Le stronzate di Pulcinella

La bbona sanità, - Una nuova rubrica

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view post Posted on 5/3/2015, 08:08
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La bbona sanità

Tutti i forum, tutti i rotocalchi, tutti i club privati e pubblici, tutte le congreghe (tribunali esclusi!) hanno una loro sezione che si occupa di "Malasanità".
Esiste, la malasanità, ed è una piaga. Ma ci vogliamo allineare agli altri e continuare a pappagallare notizie e filmatini di scandali e schifezze che già abbiamo visto in cento posti condite in mille salse, o vogliamo essere originali, come nostra abitudine?

Esiste anche una "sanità" buona, leggera, a volte ironica, divertente, o eroica, o coscienziosa, al limite del martirio o della satira, della buona sorte o dello scrupoloso rispetto di regole illuminate.

Vogliamo fare una rubrichetta di queste "notiziole" che, buone o cattive che siano, non vogliono mandare in galera nessuno, non vogliono "giustizie" dal sapore di vendetta, ma mirino solo a far divertire, o magari pensare, ma senza astio, a raccontare eventi "umani", pur nel difficile campo della sofferenza, e magari, perché no? dell'ultimo respiro?

Se volete posso cominciare io, ma vi prego, non lasciatemi da solo.
Il male più grosso che possa avere un malato, e malati reali o immaginari lo siamo tutti!, è la solitudine.



Lucio Musto 2 marzo 2015
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view post Posted on 5/3/2015, 13:29
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Egregio amico mio, noi italiani siamo portati sempre a rimarcare gli aspetti negativi e mai i positivi in tutti i campi , essendo esterofili e non avendo ancora alcuna identità nazionale, siamo autodistruttivi e preferiamo mettere in risalto i nostri vizi e non le nostre virtu'.Per gli italiani tutto quello che hanno gli altri è fantastico. Tutto quello che possediamo noi una schifezza. Oramai il nostro sport preferito non è piu' il calcio, ma il piangersi addosso.
Nella soluzione dei propri problemi gli italiani, inoltre, fanno sempre e comunque riferimento a soluzioni straniere, naturalmente in questo la sanità fa la parte del leone, anche perchè ci sta sempre una schiera di pseudogiornalisti alla ricerca degli scoop a tutti i costi.
Sempre nell'ambito sanitario al Sud siamo portati a citare l'efficienza del nord Italia mentre quelli del nord usano magnificare la sanità degli altri paesi europei, non mi meraviglierò, se uno di questi giorni decanteremo le lodi della sanità africana.
Non c'è niente da fare, il vecchio detto "l'erba del vicino è sempre la piu' verde" è sempre di piu' di moda dalle nostre parti, ma cazzarola, ogni tanto riconosciamoci pure dei meriti.
Non mi sembra che in Italia appena ti ricoveri, dopo qualche ora, muori. Ogni tanto pensiamo pure a quanti interventi chirurgici giornalieri vanno a buon fine, quanti bambini nascono , quante persone ricorrono agli specialisti ambulatoriali del servizio sanitario nazionale e riescono ad essere curati. Vulimmece cchiu bene per favore!
 
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view post Posted on 5/3/2015, 13:39
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Beh!... devo dire che un paio d'anni fa ho avuto modo di frequentare l'ospedale di Melk (dico Melk, non St Polten, non Vienna!) e francamente nessuno degli ospedali italiani che conosco (non solo quelli del profondo Sud, ma anche quelli di Ancona, Bologna e Roma) hanno possibilità di confronto!

E perciò voglio parlare di bbona sanità, proprio per mostrare come in fondo... non è poi così sempre vero che tutto vada male!
(io per esempio, sono ancora vivo!)
 
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view post Posted on 6/3/2015, 03:56
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Angioplastica


«Lei continui pure a parlare e non si preoccupi di distrarci…»

La gagliarda radiologa mi sembra molto disinvolta ed efficiente mentre traffica lì sotto con le mie vene inguinali per infilarci dentro sonde e tubicini, con la scena che è ritrasmessa dappertutto sugli ampi monitor sistemati tutt’intorno.

«…anzi, per noi è importante!…- continua - l’angioplastica è ormai un intervento ben collaudato, quasi di routine, ma è opportuno che il paziente sia ben cosciente e tranquillo…, e noi possiamo valutarlo anche da quello che dice… da come parla….»

Sono contento di collaborare soprattutto visto che è lei che traffica con quei tubi nelle mie vene. Sono arrivati quasi al petto, ed ogni tanto sputano un liquido di contrasto per evidenziare la strada ancora da percorrere.

