio il Vecchio una volta sfidò in gara la più celebre prostituta dell’epoca e la vinse nell’avere 25 concubitus (rapporti) in 24 ore. Fu proclamata invicta e, a detta di Giovenale, “lassata viris, nondum satiata, recessit” (stanca, ma non sazia, smise).

Se sapeva essere molto generosa con gli uomini che accondiscendevano ai suoi capricci, era anche pronta a far eliminare con facilità quanti non vi si prestavano. Dopo le accertate relazioni adulterine con il governatore Appio Silano (che fu costretto a sposare Domizia Lepida) e l'attore Mnestere, Valeria Messalina si innamorò di Gaio Silio, marito di Giulia Silana. Gaio Silio ripudiò la moglie e divenne l'amante di Messalina e, mentre l'imperatore Claudio si trovava ad Ostia, durante una festa dionisiaca a palazzo i due amanti "si sposarono" nel 48 d.C.
Informato dal liberto Narciso, Claudio (forse timoroso che il rivale volesse succedergli sul trono) decretò la morte dei due amanti. Mentre Gaio Silio non oppose resistenza e chiese una morte rapida, Messalina si rifugiò negli "Horti Lucullani" (giardini di Lucullo) e fu uccisa da un tribuno che, mentre la afferrò per i capelli e la trafisse, avrebbe esclamato: "Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!"Cosi' si chiuse la vita di questa regina immorale, sgualdrina, assassina e corrotta.




CLEOPATRA


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Cleopatra (Alessandria d'Egitto 69-30 a.C.), ultima regina della dinastia tolemaica; regnò sull'Egitto come Cleopatra VII dal 51 al 30 a.C. ed è passata alla storia per le sue relazioni sentimentali con Giulio Cesare e Marco Antonio.Secondo le consuetudini egiziane, Cleopatra dovette regnare insieme al fratello minore, Tolomeo XIV, allora undicenne, che fu costretta a sposare.
Donna di grande cultura, intelligente, conoscitrice di molte lingue, attraente più ancora che bella, ambiziosa e spregiudicata, fu una delle personalità più notevoli del suo tempo.
I motivi per i quali tale regina fosse famosa non sono solo legati alla sua storia, al fatto che sia stata amata da due degli uomini più potenti del suo tempo, Giulio Cesare e Marco Antonio ma anche alla sua bellezza passando alla storia come Poppea, Didone, Elena di Troia e tante altre come una delle donne più seducenti della storia.Ai tempi di Cleopatra non esistevano prodotti cosmetici come noi siamo abituati a trovare nei negozi specializzati ottenuti attraverso manipolazioni chimiche ma ci si affidava unicamente a ciò che la natura offriva: sostanze naturali e vegetali abilmente scelte e preparate.
Si narra che costantemente una nave facesse spola tra l'Egitto e l'antica Grecia per portare a Cleopatra le spezie, gli unguenti, gli aromi ed i balsami di cui aveva bisogno per la sua toiletta quotidiana.
Se pertanto associamo alle indubbie doti di grazia di questa donna, la raffinata abilità dei suoi acconciatori e truccatori possiamo solo immaginare il fascino che questa grande donna emanava e che doveva esercitare sugli uomini.

POPPEA


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Tra le donne dell’antica Roma Poppea Sabina fu celebre per la bellezza e per il modo di vivere dissoluto e sfrontato; figlia di Poppea Sabina Maior, famosa per fascino e numero di amanti, e di T. Ollio, uomo politico caduto presto in disgrazia, fin da giovanissima mostrò una innata propensione per il potere e il lusso.
Lo storico latino Tacito scrisse di lei che aveva avuto ogni dono dalla natura “tranne che un animo onesto“; all’apparenza mite e riservata, celava in realtà un carattere ambizioso e naturalmente portato alla dissolutezza.
Sposò Rufrio Crispino poco più che bambina ed ebbe da lui un figlio, ma ciò non le impedì di divenire l’amante del giovane e gaudente Marco Salvio Ottone, amico di Nerone.
E proprio per interessata intercessione di Ottone, che nel frattempo ne era diventato il marito, Poppea conobbe l’Imperatore: durante un banchetto nella primavera del 58 a.C., Nerone rimase abbagliato dalla bellezza e dal fiero portamento della donna tanto da diventarne l’amante appassionato nel giro di poco tempo.Ambiziosa e senza scrupoli, Poppea fu inizialmente l'amante favorita di Nerone. Anche come amante era odiata e temuta da molti a Roma.

