Le stronzate di Pulcinella

STORIA DEL CALCIO NAPOLI-ANEDDOTI, CURIOSITA', INTRIGHI E MISTERI

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Pulcinella291
view post Posted on 10/6/2013, 11:58 by: Pulcinella291
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LE GIOVANI PROMESSE NON MANTENUTE DEL CALCIO NAPOLI
Numerosi sono stati i calciatori su cui il Napoli faceva affidamento che pero'rimasero semplici meteore .
Qui ne ricorderemo alcuni.
Virgilio Canzi : Prelevato nel 1969-70 dal Lecco in B, dove aveva realizzato undici gol nella precedente stagione. Goleador di buone prospettive, esordi' in serie A in una sconfitta interna con la Fiorentina. Poi deluse, segnando in azzurro un solo gol, in 17 partite. Per la storia, accadde in Torino - Napoli, vittoria degli azzurri in trasferta per 2-0, con gol appunto di Canzi e di Juliano, alla quarta giornata. Dopo di che il buio, in una stagione in cui Chiappella aveva pur lanciato nove giovani. Virginio Canzi lasciò Napoli per Brescia.

Gaspare Umile (Marsala, 3 gennaio 1948 – 18 ottobre 2001)
Esordì in Serie C con la maglia della squadra della sua città, il Marsala, a 17 anni, per poi passare all'Entella e quindi all'Angri.
Qui disputò due ottime stagioni in Serie D, al punto da venire notato dal Napoli, che ne acquistò la comproprietà. Il 27 dicembre 1970 segnò il suo esordio in Serie A, al San Paolo contro il Verona, realizzando anche un goal. Di quella stagione si ricorda il pregevole goal segnato alla Lazio, oltre a quello contro il Vicenza. Queste tre reti, però, furono le uniche segnate da Umile quella stagione per il Napoli.
Visto la scarso rendimento, l'anno successivo fu ceduto al Varese.
E'scomparso all'età di 53 anni a causa di un male incurabile.

Giovanni Ferradini (Fucecchio, 9 maggio 1953)Il grande salto arriva nel Campionato 1971-1972 quando si trasferisce in Serie A nelle file dell'Atalanta con la quale il 26 marzo 1972 esordirà nel massimo campionato italiano in occasione della vittoria esterna contro il Varese, collezionando complessivamente 7 presenze in campionato.
Nelle tre stagioni successive, dal 1972 al 1975, è nelle file del Napoli, con il quale collezionerà soltanto 13 presenze anche a causa di infortuni, realizzando i suoi unici due gol nella massima serie (nel terzultimo e penultimo turno del campionato 1972-1973, reti utili a raggiungere il risultato di 1-1 nelle gare contro Cagliari e Sampdoria.
Giannantonio Sperotto (Breganze, 7 novembre 1950):Cresce nel Lanerossi Vicenza debuttando in Serie A a poco più di 18 anni il 29 gennaio 1969 in Torino-Lanerossi Vicenza (1-0); in quella stagione totalizzerà 3 presenze in massima serie.
Nel 1970 inizia a girare per i campi di Serie C: prima va all'Udinese (segnando 11 gol), poi al Siracusa (segna altre 11 reti) e poi alla Lucchese (8 gol).
Nel 1973 passa all'Avellino in Serie B dove segna 8 reti in 34 partite.
L'anno successivo torna a calcare i campi di Serie A: prima passa al Varese (5 gol in 26 incontri), poi al Napoli (10 gettoni ed una rete), al Catanzaro (2 gol in 20 partite) ed alla Roma (7 partite senza reti).

Emiliano Macchi (Ponsacco, 30 luglio 1951 – Pisa, 14 febbraio 2013
Nipote di Luciano Chiarugi ,esordisce con la maglia viola il 6 settembre 1970 in Fiorentina-Taranto (1-0) di Coppa Italia. L'8 novembre di quell'anno debutta in Serie A, nella partita Torino-Fiorentina (1-1), totalizzando a fine campionato 6 presenze ( perde due finali di coppe intercontinentali Coppa delle Alpi e Coppa Anglo-Italiana. A fine stagione viene dato in prestito al Napoli, dove disputa undici partite e realizzando anche il suo primo gol in Serie A, il 31 ottobre 1971, in cui i partenopei prevalsero in casa del Varese grazie alla sua rete. Quell'anno sempre con il Napoli, disputa anche la finale di Coppa Italia, persa contro il Milan 2-0, e il Torneo di Viareggio in cui si frattura la gamba nella partita contro la Fiorentina. E' morto a soli 62 anni.

Andrea Esposito (Sant'Arcangelo, 27 settembre 1950
Si mette in luce all'età di 20 anni nel Policoro in Serie D, dove con 18 reti segnate è il capocannoniere del girone H nel campionato 1970-1971.

