Le stronzate di Pulcinella

STORIA DEL CALCIO NAPOLI-ANEDDOTI, CURIOSITA', INTRIGHI E MISTERI

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Pulcinella291
view post Posted on 30/5/2013, 08:09 by: Pulcinella291
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VERONA-NAPOLI E LO SCANDALO DELLA TELEFONATA


Nel 1974 ci fu un caso di illecito sportivo in cui furono coinvolti Saverio Garonzi (presidente del Verona), Sergio Clerici (giocatore del Napoli ed ex-veronese), Peppino Affalato (segretario del Foggia) e l'arbitro fiorentino Gino Menicucci.
Al termine della gara tra Verona e Napoli, vinta 1-0 dai veneti il 21 aprile 1974, un giornale napoletano riportò la notizia di una telefonata tra il presidente del Verona Garonzi ed il calciatore brasiliano Clerici, all'epoca centravanti napoletano con un passato in gialloblù, in cui il massimo dirigente scaligero avrebbe promesso al calciatore di aiutarlo ad aprire una concessionaria FIAT al suo rientro in patria, a fine carriera.
In seguito a questo articolo, i dirigenti del Foggia si recarono all'Ufficio Inchieste della FIGC per ottenere l'apertura di un'indagine al fine di aver diritto al ripescaggio in serie A (a fine campionato il Verona si salvò ed il Foggia retrocesse in serie B assieme a Sampdoria e Genoa).
Il presidente gialloblù, una volta convocato dalla Procura Federale, inizialmente negò l'esistenza di quella telefonata, ma successivamente il giocatore Clerici confermò che quella conversazione telefonica, in effetti, era avvenuta.
A quel punto Garonzi ammise di aver parlato. Per la Giustizia Sportiva la negazione del dirigente al primo interrogatorio ed il contenuto della conversazione furono sufficienti per decretare la retrocessione del Verona e riammettere in serie A il Foggia.
Successivamente fu proprio il Foggia ad essere protagonista in negativo della seconda parte dello scandalo. All'ultima giornata, infatti, era in programma Foggia-Milan e, prima della gara, il segretario pugliese Affalato cercò di corrompere il direttore di gara, il fiorentino Gino Menicucci, ed i due guardalinee regalando loro tre orologi. Menicucci rifiutò sdegnato e raccontò tutto all'Ufficio Inchieste prima e al Giudice sportivo poi.
Al termine del processo di primo grado il Verona venne penalizzato di 3 punti, che avrebbe dovuto scontare nel Campionato di 1974-1975, il Foggia invece fu penalizzato di 3 punti, da scontare in serie B l'anno successivo.
A quel punto fece ricorso la Sampdoria, penultima in classifica, affermando che il Verona doveva scendere in serie B per aver commesso illecito sportivo ed il Foggia doveva essere penalizzato in quel campionato con conseguente ripescaggio dei doriani. Il Verona ando'in B al Foggia 6 punti di penalizzazione nel Campionato di Serie A 1973-1974, 3 punti di penalizzazione nel Campionato di Serie B 1974-1975.
C'è un retroscena pero'.Quando il presidente Garonzi del Verona telefono al suo ex giocatore el
Gringo Clerici centravanti del Napoli per "ammorbidirlo" prima della partita Verona-Napoli con la promessa di una concessionaria FIAT in Brasile, non c'era nessun terzo orecchio ad ascoltare o intercettare. Poi ci sono varie versioni dei fatti: chi favoleggia che Clerici non seppe tenere il segreto e Ferlaino (si proprio lui) lo portò per le orecchie dai giudici federali, chi invece dice che fu Garonzi stesso a farsi sgamare, ma come
fu e come non fu, sulla base della sola testimonianza di Clerici il Verona fu retrocesso in B, per un illecito solo tentato e che si reggeva sulle sole testimonianze dei diretti interessati.

VINICIO FU IL PRIMO IN ITALIA AD APPLICARE LA ZONA
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Nella stagione 1973-74 Vinicio si cimento' come allenatore per la prima volta sulla difficile piazza di Napoli riportando un lusinghiero terzoposto e sperimentando per la prima volta in Italia una tattica innovativa in Europa adottata dall'Olanda:la zona.Il suo tentativo tattico fece scalpore e fu portato avanti con ammirevole coerenza e brillantezza di risultati, prima di tramontare subitaneamente al cospetto di spietate esigenze di classifica. E il trauma dovette essere forte, se rimase nella stessa esperienza dell'allenatore una meteora priva di apprezzabile seguito. La sua avventura tattica tuttavia riveste una importanza fondamentale, perché valse a increspare la bonaccia tattica del calcio italiano, dimostrando che nuove vie potevano essere aperte. Tra l'altro, l'idea non nasceva sull'onda dei facili entusiasmi per il calcio olandese, ma aveva radici profonde nella carriera del tecnico. Risalenti al 1968 quando allenava L'Internapoli di Chinaglia, Massa e Wilson.