Ma Poppea non era solo bella, era anche intelligente e scaltra, e consapevole dell’ascendente che sapeva avere sul debole e concupito amante, iniziò da subito ad allontanare chiunque le si frapponesse come ostacolo: entrò in conflitto con Giulia Agrippina, ambigua madre di Nerone, fece allontanare il marito mandandolo governatore in Lusitania e convinse l’Imperatore a ripudiare la legittima moglie, l’irreprensibile e dolce Ottavia, dapprima relegata nell’isola di Pandataria, infine fatta orrendamente e vigliaccamente decapitare dopo una falsa e assurda condanna per adulterio
Come è noto, tra i tanti misfatti attribuiti a Nerone, c’è anche quello infamante di aver ordinato l’assassinio di sua madre; non appare troppo improbabile un incitamento in tal senso della stessa Poppea, desiderosa di eliminare dalla ristretta cerchia dell’Imperatore tutti coloro che in un modo o nell’altro mostravano ostilità verso la sua persona.
E infatti una volta liberatisi di ogni ostacolo, Poppea e Nerone si sposarono e nel 62 a.C. ebbero una bambina.Particolarmente triste fu la fine di Poppea: rimasta di nuovo incinta, fu uccisa da un calcio nel ventre datole da Nerone in un accesso d’ira.Il corpo che era appartenuto a una delle donne più belle e affascinanti che la Storia ricordi, dopo essere stato imbalsamato e profumato con essenze odorifiche, fu deposto nel mausoleo della famiglia Giulia in Campo Marzio




