Le stronzate di Pulcinella

(Da quel che resta del diario di una giovane maestra fascista)

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view post Posted on 16/5/2016, 04:04
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Tornare per dirti addio e ritrovarci


(Da quel che resta del diario di una giovane maestra fascista)
15 Dicembre 1943

L’ho finita con le stupidaggini. Dopo averle messe in pratica per anni ho detto basta e ora la mia decisione è irrevocabile.
Se fossi certa di saper sorridere della mia situazione, senza arrabbiarmi, forse sarei anche capace di guardarmi nello specchio, ma ho paura di far male i miei calcoli e allora potrei finire per mettermi le mani addosso.
Non mi arrabbio più, neppure quando capisco d'essere ormai sola, le passate certezze, i grandi sogni...tutto svanito...ma comunque vadano le cose, non sono riusciti a demolire nel ricordo l'amore e il grande affetto per mia madre...Fin da piccina sono stata per lei la sua principessa luminosa...ma poi crebbi, mi persi in sogni impossibili e mi allontanai emotivamente dai suoi insegnamenti. Non volli più essere la principessa luminosa, perdendo così la mia vera natura e la voglia di palesare i miei sentimenti. Ho sbagliato tutto! Che stupida, stupida, stupida sono stata a lasciar cadere nel nulla tutte le cose belle che avevo nel cuore. Ho lasciato scolorire la mia vita per qualcosa che non valeva il sacrificio di nessuno.
Ho deciso, domani torno a casa!

17 Dicembre 1943

Sono partita da Roma ieri mattina prima dell'alba con il 621 di Vittorio, un compaesano che, rischiando l'osso del collo, due volte al mese percorre il tratto Roma-Sabaudia-Roma per portare ortaggi e frutta alle due scuole del nostro quartiere. Con me c'erano altre cinque persone, tre uomini e due donne.
Non conosco nessuno di loro, però mi hanno subito inquadrata come persona da tenere distante, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la loro ripugnanza.
Non ne sono certa ma potrebbero conoscermi visto che due di loro devo averli gia visti davanti la scuola. Eppure non indossavo la divisa.

Beh...chi se ne frega! Non voglio nulla da loro…Vittorio, già un anno fa mi invitò a fare il viaggio con lui per tornare a casa quando la mamma cadde ammalata…Il mio maledetto orgoglio e gli impegni con i 35 ragazzi della mia classe consumavano tutto il mio tempo e non avrei saputo a chi lasciarli, ormai siamo rimaste in poche a prenderci cura di loro. Però in questi giorni sono tutti con le loro famiglie per le festività del Natale.
Dunque figuriamoci se posso preoccuparmi di un viaggio da fare in compagnia di chi non mi ama!

Ad ogni modo tra noi non c'è stata nessuna comunicazione, quel loro comportamento mi ha fatto sentire una estranea...tranne le volte che siamo incappati in pattuglie tedesche, allora il mio lasciapassare è servito come garanzia anche per loro.
Fa niente, è giusto così, si vede che merito il loro disprezzo! Ormai non ho più nulla da difendere, la mamma se n'è andata 7 mesi fa durante un bombardamento assieme alla zia Veronica e a me è rimasta solo la nostra casa disastrata.

21 Dicembre 1943

Ieri è stata un altra giornataccia, il viaggio è stato silenzioso ma non tranquillo, tra noi c'era un gelo che mi ha fatto male, ma ero consapevole di cosa mi spettasse.
Il problema più grave è stato quello di dover tenere continuamente il naso in aria per non finire sotto le mitragliere alla caccia inglese e a volte cercando riparo nei cascinali che incontravamo per non dare troppo nell'occhio.
Durante la notte invece, arrancando a fatica nel buio, rotto a tratti da una luna mai stata così splendente, è stato possibile proseguire facendo attenzione di non finire fuori strada.
Abbiamo superato fattorie abbandonate, macchine agricole distrutte, animali in libertà...Spero di arrivare in nottata al bivio per la mia casa.