Grazie a questi risultati viene prelevato dal Napoli che lo fa esordire in Serie A l'anno successivo; alla sua seconda gara in massima serie mette a segno una doppietta nella partita vinta 4-0 contro la Roma; la domenica successiva, nella partita contro il Torino, subisce un infortunio al menisco che lo tiene fermo per diversi mesi. Il Napoli credette di aver trovato finalmente il nuovo Gigi Riva, purtroppol le cose non andarono cosi'.Termina il campionato di Serie A 1971-1972 disputando altre quattro gare dopo il rientro, e l'anno seguente viene girato in Serie B alla Reggina. Poco dopo passa al Siracusa in Serie C, mentre nel campionato successivo il Napoli lo cede alla Juve Stabia; nel primo campionato di Serie C colleziona 29 presenze segnando 2 reti, con la squadra che retrocede e nella stagione seguente in Serie D mette a segno 12 reti nel campionato che vede la Juve Stabia arrivare allo spareggio promozione poi perso contro il Potenza.

Alessandro Abbondanza detto Sandro (Napoli, 8 gennaio 1949) per tutti era il nuovo Sivori.
Cresce calcisticamente nella società della sua città natale, la Società Sportiva Calcio Napoli. Dopo una breve esperienza in Serie B con la maglia del Monza, torna a Napoli nel novembre del '68. Esordisce in Serie A, con la maglia del Napoli, il 9 marzo del 1969, nella partita Napoli-Bologna 1-1. Nella stagione successiva gioca nel Pisa, appena retrocesso in Serie B, segnando il suo primo gol da professionista. Torna a vestire la maglia del Napoli nella stagione 1970-1971. Durante la sua permanenza a Napoli, riesce a siglare in campionato, gli unici due gol della carriera con la maglia della sua città. Nel novembre del '71 approda alla Lazio, appena retrocessa, e con le sue 25 presenze e 7 gol, contribuisce alla promozione della squadra capitolina, che tornerà in Serie A nella Stagione 1972-73. Conclusa l'avventura laziale, Abbondanza torna a Napoli, a giocare nella massima serie, ma durante quelli che saranno i suoi ultimi due anni in maglia azzurra, registra solamente 16 presenze e nessun gol.

Roberto Amodio (Castellammare di Stabia, 23 ottobre 1961)Cresce calcisticamente nelle giovanili del Napoli. Dopo una breve esperienza in C2 con il Messina fa il suo esordio in Serie A con i partenopei nella stagione 1981-1982. Molto dotato fisicamente , difensore arcigno , a Napioli si contava molto su di lui.Purtroppo le premesse non furono mantenute e nell'estate del 1983 passa alla Cavese in Serie B, disputando un ottimo campionato. Cosa che lo porta ad essere notato da molte società di Serie A per la stagione successiva.Nel 1990, ritorna a giocare in Serie A. Infatti passa a titolo definitivo al Lecce.Fece comunque una carriera dignitosa, ma non nel Napoli.

Massimo Mattolini(San Giuliano Terme, 29 maggio 1953 – Bagno a Ripoli, 12 ottobre 2009
Era considerato un portiere emeregente tanto che il Napoli lo prende dalla Fiorentina scambiandolo con Pietro Carmignani. Non fara' bene dopo appena un anno fu venduto al Catanzaro.Nel 1990 si è ammalato di insufficienza renale, dovendo ricorrere a continue dialisi, e nel 2000 ha subito un trapianto di reni. Mattolini ha ammesso di aver fatto uso di Cortex ma non è stato possibile dimostrare con certezza la relazione tra la malattia e l'uso del ricostituente.
La malattia lo porterà alla morte il 12 ottobre 2009, all'età di 56 anni

Antonio Albano (Napoli, 15 gennaio 1952)Cresciuto nel Napoli, debuttò in campionato con la Sessana, disputando 21 partite nella Serie D 1972-1973 durante le quali mise a segno 8 reti.

Tornò al Napoli, dove rimase nelle due stagioni successive, nelle quali i partenopei sfiorarono lo scudetto. Albano giocò in azzurro 15 partite, le uniche in massima serie della sua carriera, senza segnare reti.[1] In particolare, collezionò 11 presenze nel campionato 1973-1974, concluso dai partenopei al 3º posto, e 4 gettoni l'anno seguente, nel quale la squadra campana conquistò il 2º posto. Il debutto avvenne il 18 novembre 1973, subentrando a Riccardo Mascheroni al 61' della gara pareggiata per 1-1 sul campo della Fiorentina. si perse nei meandri dei campionati minori.