continua


Edited by Pulcinella291 - 22/11/2018, 17:49

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La figura di Teodora, moglie di Giustiniano, è una delle più controverse della storia di Bisanzio. L'imperatore riconosce a più riprese la sua proficua collaborazione nella gestione dello stato e, sulla stessa linea, gli scrittori a lei favorevoli lodano i provvedimenti adottati a favore, soprattutto, delle classi più deboli. I detrattori, e fra questi in primo luogo Procopio di Cesarea nella Storia Segreta, le rimproverano al contrario una giovinezza dissoluta e una condotta del tutto negativa sul trono di Bisanzio. A questa nota opera di Procopio si deve, tra l'altro, la deformazione della figura di Teodora nei termini in cui è giunta fino a noi nella mentalità collettiva; la critica più recente tende però a rivalutarla, giudicandola sostanzialmente una vittima dello storico, mosso nei suoi confronti da risentimenti personali e di casta, date le origini popolari dell'imperatrice. In occasione della rivolta di Nika, Teodora infuse coraggio negli uomini, incitandoli a resistere fino alla fine nel palazzo assediato.
Ma cosa dice di lei Procopio nella sua Storia Segreta?
Tale, per quanto ci è riuscito di tratteggiarlo, il carattere di Giustiniano. Sposò una donna: penserò io a chiarire quale ella fosse per origine e per educazione, e come, dopo il matrimonio con costui, abbia distrutto sino alle radici lo Stato romano. C'era in Bisanzio un tale Acacio, guardiano delle belve nel Circo: apparteneva alla fazione dei Verdi, il cosiddetto ‘allevatore d'orsi’. Costui morì di malattia ai tempi d'Anastasio imperatore, lasciando tre figlie: Comitò, Teodora, Anastasia. La primogenita non aveva neppure sette anni. La moglie, caduta in miseria, si unì a un altro uomo, che doveva occuparsi con lei, in futuro, della famiglia e del lavoro. Accadde però che il coreografo dei Prasini, Asterio, cedendo a denaro altrui, li rimosse da quella carica, e non si peritò a installare al loro posto colui che l'aveva compensato. In effetti, i coreografi potevano dirimere tali questioni a piacimento. Quando la donna vide il circo gremito dal popolo, poste le corone sul capo e tra le mani delle figlie, le fece sedere a mo' di supplici. Ma i Verdi non avevano intenzione di accogliere la supplica, gli Azzurri invece le reintegrarono nella carica: anche il loro guardiano, difatti, era mancato da poco. Quando le figlie divennero giovinette, subito la madre le avviò alla scena, poiché erano davvero belle: però non tutte simultaneamente, bensì a seconda che ciascuna le paresse matura al compito. La primogenita, Comitò, già brillava tra le cortigiane della sua età; Teodora la seguiva vestita di una corta tunica con le maniche, come uno schiavetto. Tra gli altri servigi che le rendeva, portava sempre a spalla lo scanno sul quale l'altra soleva star seduta nei suoi incontri. All'epoca Teodora non era affatto matura per andare a letto con uomini, né ad unirsi a loro come una donna; si dava invece a sconci accoppiamenti da maschio, con certi disgraziati, schiavi per di più, che seguendo i padroni a teatro, in quell'abominio trovavano sollievo al loro incomodo – e anche nel lupanare dedicava parecchio tempo a quest'impiego contro natura del suo corpo. Non appena giunse all'adolescenza e fu matura, entrò nel novero delle attrici e divenne subito cortigiana, del tipo che gli antichi chiamavano ‘la truppa’. Non sapeva suonare flauto né arpa, né mai s'era provata nella danza; a chi capitava, ella poteva offrire solo la sua bellezza, prodigandosi con l'intero suo corpo. Poi si associò ai mimi per tutti gli spettacoli teatrali e partecipò a ogni loro attività, assistendoli in ogni loro scherzo e burla. Era quanto mai spiritosa e salace; così, ben presto seppe mettersi in evidenza. Era persona affatto ignara di quel che fosse il pudore; mai nessuno la vide tirarsi indietro, anzi, non esitava ad acconsentire alle pratiche più svergognate, e quand'anche fosse presa a pugni e a schiaffi, riusciva a scherzarci sopra, e se la rideva della grossa; si spogliava e mostrava nudo a chicchessia il davanti e il didietro, che devono invece restare nascosti, invisibili agli uomini. Con i suoi amanti, era maliziosa e finta tonta; snervandoli con sempre nuove tecniche di accoppiamento, riusci va a legarsi per sempre l'affetto di quei dissoluti. Non pensava certo d'essere abbordata da chicchessia, al contrario, ci pensava lei a provocare chiunque capitasse, con i suoi sorrisetti, con i suoi buffi ancheggiamenti: e soprattutto tentava i ragazzini. Mai vi fu persona più succuba a qualsivoglia forma del piacere; spesso giungeva a presentarsi a pranzo con dieci giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno delle forze e dediti al mestiere del sesso; trascorreva l'intera notte a letto con tutti i commensali, e quando erano giunti tutti allo stremo, quella passava ai loro servitori, che potevano essere una trentina; s'accoppiava con ciascuno di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare la sua lussuria.

