Le stronzate di Pulcinella

STORIA DEL CALCIO NAPOLI-ANEDDOTI, CURIOSITA', INTRIGHI E MISTERI

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Pulcinella291
view post Posted on 13/6/2013, 08:12 by: Pulcinella291
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LA SCALTREZZA DI CORRADO FERLAINO


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PER 33 anni, un mese e 12 giorni è stato 'O PRESIDENTE, timido, talvolta antipatico,Popolarissimo e popolarmente antipatico. Assumendo e licenziando 26 allenatori e 14 direttori sportivi, comprando 309 giocatori, da Frappampina a Maradona, da Palanca a Careca, fino a Calderon e Prunier, l' Ingegnere ha fatto e disfatto la tela azzurra cogliendo trionfi mai raggiunti da nessun altro. Prese il club gabbando Lauro e Fiore. Era il 1969. L' ha lasciato al tempo di Corbelli, che a lui e a Naldi vendette la bollentissima patata azzurra. Era il 2002. Dettagli memorabili: 370 miliardi di incassi in 32 stagioni, le finte dimissioni del ' 71 e dell' 83, il momentaneo abbandono del ' 93, quattro bombe sotto casa, cinque squalifiche, tre cani fedeli. Lasciando il Campo Paradiso non dette più notizie di sé fino al giorno in cui si seppe che si dedicava ad alberghi, ville, parchi e parcheggi. Il finale della storia gli tolse il sorriso per le due retrocessioni e il club che non si raddrizzava più, le folli campagne-acquisti con le casse vuote, le promesse, le illusioni e l' addio necessario. Si pentì di non avere tenuto fedea un giuramento: «Vinco lo scudetto e, ancora giovane, lascio il Napoli e fuggo su un' isola deserta». Il Napoli compì 76 anni di vita quando l' Ingegnere mollò. Della storia azzurra aveva vissuto quasi la metà. «Molti anni dopo Maradona avrei voluto prendere Henry e Trezeguet. Me li soffiò la Juventus». Memorabile la gita in barca a Positano con Mantovani. «Invitai il presidente della Samp perché volevo Vialli che facevai gol. Mancini non li faceva. Eravamo d' accordo. Mantovani era legato a Mancini, non a Vialli, non gli portavo via il figlio prediletto ma il gemello. Era fatta, ma i giornali scoprirono la gita a Positano e la trattativa saltò. Appena vinto il secondo scudetto eravamo al limite, stavamo per scoppiare. Il debito con le banche era di una trentina di miliardi. Che cosa dovevo fare? Fermarmi o correre dietro allo strapotere di Berlusconi? La sfortuna del Napoli era che i diritti televisivi, allora, erano bassi e divisi fra tutte le società. La nostra forza era il pubblico. Ma era una forza relativa. Con lo stadio pieno incassavamo 25 miliardi. Tolte le tasse, ne rimanevano 15 netti. Se avessi vinto gli scudetti con Sky...». L' Ingegnere riassume i tre migliori colpi portatia termine. «Maradona perché è stato il più caro e il più sofferto. Allodi perché è stato il più lungo: passarono dodici anni dalla promessa di venire a Napoli al suo arrivo. Savoldi perché è stato l' acquisto più rapido e contrastato». Ha dettato questa formazione ideale: Zoff; Bruscolotti, Vinyei; Colombari, Andreolo, Krol; Busani, Vojak, Vinicio, Maradona, Venditto. Una vita nel calcio, gioie e dolori. Ma, senza il calcio, non sarebbe stato Ferlaino. «Il calcio è stato la mia prigione per trent' anni. La domenica era un incubo. Nelle trasferte vedevo solo lo stadio». È stato un dittatore longevo, un impasto di intuizioni ed errori, di trionfi e cadute. Dopo avere toccato il cielo con Maradona non potendo andare più su è precipitato. Nel calcio apparve in abito azzurro alla fine degli anni ' 60, quando ne aveva 38, si arrese al tramonto e si accorse di avere 71 anni. Fuori dal calcio è stato un costruttore abile con la straordinaria capacità di comprare, vendere, ricomprare e rivendere. Più che meridionale, arabo. Frequentatore dei suk. «In quello di Marrakech tutti i mercanti mi conoscevano. Quando mi vedevano si eccitavano. Sono fatti della mia stessa pasta. Sapevano che ci saremmo divertiti. Io convinto di portargli via qualcosa che valeva più del prezzo pagato, loro convinti di avermi fregato». Un po' arabo lo era, nell' apparenza e nel cuore. Volto rotondo mediorientale, occhi bassi, ridenti e molto fuggitivi, anima inafferrabile. Sultano in amore e nel calcio. Padre calabrese e madre milanese, ebbero la prima abitazione in via Giorgio Arcoleo. Studente al "Giambattista Vico", la madre dava 5 lire al giorno al bidello Vincenzo perché non marinasse la scuola. Ma il ragazzo gliene dava 10e continuòa guadagnare l' uscita. Ottant' anni e non s' è ancora fermato. Costruisce, compra alberghi, ha cambiato casa, vive con Roberta, deliziosa signora milanese, fa vita notturna ballando come un ragazzino. Ah, Ferlaino!
Fonte: Repubblica Napoli

