Le stronzate di Pulcinella

l'atroce storia di Milena Quaglini la serial Killer

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view post Posted on 14/3/2016, 11:01
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Pulcinella291 Forum

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Quella che racconteremo oggi , rappresenta uno dei pochissimi casi di omicidi seriali al femminile.
Quello di Milena Quaglini ( Broni di Pavia) nel 1957)è un caso particolare: scoperta per caso, si è macchiata dell'omicidio di chi l'ha maltrattata, come una giustiziera. E il conteggio delle sue vittime non è ancora sicuro ma quello che è certo che la sua è stata una vita molto travagliata.
Suo padre è un alcolista, un uomo violento con le figlie e ossessivo con la moglie. La madre di Milena, al contrario, non ha una forte personalità e subisce passivamente il marito.

La fuga da casa
Compiuti i 19 anni e dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, Milena scappa di casa.
La ragazza si mantiene con piccoli lavori, come la cassiera e la donna delle pulizie e cambia continuamente residenza…fino a quando conosce un uomo se ne innammora e lo sposa.

Una vita felice
Hanno un figlio ed una vita felice, ma il destino le riserva una brutta prova. Suo marito si ammalò gravemente di diabete fulminante e morì, facendola cadere in una depressione che l'accompagnerà per tutta la vita. Dopo la morte del primo marito cominciò a bere.

un nuovo uomo
Si spostò a vivere a Travacò Siccomario. A San Martino Siccomario, dove aveva trovato un lavoro, conobbe Mario Fogli: diventò il suo secondo marito. Si dimostrò una persona ossessiva, chiusa e gelosa che lavorava saltuariamente come camionista e con problemi di alcol. Entrambi erano anche attivisti della Lega Nord e la Quaglini ebbe due figli da lui: quando però gli ufficiali giudiziari si presentarono a casa sua per un pignoramento di beni a causa dei debiti di suo marito. La Quaglini cerca anche di racimolare denaro mettendo a frutto la sua più grande passione: la pittura. Nature morte, paesaggi lombardi, soggetti politici (nel frattempo è diventata anche lei attivista della lega)... ma anche i soldi ricavati dalle vendite dei suoi quadri non bastano mai. decide di separarsi e di andare ad abitare ad Este, con la seconda figlia. In Veneto lavorò come portinaia di una palestra.

Un nuovo lavoro
I soldi però non le bastarono, quindi trovò lavoro come badante presso un signore anziano, Giusto Dalla Pozza (83 anni), pensionato 83enne e usuraio, residente a Este in provincia di Padovache le prestò 4 milioni di lire per poi tentare di ricattarla. Il 25 ottobre 1995 Dalla Pozza disse a Milena che poteva restituirgli 500 000 lire al mese oppure pagarlo in natura: al suo rifiuto lui cercò di violentarla. Nacque una colluttazione, nella quale la Quaglini lo colpì con una lampada in testa. Quaglini uscì di casa mentre Dalla Pozza era agonizzante, per poi chiamare l'ambulanza: Dalla Pozza al momento era ancora vivo. Morì dieci giorni dopo. Milena non venne incolpata di questo omicidio, archiviato come caduta accidentale fino alla sua confessione. Per questo verrà condannata a 20 mesi di reclusione per eccesso di legittima difesa.

Il ritorno
Nel 1997 Milena decide di tornare dal marito. Le due figlie, 4 e 7 anni, soffrono separate tra i due genitori e Dario, 18 anni, non sa dove stare.
Perciò la famigliola si riforma a Broni ma anche questo secondo tentativo di vita di coppia fallisce miseramente: Milena cade in depressione profonda, beve alcolici in continuazione e li associa anche ad alcuni farmaci; Mario Fogli la picchia e la umilia in continuazione.
Fino a quando, sabato 2 agosto 1998, a Milena viene voglia di vendetta.
C'è appena stato uno dei soliti litigi e la donna, pesantemente ubriaca, questa volta decide che è stufa di subire angherie. Mette le figlie a letto, aspetta che Fogli si sia addormentato, quindi strappa la corda delle tapparelle e salta addosso al marito.
Prima lo stordisce colpendolo con una lampadina, poi lo incapretta. Lui si riprende, riesce a divincolarsi e lei lo colpisce nuovamente con un portagioie. Non contenta, gli avvolge la corda attorno al collo e lo strangola: Mario Fogli muore in poco tempo.
Nessuno si è accorto di niente, le figlie dormono ancora... Milena butta le coperte insanguinate, rifà il letto e avvolge il cadavere del marito in un tappeto, poi lo deposita sul balcone dove lo veglia per tutta la notte. Il mattino dopo racconta alle figlie che papà non tornerà a casa, ha un impegno di lavoro... ma la sceneggiata non reggerà a lungo. Alle quattro del pomeriggio il commissariato di Stradella riceve una telefonata. Dall'altro capo della cornetta c'è una donna in lacrime che, singhiozzando, confessa: "Ho ucciso mio marito."