LE REGINE GIOVANNA DI NAPOLI



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Sulla città di Napoli hanno regnato due regine col nome di Giovanna, entrambe appartenenti alla famiglia d'Angiò, la prima nipote di re Roberto e la seconda sorella di re Ladislao.
Le efferatezze che si narrano sono il risultato di una sovrapposizione delle due regine che avevano, più o meno, lo stesso carattere.
Il Castel dell'Ovo era detto, anticamente, "della regina Giovanna" e tra quelle rovine si dice che si ritrovano ancora le profonde fosse, armate un tempo con aguzze punte di spade e con lame di rasoi, i "trabocchetti", nei quali precipitavano gli amanti della regina all'uscita dal suo talamo.Priva di amore, schiava degli amplessi, vuota e insoddisfatta, trovò la sua strada nel vizio sfrenato,cambiava tanti amanti quante acconciature.
Ancora, si racconta che la regina andava in giro per le scuderie a godere l'uno dopo l'altro dei suoi palafrenieri, come una novella Semiramide fece diventare lecito tutto l'illecito e morì di una morte orrenda da Pasifae in un amplesso non già con un toro bensì con un cavallo di cui si era innamorata, essendosi stancata degli uomini.
Della prima si parla anche in Francia perchè fu anche contessa di Provenza e, nella lontana Svezia, corse fama dell' amore con un giovane svedese capitato a Napoli e qui morto, Carlo Ulfsson, il figlio di santa Brigida.
Anche in letteratura ebbe diffusione perchè fu soggetto di tre drammi spagnoli, uno dei quali di Lope de Vega, una tragedia francese del Magnon, due inglesi del Savage e una provenzale del Mistral.
Col tempo la fama nefasta della seconda regina Giovanna soverchiò anche fuori Napoli quella della prima, uno dei suoi tanti amanti, Pandolfello Alopo, fu fatto ammazzare dal marito, il conte Giacomo de la Marche, che poi l'abbandonò e si fece frate, e una altro, Sergianni Caracciolo, lo fece ammazzare lei.
Nella realtà la prima si sa che fece ammazzare, o lasciò morire, il suo giovane marito, Andrea d'Ungheria, ebbe altri tre mariti ed ella stessa morì strozzata nel castello di Muro per ordine di Carlo di Durazzo. Di lei non esiste in città alcun ricordo, nè la tomba, nè alcun ritratto certo.
Della seconda, invece, si può vedere la statua nel grande monumento che ella fece erigere al fratello Ladislao nella chiesa di San Giovanni a Carbonara e la tomba che si trova ai piedi dell'altare maggiore della chiesa dell'Annunziata.


Sofia Augusta Federica zarina di Russia


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Significativa è anche la storia di Sofia Augusta Federica, che divenne zarina di Russia dal 1762 al 1796 col nome di Ekaterina Alekseevna II. Affamata di sesso, utilizzò i suoi amanti come pedine sia per arrivare al potere, sia per mantenerlo. Uno degli amanti di Caterina, Grigori Orlov, l'aiutò a sbarazzarsi del marito Pietro III, zar di tutte le Russie. Divenuta zarina continuò a coltivare la passione per gli uomini: pare abbia collezionato ventuno amanti, tutti premiati per i servigi resi. Due di questi furono i più ricompensati: Stanislao Poniatowski e Grigorij Potémkin. Il primo divenne re di Polonia, il secondo governatore della Crimea e principe della Taurine. Nonostante il suo assillo per il sesso, Caterina è tutt'ora considerata una "sovrana illuminata


MARIA CAROLINA D'AUSTRIA MOGLIE DI FERDINANDO RE DI NAPOLI

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MARIA CAROLINA d’Asburgo Lorena, regina di Napoli e di Sicilia. – Nacque a Vienna il 13 ag. 1752 da Maria Teresa d’Asburgo, imperatrice, e dall’imperatore Francesco Stefano I di Lorena. Alta, snella, mento leggermente prominente, intelligente, consapevole del proprio rango, ambiziosa, ebbe un’educazione raffinata, improntata a una rigida etichetta di corte. A sedici anni, con un matrimonio celebrato per procura il 7 apr. 1768, sposò, malvolentieri, Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli e di Sicilia. Giudicò brutto il marito che, gioviale ma grossolano, parlava in dialetto, tendeva a non assumersi responsabilità, amava solo la caccia, la pesca e gli spettacoli.Il 22 maggio 1768 insieme con il marito fece il suo ingresso a Napoli che, con i suoi 400.000 abitanti, era all’epoca la più popolosa città d’Italia e le cui bellezze naturali attiravano flussi incessanti di viaggiatori. Si dimostro' ben presto volubile, amante del potere e di dubbia moralità. I suoi anni li visse assecondando i suoi aspetti caratteriali tra i quali risaltavano la vanità, la civetteria e il bisogno di piacere. Eppure in un primo tempo si dimostro' avversa ad ogni eccentricita' e alla grossolanita' del marito , poi man mano apperve sempre piu' meno austera e perdendo ogni pudore si dimostro' un vulcano di erotismo, rivolgendosi a tanti per l'appagamento dei suo bollori sessuali.In questo contribuirono non poco le presenze a corte della Marchesa di San Marco e della duchessa di san Clemente che avevano fama di essere tra le donne piu' sozze della corte.Cosi' Carolina divenne la donna piu' corrotta e impudica del Regno e non si contarono piu' le sue tresche amorose. Divento' cosi' abile nell'arte di Venere che si convinse che tutti gli uomini potevano cadere ai suoi piedi . nella sua rete fece cadere persino un giovane sacerdote tal Ferdinando cappellano di corte , ma quando la cosa fu scoperta dal marito non esito' di accusarlo di oltraggio e il poverino fu ucciso in un sotteraneo di castel dell'Ovo.
Si dice persino che la Regina accompagnata dalle sue due dame di corte frequentava sotto mentite spoglie i bordelli di Napoli . Morira' a Vienna l'8 settembre del 1814.


