Le stronzate di Pulcinella

UN BANALE RACCONTINO HORROR

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costanza pocechini
view post Posted on 25/7/2016, 07:23




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UN BANALE RACCONTINO HORROR

Sebastian Froller non aveva ben calcolato che arrivare alla "Maison de la Méditation“, prima che fosse buio profondo
non sarebbe stato più possibile, per colpa di quella strada in salita tutte curve e così particolare... Che stranezza, si trovò a pensare, una maison della moda arroccata sui dirupi dell’Alta Sassonia. Comunque aveva fatto troppe soste per godersi quell'incredibile ed inaspettato panorama, mutevole quasi al batter d’occhio: paesaggi montani ricchi di mistero, dolci colline, rocce scoscese e suggestive vallate, aveva letto sulla guida turistica, quanto mai veritiera convenne.

E tardi era quando suonò al portoncino della “Maison”. Una figurina abbigliata da suora aprì già sorridendo.
< Buona sera… sono il… > e si interruppe restando a bocca aperta! Una suora in una maison… O era una modella? Qualcosa non andava. La suorina invece soavemente annuì:
< Il nostro convento è in Vostra attesa professore > disse con un fil di voce. E senza nemmeno un fruscìo della tonaca, pur lunga e pesante: la mini-creatura s’avvio verso l’interno. Lui appresso, di pari passo anche se il secco rumore del portoncino che si richiudeva, con un rinculo secco, lo bloccò un attimo. "Ah… un convento modernizzato" si osservò, mentre inseguiva la veloce figurina attraverso il piccolo quadrato dell’ingresso. Uno splendore di luci vivissime lo sorprese di nuovo, perché inimmaginabile in un luogo sacro: enormi cornici d’oro e d’argento alle pareti, vasi di porcellana trasparente accostati in ogni spazio vuoto con in più un odore agrodolce, a tratti lacerante, che il professore non riuscì a capire da dove provenisse. Starnutì due volte prima che il lungo corridoio finisse davanti ad una porta d’ebano, smaltata a fuoco.

Si maledì mentalmente per la solita sua superficialità: non si era informato minimamente dove era stato diretto per “urgenti notizie che la riguardavano”. Gli aveva telefonato il capo cancelliere italiano. "Una maison"... e invece era un convento. Neppure da fuori lo sembrava, ma forse sarebbe stato meglio osservarlo con la luce del giorno. Tuttavia non era questa la sua curiosità prioritaria.

A fatica sentì l’invito ad entrare, forse la suorina aveva premuto un campanello? Fatto sta che un’altra mini-figura
vestita dallo stesso tipo di tonaca della prima suorina s’alzò, dritta come un fuso, e un'altra manina diafana spuntò
dalla manica. Gli indicava d’occupare la poltrona davanti la scrivania… stile liberty!

< Professore Froller… scusi se parlerò poco e appena, ma… la Regola del silenzio ci consente solo in casi eccezionali di farlo. > Un lieve sorriso rese verosimile la scena e l’uomo intuì il perché di quello strascicare le parole. Avevano perduto l’esercizio labiale.
< Non si preoccupi reverenda Madre… conosco la Regola, ho lavorato anni nella organizzazione della biblioteca antica d’un convento di frati Certosini… Dunque… >
< Dunque, ci spiace che suo nipote stia morendo… É stato raccomandato a noi per…>
< Mio nipote?... Ma… reverenda Madre io...io non ho nipoti! > Il viso di Sebastian Froller ora esprimeva stupore, forse anche un po’ di sgomento, poiché capì che quella statuina di suora sembrava non ascoltarlo. Guardava fissa davanti a sé, quasi a seguire una meditazione interrotta.