Achille Lauro di lui disse

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Ne ha viste e ne ha fatte di tutti i colori l'ingegnere che conquistò la stima di Achille Lauro pur avendo un portafogli molto poco gonfio. un giorno il comandante disse:"chillu guaglione nu poco busciardo ma quasi quasi più furbo di me"Corrado Ferlaino, padre padrone del Napoli per trentatrè anni, nella sua lunghissima vicenda ha toccato il cielo con Maradona ma è anche precipitato più volte nell'inferno della Serie B. Riuscendo sempre a venirne fuori. I tifosi, quelli sciolti e quelli organizzati, non lo hanno mai amato come ora amano De Laurentiis al quale perdonano anche di non aver valutato con prontezza la gravità del raid criminale a bordo dell'Intercity. Strano destino quello dell'ingegnere che per amore del Napoli ha ingoiato tutto: un assalto alla villa e l'incendio di due auto. «Bisteccone » Galeazzi gli dedicò un pezzo memorabile nel giorno del primo scudetto, anno di grazia 1987, ma anche in quella occasione che più gioiosa non poteva essere Ferlaino non riuscì a bucare l'audience. Su di lui è stato detto tutto il male possibile, insomma, ma neanche il suo peggior nemico calcistico ben s'intende - mettiamo Roberto Fiore appoggiandosi al quale aveva iniziato la scalata al Napoli ponendosi come obiettivo la conquista del cuore, peloso, del Comandante Lauro .


ROBERTO FIORE E IL TENTATIVO DI FAR FUORI LAURO

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Il 25 giugno del 1964, però, l' A.C. Napoli si era trasformata per atto del notaio Monda in Società Sportiva Calcio Napoli, con capitale di 120 milioni, ottanta dei quali interamente versati dai nuovi soci. Achille Lauro, sempre "dentro", non versò una lira, ottenendo ugualmente il quaranta per cento delle azioni per i crediti vantati. Tra i nuovi entrati suo figlio Gioacchino. Il Presidente fu Roberto Fiore eletto dopo una serie di incontri, scontri e tentativi di creare cordate alternative e, addirittura, un "nuovo" Napoli. Un sodalizio nuovo, in effetti, fu realmente fondato, su suggerimento di Gigino Scuotto, Presidente azzurro l'anno prima, e si chiamò Napoli Football Club: come Presidente ebbe Giovanni Proto. Proto era Consigliere Comunale Monarchico, e questo rendeva verosimile che stesse agendo d'accordo con il suo amico e compagno di partito Achille Lauro. Il quale, sulle prime, si mostrò molto interessato, al punto di far preparare in Federazione dal funzionario Perlasca le carte per il passaggio della proprietà, poi prese tempo e infine disertò l'incontro risolutivo. Giovanni Proto, quasi non avesse conosciuto il carattere del Comandante, se la prese al punto di strappare la tessera dell'Unione Monarchica e di dichiararsi indipendente nel Consiglio Comunale. E, a ulteriore dispetto, spostò gli interessi del neonato Napoli Football Club sulla Cirio che, cambiando il nome in Internapoli, militò nel Campionato di Serie D, prendendosi il gusto di lanciare in Serie A, nella Lazio, due calibri pesanti come Giorgio Chinaglia "Long John" e Pino Wilson.
Con Roberto Fiore i napoletani videro finalmente un gran bel Napoli.mise a segno, grazie anche alla furbizia di don Achille Lauro che restava Presidente Onorario, due clamorosi colpi di mercato: a distanza di qualche settimana prese dalla Juventus prima Omar Sivori poi Josè Altafini. Il tasso di qualità della squadra aumentò enormemente, in formazione azzurra c'erano il grande Totonno Juliano, Faustinho Canè, Vincenzo Montefusco, Postiglione, Panzanato, Bean, eccetera. Quel Napoli si classificò terzo, subito dopo Inter e Bologna, e prendendosi lo sfizio di rovinare la festa del decimo Scudetto all'Inter. Proprio nell'ultima di Campionato vinse sui nerazzurri al San Paolo per 3 a 1, con tripletta di Altafini. Prima di allora mai Napoli così vicino allo Scudetto.

Fiore non si fermò, pensava a Nils Liedholm per il settore giovanile, e per rinforzare ancora di più la squadra, al granata Gigi Meroni, il cui acquisto fu ostacolato, praticamente impedito, da Lauro e dai dirigenti Tardugno e Corcione, probabilmente invidiosi dei successi di don Roberto, che aveva anche arruolato 69 mila abbonati. Fiore dovette comunque lasciare le redini a Gioacchino Lauro



continua


Edited by Pulcinella291 - 13/6/2013, 09:29
 
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