Edited by Pulcinella291 - 8/4/2022, 09:29

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LUCREZIA BORGIA(donna piu’ controversa del Rinascimento italiano)
Lucrezia è stata accusata di tutto: incesto, avvelenamento, omicidio su commissione. Ma nessuna di queste accuse ha mai trovato conferma nei documenti storici ufficiali.La figura di Lucrezia ha assunto diverse sfumature nel corso dei periodi storici. Per una certa storiografia, soprattutto ottocentesca, i Borgia hanno finito per incarnare il simbolo della spietata politica machiavellica e la corruzione sessuale attribuita ai papi rinascimentali. La stessa reputazione di Lucrezia si offuscò in seguito all'accusa di incesto, rivolta da Giovanni Sforza alla famiglia della moglie, a cui si aggiunse in seguito la fama di avvelenatrice, dovuta in particolare alla tragedia omonima di Hugo, musicata in seguito da Donizetti: in questo modo la figura di Lucrezia venne associata a quella di femme fatale partecipe dei crimini commessi dalla propria famiglia.Fu una nobildonna italiana, figlia illegittima di papa Alessandro VI e della sua amante Vannozza Cattanei.
Come per il resto della sua famiglia Borgia, durante e dopo la sua vita Lucrezia fu oggetto di pettegolezzi e accuse.Le voci più insistenti che la raffigurano come «una specie di Messalina, intrigante, sanguinaria, corrotta, non succuba, ma complice del padre e del fratello»,] vennero riprese e riferite e tramandate ai posteri nelle cronache e nei libelli dai numerosi nemici dei Borgia.La famosa accusa di aver avuto una relazione incestuosa con il padre fu lanciata da Giovanni Sforza contro il Papa durante il processo di annullamento di nozze con Lucrezia, durante il quale il signore di Pesaro era stato accusato di impotenza.
Tuttavia l'accusa di incesto si diffuse rapidamente nelle corti italiane ed europee, facendosi sentire nuovamente, durante le trattative per le nozze fra Lucrezia e Alfonso d'Aragona. A queste si unì la voce di una certa promiscuità sessuale della ragazza, dovute alla relazione con Pedro Calderon. Il cronista veneziano Giuliano Priuli definirà più tardi Lucrezia «la più gran puttana che fosse in Roma» e il cronista umbro Matarazzo la descriverà come «colei che portava il gonfalone delle puttane».
Riguardo l'incesto con i fratelli, ci furono insinuazioni maligne sul fatto che Cesare avesse fatto uccidere il fratello Juan non solo perché intralciava i suoi piani politici, ma perché geloso, poiché era preferito «nell'amore da madonna Lucrezia sorella comune» dice il Guicciardini nella sua Storia d'Italia.
Come scrive una biografa inglese di Lucrezia, Sarah Bradford, il rapporto che legava i fratelli Borgia era molto stretto, in particolare quello fra Cesare e Lucrezia: «che avessero commesso incesto o no, senza dubbio Cesare e Lucrezia si amavano più di quanto amassero chiunque altro e mantennero la reciproca fedeltà fino alla fine».
Anche secondo Maria Bellonci l'accusa di incesto fraterno è dubbia, poiché Giovanni Sforza non fece nessuna allusione ai cognati nelle accuse di incesto rivolte contro i Borgia, mentre in esse accusava apertamente il papa. Altra accusa riguardante Lucrezia, e in generale la sua famiglia, è l'uso di un veleno micidiale, chiamato cantarella, con la quale i Borgia avrebbero eliminato i propri nemici, versandolo nelle bevande o sul cibo. Lucrezia Borgia morì il 24 giugno 1519 a trentanove anni portando con se verita' e misteri.

