Le stronzate di Pulcinella

STORIA DEL CALCIO NAPOLI-ANEDDOTI, CURIOSITA', INTRIGHI E MISTERI

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Pulcinella291
view post Posted on 14/5/2013, 08:52 by: Pulcinella291
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Il calcio a Napoli è nato nel 1904 con il Naples Cricket and Football Club, si giocava sul Campo di Marte, dalle parti di Capodichino e ancor prima sul terreno sconnesso del Mandracchio, nella zona del porto, vicino l’attuale Via Marina .La maglia era blu e celeste, il presidente era Luigi Salsi, imprenditore edile di origini emiliane. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e qui ora vogliamo raccontare alcuni eventi che hanno fatto la storia del calcio nella nostra citta'.Una storia lunga piu' di cent'anni fatta di aneddoti e curiosità ma anche di intrighi e misteri, insomma ricostruiremo anche attraverso le immagini e documenti filmati alcuni momenti salienti che a volte ci faranno sorridere, altre volte ci faranno arrabbiare ed altre ancora ci faranno gioire. Siete pronti ?Partiamo!

I PRIMI SPETTATORI PAGANTI PER ASSISTERE ALLE PARTITE

Fino ad allora si era sempre giocato su campetti sterrati ed improvvisati, al “Campo di Marte” in zona Capodichino dove ora c’è l’aereoporto e al “Mandracchio” in via Cristoforo Colombo nei pressi del porto. Il primo vero campo è quello di via Campegna, proprio dietro all’attuale stazione di “Campi Flegrei”, non distante dal San Paolo a Fuorigrotta, oddio, non si poteva chiamare un vero stadio, ma almeno c'era uno spazio adeguato . Non c'erano spogliatoi e i giocatori arrivavano gia' in divisa e così, dopo la gara, se ne andavano. Fra gli spettatori abbondano contessine, marchese e duchesse, notabili e “gagà" il piu' delle volte ilari nel vedere uomini che correvano dietro una palla.
Dopo pochi anni e c’è un primo salto di qualità. Ad Agnano, proprio dove oggi c’è l’ippodromo ecco spuntare la prima vera struttura dedicata al calcio. Nell’ottobre del 1912 si inaugura il campo, fornito di spogliatoi in legno e di un settore, pure ligneo, destinato agli spettatori. I dirigenti di allora provano anche a far pagare il pubblico.Mezza lire costerebbe il biglietto per assistere alle partite del Naples, ma sono in pochi a passare dal botteghino. La maggior parte preferisce sfruttare i rilievi del terreno adiacente al rettangolo .
Sul terreno di gioco si alternano il Naples e l’Internazionale, società di poco più giovane. Il portiere di una di queste due ha una curiosa abitudine: si porta una sedia e su quella vi si siede, quando l’azione di gioco è lontana. Contemporaneamente si gioca anche da un’altra parte. Al “Vittorio Emanuele III"sul campo del Poligono di Tiro fu inaugurato nel 1913 In precedenza ospitava soprattutto polli e tacchini. Le prime partite del Naples e dell’Internazionale, disputate su un fondo sabbioso e irregolare, cominciarono così ad avere anche gli spettatori paganti. Si giocava in una zona antistante le varie postazioni di sparo del tiro a segno. Tra il primo e il secondo tempo, un rappresentante delle società raccoglieva i soldi per l'ingresso con un blocchetto di ricevute. Arriva la prima guerra mondiale e la vittoria italiana non contribuisce a risolvere il problema stadio di Napoli che oltre Al “Poligono” ed Agnano, si appoggia pure a un piccolo stadio all’interno dell’Ilva di Bagnoli.


Spalti in legno, senza curve per un massimo di 8mila posti in piedi, proprio sotto Posillipo. E’ il campo dell’Ilva Bagnoli, ma a turno vi si appoggiano pure il Naples, l’Internazionale e la Pro Napoli. Piccole realtà dilettantistiche che, vengono sistematicamente battute non appena varcano le soglie della Campania. Società che abbisognano di una svolta. Sul piano organizzativo e su quello della mentalità.


I PRIMI TIFOSI NAPOLETANI
le prime manifestazioni di giubilo da parte dei napoletani si verifico' nel 1905, quando fu orgnaizzato in maniera molto estemporanea una partita di calcio , tra il Naples da poco fondato e un gruppo di marinai inglesi arrivati nel porto. Gli inglesi erano considerati i veri inventori del calcio , percio' la partita fu molto sentita nell'ambiente cittadino.Si gioco' a Bagnoli e vinse clamorosamente il Naples per 3-2. Grandissimo fu il tifo da parte dei napoletani che per la prima volta accorsero in massa ad assistere ad una partita di pallone. La vittoria fece subito il giro della citta'e, forse, fu cosi' che i napoletani cominciarono ad appassionarsi a questo nuovo gioco.

