Le stronzate di Pulcinella

STORIA DEL CALCIO NAPOLI-ANEDDOTI, CURIOSITA', INTRIGHI E MISTERI

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Pulcinella291
view post Posted on 17/5/2013, 09:13 by: Pulcinella291
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PER UN GRANDE NAPOLI VOTA ACHILLE LAURO

"'O cumundante"nel dopoguerra, dopo una iniziale adesione al movimento dell'Uomo Qualunque, si avvicinò al movimento monarchico di Alfredo Covelli, determinando con il suo apporto finanziario la nascita del Partito Nazionale Monarchico (PNM.
Come uomo politico fu dotato di grande carisma e addirittura "venerato" da gran parte dei napoletani, tanto che nelle elezioni comunali del 1952 e 1956 riuscì ad arrivare fino a circa trecentomila preferenze, quota mai raggiunta prima da un candidato alle elezioni locali
Nell'elezioni comunali del 1952, Don Achille utilizzo' anche il Napoli nella . sua campagna elettorale,fece affiggere per la citta' manifesti con uno slogan diventato famoso:"Per un grande Napoli ed una grande Napoli, vota Achille Lauro".Comunque, Lauro, sindaco di Napoli, mantenne le promesse con i tifosi. Quell’anno, oltre a Pesaola e Vitali, fu acquistato soprattutto Hasse Jeppson, campione svedese dell’Atalanta, grazie al versamento record di 105 milioni.


L'ACQUISTO DI VINICIO E IL MISTERO DEI NONNI AVERSANI

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Don Achille, oltre a Jeppson compro' nel 1955 un altro calciatore che entrera' di diritto nella storia del Napoli:il brasiliano Luiz de Menezes Vinicius, ribattezzato a Napoli Vinicio.
A dir la verita' si voleva comprare un altro brasiliano Da Costa che poi passo' alla Roma. Vinicio era in giro per l'Europa con il suo Botafogo di cui era diventato l'idolo quando a Roma fu avvicinato da Monzeglio l'allenatore del Napoli:"“Stavo sotto la doccia - racconterà Vinicio- a partita da poco conclusa, quando mi si avvicinò un signore simpatico, sorridente, in compagnia di Rocha. Disse il suo nome nel porgermi la mano, ma non capii molto. Poco dopo, invece, Carlito mi disse che era l’allenatore del Napoli, Monzeglio, il mio futuro tecnico nel Napoli di Jeppson, il centravanti che avevo tanto ammirato durante la Coppa Rimet del 1950”. Ma per tesserarlo c'erano dei problemi nel Napoli c'erano gia' tre stranieri ( (Jeppson, Pesaola, Vinyei), e ne sono consentiti solo due, si tenta di trovare un parente italiano a Vinicio. Un parroco di Aversa scova nella cittadina casertana una famiglia con il cognome della madre di Vinicio, Amarante, e sostiebe che una donna con quel nome, emigrata in Brasile, è la nonna del giocatore. Senza i documenti necessari, la parola del parroco vale però zero e Lauro è costretto a cedere l'ungherese Vinyei. Piccolo aneddoto: quando si sparge la voce dei presunti parenti di Aversa, un giorno Vinicio è raggiunto all'Hotel Parker's, dove alloggia, da una folla di aversani che lo chiamano zio e cugino e nipote mio. Avrà il suo daffare ad allontanarli. La sua prima partita col Napoli fu davvero memorabile.
Fischio d'inizio e palla al centro. Vinicio tocca ad Amadei, il "fornaretto" passa indietro a Castelli, il mediano lancia in avanti, Vinicio parte a razzo ed è sulla palla, travolge Grosso e Bearzot e, dal limite dell'area, fionda un missile sotto la traversa del portiere Rigamonti. Gol in soli 40 secondi dall'inizio della partita. Un debutto fulminante.

ANNIBALE FROSSI( “A CIUCCIUVETTOLA)suggeri' inascoltato l'acquisto di Rivera e Picchi

Nel 1959 Lauro (proprietario del club a tutti gli effetti, sebbene ne delegasse la gestione ad un dirigente) ingaggio' come allenatore Annibale Frossi(Muzzana del Turgnano, 6 agosto 1911 – Milano, 26 febbraio 1999). Dopo una campagna acquisti che portò in Campania Schiavone, Cuman e Rambone, i partenopei si trovarono alla quarta giornata senza aver guadagnato un punto, con un bilancio di due reti segnate e dieci subite. Fu subito esonerato e Lauro ebbe a dire:"“ Cu chelli lente nere, Frossi me pareva ‘na ciucciuvettola".Fu quindi sostituito l'11 ottobre 1959 da Amadei che alla prima partita, il 18 ottobre 1959, diede i primi punti alla squadra, frutto di una vittoria casalinga contro l'Atalanta per 1-0. Retrocesso al ruolo osservatore del club, carica occupata proprio da Amadei poco prima, suggerì invano a Lauro l'acquisto di Picchi e Rivera.