Il 26 aprile 1999, il tribunale di Voghera condanna Milena Quaglini a 14 anni di reclusione per uxoricidio e affida le sue figlie alla sorella. A difendere Milena c'è l'avvocato Licia Sardo. L'avvocato ha preso a cuore la storia di Milena, la difende strenuamente e in appello riesce a ottenere la seminfermità di mente: la condanna è quindi commutata in 6 anni e 8 mesi, scontabili agli arresti domiciliari.
Milena sta male, ha alle spalle due tentati suicidi e l'alcolismo, perciò il tribunale la manda a curarsi in una Comunità Religiosa. Passano solo 3 mesi, Milena viene cacciata perché non si cura, anzi, beve sempre di più.
Si trasferisce in un'altra clinica, dove conosce Salvatore, ex carabiniere, che le offre ospitalità nella sua casa di Bressana. La convivenza tra i due dura appena due giorni, secondo Milena anche Salvatore vuole abusare di lei, i due litigano spesso e alla fine lei se ne va.

Un altro uomo
Alla ricerca di una nuova abitazione dove scontare i suoi arresti domiciliari, Milena incappa in un annuncio: "53enne divorziato dinamico longilineo, casa propria cerca compagnia piacevole max 40 anni per amicizia-convivenza".
Il 53enne divorziato si chiama Angelo Porello, residente a Bascapè, appena scarcerato dopo 6 anni di galera. Era stato condannato perché aveva il "vizietto" di violentare le sue tre figlie.
La notte del 5 ottobre 1999 Milena viene fermata dalla polizia a bordo di una Regata Bianca (è l'auto di Porello). Ha contraffatto la patente perché lei non potrebbe stare in giro. Scatta la denuncia per evasione.
Il 6 ottobre 1999 Angelo Porello viene dichiarato scomparso.
Dal carcere femminile di Vigevano, la donna astutamente manda delle lettere ad Angelo Porello. Una il 7 ottobre, una l'11 ottobre. Le lettere sono formali, Milena utilizza addirittura il lei e lascia intendere che i due non si vedono da parecchio.
I sopraluoghi nella casa dell'uomo sembrerebbero però dire l'opposto: vengono ritrovate nella spazzatura delle scatole di Halcion (il medicinale che usa Milena) e gli esami del DNA, su dei capelli trovati nel letto, indicano che la donna è stata in quella casa nel periodo in cui l'uomo è scomparso.
Il suo avvocato la invita a confessare e lei confessa tutto.
È il 5 ottobre. Hanno appena finito di pranzare quando Angelo Porello comincia a esigere che Milena indossi degli abiti provocanti. Non contento la sbatte sul letto e la violenta due volte, prendendola anche a schiaffi.
Prima che l'uomo cominci a violentarla per una terza volta, Milena riesce a convincerlo a bere un caffè insieme e va a prepararlo.
Per Angelo Porello, Milena ha però in serbo un caffè molto speciale, corretto con 20 pastiglie di Halcion.
L'uomo manda giù e crolla ben presto, Milena, per sicurezza, riempie la vasca e ce lo immerge, poi esce a fare un giro. Poi torna a casa.
Al suo ritorno trova nella vasca escrementi e vomito che la rassicurano sulla morte dell'uomo, pulisce tutto, fa sparire le prove, aspetta la notte. Appena è sicura che nessuno può vederla, prende in braccio il cadavere, attraversa il giardino, sale 10 scalini e lo getta nella concimaia. Qui lo ritroveranno solo 15 giorni dopo, nudo e sepolto dal letame.
Tra il 2000 e il 2001 si svolgono i processi a carico di Milena Quaglini. A difenderla a spada tratta c'è ancora Licia Sardo. Milena in carcere cerca di combattere la depressione dipingendo.
Al processo viene confermato il vizio parziale di mente in occasione dell'omicidio di Mario Fogli (6 anni e 8 mesi di reclusione) mentre, per l'omicidio di Giusto Dalla Pozza, le vengono inferti 20 mesi di reclusione per eccesso colposo di legittima difesa.
Non riuscendo a superarla si impicca con un lenzuolo il 16 ottobre 2001; trovata viva da un poliziotto all'1.50 del mattino, morì nel Pronto Soccorso alle 2.15.
 
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marisaV
view post Posted on 8/4/2016, 10:32




Che storia raggelante... :cry:
 
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view post Posted on 8/4/2016, 12:25
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Muro o non muro...TRE PASSI AVANTI!

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..tutto sommato, la vera vittima era lei
saluti
Piero e famiglia
 
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licia avv. di milena
view post Posted on 12/5/2016, 23:56




hai ragione....la vittima è sempre stata lei
 
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3 replies since 14/3/2016, 11:01   1045 views
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