PER UNA PARTITA DEL NAPOLI CI FU LA PRIMA RADIOCRONACA
Essendo uno dei club più seguiti del paese, il Napoli si è spesso distinto non solo in ambito calcistico ma anche nella cultura partenopea e italiana. La partita di spareggio Napoli-Lazio del 23 giugno 1929, valida per l'ammissione al primo campionato di Serie A a girone unico, fu il primo incontro di campionato a essere trasmesso in una rudimentale "radiocronaca" (non si può parlare di radiocronaca vera e propria, in quanto quest'ultima venne introdotta in Italia solo qualche anno dopo); infatti il Mezzogiorno sportivo, quotidiano di Napoli, aveva inviato allo stadio di Milano (dove si disputò lo spareggio) un giornalista, che durante la partita telefonava alla redazione descrivendo le varie azioni di gioco; il contenuto della telefonata veniva poi trascritto dal giornalista Michele Buonanno che inviava i dispacci a un altro giornalista, Felice Scandone, che ne leggeva il contenuto da un balcone, informando così la folla in trepidante attesa dell'andamento dello spareggio. La partita, per la cronaca, terminò 2-2 ed entrambe le squadre vennero ammesse al primo torneo di massima serie a girone unico.


IL CAVALLINO RAMPANTE ED IL CIUCCIO

Nel primo anno di vita del Napoli, cioè nella stagione 1926-27 la squadra aveva come emblema un cavallino rampante, come quello della Ferrari. Ma quell'anno fu estremamente sfortunato,l'Associazione Calcio Napoli terminò ultima con un solo punto, conquistato contro il Brescia in casa (0-0), in 18 partite con ben 61 gol incassati. E fu cosi' che il giornale satirico "o Vache e pressa"paragono' il cavallino rampante al famoso ciuccio di Fichella molto contemplato nei detti partenopei ”con “trentaseie chiaje (piaghe) e ‘a coda fraceta".Da quel momento molto spesso i tifosi portarono al campo un asinello in carne ed ossa con la maglietta azzurra del Napoli:

LA MAGLIA NEL MOMENTO DELLA FONDAZIONE

Al momento della fondazione fu adottata una maglia di colore azzurro in riferimento al colore della Casa Reale dei Borbone di Napoli con colletto celeste e pantaloncini bianchi. Da allora l'azzurro è rimasto nella maglia sino ad oggi, mentre è aumentata la presenza del bianco.Nel 1965-66 il presidente azzurro Roberto Fiore, per scaramanzia, decise di cambiare i colori della maglia del Napoli: in quella stagione gli azzurri giocarono con una maglia bianca con fascia trasversale azzurra. Già a partire nella finale di coppa Italia, quando il Napoli vinse il primo titolo dei quattro, contro la Spal la squadra partenopea indossò una inconsueta maglia rossa con bordi bianchi per non confondersi con la casacca spallina biancoazzurra. Questa terza divisa fu usata altre volte al San Paolo negli anni 60 quando la regola era che a cambiare casacca per problemi cromatici con gli avversari, era la squadra di casa e non quella in trasferta. Regola che poi sarà invertita nel 1969.



Mister Garbutt, i calciatori del Napoli e le ballerine di Macario


L'appellativo Mister con cui vengono abitualmente indicati i moderni allenatori di calcio viene fatto derivare dal modo in cui Garbutt - da poco giunto sul suolo italiano - veniva salutato ed indicato, appunto Mister Garbutt. Nel 1929, fu chiamato ad allenare il Napoli da Giorgio Ascarelli per partecipare al primo campionato di Serie A della storia, dopo che la squadra, fondata da pochi anni, aveva raggiunto piazzamenti poco soddisfacenti, ultimo posto nella stagione d'esordio, terzultimo l'anno dopo e per finire l'ultimo posto utile alla qualificazione per il campionato di Serie A, pochi mesi prima della sua assunzione. Cambia i metodi d'allenamento, facendo esercitare i giocatori nel dribling, a colpire la palla di testa ad altezze sempre maggiori e forzando chi usava solo un piede ad usare l'altro facendo in modo che questo fosse il solo ad indossare la scarpa da calcio negli allenamenti; instaura quindi una disciplina ferrea, lasciando poco tempo libero ai suoi calciatori. A Napoli rimane sei anni, raggiungendo per due volte il terzo posto in campionato.
Abbiamo detto della sua disciplina ferrea , i giocatori erano continuamente controllati anche di notte. E fu cosi' che alla vigilia di una importante partita nell’Hotel Sitea dovette passare una notte in bianco.
Nell'hotel erano ospitati sia i calciatori del Napoli che le ballerine di Macario a quel tempo il re della rivista.
L'allenatore si accorse subito che tra i giocatori e le formose ballerine era nato un certo feeling e monto' di guardia. Furono in molti quella notte ad essere ricacciati nella propria stanza dal mister inferocito.
Morale della favola , i calciatori passarono una notte insonne e persero la partita 3 a 0.



