Le stronzate di Pulcinella

Mario. E Giada

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view post Posted on 8/5/2016, 16:17
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Mario. E Giada




Lui, Mario, era un perito elettrotecnico diplomato, e stava morendo. Un piccolo fetente tumore maligno annidato giusto in mezzo al cervello, inoperabile, lentamente cresceva implacabile; e con lui cresceva il dolore e gli altri disturbi minori. Prima o poi sarebbe esploso in un tripudio di sofferenza, non più controllabile dai farmaci antidolorifici e sarebbe finita la coscienza. Dopo un poco, anche la vita.

Lui, Mario, non aveva paura del dolore, e peggio del male era la consapevolezza di morire senza essere diventato nessuno. Ma anche questo era superabile.

Lui, Mario, amava sconfinatamente Giada, la sua Giada, e per lei rappresentava tutto il significato della vita. Giada, donna dall'animo dolcissimo condannata da sempre da una maledetta malattia degenerativa, lentissima nella sua ferale evoluzione che già l'aveva resa cieca e che poco alla volta le avrebbe portato via ogni facoltà fino ad una probabilmente lontanissima morte liberatrice.

Lui, Mario, generoso nel cuore, soffriva soprattutto del pensiero di lei, quando lui ormai morto sarebbe rimasta sola, senza il suo conforto, senza il suo amore a consolarla e farle compagnia.

Lui, Mario, sotto l'utile scorza di perito elettrotecnico diplomato aveva un cuore indomito, una tenacia senza pari, una volontà inflessibile, una determinazione straordinaria.

Lui, Mario, sotto la spinta possente del suo amore per Giada, esaltato e drammatizzato dallo strazio del cancro concepì e costruì la macchina.

Non le diede mai un nome, peraltro inutile, e nemmeno noi nel descriverla sapremmo trovare
un termine adatto a definirla, ma potremmo immaginarla simile ad un registratore, lettore e proiettore di luci psichedeliche… adatto ad essere utile ad un cieco!
Si insomma qualcosa di simile, perché in fondo non gestiva onde luminose e stringhe infinite di caratteri binari atte a codificarle, ma emozioni.
Perché le emozioni, come i suoni, la luce, e la commozione del mare… non sono onde anch'esse?

Lui, Mario, forse sapeva poco di teoria, ma era un praticone eccezionale nonché, l'abbiamo detto, di una cocciutaggine stratosferica. E per una sufficiente determinazione nulla è impossibile!

Costruì la macchina ed il giorno prima di morire, nel suo ultimo attimo di lucidità la mise fra le mani frementi di Giada riuscendo anche a farfugliare: « è il mio grazie per te! »

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Lei, Giada, adesso sta quasi sempre da sola, e così vuole restare, pur sforzandosi di accettare le premure di quanti le vogliono bene… cioè di chiunque abbia la fortuna di sfiorarla.

Lei, Giada, siede immobile e sorridente sul dondolo di vimini che fu di Mario o è ritta alla finestra, di fronte al panorama che le è familiare da sempre e da tanto non vede più.
Fra le braccia ha la macchina, simile nella forma al lucido pallone di gomma di una bambina e la carezza lievemente con le dita cerulee.

Ai curiosi che le chiedono è disponibile a raccontarla, la sua macchina, mentre che i bellissimi occhi grigi senza luce le se riempiono di lacrime e qualche volta, molto raramente ha permesso anche di sfiorarla a qualche stupefatto testimone di tanta meraviglia.

Nessuna asperità o pulsante o zona di sensibilità privilegiata appare sulla superficie uniforme di quell'oggetto in forma di pallone da bambina, ma la macchina è sensibile al pensiero, e tramite quello può sintonizzarsi come un qualunque apparecchio ricevente…
E diffonde emozioni, e ricordi, e sentimenti, pulsioni profonde e consolazione, gioia e profumo di baci. Già!... baciando qualcuno non ce ne accorgiamo, troppo rude è il contatto fisico; ma i baci hanno anche un leggero dolcissimo odore spirituale, che vola diritto all'anima.

Lei, Giada, subito si ritrae scontrosa e certo gelosa della sua intimità. Torna a sfiorare l'estremo dono di Mario e torna a vivere con lui, e di lui. I giorni della gioia spensierata, il correre al prato, le piccole attenzioni, i versi estemporanei che fioriscono sulle labbra fra un bacio e l'altro.
Il "Tutto" di loro quando lui era qui, anche quello che non ebbero il tempo di dirsi allora.
Perché lui, Mario, è ancora qui.

Il perito elettrotecnico innamorato e cocciuto, ormai morto da tempo, e la donna amata sul cammino di una lunghissima agonia possono vedersi, amarsi, consolarsi attraverso la macchina meravigliosa, frutto dell'ingegno di una dedizione sconfinata.

Una macchina straordinaria, inconcepibile, eppure tanto simile nell'aspetto ad una semplice, lucida boccia.

Lei, Giada, non sa come si possano "incidere" le emozioni su quel particolare registratore, spiega ai curiosi, Mario non glielo ha detto, ma non importa: tutto quello che le serve per vivere è già li.

E quei curiosi dovranno pazientare a lungo! Certo Giada non permetterebbe loro di aprire la macchina per vedere com'è fatta dentro, ma guardando il suo volto adesso, o sfiorando con un dito quell'universo lucido di emozione possiamo sperimentare come funziona, ed avere un breve assaggio di come splendidamente sia fatto un amore eterno.

E pianamente dal fondo del cuore mi sale un dubbio: forse nemmeno occorre che in quella boccia ci sia un particolare marchingegno!


Lucio Musto 7 maggio 2016
 
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