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'a nave cammina e 'a fava se coce
questo detto, molto noto e ancora di uso comune tra gli operai del cantiere navale di Castellammare, molto probabilmente trova origine e spiegazione nel fatto che durante le lunghe prove di navigazione, gli operai trovino conforto nel pensare che al ritorno abbiano guadagnato il necessario per il sostentamento della famiglia.
L'ing. Domenico Furci alla nostra, aggiunge anche una sua personale teoria (altrettanto plausibile): "Mi permetto di suggerire una spiegazione meno romantica, più tecnica e più attinente al tema della navigazione ('a nave = 'o papore o meglio 'o vapore) è un naviglio con motore a vapore e non un veliero durante la navigazione era (ed è) necessario produrre vapore contestualmente era possibile cucinare legumi (che, come è noto, necessitano di tempi lunghi) utilizzando il vapore prodotto prioritariamente per il motore. In conclusione: mentre si produce vapore per la "macchina" (per il motore della nave),, si cucineranno le fave".
a 'mperettà’ 'o vino
letteralmente imperettare il vino, mettere nei fiaschi
'a noce d''o cuollo
indica il punto del collo situato all'altezza della nuca
annuzzà’ 'ncanna
malessere causato dal boccone malamente ingerito
'a palla a 'o fuosso
la palla al fosso (questa è la traduzione letterale dal dialettale) era il gioco con il quale i contadini delle campagne stabiesi solevano intrattenere le poche ore di svago solitamente serali o domenicali (scampate alla dura giornata lavorativa); in questo giuoco, molto simile a quello delle bocce, veniva utilizzata una particolare sfera di legno (una palla provvista di una "spalla" forte data da chiodatura di ferro praticata su di un emisfero), con la quale il giocatore doveva centrare (ad una distanza di circa 15-20 metri) una lieve buca contenente le monete (che costituivano la posta in palio): il primo che centrava e lasciava la sua palla nella buca ('o fuosso) vinceva. Con questa caratteristica frase, però, viene anche indicata una modalità estremamente dilettantistica (diciamo "parrocchiale") del giocare il calcio, che palesa la precarietà del campo di gioco (una superficie molto sconnessa sulla quale disputare una improbabile partita di pallone)
'a panza nun cunosce crianza
la pancia non conosce la buona educazione
appiccià’ 'o ffuoco
frase tipica usata per definire l'azione di mettere zizzania e di infiammare figurativamente una possibile polemica
appilà’ 'a vòcca
letteralmente tappare la bocca, mettere a tacere; mettere una persona in condizioni di non parlare, ricattandola o sbugiardandola
appizzà’ 'e rrecchie
letteralmente raddrizzare le orecchie per ascoltare, talvolta per origliare. Per similitudine a ciò al caratteristico comportamento del cane che drizza le orecchie, quando punta
la sua preda
appizzà’ ll'uocchie
acuire la vista; guardare con attenzione in modo particolare per non farsi sfuggire quel qual cosa che interessa; prestare particolare attenzione
'a preta viva
la pietra dura e pesante utilizzata come fondo della rete ferroviaria
'a purga 'a sente chi 'a tene 'ncuorpo!
sta a significare che chi vuol giudicare dall’esterno un fatto o una situazione particolare, di fatto non può avere gli elementi di giudizio di chi è protagonista della situazione stessa
'a purpetta cu’ 'a sarza
la polpetta di (pane, carne tritata, uova, sale, formaggio e pinoli ) cotta nel sugo del ragù
'a quagliamme 'sta staffa!?
esternazione volta a sollecitare una sbrigativa risoluzione del problema
a quatte 'e bastone
sdraiarsi comodamente a gambe e braccia aperte, in senso figurato come la carta del quattro di bastoni
a rrassu sia
formula deprecativa significante: lontano sia, non sia mai, che Iddio discosti da noi
arrecettamme 'e fierre
letteralmente: raccogliamo i ferri (attrezzature). Rassettare, riordinare. Detto di cibi: arrecettammo 'a tavola (sparecchiare) o anche di persona: s'è arrecettato (morto in malo modo)
'a sciorta d''o pover’ommo
letteralmente: la sorte del pover'uomo.
