| Vorrei ricordare, come da titolo, antiche figure, ormai scomparse, cui l'arte di arrangiarsi, per guadagnarsi 'a jurnata, colorava le giornate di Napoli.
Nelle antiche foto Alinari ho avuto modo di vedere che c'erano dei chioschi dove si cuocevano i maccheroni, in generale spaghetti, e gli avventori che li mangiavano con le mani, credo che fosse alla fine dell'800'. Ma ricordo benissimo quei venditori di mini sfilatini che riempivano con la ricotta di fuscella. Avevano una grossa cesta da cui sporgevano molti spiedini di legno sui quali erano infilati gli sfilatini, altyernati con rametti di foglie. C'erano poi i venditori di pizze per le strade del centro, in prossimitā del mercato. Essi avevano un ruoto, chiuso con coperchio tronco conico, in generale ramato, che poggiava sulla cercina che portavano in testa. Moltissimi erano i chioschi che vendevano gassose al limone scrupolosamente fatte con acqua ferrata, ed in alternativa vendevano la sola acqua nelle mummarelle e, negli anni 50', una bevuta d'acqua ferrata costava 10 lire. Nei vicoli di via Duomo, nei pressi degli Incurabili c'erano artigiani che fabbricavano cappelli da uomo impeccabili, meglio dei Borsalino, per non parlare dei guantai. C'erano centinaia di piccoli laboratori che li preparavano su misura. A Santa Lucia c'erano alcuni negozzi (Barra, Grosso, etc..) che vendevano esclusivamente guanti ai turisti stranieri, in special modo gli americani. C'era chi riparava gli ombrelli, chi con un bancariello all'angolo della via, riparava occhiali, penne stilografiche, accendisigari. Appena uscite, nel dopo guerra, le calze di nylon, che costavano parecchio per le possibilitā di allora, quasi contemporaneamente, apparvero le riammagliatrici. Avevano piccoli locali, o magari poggiavano in una merceria centrale, e con la loro macchinette riparavano le frequenti smagliature.
Adesso ricordatene anche voi che state leggendo...
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