«Si…, lo so. Sono già stato sottoposto ad angioplastica…»

«Ed è andato tutto benissimo, come vedo!… e come andrà anche questa volta!…»

«Si certo… e quella volta mi venne di fare una richiesta…»

«Chieda, Chieda pure!
– interviene uno degli assistenti – siamo qui anche per questo!…»

«Beh, forse è meglio di no. L’altra volta chiesi “Du’ bucatini a l’amatriciana”, ma non me li dettero, anzi mi fecero fare due giorni di digiuno!…»

Ridono. Non so se alla mia battuta o solo per convenienza. Ma la radiologa ha la risposta pronta:

«Non glieli fecero per non sfigurare…, sicuramente Lei sa farli benissimo!…»

Si, credo proprio di si, ma preferisco non insistere:

«Questa volta, invece vorrei fare una domanda… come dire… quasi personale a Lei, dottoressa…, se permette…»

«Dica, dica… non si preoccupi di nulla!…»

«Ecco: poniamo il caso… naturalmente assai improbabile, considerata la vostra alta professionalità, ma comunque sempre possibile, che io muoia durante quest’intervento:
a Lei, personalmente, dispiacerebbe molto?…»


Ho tenuto d’occhio le sondine che stanno gironzolando nel centro del mio petto guidate dalle sue mani: non un’esitazione, non una vibrazione. Il controllo dei gesti è praticamente perfetto:

«Si, molto. “Molto” più di quanto Lei creda,… o riesca ad immaginare».

«Eh già!… “troppo nu bellu giovane”!…»


La battutaccia m’è uscita d’istinto e ne sono già pentito. Fortunatamente loro ridono e mi danno agio di tentare un recupero:

«C’è nulla da sghignazzare!… che ci crediate o no, fino a poco tempo fa, (poco in senso geologico), un bel ragazzo lo ero davvero!… Ed è questo il punto. E’ qui c’è la domanda che andrebbe fatta e meriterebbe risposta; che né voi né altri sapreste dare!…»

Mi sembrano più attenti ora; ma non so se alle mie parole o al cuore che si stanno spupazzando con palloncini e gabbiette di silicone:

«Un bel ragazzo davvero!… anche intelligente, buono, lavoratore, onesto eccetera… ma soprattutto “… nu bellu giovane!” come mio suocero raccomandava alle quattro figlie di trovarsi il fidanzato.
Ecco, io lo ero. E non ho mai fatto nulla per cambiare, non ho mai rigettato quello “status”, non mi sono mai lamentato del dono che Madre Natura aveva voluto farmi.
Non ho fatto nulla di tanto grave da non meritarlo più.
Però l’ho perso: non sono più un bel ragazzo.
E se ora sono diverso, di chi è la colpa? Chi mi ha derubato della mia bellezza?, quale trama è stata ordita contro di me?… sapreste rispondermi voi… “Medici e Sapienti”?…»


Ancora lei, la radiologa, reagisce svelta; mi gratifica di un sorriso da copertina:

«Ma Lei, “è” un bellissimo ragazzo!…»

Questa volta sono lesto anch’io:

«E Lei “è”, naturalmente, già impegnata!…»

Sorride e, vezzosamente, fa sì-sì col capo… mi viene voglia d’ammazzarla!.

L’intervento è finito.

Vengono recuperati i metri di idraulica che avevo infilati nelle vene ed asciugato il sangue. Vengo ricucito e incerottato. I monitor si spengono.

Lo staff medico si accomiata. Anche l’efficiente radiologa si avvicina a salutare; non può darmi la mano, sono ancora imprigionato dal lenzuolo sterile, ma mi dà un affettuoso leggero pizzicotto alla guancia:

«E stia contento, anche se forse non è più un grosso belloccio giovanottone ignorante, è certamente un gioviale, bravissimo tenero nonnetto!».

Non lo dite a nessuno, ma l’angioplastica, io, la odio!



Lucio Musto 2 febbraio 2005
 
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view post Posted on 6/3/2015, 09:25
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Il male si riverserà su chi lo fa, egli non saprà neppure da dove gli venga.(Siracide)

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sono daccordo , questo succede in tutti i rami della vita, mettere in luce sopratutto i casi
negativi dimenticandosi quasi di quello che di buono la vita ci offre, le scoperte fatte, poco rilievo viene datto a parer mio sugli sviluppi delle ricerche in campo medico, sarebbe bello sapere anche questo, a che punto siamo con l'aids, con o altre malattie rare....