ascire fora d''o semmenato
figurativamente uscire fuori del seminato, ovvero oltrepassare le linee guida del comportarsi bene, esagerare con le parole
'a scusa d''o malo pavatore
la frase è attribuita a chi è troppo legato al denaro che ha per vizio l'insolvenza, che pur di non pagare o di risparmiare, è sempre pronto a trovare delle scuse
'a sera so’ vascielle, 'a matina manco vuzzarielle
si dice di coloro che si vantano di saper fare tante cose, ma messi alla prova non sanno fare nulla
'a sfera a 'o sole
fastidiosa irritazione della pelle causata da incauta e prolungata esposizione ai raggi solari, eritema solare
'a spartata
mettere in disparte, disporre separatamente da altre cose
assummare a galla
emergere, venir fuori in superficie, galleggiare sulla superficie dell'acqua dopo esserne venuto fuori
asteco 'e mazzate
scalognato, abituato ad incassare i duri colpi della vita; termine derivante dall'uso ormai non più comune di applicare mediante una serie di colpetti ben assestati, il materiale impermeabile sull'attico
astrigne 'o broro!
invito a farla breve, esortare ad essere conciso; per metafora come l'addensarsi del brodo al momento della cottura
attappa, ch'è chino!
la nonna dello stabiese Antonio Fabbrocino, soleva pronunciare questa frase, ogni qualvolta intendeva interrompere definitivamente una questione o una discussione, in particolar modo quando si facevano dei pettegolezzi
augurie senza canesti, so' cumm''a calamai senza 'nchiosta
letteralmente: gli auguri senza cesti (doni) sono vuoti come calamai senza inchiostro
aumma, aumma
termine con il quale si indica una azione svolta con discrezione e all'insaputa di terzi
'a vampata 'e calore
brusco innalzamento della temperatura corporea, accompagnato da lieve sudorazione, causato da una improvvisa reazione emotiva
avascia 'e scelle!
frase tipica con la quale si esorta qualcuno a ridimensionare il modo di fare (altrimenti esagerato). Abbassare la cresta
'a vecchia 'ncielo!
"la vecchia in cielo". Così si grida al bambino che, per un colpo di tosse o un po’ di saliva inghiottita, rischi di rimanere soffocato. Va da sé che in cielo non è apparsa nessuna vecchia, ma è questo il modo più semplice per ottenere che il fanciullo alzi il capo, favorendo la ripresa di una normale respirazione.
avesse murì acciso!
affermazione per dare credito a quello che si afferma
'a vocca è nu bellu strumiento!
vuol dire che a parole si fanno tante cose, ma alla resa dei conti realizzarle è difficile come suonare bene uno strumento musicale
'a vvolo 'a vvolo
sbrigativo, eseguire un qualche cosa in modo rapido, velocemente
azzuppà’ 'o ppane
intingere nel piatto altrui, trovare tornaconto a spese degli altri
Basta! A ogni modo...
frase con la quale talune volte viene interrotto un inciso del racconto per riprendere la trama principale
bonanotte a 'e sunature
la frase è detta per suggellare l'atto ultimo e definitivo da compiere, quasi come per dare congedo (augurando la "buonanotte") a dei suonatori notturni che hanno speso le ultime energie per intonare una serenata a chiusura di una giornata
butteglia 'e gnosta
la bottiglia di vino rosso paesano (rosso di taverna poco raffinato "che va alla testa")
caffè e Atto di dolore, ogne quarte d'ore
così giustificava le richieste di caffè la suocera del sig. Bruno Zingone
cantà’ a ffronn’‘e limone
cantare a foglie di limone. La locuzione esprime l’invito adoperato per convincere una persona che una sua aspirazione è destinata a lunga attesa, prima di poter essere soddisfatta. Del resto, quello a "ffronn’‘e limone", detto così dal verso che ne introduce il ritornello, è un canto improvvisato, nel quale i due esecutori si rilanciano la strofa, potenzialmente, all’infinito; a quell’infinito cui viene, sostanzialmente, rinviata l’attesa di cui si è detto
capa 'e pezza
sarcasmo dialettale che identifica la suora
casa e putèca
lavorare in prossimità della propria abitazione, terminologia derivante dalla palese povertà di un tempo, in quanto per vivere spesso
Continua.............
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