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Casarelle E sissignori, costruisco casarelle. Casarelle di cartone per il Presepe. Sbagliato?... si, immagino che abbiate ragione; d'altra parte, ultimamente mi capita sempre più raramente di rendermi comprensibile, ma sono anche sempre meno interessato a difendere le mie ragioni, e mi frega sempre meno di aver torto.
Ma questa volta posso anche concordare sinceramente sul fatto che abbiate ragione voi e torto io. In fondo tante risorse ha investito la collettività per la mia preparazione, tanti sforzi ho impiegato in anni di onesto lavoro (si onesto sempre) e sempre ben retribuito per farmi una competenza, e tanti altri anni ho lucrato di pensione per trasmettere e diffondere la saggezza maturata con l'età… e adesso, mi son ridotto a fare casarelle di cartone?... per un Presepe nel quale non crede nemmeno più nessuno?... Avete ragione. Sarebbe ora che dignitosamente morissi per restituire almeno il concime al ciclo eterno della natura, o mi mettessi a fare qualcosa di serio. Certo, non parassitando ulteriormente le già miserrime risorse di questo Stato pezzente che abbiamo voluto per la nostra bella Patria.
Costruisco casarelle e voi dite che spreco il mio tempo e l'aria che è di tutti.
Non ho difficoltà a darmi torto e lasciare la ragione a voi… ma siete sicuri su a chi tocchi davvero stabilire dove sia il giusto e dove lo sbagliato?... perché una cosa è prendersi la ragione, ed un'altra dimostrare di farlo a buon diritto! Il fatto è che io non riesco a mettere un confine fra l'utile e l'inutile coincidente con la ricaduta economica, e penso che pur se i soldi servono, non sono che una parte della vita. E se sono abbastanza pochi per mettermi al riparo da speculazioni azionarie, ma sufficienti a sopravvivere come quelli della mia pensione, allora si che rappresentano una parte davvero piccola, della vita..
E non è vero che le casarelle di cartone sono il nulla che sembrano. Ogni anno mi invento qualcosa di nuovo, per il Presepe, ed ogni anno mi appassiono a quell'idea, che mi sembra mi dica qualcosa, qualcosa da trasmettere anche agli altri. Qualcosa che mi arricchisce di beni veri, e che può arricchire anche la vita degli altri, se questi vogliono.
Il Presepe di quest'anno lo vedo non convenzionale, e dico che casarelle "ben fatte" non saranno quelle ricche di dettagli o particolarmente rappresentative dei simboli e delle tradizioni che la scena della Natività ci ripropone e ci ricorda di ricordare.
Quest'anno il "mio" Gesù bambino nascerà in un mondo aperto, su una piattaforma al colmo di una piccola collina in un grande campo. La piattaforma starà a ricordare il basamento di un antico tempio ormai superato dai tempi nuovi e del quale non rimane memoria che in un mozzicone di colonna e qualche plinto di marmo. Il luogo della nascita sarà una semplice tenda appoggiata su un intrico di tronchi secchi a mostrare l'ininfluenza dei valori materiali e sarà aperta su tutti i lati, ché il Salvatore viene per tutti indistintamente, e il suo messaggio si rivolge ad ogni uomo che sappia guardare con cuore franco alla Buona Novella.
Intorno, dicevo, un grande spazio aperto, una pianura sterminata, a volte piatta, a volte con piccoli rilievi, ma sostanzialmente omogenea. Il mondo degli uomini, sostanzialmente uguale sia che si tratti dell'agglomerato di misere capanne in una steppa sterminata o il formicaio di grattacieli o di baracche delle nostre megalopoli, la cupa cittadina medievale o l'opulente villaggio turistico straripante di colesterolo e di droga. E dappertutto su questo mondo appiattito, sparse, isolate, a gruppetti, in disordinati agglomerati, le case degli uomini, tutte diverse, tutte sostanzialmente uguali… ecco le casarelle di cartone che sto facendo.
Quest'anno, dicevo, le casarelle del mio Presepe avranno una struttura semplice, tanto che anche un bambino può realizzarle, ed infatti ne ho proposto la costruzione anche alle locali classi elementari. Ma semplice, non vuol dire banale, ed ogni costruzione può celare un profondo significato, a volercisi applicare, un guizzo originale di fantasia, l'impronta unica di un sogno o di un personale patire.
Infatti il materiale di base che ho deciso di usare sono gli scatolini vuoti dei farmaci, e me ne sono procurati un certo numero, attingendo a fonti diverse.
Giro fra le mani il piccolo contenitore di cartone aspettando che la sua forma mi ispiri una acconcia destinazione. Un granaio, l'ala di una casa signorile, una torretta, una stalla, una bottega o una stanza della regale residenza di Erode… un pezzo del Pretorio o la taverna dell'oste Belfagor… il mulino o l'umile casa del pastore… o magari una chiesa… perché no? E' il Presepe di oggi, e la Chiesa fa la sua parte!...
E mentre lo rigiro fra le mani, quello scatolino mi parla di se, del suo ruolo, della speranza di salute o di guarigione che ha rappresentato per un infermo. Alcune confezioni hanno l'aria accattivante dei prodotti cosmetici di bellezza, promessa di prolungata giovinezza, fascino e dolcissime seduzioni. Altre hanno l'aspetto serioso e responsabile dei salvavita, pasticche e fialette con cui non si scherza, e "tenere lontano dalla portata e dalla vista dei bambini", che per loro il tempo ancora è generoso… ed altre ancona che non badano affatto al come si presentino, ed anche le scritte sembrano malinconiche. Farmaci palliativi, per lenire le sofferenze di chi ci ha provato comunque, ma ha ormai perduto.
Mi lascio commuovere, un poco, da quelle confezioni usate, e se stringo un po’ le ciglia sugli occhi sempre doloranti mi sembra quasi di vederli, i destinatari di quelle pasticche, delle pozioni magiche, delle essenziali fialette. E per ognuna, una preoccupazione, un'angoscia lettera o tragica, una fiducia, una rassegnazione o un dolore… e sempre e comunque una speranza: "Questo prodotto mi farà bene".
Ed ecco allora che quei piccoli involucri di cartone tornano ad essere nelle mie mani semplici casarelle per il Presepe, e non conta più se siano state usate per allontanare la morte o per sconfiggere l'antiestetico brufolo, per rendere sopportabile un dolore atroce o spianare la prima ruga che altrettanto atrocemente ti ferisce il cuore. Ogni giorno della vita ha il suo tormento, ogni ora cerca la sua consolazione. Ogni farmaco serve a cercare una briciola di serenità comprata.
Farò per questo le mie casarelle tutte uniformemente bianche, per indicare che l'angoscia dell'uomo è cosa privata, e solo la finestra colorata o la porta, consente il contatto con chi ti è accanto, e dire che la condivisione deve essere comunque rispettosa, e mai invadente.
E i tetti?... per quelli non ho ancora deciso, ma ho la tentazione di farli tutti azzurri di gioia, o verdi di speranza.
In fondo, i tetti sono rivolti al cielo!Lucio Musto 28 luglio 2015 -----------------------------------Ma è quasi il momento di metterai all'opera... tenetevi pronti!
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