L'ABOMINEVOLE UOMO DELLE NAVI


Era questo l'appellativo che qualcuno diede al Comandante per i suoi modi bruschi e spiccioli, come quando se la prese con Monzeglio per gli scarsi risultati .
In una intervista infatti, ne dice di tutti i colri nei confronti dell'allenatore. In questo senso anticipa un futuro fatto di scoop, esclusive e bombe sensazionali del giornalismo sportivo. Poi sparisce. Monzeglio non si dà pace, gli manda le sue dimissioni. Lauro gli scrive un biglietto:
"Le respingo nettamente e la prego di rimanere al suo posto. Distinti saluti".
Monzeglio resta ma non è più lui anche se il Napoli finisce al quarto posto. La Napoli sobillata dal comandante a suon di quintali di maccheroni regalati al popolo, è tutta contro Monzeglio.
Un giorno negli spogliatoi Lauro se la prende perfino con Jeppson. Monzeglio si mette in mezzo e rinnova le sue dimissioni. "Stai zitto e resta al tuo posto" lo rimbecca Lauro. Un giorno arriva a Napoli Gigi Peronace, general manager del Birmingham e Lauro gli offre questa stessa carica nel "suo" Napoli. Il buon Peronace gli presenta un sacco di progetti stupendi e termina l'esposizione dicendo: "Presidente lei la domenica deve starsene in tribuna, non in campo, ad ammirare lo spettacolo". Figuriamoci. Lauro non gli fissa nemmeno un appuntamento per discutere i dettagli. "Stateve buono" gli risponde e lo congeda per sempre.

L'ACQUISTO DI CANE'(pigliamme a chiste , è 'o cchiu brutto)

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Faustinho Jarbas meglio noto come Cané (Rio de Janeiro, 21 settembre 1939)fu acquistato dal Napoli per trentamila dollari dell'epoca nel 1962.
Una curiosita' interessante è rappresentata dal fatto che fu scelto direttamente da Lauro che non lo aveva manco visto giocare.
Lo scelse in fotografia e ando' cosi' :Andò così. Lauro chiamò Gigino Scuotto e gli disse che un procuratore di giocatori brasiliani, tale Josè de Gama, gli aveva scritto proponendogli l’acquisto di alcuni calciatori carioca, inviandogli anche delle foto, come fossero delle pin-up girl. Sarebbero venuti a Napoli a provare senza alcun impegno, con la sola spesa della metà del prezzo del viaggio. Lauro mostrò a Scuotto le foto dei giocatori e indicandogli quella di Canè, gli disse : “Vedi, Gigì, io voglio prendere chisto, perché è ‘o cchiù brutto. Chist’è niro, gli avversari si spaventeranno e lui farà i gol. Pigliàmmelo!"
E fu cosi' che Cane' divenne uno degli acquisti piu' indovinati del comandante

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Militò nel Napoli dal 1962 al 1969 e di nuovo dal 1972 al 1975, segnando 56 reti.




BUGATTI L'OTTAVIO VOLANTE

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Che Ottavio Bugatti sia stato uno dei migliori portieri della storia del Napoli è da molti risaputo, ma, forse sono in pochi a sapere o ricordare che la sua migliore partita l'ha disputata a Torino il 24 novembre 1957, contro la Juve. Il portiere azzurro vincitore del “Premio Combi” era emozionato di dover ricevere dalle mani del presidente juventino Umberto Agnelli l’ambito riconoscimento, attribuito al miglior portiere del campionato precedente. Alla vigilia della partita si temette persino di dover rinviare la premiazione, a causa di un improvviso attacco febbrile che lo aveva colpito. pur con 37,8 di febbre, volle scendere egualmente in campo e legittimò il “Premio Combi” con una prestazione sublime, la più bella della sua carriera, parando anche l’imparabile e determinando l'unica sconfitta casalinga della Juventus in quella stagione. Contro questa Juve di Boniperti, Sivori e Charles, il Napoli di Comaschi, Di Giacomo, Vinicio e Bugatti vinse clamorosamente per 3-1, con i gol di Vinicio, Novelli e Di Giacomo.
gigante gallese Charles alla fine commentò: "Con un altro portiere al posto di Bugatti avremmo vinto per 7-3. Mai visto un portiere così".