Un rapido ritorno ai cassetti della memoria fu necessario, almeno per confermare che era stato davvero figlio unico.
In casa sua vigeva personale tutto femminile, dalla tata allo stalliere, giardiniere, cuoca e… qui il professore quasi sobbalzò: ah, la tata! Ricordò che la tata, già anzianotta, aveva avuto un figlio ma che la notizia l’aveva avuta per
caso, forse da un compagno di liceo incontrato in uno di quei convegni dove era sempre illustre relatore o ospite o…
Era andata proprio così, sua madre era già deceduta, altrimenti….
< Ehm… scusi reverenda madre, parla per caso di Michael…? > Non ricordava neppure il cognome.
< Sì, professore, Michael Froller >
Forse fu il suo respiro, troppo a lungo trattenuto, che uscendo con un sibilo fece oscillare la graziosa bugiola di cristallo purissimo, capace di vibrare solo a guardarla. Un insolito preziosismo che l’attrasse di sfuggita. Le cose viste in quel breve percorso, per entrare nello studio della reverenda madre, erano state tante ma anche quell'oggetto lo inquietò, pur nella sua splendente leziosità.

La suorina s’alzò di scatto per aspettarlo sul soglio della porta e a lui sembrò che non poggiasse i piedi e che lo avesse raggiunto come volando raso terra. Forse troppe luci, o la notizia di essere lo zio d’un moribondo e quella minima conversazione imposta, l’avevano un po’ inebetito? Non v’era dubbio, avvertiva persino una leggera emicrania.

L’ascensore stile liberty, festoso come un albero natalizio, s’aprì al piano superiore. Fuori, una solitaria porta bianca pareva essere un mobile al centro della parete. Dappertutto, tipici tenui decori veneziani che gli sembrarono stonati con l'ambiente, anche se non seppe spiegarsene il perché. Un'altra suorina, appostata accanto ad una specchiera smisurata, s’avvicinò veloce alla porta e poggiò la mano sulla maniglia, guardando verso la Madre Superiora. Un cenno e l’avrebbe aperta.
Quando le due minuscole consorelle furono vicine, il professore si domandò se fossero tri-gemelle, insieme a quella che gli aveva aperto l'ingresso della maison... Per ora ne aveva viste tre e trovandole così perfettamente simili gli venne improvvisa la curiosità di vederne altre. Intanto la porta era stata spalancata e l’uomo, pur con l’ingresso impedito dalle due statuine, riuscì a vedere il letto occupato da una specie di fagotto.
Si avvicinò deciso e, chinandosi appena in avanti, chiamò sottovoce: Michael… Michael... la voce, stranamente, gli uscì arrochita e con un tono quasi isterico.
La suorina s’avvicinò:
< No, professore, la prego, non faccia così… > e chinandosi anche lei sul letto soffiò sul viso coperto: risuonò come una pizzicata d’arpa quel respiro e il letto sembrò oscillare...poi una mano uscì da sotto il candido copriletto ricamato di roselline e, con un movimento deciso, la strappò via, mostrando un allucinante corpicino di bimbo, lucido di cera, che sul ventre incavato mostrava un esemplare smisurato d’un fungo Peyote, vivo, pulsante...
"… Non fungo, egregio professore, ma cactus… cactus!" La voce nasale d'un esimio studioso delle civiltà Incas sembrò rintronare nella testa dell’uomo, mentre la suorina più vicina a lui, quella che si era chinata a soffiare su Michael, si voltò a guardarlo, scoppiando in una risata improvvisa e oscena: dalla bocca sguaiata guizzò fuori una lingua appuntita che lo raggiunse fino a sfiorarlo, avvicinandosi golosa, toccando, quasi una lurida sfida, quello schifoso sesso. Una bacca claviforme di color carne.

Bastaaaaaaa!!!! Sapeva che stava urlando, ma non sentiva la propria voce: poi la testa scoppiò e lui si ritrovò a terra
a cercarla. La ritrovò fra le pagine del libro di Bram Stoker, il creatore del “Conte Dracula”. Era caduto dal letto della camera numero diciassette dell’Hotel Boutique, a cinque stelle, in Vienna, dove alloggiava per il Congresso sulla “Provvidenza degli Allucinogeni Naturali”.

* * *

Edited by costanza pocechini - 25/7/2016, 08:53
 
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