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Vinicio è considerato una specie di profeta, può dunque azzardare la mossa tattica che gli sta a cuore. Gli danno del visionario, per quel Napoli "strano", tutto racchiuso in trenta metri, accorciato come zona comanda; e soprattutto per le tempeste cui espone il povero Tarcisio Burgnich, costretto a 35 anni a trasformare il suo compassato e prudente modo di fare il libero in interpretazioni audaci, da costruttore di gioco pronto alle avanzate, e il portiere Carmignani, destinato a trovarsi spesso in balia degli attaccanti avversari che hanno superato la linea difensiva. Fuorigioco, pressing, ruoli intercambiali, nessun punto fisso per l'avversario
Le prime brillanti settimane di campionato, però, premiano la squadra e Vinicio viene applaudito come geniale innovatore.
Il tecnico ci prende gusto, il suo amore per la battuta paradossale si sposa con la voglia e la necessità di stimolare i tifosi e arriva a ottobre a sfidare l'asfittica Nazionale di Fulvio Bernardini.
Contrariato per la tenacia con cui il Ct continua a ignorare i suoi giocatori nonostante le ottime prestazioni, il tecnico afferma che il Napoli è pronto a sfidare a singolar tenzone la squadra azzurra: se il Napoli batterà la Nazionale, il tecnico pagherà un banchetto per tutti a Borgo Marinaro.

ALTAFINI CORE 'NGRATO E IL NAPOLI PERSE UNO SCUDETTO
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Era il 6 aprile del 1974 ( e posso dire io c'ero)il Napoli di Luis Vinicio occupa sorprendentemente il secondo posto in classifica a due punti dalla capolista Juventus.La domenica precedente la Juve ha perso il derby con il Toro, il Napoli ha battuto il Milan: sono solo due, ormai, i punti che dividono le due squadre. La partita che si disputerà sul vecchio Comunale di Torino è decisamente importante per le due squadre, ma soprattutto per il Napoli che intravede la possibilità di agguantare e superare la Juve, da sempre l’avversaria per antonomasia dei tifosi napoletani e sognare il primo scudetto della sua storia.
Il Napoli si presentò a Torino con un seguito di circa 35mila tifosi, partiti da ogni parte d’Italia. La prima volta che in uno stadio la maggioranza dei tifosi era della squadra ospite.
I giocatori messi a disposizione dell’allenatore non erano nomi famosi a parte Iuliano,Clerici e il libero Burnich reduce dai trionfi herreriani con l’Inter. Degli altri c’era poca storia. Il portiere Carmignani , ceduto l’anno prima proprio dalla Juve per un paio di papere che aveva realizzato nel campionato precedente. Gli altri erano buoni calciatori come , Bruscolotti, Orlandini, Vavassori, Canè e Braglia. Ma Vinicio li aveva trasformati in tanti giganti.
Il primo tempo si concluse con la Juve in vantaggio di uno a zero con gol di Causio al 19’che aveva sfruttato un ottimo passaggio di Damiani. Le squadre si erano fronteggiate a viso aperto, nessuna delle due dava l’impressione di poter prevalere sull’altra e quindi il momentaneo vantaggio non preoccupava tanto i tifosi azzurri che continuavano instancabili ad incitare i propri beniamini e così si arrivò al 13’ del secondo tempo allorquando Iuliano, dal limite dell’area juventina, scagliò un fendente potentissimo che Zoff non riuscì ad intercettare. Da quel momento ci fu una sola squadra in campo :il Napoli. La partita diventa un tiro al bersaglio; si ricorda, in particolare, una delle più sensazionali parate che Zoff abbia mai fatto, su una nuova staffilata del suo vecchio amico Juliano.Ma mentre tutti si aspettavano il gol del vantaggio partenopeo ,al '78 l'allenatore juventino decide di fare entrare Josè Altafini, che l’anno prima aveva giocato nel Napoli e poi ceduto a parametro zero alla Juve che lo ingaggiò a gettoni. Ultimi minuti di gioco, quando su di un tiro di Cuccureddu da fuori colpi' il palo , su quella palla si avventò proprio Altafini e segnò il definitivo 2 a 1.
La parola disperazione non riesce a descrive lo stato d’animo delle migliaia di tifosi napoletani.Da quel momento Altafini fu core 'ngrato.Per la cronaca La domenica dopo il Napoli vinse per 7 a 1 contro la Ternana mentre la Juve perse a Como. Questo completa il quadro di quel fine campionato. Se solo avessimo pareggiato a Torino avremmo vinto lo scudetto.