LE DONNE ZOCCOLE NELLA ROMA DEI PAPI
Anche nella Roma dei papi non mancano esempi di donne spregiudicate che, anche grazie al corpo, riuscirono a impadronirsi del potere scrivendo nuove pagine di storia.
In questo contesto possiamo inserire la storia di Marozia, che dominò la Roma del X secolo, una città condizionata dalla decadenza dei costumi di una Chiesa nella quale i valori morali erano messi da parte. Maria dei Teofilatti, detta Mariozza e poi nota come Marozia, era figlia di Teodora (sorella di Adalberto di Toscana e amante di papa Giovanni X) e del patrizio di origine germanica Teofilatto. Visse tra l'892 e il 955. Marozia, assieme alla madre, riuscì a manovrare almeno otto pontefici, tre di questi - si racconta - furono messi sul soglio di Pietro proprio da lei: Leone VI, Stefano VII e Giovanni XI suo figlio (nato da una relazione adulterina con Sergio III).
Marozia entra nella storia di Roma unendosi a suo cugino papa Sergio III a soli quindici anni (il pontefice ne aveva quarantacinque), che poi nel 911 fece probabilmente uccidere. Marozia ebbe tre mariti e i suoi matrimoni furono tutti dettati dalla sete di potere. Nel 931 riuscì ad imporre sul trono di Pietro il figlio avuto dalla relazione con papa Sergio III, che diventò a soli ventuno anni Giovanni XI. Già molto influente, con il figlio sul trono pontificio, Marozia divenne una vera papessa in pectore. Dopo aver sposato anche Alberico I di Spoleto, da cui ebbe un figlio, riuscì poi a unirsi in matrimonio con Ugo di Provenza (re d'Italia dal 926 al 947). Marozia stava anche preparando l'incoronazione di Ugo a imperatore, sfruttando la sua influenza sul figlio papa, quando l'altro figlio, Alberico II, avuto dal matrimonio con Alberico I di Spoleto, le si rivoltò contro. Con un colpo di mano si impadronì del potere in Roma, ripristinando l'autorità civile nell'Urbe e deponendo il fratellastro, papa Giovanni XI, che fu rinchiuso in prigione, dove rimase fino alla morte. Allo stesso tempo imprigionò anche la sua pericolosa madre nel terribile Mausoleo di Adriano (che sarebbe poi diventato il famoso Castel Sant'Angelo). Marozia, finì poi i suoi giorni in un convento, dove morì, presumibilmente nel 955. La storia di Marozia ha probabilmente ispirato la famosa leggenda della papessa Giovanna.





Edited by Pulcinella291 - 22/1/2013, 13:55
 
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In questo elenco non poteva mancare Fredegonda dapprima una semplice dama di compagnia – successivamente regina dei Franchi della Neustria – che dal sangue e dalla spietatezza pescherà il trono della Francia delle origini: “Un’ambizione senza confini e nessuno scrupolo morale, sembra sempre essere l’anima di tutte le azioni più turpi. Le rappresaglie e i sanguinosi regolamenti di conti anche fra parenti stretti fanno parte delle abitudini dei popoli germanici, ma in questo caso sono portate all’estremo da una donna gelida come un serpente, accecata dall’odio, professionista nell’arte dell’insinuarsi e soprattutto totalmente estranea al sentimento del rimorso. Chi la minaccia, chi la infastidisce o contrasta i suoi piani non ha scampo.
Era entrata come serva alla corte di Soissons, dove venne delegata al servizio della regina Audovera, ma la sua grande bellezza venne notata dal re Chilperico, che ne fece la sua favorita, e, col tempo, divenne anche uno dei più ascoltati consiglieri del sovrano, e la sua influenza politica crebbe a dismisura.