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QUANDO LA POLIZIA CERCAVA UN TIFOSO SENZA SCARPE
Un'altra storiella legata al mondo del calcio napoletano è quella di Domenico Fenuta , un tifoso un po' esagitato, che il 24 maggio 1931 mise in subbuglio tutto lo stadio Ascarelli.
Si sfidano il Napoli dell'italoparaguaiano Attila Sallustro (Asunción, 15 dicembre 1908 – Roma, 28 maggio 1983) e l'Internazionale di Peppino Meazza. Lo scudetto l'ha già vinto la Juventus, ma la partita è comunque importante e la folla gremisce le tribune.
La partita si mette bene per il Napoli: alla fine del primo tempo, proprio Sallustro con un gran tiro supera il portiere dell'Ambrosiana e deposita in rete l'1-0. Ma nella ripresa la classe di Meazza emerge su tutto e su tutti: il "Balilla" prima pareggia con un tiro dalla distanza, quindi, poco dopo, riceve palla a metà campo, evita in successione tre napoletani, invita all'uscita il portiere Cavanna, lo fa sedere con la sua caratteristica finta e entra in porta palla al piede. Quindi mette la palla sottobraccio e, senza esultare, ma a testa alta e petto virilmente in fuori si avvia sotto la tribuna, quasi a voler guardare in faccia i tifosi partenopei che fino a quel momento lo avevano fischiato e insultato.
Ovviamente, l'atteggiamento di Meazza finisce con l'infiammare il pubblico (alcune cronache riportano che, ad evitare ogni equivoca interpretazione della sua esultanza, il "Balilla" abbia anche completato l'opera con un inchino seguito dal gesto dell'ombrello, probabilmente eseguito con plastica eleganza). Fatto sta che la folla dà in escandescenze, prima verso Meazza, e quindi verso l'arbitro Scorzoni di Bologna, reo di non averlo espulso. Il direttore di gara sospende la partita, poi fa riprendere e prova a portarla a termine, ma non è aria. Timoroso per la sua incolumità, l'arbitro assegna al Napoli un calcio di rigore decisamente generoso, che l'ala Tansini trasforma, ma nemmeno il regalo basta a placare la folla, che comincia a tirare oggetti alla giacchetta nera (le tribune dell'Ascarelli erano vicinissime al campo).
Per la verità i tiratori si dimostrano generalmente maldestri, ma in tribuna laterale c'è un vero cecchino: si chiama Domenico Fenuta, per tutti "Mimì", che si toglie le scarpe, le lancia in rapida successione a Scorzoni e realizza un eccellente due su due: un colpo al petto, uno al mento.
L'arbitro fischia tre volte, poi si accascia, ma entra in scena l'inflessibile milizia fascista: la polizia infatti è decisa ad arrestare il colpevole e a punirlo esemplarmente, ché l'italica industria dell'olio di ricino non subisca flessioni produttive.
Come trovare il lanciatore? Semplice: si bloccano tutte le porte d'uscita tranne una, e si fanno uscire gli spettatori uno alla volta, finchè non si trova quello a piedi nudi.
Mimì Fenuta si rende conto che la situazione è seria. Ma è napoletano, perbacco, l'inventiva non gli manca. Incarica pertanto due suoi amici che abitano nei pressi dell'Ascarelli di uscire rapidamente, correre a casa e portargli un paio di scarpe. Per farle entrare nello stadio useranno le aste delle bandiere che dal settore "distinti" sporgono verso l'esterno.
Don Mimì fa passare qualche minuto e poi, lentamente, si sposta verso le aste e con gesti teatrali dà inizio all'ammaina-bandiera, come un qualunque inserviente dello stadio, ma in realtà approfitta dell'occasione per gettare all'esterno uno dei capi della corda che reggono il vessillo azzurro. L'amico aggancia le scarpe e a Fenuta non resta che ripescarle col verricello.
Ma c'è una brutta sorpresa: le scarpe sono di un numero in meno rispetto alle sue. Camminare è un trauma, ma l'astuto spettatore trasforma il problema in vantaggio: con passo lento e viso dolorante si avvia all'uscita, dove continuano i controlli della milizia, e con faccia sofferente apostrofa il gerarca che dirige le operazioni: "Eccellenza, faciteme 'o piacere e mme rà 'a precedenza: numme facite aspettà tutta chesta fila... Ie tengo certi calle che so' gruosse comme 'e cipolle e me fanno male assai".i gerarchi fascisti tengono "anema e core"; convinto dal viso sofferente, ordina ai miliziani di farlo passare, e mentre polizia e arbitro Scorzoni restano in speranzosa attesa di scoprire il lanciatore di scarpe, Domenico Fenuta se ne torna tranquillo a casa sua. Con le scarpe in mano e a piedi nudi. Sarà lui stesso, vent'anni dopo, a raccontare al quotidiano cittadino il gustoso aneddoto.