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view post Posted on 6/3/2015, 11:56
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Il medico che batte i tumori curando anche l'anima



Maurizio Grandi è un luminare che il mondo ci invidia. Lavora a Torino, tratta i pazienti da amici e ha ottenuto risultati straordinari



Immaginate un oncologo che riceve i pazienti parlando della bellezza della vita e che quando li dimette li ringrazia per avergli permesso di condividere la loro gioia e il loro dolore. Un oncologo che considera una benedizione le scoperte scientifiche, ma che quando cura non si limita alla chemioterapia e alla radioterapia.


Va oltre. Sa che l’anima di ognuno di noi non è scollegata dalle cellule e dunque un tessuto cancerogeno difficilmente potrà guarire se lo spirito resta malato.
Quel medico si chiama Maurizio Grandi ed è un luminare. Specialista in oncologia clinica e in altre cinque discipline mediche, docente universitario in Italia e all'estero, medaglia d'Oro dell'oncologia a Roma, Gran Croce Cristoforo Colombo del Congresso degli Stati Uniti d'America e ha guidato il Laboratorio della ricerca della vita.
Eppure in Italia é praticamente sconosciuto. Quando glielo fai notare, risponde: «Meno male» e capisci subito che la sua non è falsa modestia, ma un approccio coerente con la sua personalità. Non cerca la popolarità, nè le polemiche. Eppure i suoi risultati sono davvero straordinari; quasi miracolosi.

Tanto più che, contrariamente a medici famosi e controversi (a cominciare da Di Bella) non pretende di aver inventato cure miracolose. Al contrario. Il suo segreto è metodologico. Non si limita alla chemio e alla radioterapia, ma scava nel passato attingendo alla medicina tradizionale e ad altre discipline, che in apparenza nulla condividono con l'oncologia.

Oggi ha 58 anni e rappresenta una famiglia che esercita la professione da 8 secoli, per l’esattezza dal 1200. Maurizio Grandi opera nel proprio poliambulatorio, un edificio alla periferia di Torino, soprannominato «La Torre», che però del non sembra una struttura clinica, bensì un condominio. Il suo gabinetto appare come un appartamento, arredati con buon gusto. Quando il paziente entra ha la sensazione di visitare un amico.

E come un amico viene ricevuto. Maurizio Grandi non ha mai fretta. E visita a modo suo, per un'ora, se necessario anche due. Osserva la postura del paziente, lo fa parlare di sé, della sua famiglia, delle sue preoccupazioni per intuire il suo stato d’animo. E, soprattutto, conquistarne la fiducia. Ritiene indispensabile stabilire un'«alleanza terapeutica» per «mettere insieme il malato con il suo cuore, con la famiglia, con se stesso, con le istituzioni, compreso il medico, perché solo a quel punto può cominciare la lotta contro il male».


La cartella clinica è fondamentale, «ma non esaustiva», aggiunge. E le terapie più moderne non sempre vincenti. «Capita spesso che si formino fenomeni di chemioresistenza, di ormonoresistenza. E allora che cosa fai?». Alcuni medici scelgono l'accanimento terapeutico, altri s’arrendono, passando alle cure paliative. «A me piace ipotizzare altre strade - spiega - non per sostituire l'esercito terapeutico, ma per rafforzare le sue chance di riuscita, per superare la cinta muraria dei chemioresistenti. Quando tutto sembra perduto bisogna trovare il cavallo di Troia, il pertugio insperato, il modo per far suicidare le cellule nemiche o per convincerle a far la pace».
Come? Ad esempio con la fitoterapia, ovvero l'utilizzo di piante e dei loro derivati. «L'ho scoperta quando ero ricercatore a Parigi (e già considerato uno dei cinque migliori giovani oncologi di Francia, n.d.a) e non l'ho mai abbandonata». E poi con l’immunologia, la fisiochinesiterapia (una forma di terapia fisica e manuale), l'etnomedicina, la medicina ambientale. Il suo arsenale include anche le regenoterapia, basata sullo scambio ionico dei bio-elementi, attraverso l'emissione di radiofrequenze «dedicate».