Il re dei Franchi di Austrasia del nord-ovest, Chilperico I, nel quadro di una politica di amicizia con il confinante Regno dei Visigoti, invidioso del suo fratellastro, il re dei Franchi di Austrasia, Sigeberto I, che aveva sposato la principessa visigota Brunechilde (Mérida, penisola iberica ca. 543 – Renève, Borgogna, autunno 613) (Brunechilde oltre ad essere bella intelligente ed istruita, aveva portato una ricca dote), decise di unirsi in matrimonio alla sorella di quest'ultima, Galsuinda, e chiese ad Atanagildo la sua mano, che non gli fu rifiutata.
Chilperico, dopo aver ripudiato la prima moglie, Audovera ed aveva allontanato da sé Fredegonda, la sua concubina favorita, sposò Galsuinda.
Non molto tempo dopo però Fredegonda tornò ad essere la concubina di Chilperico e l'ambiente per Galsuinda divenne ostile, in quanto tra le due donne vi furono frequenti litigi, tanto che Galsuinda, pur se aveva abbandonato l'arianesimo, chiese il permesso di tornare in patria, lasciando al marito la ricca dote. Il marito, con giuste parole, la riuscì a lusingare e a farla desistere dal suo proposito, ma forse istigato dall'amante, Chilperico, nel 568, fece uccidere Galsuinda, secondo Gregorio di Tours, la fece strangolare nel letto da un servo.
Fredegonda, nel 568, finalmente poté sposare Chilperico: l'omicidio di Galsuinda però diede origine a una guerra civile che a più riprese mise la Neustria, di cui nel frattempo Chilperico era divenuto re, contro l'Austrasia e che si concluse solo nel 613, con la vittoria di Clotario II, figlio di Chilperico e Fredegonda, su Brunechilde e il suo pronipote Sigeberto II, in nome del quale reggeva il trono.

Sigeberto I, sollecitato dalla moglie, Brunechilde, per vendicare la morte della cognata, mosse guerra a Chilperico e solo dopo una serie di battaglie vittoriose, con la mediazione del fratello Gontrano, chiese ed ottenne che i territori che Galsuinda aveva portato in dote al marito (Limoges, Cahors) passassero al patrimonio di sua moglie Brunechilde.
Nel 575, la guerra tra Chilperico e Sigeberto riprese e quest'ultimo occupò la Neustria e ne venne acclamato re. Subito dopo però venne fatto assassinare da due sicari di Fredegonda.
Dopo la morte di Sigeberto, Chilperico catturò Brunechilde che fu tenuta prigioniera a Rouen, da cui però riuscì rocambolescamente a fuggire e a riconquistare il suo regno in nome del figlioletto, Childeberto II, di soli cinque anni. Le città di Poitiers e Tours, rimasero nelle mani di Chilperico.
Fredegonda, per assicurare il trono a suoi figli, avuti da Chilperico, prendendo a pretesto il matrimonio celebrato segretamente tra Brunechilde e il secondogenito di Audovera, Meroveo, verso il 576, lo fece uccidere e fece esiliare san Pretestato, colpevole di aver celebrato le nozze tra Brunechilde e Meroveo e di aver pubblicamente denunciato i crimini di Fredegonda. In un secondo tempo, verso il 580, anche Audovera (che era stata esiliata in un monastero), in modo crudele, e l'ultimo figlio maschio di Audovera, Clodoveo.
Ma, in quello stesso anno, i suoi due figli maschi ancora in vita erano morti, per un attacco di dissenteria.
Subito dopo la nascita dell'ultimo figlio Clotario II, nel 584 Chilperico morì, ucciso da uno sconosciuto che riuscì a dileguarsi (secondo l'Ex chronico S. Medardi suessionensis, Fredegonda, definita pessima, fu la mandante occulta dell'omicidio del marito, dopo che aveva scoperto che lui la tradiva) e Fredegonda assunse la reggenza in nome del figlio: ebbe buoni rapporti con suo cognato Gontrano, re di Burgundia, che però aveva nominato suo erede al trono, Childeberto II, figlio di Brunechilde e Sigeberto I, mentre continuò a tramare contro Brunechilde.