Napoli-Anderlecht semifinale della Coppa delle Coppe:il trionfo di Bruscolotti
Terminata l'era Vinicio, il Napoli tornò ad uno dei suoi allenatori storici: Pesaola. Di questo periodo il ricordo più bello è quello legato alla Coppa delle Coppe del 1976. Il Napoli è in semifinale L'avversario designato era il temibilissimo Anderlecht, squadra belga di grandi tradizioni e soprattutto arricchita dalla presenza di un fuoriclasse olandese, l'attaccante Reesenbrink.
Il racconto di Bruscolotti.
per noi già era stata un'enorme soddisfazione essere arrivati in semifinale. Il terrore di tutti era questo Reesenbrink. Il Petisso (questo era il soprannome di Pesaola) decise che la marcatura dell'olandese sarebbe stata affidata a me. Incominciò così la sua preparazione psicologica. Ricordo che il giorno prima della partita, durante il ritiro, stavo leggendo il giornale in poltrona. Arriva il Petisso con un altro e, facendo finta di non avermi visto, attacca: "Ma che vuole questo Reesembrink? Va dicendo che viene qui, fa due – tre goal, fa quello che vuole, nessuno lo può fermare..". E così via per caricarmi. Io smisi di leggere il giornale e gli dissi che Reesenbrink era fortissimo, che avrei fatto il possibile. E lui mi disse:" Stia tranquillo, so quanto lei vale e ce la farà".
Caricato a dovere, arrivò la partita. Ci fu una palla lunga verso di noi lanciata dal centrocampo. Saltammo in due: lui per girarla, io per rinviare. Purtroppo, in questo doppio movimento, lo presi con la fronte sulla tempia. Cadde a terra e perse conoscenza. Passai alcuni minuti di terrore pensando al peggio: tentarono di alzarlo più volte e lui si afflosciava. Poi finalmente si riprese,anche se dovette uscire dal campo.
A cinque minuti dalla fine poi, ci fu una punizione dal limite. Sulla palla Juliano. Mentre loro contestavano la punizione, io avanzai, mi piazzai e chiamai il capitano: "Anto', Antonio". Lui mi diede la palla, non ho visto più niente, ho tirato e ho fatto goal! Che emozione, sono cose che rimangono per sempre. Ancora oggi dopo gli scudetti, ancora oggi si ricordano di quella partita!
Per la cronaca il Napoli venne eliminato al ritorno dopo un arbitraggio a dir poco scandaloso.Bruscolotti non gioco perchè squalificato e Tarcisio Burgnich, ormai giunto alla fine della carriera, inseguì per tutto il campo l'arbitro.

Un'altra volta il Napoli vicino allo scudetto, ma Napoli Perugia.....
Era il 26 aprile 1981. Il campionato di serie A si avviava verso una spettacolare volata a tre per lo scudetto e con un calendario favorevole ai campani che alla penultima giornata avrebbero affrontato la Juve a Fuorigrotta. Nella panchina della squadra partenopea sedeva Rino Marchesi. Il presidente Ferlaino lo preferì a Mimmo Renna, segnalato dal direttore generale Antonio Juliano. Dalla campagna acquisti dell’estate ’80 non uscì un Napoli particolarmente rinforzato. Gli obiettivi prefissati (tra cui Pecci, Falcao e Brady) svanirono tutti ed i tifosi dovettero accontentarsi di Nicolini (ex Catanzaro) e Pellegrini III, arrivato dall’Avellino.

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Ceduti Filippi, Volpecina e Bellugi, il rinforzo difensivo fu Luciano Marangon. Lasciarono il Napoli anche Tesser, Improta ed Agostinelli. La riapertura delle frontiere, portò sotto il Vesuvio l’olandese Rudy Krol, ex colonna del grande Ajax e della nazionale arancione, considerato un “nobile decaduto” dopo essere finito in prestito al Vancouver, nel piccolo soccer canadese. L’orange arrivò a settembre, quasi per il rotto della cuffia.Marchesi ebbe il merito di trasformare Krol in battitore libero, perno fondamentale della squadra, abile nell’applicare la tattica dell’off-side. Per il potenziamento muscolare del nuovo straniero, il preparatore atletico preparò un pesante copertone attaccato ad una fune robusta e con l’olandese che doveva saliva di scatto le gradinate dello stadio.
Il neo acquisto fu molto utile nella costruzione del gioco. I suoi lanci precisi per le punte si rivelarono un toccasana in molte circostanze. L’allenatore ebbe il merito di esaltare le caratteristiche dei singoli, costruendo un buon collettivo. In questo modo, Krol diventò il leader della squadra.