Non si stanca di precisare che queste non rappresentano un'alternativa alle cure moderne, ma un complemento per rafforzarne le chance di riuscita. E quando è sicuro che hai capito bene va oltre. Spiega che il grande medico é colui che asseconda il proprio intuito, «come facevano i luminari del Settecento e dell'Ottocento che pur privi di strumenti sofisticati erano dei grandissimi diagnosti, perché ascoltando la voce interiore giungi a diagnosi che poi l'analisi confermerà». L’intuito anticipa e instrada, esalta le capacità del medico, il cui talento non è mai solo razionale, ma impalpabile, istintivo, subliminale. E flessibile, con se stesso e con gli altri. L’opposto della medicina in serie e di massa.
É convinto che il tumore rappresenti «una perdita di integrità, il venir meno dell'unità interna e del riconoscimento del sé e del legame del sé con gli altri» e che per combatterlo occorra ristabilire la propria armonia interna. La Fede aiuta moltissimo, Grandi insegna ad ascoltare il proprio corpo e il proprio spirito, ad esempio «riattivando i cinque sensi, di cui spessiamo perdiamo la consapevolezza». Dimostra come musica, carezze, profumi, immagini diano sollievo, gioia, forza interiore.

Diversi pazienti considerati spacciati, affidandosi a lui sono guariti, altri sono riusciti a bloccare la malattia per anni. E oggi, naturalmente, lo adorano. Non tutti, ovviamente, ce la fanno. Maurizio Grandi non è un guru, nè uno sciamano, bensì solo un medico dalla mente molto aperta. E anche quando il viaggio dei pazienti è alla fine, lui continua a sostenerli, sollecitandoli a mostrare la parte migliore di sé proprio nell’ora più difficile. Insegna ad accettare la fine con un sorriso pieno, solare. Il sorriso di chi ha capito tutto.
 
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view post Posted on 7/3/2015, 11:48
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La famiglia Vrenna-Vona, ancora commossa, desidera ringraziare tutto il personale, medico e non, dell'ospedale Santa Maria Delle Croci che, a vario titolo, ha contribuito alla miracolosa guarigione del loro caro Gianluca. Infatti il ragazzo, 25enne, é stato colpito da una rarissima forma di setticemia provocata da un subdolo batterio presente nella saliva di cani e gatti.

Pochissimi i casi documentati in tutto il mondo (e tutti o con esiti letali, oppure con strascichi invalidanti da mutilazioni agli arti) e, per quanto noto, il primo verificatosi in regione.

Un lungo calvario iniziato il 7 dicembre sera, con ricovero al pronto soccorso del nosocomio ravennate a seguito di febbre alta e dolori addominali che, in poche ore, hanno portato il nostro Gianluca a perdere i parametri vitali, entrando in coma.

Solo la tempestiva intuizione del personale medico del pronto soccorso e la decisiva azione del chirurgo di turno, gli hanno salvato la vita, consentendo di ricoverarlo, ancorché in condizioni disperate, alle cure del Reparto di Terapia Intensiva e Rianimazione.
Un reparto che merita una segnalazione particolare non tanto (e solo) per le capacità professionali dimostrate ma, sopratutto, per le qualità umane e la compresione che non sempre sono solite nel panorama della sanità.

Oggi, anche se la vicenda sanitaria non si è ancora conclusa essendo ancora in corso le inevitabili cure riabilitative, arrivano le dimissioni di Gianluca e ce lo consegnano vivo e pronto a riprendersi la sua vita: quella vita che, grazie alle capacità di medici del nostro ospedale, si è limitata ad essere solo bruscamente, ma per fortuna temporaneamente, interrotta.

Dopo tanti casi di malasanità, credo sia giusto e bello sottolineare chi sa svolgere il delicato lavoro di medico e operatore sanitario con professionalità, capacità e umanità, tenendo fede a quel giuramento ad Ippocrate che dovrebbe rappresentare non solo un normale atto di appartanenza ad una categoria ma, sopratutto, il sentirsi veramente parte integrante di una missione. E lenire le sofferenze, confortando i familiari impietriti e impotenti, é la missione più alta e nobile che un medico possa compiere.

Per questo ci piace sottolineare come proprio l'ospedale della città in cui abbiamo scelto di vivere, possa essere indicato come esempio in questo senso.

Ancora grazie.

Famiglia Vrenna-Vona
 
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view post Posted on 7/3/2015, 12:43
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Avevo vari videoregistratori S-VHS ed uno di questi aveva dei problemi meccanici, lo porto in assitenza ed il tecnico (amico) mi dice :"Guarda che è saltato l'ialimentatore", gli assicuro che a casa funzionava, ma comprendo benissimo che sia 'saltato' indipendentemente dall'accensione in laboratorio.

Che c'entra con la mala-buona-sanità? C'entra, c'entra.

I pazienti, che prefersico chiamare utenti o degenti a seconda se sono ospitati o meno in una struttura permanente, ed anche i loro parenti, hanno enormi aspettative e pretese dalla scienza medica e, semmai, mentre emerge acutamente una patologia in un malato, un'altra, cronica ma lieve, a lui ignota, con la quale convivva tranquillamente, ha generato situazioni che creano le famigerate complicanze.