IL DUELLO TRA I GIORNALISTI PALUMBO E SCOTTI


Il Napoli da sempre ha avuto intorno un'atmosfera effervescente non solo da parte dei suoi sostenitori, ma anche da parte del giornalismo sportivo.
Da sempre c'è stata una stampa sportiva molto critica e un'altra, come si usa dire adesso "filogovernativa"
Ai tempi della presidenza di Lauro, il Napoli sostenuto dal Roma, il quotidiano del Comandante, era bersagliato dal Mattino, di ispirazione democristiana. Le alterne fortune della squadra, strumentalizzata da Lauro nei periodi elettorali, favorivano gli attacchi che sfociarono in un duello tra i capiservizi sportivi Antonio Scotti e Gino Palumbo. Gino Palumbo era del “Mattino” e Antonio Scotti del “Roma”.attaccò ancora una volta il Napoli, con Lauro primo bersaglio, e Scotti gli rispose con un corsivo dal titolo: "Lo sciacallo". Palumbo ribattè con una mezza colonna di improperi. Si dettero appuntamento all' alba in un viottolo di campagna a Quarto per una sfida con la spada "al primo sangue", giudice lo sciabolatore Arturo De Vecchi, olimpionico nel 1928 e 1932. Era un giorno di maggio del 1959. Palumbo ricordava così quell' alba memorabile: "Io e Scotti eravamo in canottiera, con le spade in mano, Scotti dieci anni più giovane di me e dieci centimetri più alto". Il maestro di scherma Mimmo Conte suggerì a Palumbo una tattica difensiva. Fu quella che Palumbo attuò. Al quarto incrocio delle spade, sentì il braccio pesante e rimase stancamente in difesa. Così lo trovò l' affondo di Scotti che Palumbo evitò con un' ultima stilla di energia e, levando automaticamente in alto la spada, colpì di striscio un polso dell' avversario. Padrini dei duellanti, Franz Guardascione e Antonio Pugliese, redattori-capo di Mattino e Roma.Basto' una sola goccia di sangue – come stabilito - per porre fine al duello.

LO SCHERZO DI PESAOLA AD UN GIORNALISTA
Tra Enrico Marcucci direttore di Sport Sud e l'allenatore del Napoli Bruno Pesaola non correva buon sangue poichè da sempre il giornale non lesinava critiche, non solo, ma anch perchè il giornale aveva messo alle calcagna del Petisso il suo reporter, Adolfo Sessa.
E allora Pesaola penso' di combinare uno scherzetto al giornale.
Confidò a Sessa che il Napoli stava per acquistare un giocatore argentino di nome Porongo. Tutto inventato. Sessa riportò la falsa indiscrezione a Marcucci che la pubblicò. Da quel giorno la "guerra" a Pesaola fu ufficialmente dichiarata.

I LITIGI CON I GIORNALISTI
Quello di Pesaola con Marcucci non fu il solo dissidio, altri episodi, alcuni clamorosi testimoniano che tra la stampa ed il calcio Napoli non c'è stato sempre un buon feeling.
Il ritorno di Vinicio sulla panchina del Napoli nel 1978 fu deludente dopo la prima conduzione conclusa a due punti dallo scudetto, dietro la Juve, alcuni anni prima. Ferlaino voleva sostituirlo con Mariolino Corso che, con la squadra "Primavera", aveva vinto il campionato giovanile. Sergio Troise, cronista del Mattino, fece un' intervista a Corso sui "gioielli" della sua formazione e Corso si lamentò che Vinicio non desse spazio a Nino Musella, geniale giovane calciatore di Fuorigrotta. Amico di Vinicio, Troise lo avvertì dell' intervista che il giornale avrebbe pubblicato. Il brasiliano disse: "Fai pure che con Corso me la vedo io". Ma, dopo la pubblicazione, Vinicio si infuriò temendo una manovra ai suoi danni (la manovra c' era, ma Troise non c' entrava). Rivedendo il giornalista al San Paolo per l' allenamento, piantò i giocatori, corse per tutto il campo e, raggiunto Troise, gli si avventò addosso, a stento trattenuto da Albertino Delfrati, allenatore in seconda, da Vinazzani e dal secondo portiere Pasquale Fiore. All' episodio Gianni Melidoni, amico di Vinicio, dedicò un articolo sul Messaggero" col titolo: "Vinicio mette in fuga un giornalista". Mino Jouakim, corrispondente del Guerin Sportivo diretto da Brera, per una cronachetta maliziosa su Antonio Juliano fece a botte col giocatore negli spogliatoi. Un' altra volta, era il 1968, Jouakim s' imbattè in Harald Nielsen che, in piazza Carità, comprava tre cravatte da una bancarella. Gliene sfuggì una e, piegandosi per raccoglierla, il giocatore si lamentò. "Reumatismi?" gli chiese Jouakim. "Macché, ernia del disco", rispose il danese. Jouakim rivelò sul giornale il malanno del centravanti, tenuto nascosto, e s' accapigliò negli spogliatoi col medico del Napoli, Peppe Covino. è più fresco il ricordo del tentativo di aggressione di Maradona a Giuseppe Pacileo, in uno studio televisivo. Il giornalista del Mattino gli aveva appioppato 3,5 in pagella. Questo succedeva fra i giornalisti e il Napoli in tempi di autentiche "battaglie".


continua

Edited by Pulcinella291 - 20/6/2013, 08:42
 
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