Eccola, la riconosco, è come l'ho sempre vista nella mia memoria...è la strada a destra che piega verso il lago!
Mio Dio quanti ricordi!
Sono scesa dal furgone che era ancora buio, nessun saluto, nessun ciao...e mentre seguivo lo scoppiettante rumore del motore che si allontanava, mi batteva il cuore ed avevo gli occhi gonfi di lacrime.

Rientro nel mio mondo.

Vittorio mi ha consigliato di non attraversare il centro abitato, pare non sia prudente, ma c'è ancora qualcosa di sicuro in questa nostra Italia? Personalmente credo non ci sia rimasto nessuno...né amici né nemici. Il tanto sbandierato sbarco alleato avrà messo le ali ai piedi a tutti.
Mi avvio lungo la china della collinetta che sovrasta campi ormai incolti. Avanzo lentamente, quasi non volessi più raggiungere la nostra casa.
Ad occhi chiusi costeggiò il meleto, o quello che né è rimasto, lasciandomi guidare dal ricordo e quando li riapro mi appare lei, la nostra casa, parzialmente distrutta, immersa nella luce di un'alba piovosa.

Per un eterno istante ho la sensazione che sia rimpicciolita, ma nell'istante in cui i miei occhi si riempiono di lacrime ingigantisce assumendo l’aspetto reale.
Tremo talmente che mi è scivolata dalle mani la chiave di casa finendo nel fango...non importa, tanto non servirà, però mi emoziono vedendo il cancelletto di legno scrostato dietro cui c'è la nostra casa.

Finalmente sono a casa e allora mi accorgo di singhiozzare senza controllo al cospetto di questa vecchia casa. Vorrei che Dio mi restituisse il coraggio di restar qui con lei…debbo pagare un vecchio debito, lei è stata mia madre per quasi tutta la vita, ed io l'ho abbandonata...non posso più nascondere queste emozioni...sono troppo care, troppo vere...mi è rimasta soltanto lei!

La scorsa notte ho sognato di vivere un ultimo giorno d’innocenza e d’ingenuità prima di morire e l’immagine che ho sognata è delle più profonde ch’io abbia sognato in tutta la mia vita…
Ora più che mai desidero morire tra le sue mura e nulla mi fermerà, fosse pure l'ultima cosa che farò.

In lontananza si odono le esplosioni dell'ennesimo bombardamento, forse su Anzio o forse su Napoli, qui siamo sulla linea Gustav e tremo come una scolaretta ad ogni scossone. Molto presto quegli aerei saranno di ritorno e forse passeranno di qui...sono mesi che aspetto questo momento…la resa dei conti!
Serro forte gli occhi che bruciano e ritrovo i colori del mio giardino.
Con il cuore che batte forte salgo i gradini della veranda, sfioro con le mani la porta e, avvertendo un antico caldo brivido di piacere, accosto ad essa le labbra sussurrando
– Ti amo!

Entro. L'interno giace squassato in una penombra silenziosa.
Lentamente accosto la porta poggiandovi le spalle e nel tentativo di frenare il pianto serro forte gli occhi aspirando l'aria per goderne i profumi frammisti.
Ho l'impressione di riconoscere l'odore del legno antico dei mobili e quello acre ed umido dei ceppi nel camino e mentre in quest'aria ferma riconosco il buon aroma della carne che cuoce sulla griglia, mi tornano tutti gli altri ricordi che ancora vivi aleggiano nella mia memoria.
Quando riapro gli occhi lascio che lo sguardo vaghi alla ricerca di quelle immagini mai dimenticate; l'immenso tavolo ora fracassato e spoglio dei fiori, la sontuosa scala con i suoi gradini rumorosi, i mobili scuri che sapevano di quiete, i miei dipinti, vanto della famiglia, allora capaci di rendermi una ragazza felice e più in la in un angolo accanto al camino, la cesta dei pisolini giornalieri del mio amato gatto "Nemo".
Una smisurata quantità di sensazioni dolorose esplodono in me dominando la ragione, mentre le deflagrazioni si avvicinano pericolosamente.
Salgo di sopra seguendo il percorso che facevo ogni mattina per evitare che gli scalini in legno scricchiolassero svegliando la famiglia.
Riassaporo fragranze racchiuse nella memoria assieme a quel vago profumo di speranze, desideri accennati e sogni sorridenti che in un attimo riprendono vita.
Dalla finestra, alla luce dell'ultimo giorno, mi appare il meleto, ed oltre la forra il lago, tracciato da quella lunga striscia di orizzonte azzurro ed d'infinito che m'innamorava.
Tornano le travolgenti memorie perdute negli anni bruciati della mia passata gioventù per seguire un'immagine di vita che mi ha tradita...