Quando un medico ri fa una nuova prescrizione per un farmaco, ti avverte di contattarlo se gli effetti esulano da quanto ti viene prospettato. Ovviamente tu, malato, pensi che quel medico stia sperimentando su di te quel farmaco, quel principio attivo, anche se è un farmaco presente da moltissimi anni sul mercato.
No, non sbagli (di molto), il fatto è che gli esseri umani non sono 'macchine' uguali fra di loro, per cui 'quel' farmaco che fa 'miracoli' su un elevato numerto di malati, non reagisce su altri ed è addirittura nocivo per altri e questo si potrà accertare solo dopo l'assunzione di quel principio attivo, ovviamente in dosi MAI letali.

La medicina non è una scienza esatta come quelle derivanti dalla matematica e neppure ad 'interpretazione' come le scienze letterali o giuridiche, ed è in perenne, continua evoluzione. Si consideri che la nascita della medicina moderna potrebbe esser datata dall'introduzione della RM (risonanza megnetica) che ha consentito un'accellerazione imponente nella ricerca e nei risultati da essa ottenuti.
 
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view post Posted on 8/3/2015, 05:28
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questa è assolutamente autobiografica.
Sperimentata, vissuta, patita,
in una caldissima estate
in un posto stupendo,
vergognandomi di esserci,
non per me, ma per i forestieri,
per l'Italia, per la mia città!

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Lercio “per norma”

O forestiere che incantato
fermi lo sguardo ai verdi
declivi dei colli fecondi
d'arance e olivi e porgi
l'orecchio al franger scandito
dell'onda fonda,
frammisto questo al soave
canto de' mandolini amanti,
o ancor tu, che per malìa
d'immensi scenari, distrai
lo sguardo attento
da più prossime muliebri grazie,
non temere.
Qui sei a Sorrento.

E se per caso il cor ti cede,
da tanta bellezza tòcco, o forse sei
travolto da un centauro paesano,
vai pur tranquillo all'ospedale.
Nuove sorprese avrai e tante
nuove avventure. Da raccontare.

Dirai di giovani ragazze in fiore
garrule nei bianchi camici e operose
tra l'azzurro fondo del Golfo
e la roccia erta e chiara del Faito.
Troverai i dottori, bravi ed efficienti;
e ogni tecnica moderna
al tuo servizio.

Certo il letto un po' rotto,
scassato l'edificio e maltenuto
ed il cuscino
C'è se cè e quando c'e', c'è.
Ma si va avanti e forse
con il sorriso, a casa tornerai.

Purché, s'intende,
tu non pretenda lavarti!
Qui non si può. Pare, per “norma”!




Lucio Musto Sorrento – giugno 1996
_________________________________________________
 
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view post Posted on 13/3/2015, 07:28
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N.I.C.

Ringraziamento alle infermiere del “Lancisi”



Come una piccola piuma
sospinta da brezza d'aprile,
ti muovi fra noi,
ci sfiori leggera.
Sorridi. Ti fermi
un momento, e di nuovo
riprendi la danza.

Ti osservo e ti sogno.
E spero che, presto,
tu venga un pochino
vicino anche a me,
e mi dica qualcosa
o mi aggiusti il cuscino,
o mi tocchi la fronte dolente.

E’ il dono di te,
che ci porgi porgendoci
il farmaco amaro.
Ce lo rende di miele
e ci sprona
a cercar di guarire.

Il tuo camice chiaro,
la crestina severa,
eppur deliziosa,
sanno di prati, di sole,
di gioia, d'amore,
di giovane vita trionfante.

E' tanto, per noi
che andiamo lontano.

Speriamo che il vento
ancora per oggi,
non s'innamori di te,
strappandoti a noi,
per portarti con sé
.


Lucio Musto estate 1996

(N.I.C. è parafrasi di T.I.C. = Terapia Intensiva Coronarica e sta per
Nucleo Infermiere Coccolatici, per esaltare la loro dolce umanità )

 
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view post Posted on 13/3/2015, 10:23
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view post Posted on 13/3/2015, 10:32
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CITAZIONE (arecata @ 13/3/2015, 10:23) 
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la cosa che mi gratificò assai è che tornando in quell'ospedale dopo circa sei anni pe un nuovo ricovero...
la mia poesiola era ancora affissa nella bacheca della medicheria!
 
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view post Posted on 13/3/2015, 10:56
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e vuo' na sanità cchiu' bona e chesta?








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