Aneddoti su Maradona raccontate dai protaganisti dell'epoca
Il primo aneddoto lo racconta l'ex presidente: «Quando chiusi l'affare che mi costò 13 miliardi, andai a prendermi un whisky e il barista, peraltro napoletano, che me lo servì, non accorgendosi chi fossi mi disse ("avete visto? Il Napoli si è preso a Maradona quello già è grasso l'anno prossimo diventa una balena e non può giocare più!")...dentro di me pensai ("Uh madonna! Ho buttato i soldi!") e invece....". Invece Diego diventò il giocatore più forte di tutti i tempi, anche se l'impatto con il campionato non fu felicissimo: «Il girone di andata fu disastroso - ricorda Ferlaino - tanto che costrinsi la squadra ad andare in ritiro a Vietri, ma Diego non voleva andare in ritiro e allora io gli dissi ("guarda, o cambiano le cose o te ne vai da Napoli"), lui mi promise che le cose sarebbero cambiate. Il girone di ritorno facemmo 33 punti (all'epoca una vittoria valeva due punti)».
Bruscolotti che di quel Napoli era il capitano, invece, racconta.
«Io sono orgoglioso di poter dire che ho vinto tanto con il Napoli, e questo grazie soprattutto a Maradona. Non mi piace quando Diego viene ricordato per la droga, io lo ricordo per tutto quello che ha dato alla squadra e ad un'intera popolazione. Ci ha insegnato a sognare e ci ha fatto sognare con lui. E io ancora oggi lo ringrazio». Gli aneddoti continuano anche con l'ex capitano del Napoli, a proposito del ritiro a Vietri, Bruscolotti risponde a Ferlaino che si vantava di aver segregato tutto il Napoli compreso Maradona in albergo: «Veramente presidente, noi eravamo in albergo, Maradona ci ha raggiunti solo sabato», la risata della platea viene interrotta solo dal seguito del racconto dell'ex capitano azzurro: «Diego mi chiese cosa fosse il ritiro e perchè dovevamo ritirarci, io gli spiegai che in Italia funziona così, se giochi male ti mandano in albergo ad aspettare la partita della domenica tutti insieme, e Maradona mi rispose ("no no, io aspetto la partita a casa, al massimo vi raggiungo sabato")».

Una storia vera ce la racconta Lello Magnetti, classe ’66, napoletano, juventino.
“Lavoravo presso un locale in provincia di Napoli, e spesso in questo locale veniva a cena Diego Armando Maradona”. Inizia così il suo racconto, che potete trovare qui.
“Una sera tutti i componenti e famiglia di Maradona festeggiavano il compleanno di Hugo fratello di Diego (con un passato all’Ascoli ndr) e tutto il personale del locale si recava nella sala dove c’era il campione del Napoli, per una foto, una parola o un coro”. Non serve precisare che erano anni in cui la rivalità con la Juventus degli Agnelli era particolarmente sentita a Napoli.
“Solo io”, prosegue Lello, “solo io, in fondo a quella sala, guardavo incredulo quello che stava accadendo rimanendo in silenzio e in disparte, quando, ad un certo punto, Maradona disse: “Perchè tutti qui festeggiano e quel ragazzo laggiù non festeggia con noi?”.Uno del personale si rivolse a lui dicendo: “Diego lascialo stare, non ci pensare quello è juventino”. A quel punto Maradona fece smettere la musica di sottofondo che proveniva dal piano bar e mi fece segno da lontano affinchè mi avvicinassi a lui”.
“In quel momento, non lo nascondo, mi venne il freddo adosso mi avvicinai, lui mi chiese il nome ed esclamò queste testuali parole: “La Juve è per me la squadra più grande del mondo, io voglio fare una foto con te”.

“Non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie”, racconta emozionato Lello, “Tutto il personale intorno guardava in modo strano Diego Maradona che, dopo aver fatto la foto, mi invitò al suo tavolo personale per farmi brindare con lui”.
“Avevo timore, sembrava essere uno scherzo preparato invece era tutto reale e vero”. “Quella sera non potrò mai dimenticarla più nella vita mia: mi ricordo che dal locale usci verso le 3 di notte e il giorno dopo tutti parlavano di quello che era accaduto e, dopo quella sera, tutte le volte che Diego è venuto in quel locale domandava sempre di me, più di una volta mi ha fatto chiamare per salutarmi, e spesso ho ricevuto biglietti di invito gratis allo stadio San Paolo. Aspetto con ansia che possa ritornare in Italia per stringergli di nuovo la mano e dire grazie”.

continua




Edited by Pulcinella291 - 11/6/2013, 08:41
 
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