Ora son qui, nella tua stanza mamma. Vedessi come l'hanno ridotta tutte quelle granate, ho difficoltà a respirare, l'emozione mi soffoca.
L'antica regina e la principessa luminosa sono ancora insieme tenendosi per mano, affacciate alla finestra di questa casa semplice, vuota e silenziosa.

Il rombo degli aerei si fa man mano più pesante, il cielo è solcato dai traccianti della risposta contraerea in un susseguirsi di esplosioni che mi terrorizzano!

Aiutami mamma, ti prego!
Tu sai cosa vuol dire vivere con quello che ho nel cuore.
Non ce la faccio più!!
Non negarmi il tuo amore, salva la mia mente, non lasciare che si spenga senza il tuo perdono!
Mio Dio, se mi negassi il tuo amore dovrei dire addio a tutti i colori di questa nostra adorata terra, al nostro focolare ardente di ricordi, a tutte le persone buone, al seme da cui sboccerà un fiore, a tutti i miei ragazzi che forse non rivedrò più...e dovrei dire addio a te madre mia. Se mi scacci dal tuo cuore non saprei più dove riposare il capo e morirei disperata!


Scossa da singhiozzi scivolo in ginocchio tra le macerie della stanza, raccolgo il volto tra le mani in un silenzioso e lungo pianto, come quando ti sentivo in una percezione silenziosa e mi giravo mentre passavi per non sfiorarti.
Ogni conversazione tra di noi era inutile, niente sorrisi accennati, lettere che mi servivano soltanto per dirti addio.
Dove sei mia gioventù? Quando procedevo senza incanto ed ero sempre silenziosa.
Ero testarda solo per farti rabbia, prendevo solo quel che mi piaceva.
Ero diversa e uguale a te. Diversa da ogni persona, ribelle e affamata di tutto quello che nascondeva la vita.

Guarda!?...In questo inferno un usignolo si è posato sul davanzale della finestra.
Oh mio Dio! Lui si ricorda di me? Riconosce la mia tristezza ma continua a cantare, libero di appoggiarsi al vento che ingarbuglia ogni mia consapevolezza. Non riesco più a comprendere il suo canto, ma con la zampetta si gratta il capo...allora sorrido e piango rammentando quel tuo gesto.
Grazie mamma, ora sono certa di averti ritrovata. Soltanto così potevi dirmi: bentornata a casa Lucia!

Sono tornata a te mamma! Non voglio più dirti addio, fa troppo male...non voglio più soffrire...


(Dedicata)


Mi scuso se a qualche lettore avrò riportato alla memoria momenti dolorosamente veri. Un giorno, se lo ritroverò, vi racconterò la storia del ritrovamento di questo diario.




Edited by mcb - 16/5/2016, 07:45
 
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view post Posted on 16/5/2016, 04:28
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si, ci speriamo. Per ora grazie di averci proposto questa pagina, palpitante di emozione, e come vissuta ieri.
La tua, è la penna del nostro maestro di sempre!
 
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view post Posted on 16/5/2016, 09:23
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Pulcinella291 Forum

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Grazie per la condivisione.
 
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view post Posted on 16/5/2016, 10:02
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Muro o non muro...TRE PASSI AVANTI!

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salve
grazie davvero di aver inserito questo bellissimo e toccante frammento di vita.
Mi son commosso e non mi vergogno a esternarlo...
saluti e ancora grazie
Piero e famiglia
 
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view post Posted on 16/5/2016, 10:48
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Grazie a voi per aver letto questa piccola storia di questa nostra Italia che indirettamente ho vissuto.
 
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