SENTIMENTI II il portiere del Napoli pararigori, insegui' per il campo il fratello che gli segno'

Arnaldo Sentimenti (Bomporto, 24 maggio 1914 – Napoli, 12 giugno 1997) era il secondo di cinque fratelli tutti calciatori: Ennio (I), Vittorio (III), Lucidio (IV) e Primo (V), pertanto è noto anche come Sentimenti II.
Dopo aver trascorso quattro anni tra le serie minori italiane, con le maglie di Crevalcore ed Urbino, venne notato dall'inglese William Garbutt, allenatore del Napoli di quei tempi, in una partita del 1934 proponendogli di fare un provino per il Napoli, che venne superato. Arnaldo ebbe l'occasione di giocare con continuità solo dopo il ritiro dell'estremo difensore Giuseppe Cavanna. Sposo' una ragazza napoletana e a fine carriera visse fino alla morte al Vomero.Con il Napoli giocò ben 12 campionati dal 1934 al 1948 e fu il capitano negli ultimi 8. Giocò complessivamente 227 partite (195 in Serie A e 32 in Serie B) ed è ancora oggi tra i portieri del Napoli rimasti imbattuti più a lungo, con circa 800 minuti d'inviolabilità della porta.
Ebbe la fama di pararigori. tra gare di campionato, di Coppa ed amichevoli, parerà ben 32 penalty, dodici dei quali consecutivi nella stagione 1941-42. Curioso che a mettere fine a quella lunga imbattibilità fu proprio il fratello, Sentimenti IV, anche lui portiere, detto “Cochi”, passato poi alla Juve per una luminosissima carriera. Capitò che in Napoli- Modena il 17 maggio del 1942, all'Ascarelli di mattina (spesso durante il periodo di guerra si giocava a mezzogiorno perché a quell’ora i bombardamenti ed i relativi allarmi erano meno frequenti) Sentimenti IV , che oltre ad essere un apprezzato rigorista, sapeva giocare anche all’attacco, sul 2-0 per il Napoli, volle tirare un penalty concesso dall’arbitro Bellè. Tra il sorriso beffardo di Sentimenti II, forte del fresco primato, abituato a ben altri tiratori (aveva neutralizzato anche Piola, Meazza e Frossi), il fratello modenese realizzò il rigore con una finta ed una cannonata all'incrocio dei pali, che piegò Arnaldo, nonostante questi avesse intuito la traiettoria. Sentimenti II, ovviamente stizzito, non tanto per il gol del 2-1, ma per l’inviolabilità interrotta, inseguì il fratello per buona parte del campo.


LA PRIMA RETROCESSIONE DEL NAPOLI:UN VERO INTRIGO POLITICO

Era il campionato 1941-42 il Napoli ed il Livorno viaggiavano in cattive acque, l'ultima di campionato era decisiva per la permanenza in serie A di una delle due compagini.
Il Napoli doveva giocare con il Genoa e i labronici col Milan. Il genero del giudice Galeazzo Ciano,livornese di nascita, si mosse attivamente per evitare la retrocessione del Livorno.
Convocò i Federali di Genova e di Milano e ai due – si racconta – venne ventilato una possibile destituzione dall’incarico qualora il Livorno fosse retrocesso. Entrambi i Federali si mossero, quindi, per catechizzare le società ed i giocatori del Milan (perché non si impegnassero contro il Livorno) e del Genoa (perché giocassero allo spasimo contro il Napoli nella partita decisiva nell’ultima giornata). Il piano riuscì perfettamente. Il Milan si fece battere clamorosamente in casa dal Livorno (2-0) mentre il Genoa lottò alla morte e travolse per tre a zero il Napoli.

