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| si, l'idea è quella. Confesserò che non sempre i miei Presepi partono dalla Natività. Spesso da un particolare secondario; per esempio dalle ossa del collo di un tacchino, adatte a comporre un capitello, come è accaduto credo due anni fa e qui su Pulcinella ho raccontato. Questa volta, da avanzi di laterizi.
Ma ho sempre pensato che non è quello che conta, non tanto come è fatto e di cosa sia fatto un Presepe, o dove sia ambientato.
Presepe, non è che un invito. Anzi nemmeno; solo il feticcio materiale, il memento concreto di un invito.
L'invito a guardare dentro sé stessi, una volta tanto, superando la tentazione di lasciarci trascinare da quello che c'è fuori di noi e cerca di travolgerci. Guardare dentro di noi per scovare quello che non serve ed eliminarlo, lasciare spazio e valorizzare quello che è vivo e vitale. Cioè semplicemente rinascere. Con un processo simile a quello che fa il bambino quando lascia l'utero materno,, ed abbandona placenta, liquido amniotico e cordone ombelicale per cominciare ad usare i suoi organi, i suoi polmoni ed il suo cervello... quello deve essere il Natale dello spirito.
Ed il Presepe ne è il segno esteriore,
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