Tra i giocatori che si misero in evidenza spiccò Guidetti, bravo in fase di copertura a centrocampo. Di rilievo fu anche l’annata di Castellini tra i pali e Bruscolotti in difesa.

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Musella, promessa partenopea, fu impiegato spesso come centravanti di manovra, trovata tattica di Marchesi che diede buoni risultati.
Con l’arrivo di Krol, - classe, serietà e dedizione in dosi elevate - la campagna abbonamenti registrò un’impennata considerevole. L’allenatore, tuttavia, si mostrò insoddisfatto dai movimenti di mercato della società. Lo stentato inizio di stagione confermò le preoccupazioni di Marchesi, goleada interna contro la Roma a parte (4-0). La squadra cominciò a macinare gioco e risultati a partire dalla trasferta di Firenze, risolta da un gol di Musella.La scalata fu portata a termine dopo quattordici risultati positivi. La squadra campana entrò stabilmente nei quartieri alti della classifica, sempre a stretto contatto con il primo posto. La conferma di mister Marchesi anche per la stagione 81/82 aveva incrinato i rapporti tra Ferlaino e Juliano. Il direttore generale rassegnò le dimissioni.
Il 12 aprile ’81, la vittoria esterna del Napoli contro il Torino(rete di testa di Musella) ed il concomitante pareggio della Roma, portò i partenopei al comando della classifica. L’euforia era alle stelle, lo scudetto sembrava a portata di mano, tanto più guardando il calendario. Alla ripresa delle ostilità, infatti, il Napoli avrebbe ospitato il Perugia, maglia nera stagionale, mentre Roma e Juventus avrebbero incrociato Ascoli e Udinese, due pericolanti in lotta per non retrocedere.L’imponderabile incertezza del football stava per giocare un altro dei suoi colpi ad effetto. Il 26 aprile ’81, il San Paolo presentava uno strepitoso colpo d’occhio: tutto esaurito, 80 mila spettatori sugli spalti. Per tanti, quella contro il Perugia sarebbe stata una pura formalità.La squadra umbra, ultima e ormai spacciata, non poteva far paura.

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Al primo minuto, gli ospiti si presentarono in area napoletana con un cross di Di Gennaro dalla fascia sinistra. Il pallone arrivò dalle parti del difensore partenopeo Ferrario, alle sue spalle era appostato il giocatore ospite De Rosa.
Intervento in spaccata del numero 6 napoletano e palla indirizzata imparabilmente alle spalle di un incredulo Castellini, vanamente proteso in plastico tuffo. Con il più incredibile degli autogol, gli ospiti si portarono in vantaggio. Restavano da giocare 89 minuti e tutti pensarono al classico incidente di percorso che sarebbe stato superato senza problemi né patemi.Cominciò l’assedio. L’area del Perugia sembrò la fortezza Bastiani di buzzatiana memoria al momento dell’assalto dei tartari. Per ben tre volte, il palo disse no ai padroni di casa. In una circostanza, Pellegrini finì sul montante insieme al pallone, dopo aver superato anche il portiere. Al resto pensò Malizia, l’estremo difensore umbro che in quella stagione era spesso finito in panchina. Parate su parate: di mano e di piede, in due tempi, in uscita e in tuffo, tra la disperazione dei tifosi presenti al San Paolo. I minuti passarono inesorabili, ogni tentativo si rivelò vano.

Marchesi inserì in avanti anche l’ex Speggiorin. Fu tutto inutile, compresi i dodici tiri dalla bandierina collezionati dai padroni di casa. Per il Napoli si consumò una disfatta storica. Dall’agognato primo posto solitario alla terza piazza, a -2 dal vertice. Il treno verso il titolo era passato e la squadra napoletana lo aveva mancato clamorosamente.
Napoli: Castellini; Bruscolotti; Marangon; Guidetti, Krol, Ferrario; Damiani, Vinazzani, Musella (55' Speggiorin I), Nicolini Enrico (46' Cascione), Pellegrini III; Panchina: Smimmo, Ciccarelli, Caffarelli - All. Marchesi
Perugia: Malizia; Nappi, Ceccarini; Frosio, Pin C.; Dal Fiume; Bagni, Butti, De Rosa G., Goretti, Di Gennaro; Panchina: Mancini F., Lelj, Tacconi D., Bernardini, Fortunato E. S. - All. Molinari

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