QUANDO CROLLO' LA TRIBUNA DELLO STADIO DEL VOMERO

Lo stadio "Arturo Collana" fu costruito come stadio di calcio alla fine degli anni venti, e inizialmente prese il nome di "Stadio XXVIII ottobre". Ospitò saltuariamente le partite interne del Napoli calcio, divenendone in seguito il campo ufficiale durante la stagione 1933-1934 a causa dei lavori di ristrutturazione dell'Ascarelli, scelto per ospitare la coppa del mondo italiana nel 1934.
Nel corso della seconda guerra mondiale il Napoli vi tornò a giocare solo nel 1942 e per breve tempo: dopo l'8 settembre 1943 fu requisito dalla Wehrmacht ed utilizzato dalle SS come campo di concentramento nel quale rinchiudere i napoletani da inviare in Germania, provocando la reazione dei cittadini, sfociata poi nelle Quattro giornate di Napoli.
Nell'immediato dopoguerra l'impianto, ribattezzato (ma per breve tempo) "Stadio della Liberazione", tornò ad ospitare la squadra azzurra, essendo l'unico in città a garantire un minimo di agibilità. Nel 1946, durante la partita Napoli-Bari, alla rete di Lushta, la prima del giocatore albanese coi partenopei, l'esultanza fu tanta e scomposta da provocare il cedimento di un settore della tribuna, col conseguente crollo ed un bilancio di 114 feriti.
L'utilizzo dello stadio avrebbe dovuto essere una soluzione provvisoria, anche per l'inadeguatezza della capienza, ma tale situazione di precarietà si protrasse invece per 15 anni, fino all'inaugurazione del nuovo Stadio San Paolo a Fuorigrotta (1959)

UNA PRESUNTA COMBINE TRA IL NAPOLI E LA ROMA, SCATENO' I TIFOSI

Era il campionato (1946-47) il Napoli era da tempo gia' in zona sicurezza, mentre la Roma aveva estremo bisogno di punti per salvarsi. Si era a tre giornate dal termine quando si gioco' al Vomero lapartita che fece gridare allo scandalo.
Il Napoli presento' una formazione oltremodo rimaneggiata e la squadra capitolina vinse inaspettatamente per 3 a 0 con due reti Krieziu che nella stagione successiva fu trasferito dalla Roma riconoscente "a prezzo scontato" al Napoli. I tifosi per questo contestarono la squadra e quando la domenica successiva contro la Lazio si pareggio' 0 a 0, si scateno' un vero e proprio putiferio, con lancio di bottiglie e pietre.Una pietra colpi' il terzino del Napoli Mario Pretto (Schio, 7 ottobre 1915 – 2 aprile 1984-10 stagioni in maglia azzurra ) che la rilancio' sugli spalti , incattivendo ancor piu' la folla che assedio' gli spogliatoi. Pretto si salvo' uscendo dallo stadio vestito da poliziotto.

UN'ALTRA STRANA COMBINE COL PADOVA
Era il 1951 ultima di campionato, il Napoli, gia' salvo, doveva giocare contro il Padova bisognoso di punti per la salvezza. patavini dovevano vincere per non retrocedere. Il Napoli, invece, era già impegnato nella campagna di potenziamento ed aveva già gettato molte rete, qualcuna anche a Padova e precisamente per un attaccante. Si “narra” che i dirigenti veneti si raccomandarono al dinamico “reggente” azzurro Gigino Scuotto di non infierire, ottenendo un sorriso ed una promessa di…scambio merce. Alcuni calciatori del Napoli vennero avvicinati dalla dirigenza azzurra e catechizzati di non infierire piu' di tanto.
Dopo poco dall'inizio un fallo in area e fu calcio di rigore in favore del Padova.

Mentre tutti i dirigenti si aspettavano un gol facile, Giuseppe Casari (Martinengo, 10 aprile 1922)uno dei piu' grandi portieri nella storia del Napoli paro' il rigore.
Cavolo! Erano andati in fumo tutte le premesse di combine?Ma no! 4 minuti dopo , altro atterramento in area ed altro rigore e nuova eccezionale respinta di Casari che sventò prima il penalty e poi neutralizzò anche il successivo tiro ravvicinato dei biancorossi, tra gli sguardi risentiti dei dirigenti patavini e l’imbarazzo di quelli azzurri. Evidentemente l'ottimo Bepi Casari non era a conoscenza degli accordi. Il Padova alla fine vinse lo stesso per 2-0 e si salvò . I dirigenti delle due squadre alla fine della partita evitarono pure di salutarsi.

Continua .

Edited by Pulcinella291 - 3/6/2013, 17:16
 
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