Dopo la morto Gontrano (592), Fredegonda invase la Borgogna, che ora costituiva un unico regno con l'Austrasia, e sconfisse gli austrasiani a Leucofao (596) e prese Parigi, ma, secondo Fredegario, morì l'anno dopo, a Parigi, dove fu sepolta, accanto al marito, nel monastero di San Vincenzo, che in seguito divenne famoso col nome di Saint-Germain-des-Prés



[color=red]Anna Ivanovna Romanova detta Anna di Russia spietata e stravagante
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Anna era figlia di Ivan V di Russia e come tale nipote di Pietro il Grande. Nel novembre del 1710 Anna sposò Federico III Guglielmo, duca di Curlandia ma rimase vedova poco dopo nel gennaio 1711 quando il marito morì durante il viaggio di ritorno da San Pietroburgo. Dal 1711 al 1730 Anna rivestì dunque il ruolo di duchessa di Curlandia servendosi di un residente locale russo, Peter Bestuzhev, quale suo consigliere (e forse anche amante). Lasciando sfumare ogni proposta o ipotesi, ad ogni modo, Anna decise dopo la morte del marito di non risposarsi più sebbene fosse risaputa la sua lunga relazione con Ernst Johann von Biron, suo favorito.
Alla morte di Pietro II, non essendovi alcun erede diretto al trono, il consilio privato di stato presieduto dal principe Dmitri Galitzine, prescelse Anna come imperatrice. L'intento dei membri del consilio, tutti appartenenti all'aristocrazia terriera (boiari), era quello di porre sul trono una figura facilmente influenzabile che accettasse di sottoscrivere decreti che avrebbero limitato il potere imperiale. Anna stravolse invece questi piani e, sfruttando le simpatie che possedeva presso i reggimenti della guardia imperiale e l'appoggio della piccola nobiltà, si impose come una vera autocrate.
Uno dei primi provvedimenti di Anna divenuta zarina fu quello di reintrodurre l'uso della polizia segreta che utilizzava per intimidire e terrorizzare chi si opponesse alla sua politica. La sua durezza di governo si espresse con l'esiliare circa 30.000 persone in Siberia, gran parte di questi appartenenti al gruppo dei Vecchi credenti.
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Il regno della zarina Anna di Russia venne segnato anche da una serie di stravaganze che fecero della sua corte una delle più discusse dell'epoca. Anna, era risaputo, amava scherzare e giocare coi cortigiani, spesso umiliandoli o costringendoli a pratiche vergognose come nel caso del principe Nikita Volkonski che era obbligato a preparare personalmente della crema con cui nutrire il cane della zarina, o la moglie di questi che era costretta a passare foglia a foglia coi propri denti la lattuga per il coniglietto domestico dell'imperatrice. Il principe Volkonski venne costretto con una finta cerimonia a sposare il principe Galitzine, vestiti da uccelli.
Goduriosa nell'umiliare la vecchia nobiltà, fece sposare il vecchio principe Galitzine (il quale era incorso nella rabbia della zarina sposando una nobildonna italiana cattolica), con una delle sue serve Avdotaya Ivanovna dopo la morte della prima moglie. La coppia venne invitata dopo la cerimonia a cavalcare insieme un grande elefante col quale raggiungere una parte del giardino imperiale ove si trovava una grande grotta di ghiaccio appositamente costruita per l'occasione e dove i due novelli sposi dovettero trascorrere tutta la notte nudi. La struttura era costata la somma di 30.000 rubli e disponeva di un letto, un orologio, una statua di Cupido, una di un elefante e una di un delfino, tutti rigorosamente intagliati nel ghiaccio.

Anna talvolta si divertiva a far suonare le campane d'incendio in diverse zone di San Pietroburgo per osservare la prontezza e le reazioni al panico della popolazione locale


Edited by Pulcinella291 - 8/4/2022, 09:33
 
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